Ed è così che un missile ibrido con trazione integrale da 1170 CV, durante un test, con pista libera, batte (sebbene sonoramente) una Porsche da corsa da 620 CV con trazione posteriore dei primi anni ‘80. Questo, a parer mio, è tutt’altro che incredibile. Anche perché Bellof, con la sua 956, ha davvero compiuto un’impresa degna di Indiana Jones, rifilando in quel giro (che era di qualifica) ben 30 secondi di distacco alle Lancia rivali, umiliando anche le Porsche 956 dei compagni di squadra, che non erano esattamente degli sprovveduti.
Con questo non voglio sminuire le capacità di Timo Bernhard (ora promosso a pilota di astronavi) o le prestazioni della Porsche 919 Hybrid EVO, ma sottolineare che i rilievi cronometrici sono stati fatti in condizioni diverse, in epoche diverse e con macchine che, nonostante la parentela, sono come il giorno e la notte. Non ci vuole una Porsche 919 Hybrid EVO per battere quel tempo di 6:11.13 minuti, basterebbe una qualsiasi LMP1, forse anche LMP2 moderna. Ma il peso dell’impresa di Bellof sarà difficile da replicare, perché in quegli anni e con quelle macchine, un pilota talentuoso e con coraggio da vendere poteva compiere imprese incredibili e rifilare decine di secondi ad un avversario, in una pista come il Nürburgring. Quel 6:11.13 è solo un sigillo, una firma, un timbro che racconta l’impresa di un uomo dal talento smisurato. Una storia che vale ben più di un tempo sul giro.
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