IL SIMULATORE
Il simulatore non èaltro che il telaio di una vettura (che, ricordiamo, è fornito da Dallara, prodotto da Spark, ed è uguale per tutti i team), con un maxi schermo davanti.
È uno strumento davvero importante perché, al contrario che negli altri sport motoristici, in Formula E non si può andare in pista a provare: bisogna farlo virtualmente. I circuiti cittadini, infatti, vengono resi percorribili solo il giorno prima della corsa per permettere ai pilloti di effettuare uno shakedown.
Le settimane prima della gara un’agenzia incaricata dalla FIA si reca sul luogo del circuito e redige una mappa dettagliata della pista che successivamente verrà inviata ai vari team.
I piloti, nei giorni precedenti la gara, trascorrono almeno 4 ore al giorno ad allenarsi. Questo permette loro di conoscere il tracciato, e ai team di individuare la strategia energetica migliore: i punti di frenata e i punti dove recuperare energia.
La tecnologia è così avanzata che un giro del circuito con il simulatore si differenzia di pochi decimi rispetto ad un giro nella realtà, davvero impressionante.
Si prova: mi calo nell’abitacolo angusto della monoposto. Il volante è compatto, ha parecchi pulsanti e uno schermo bello grande (con oltre 20 pagine di dati); i pedali hanno la stessa consistenza di quelli della vera monoposto: quello del freno è marmoreo e non si capisce bene quando si arriva al bloccaggio delle ruote, mentre lo sterzo è piuttosto pesante ma accuratissimo.
Il maxi schermo (in realtà è un telo bianco semi circolare dove vengono proiettate le immagini) rende bene l’idea della tridimensionalità, ma allo stesso tempo non vanta un’eccezionale risoluzione grafica. Il circuito di Roma poi è tortuoso, con salite, discese e punti molto veloci. Ma soprattutto, è impregnato di storia.
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