Il sound delle auto da corsa è diverso, speciale. Il sibilo della trasmissione, il residui di gomma che picchiettano sotto la scocca ridotta a lamiera, i freni che fischiano. Sto affrontando la curva Villeneuve di Imola, una esse veloce dove si entra in quarta, si scala la terza a metà e si esce con il gas spalancato. Salto un po’ troppo sul cordolo destro e la Clio RS Cup che sto guidando parte all’improvviso. Comincio a girare il volante come una scimmia impazzita, tenendo giù il pedale del gas: è l’unica via d’uscita. La tengo, non so come, ma sono ancora in gara. Sì, in gara ad Imola, con altre Clio RS Cup. Che sogno. Il mio compito non è solo quello di correre e di far bene la mia gara, quello è più un mio obbiettivo personale; sono qui per raccontare in prima persona cosa significa correre, gareggiare, in questo combattutissimo campionato.
Il Clio Cup tra gli appassionati è un campionato di riferimento: è combattuto, si svolge sui circuiti più belli d’Italia (quest’anno Misano, Vallelunga, Mugello, Monza, Imola e addirittura Brno in Repubblica Cieca), e soprattutto ha come protagonista una delle macchinette (mica tanto ette) da corsa più divertenti che ci siano. E poi c’è la Press League, un campionato interno tra noi colleghi della stampa. Due giornalisti per ogni weekend di gara a bordo della Clio RS Cup gestita dall’Oregon Team e da Fastlane. Una sfida nella sfida.
Il PRIMO CONTATTO
Arrivo venerdì mattina per le libere, l’aria fresca di settembre è piacevole, ma il grigio scuro non mi rassicura. L’auto fortunatamente l’ho già guidata, quindi il problema della stretta di mano non si pone. Conosco bene anche il Circuito di Imola, anzi, lo amo con tutto me stesso. Non perché profumi di storia, nel bene e nel male, non perché abbia delle curve “vere” con sali-scendi impegnativi, ma perché ha un paesaggio incredibile. È una valle che ospita una lingua d’asfalto che sale, scende, e poi risale fino alla variante alta, dove ai lati ci sono case, alberi e molto verde.
E poi c’è la discesa prima delle curve della Rivazza, che da sola vale il prezzo del biglietto.
Mi preparo per la prima mezz’ora di libere: mi metto tuta e casco, sistemo la seduta, mi faccio regolare gli specchietti e allaccio le cinture a cinque punti. Adoro le auto da corsa: c’è quell’odore di benzina, quel rumore di trasmissione, di metallo. Tutto ha un suono minaccioso la prima volta, ma quando ci si abitua diventa solo piacere viscerale.
L’AUTO E LE PROVE LIBERE
La Renault Clio RS Cup è un’auto davvero professionale. Svuotata di ogni cosa superflua, monta un differenziale autobloccante, un impianto frenante da corsa potentissimo (privo di ABS e servofreno). Il motore è lo stesso della vettura stradale, un 1.6 turbo quattro cilindri da 220 CV, ma ha un suono più cupo, rauco e rabbioso. Il cambio invece è un sequenziale da corsa duro e puro, di quelli che tirano calci a salire e scendere di marcia. È anche molto rapida nei cambi di direzione e ci vogliono rispetto e consapevolezza per guidarla al limite, altrimenti ci si ritrova con il muso nella direzione opposta senza capire nemmeno il perché. È vero che le gomme slick offrono moltissimo grip, ma è anche vero che lo perdono di colpo quando si supera il limite. È una guida sul filo del rasoio, insomma, ed è estremamente eccitante!
Primi giri in pista e mi sento subito a casa. La Clio RS Cup infonde fiducia per essere un’auto da corsa, ma presto scopro che il posteriore è un po’ imprevedibile. Mi scappa all’uscita della Villneuve un paio di volte, e perdo fiducia. Ma voglio cercare un bel giro, giusto per farmi un’idea del livello dei 20 avversari che dovrò affrontare. Quanto è divertente da guidare, la Clio. Le lucine LED che si illuminano sul volante quando bisogna cambiare marcia sono una fonte di piacere immenso, per noi nerd delle corse. Lo sterzo bypassa ogni informazione, ogni irregolarità, e i freni sono modulabili e potenti. Però blocco più volte ruote in frenata, soprattutto alla curva Tosa, la più stretta del circuito. Forse c’è qualcosa che non va. Una volta preso il ritmo spingo più che posso, ma all’ultimo giro, all’uscita della curva del tamburello, taglio un po’ troppo sul cordolo destro. Di solito non è un problema, ma il posteriore della Clio comincia a saltellare in modo spaventoso. Tengo giù il piede destro, controsterzo, ma niente: l’auto parte di piatto su tutte e quattro le ruote e finisco in sabbia, che poi tanto sabbia non è. L’auto sta ancora scivolando lateralmente e la ghiaia è così “fitta” che quasi mi cappotto. Brutta sensazione. Scalo subito due marce e affondo sul pedale del gas: in qualche modo esco e ritorno in pista ma l’auto vibra e fa rumori strani, probabilmente a causa della ghiaia. Rientro ai box e scopro di non aver danneggiato niente, e di essere sesto a poco più di un secondo dalla pole position. Il weekend promette molto bene; ma la sfortuna, come sapete, ci vede molto bene.
LA QUALIFICA
Sono le otto di sabato mattina e l’asfalto è viscido. L’aria fresca fa bene al motore turbo, ma male alle gomme slick, e sinceramente avrei preferito l’opposto. Questa volta ho solo 15 minuti e tutto diventa più difficile. Faccio qualche giro per capire se c’è grip e la risposta è: non molto. Si scivola, tanto che vedo strisce di ghiaia a destra e a manca, segno che qualcuno è volato fuori…
Mi lancio per un giro buono, molto buono, ma prima dell’ultima curva esce la safety car per un incidente. Maledizione. Vedo il tempo scorrere all’indietro sul tabellone, secondi che sembrano minuti. La safety rientra e ho un ultimo tentativo per un giro lanciato, ma alla Villeneuve (sempre lì) perdo la macchina e quasi mi giro. Giro buttato, qualifica anche. Sono tredicesimo, e ai box mi comunicano che nei giri buoni che ho buttato la grafica mi dava potenziale sesto, come nelle libere di ieri. Sono un po’ arrabbiato, un po’ con me per aver buttato un giro, e un po’ con la dea bendata per non avermi propriamente baciato. Ma la gara è la gara, e il mio obbiettivo e proprio stare nei primi sei. Si può fare no? Forse, fortuna permettendo.
TEMPO DI CORRERE
L’emozione è sempre tanta quando i meccanici ti legano al sedile e tutti escono in pitlane coi motori accesi. C’è quel momento di attesa con il semaforo rosso, prima di uscire per il giro di riscaldamento, che è magico. Mi concentro, respiro, cerco di rifare tutti i passaggi mentali. E mi libero di tutti i pensieri, cercando di godermi quello che più mi piace fare: guidare.
Semaforo verde, scaldiamo le gomme e ci fermiamo in griglia. Sono piuttosto tranquillo. Sto pensando che, anche se non parto dove vorrei partire, forse è stato meglio così; d’altronde le rimonte sono sempre divertenti. Mannaggia ai miei pensieri.
La macchina non si accende. Premo il bottone e sento quel rumore sferragliante del motorino d’accensione che tossisce. Panico. Partono tutti per il giro di formazione, tranne me. Mi spingono in pitlane, provano con la batteria supplementare, con i cavi. Niente. Allora mi spingono e rilascio la frizione in prima, come facevo a quattordici anni con il cinquantino: funziona!
Funziona ma parto dai box, dopo che sono partiti tutti gli altri. Mi vedo sfrecciare venti auto davanti prima di poter dare gas, e quando finalmente mi muovo vedo solo un trenino lontano. Ma ho la vena chiusa, molto chiusa. Spingo più che posso e presto comincio a sorpassare gli ultimi. Ha piovuto tutta la mattina e la pista è ancora viscida fuori traiettoria, il che significa che è facile bloccare le gomme in frenata se si è fuori traiettoria, quindi molto difficile sorpassare.
Ma scia dopo scia comincio a staccare sempre più forte, anche sul viscido, rischiando pure di entrare in qualche fiancata. Ma per fortuna avevo ragione. Le rimonte sono molto divertenti.
Alla Villeneuve – per chiudere in bellezza – la Clio RS mi parte ancora di traverso, ma tengo giù e controsterzo, come al solito. Ho due macchine dietro che mi pressano e io non voglio assolutamente perdere la mia posizione. Ma la perdo, ovviamente. Mancano due giri, tiro la staccata più che posso in fondo al rettilineo e me la riprendo. Bandiera rossa per incidente, fine della gara, fine del divertimento. Sono quattrodicesimo. Ma mi sono divertito tantissimo. Le piccole modifiche fatte all’assetto hanno reso l’auto molto più guidabile (l’abbiamo chiusa dietro di convergenza ed è stata ammorbidita) e spingerla al limite (più mio che suo) è stato fantastico.
Se avete qualche soldo da parte e volete correre, il Clio Cup è un campionato che fa scintille, assicurato.
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