Graham Hill: l’eroe dei due mondi
Graham Hill è l’unico pilota ad aver conquistato la Triple Crown del motorsport: nessun altro driver è stato infatti capace di vincere il GP di Monaco (o il Mondiale F1, lui per sicurezza li ha portati a casa entrambi), la 24 Ore di Le Mans e la 500 Miglia di Indianapolis. Scopriamo insieme la storia di quest’uomo.Graham Hill: la storiaGraham Hill nasce il 15 febbraio 1929 a Londra (Regno Unito). Appassionato di motori, inizia a correre piuttosto tardi: il debutto con le quattro ruote risale infatti al 1955 con una F3 e poco dopo si cimenta anche con le Sport ottenendo un settimo posto nel GP di Agadir in Marocco in coppia con il connazionale Dan Margulies al volante di una Jaguar C-Type.Gli anni in LotusNel 1956 Graham entra alla Lotus come meccanico e riesce a guadagnarsi anche un posto come pilota. La prima vittoria assoluta arriva in una corsa nazionale a Brands Hatch con una Eleven.Due anni più tardi Graham Hill esordisce in F1 al GP di Monte Carlo (ritiro) e arriva per la prima volta al traguardo in Italia in una stagione nella quale è complessivamente più lento del compagno britannico Cliff Allison. Nello stesso anno – sempre con Allison – arriva anche il debutto alla 24 Ore di Le Mans con una 15 (ritirato).Gli anni ’50 si chiudono con una stagione incolore nella quale il driver inglese non riesce ad essere più veloce dei due connazionali Innes Ireland e Alan Stacey.Il passaggio in BRMNel 1960 Graham Hill passa alla BRM e ottiene il primo podio in F1 con un 3° posto in Olanda in una stagione nella quale porta a casa risultati migliori dei due compagni di scuderia: lo svedese Joakim Bonnier e lo statunitense Dan Gurney.In un’annata impreziosita dalla nascita del figlio Damon (che diventerà campione del mondo F1 nel 1996) arriva anche il primo podio importante nel Mondiale Sportprototipi: un terzo posto alla 1000 km di Buenos Aires con la Porsche 718 RSK insieme a Bonnier. Non altrettanto convincente la stagione 1961 (più lento del compagno britannico Tony Brooks).Il primo Mondiale F1Graham Hill si laurea per la prima volta campione del mondo F1 nel 1962 con quattro vittorie (la prima in carriera in Olanda, poi Germania, Italia e Sudafrica) e piazzamenti migliori del collega “yankee” Richie Ginther.Vittorie a rafficaNel biennio 1963-1964 Hill vince a Monte Carlo e negli USA ed è sempre più rapido di Ginther. Nel 1963 è la volta del primo successo iridato con le sport (primo al Tourist Trophy con la Ferrari 250 GTO) e si ripete l’anno successivo con la 330 P. Al volante della stessa vettura conquista la 1000 km di Parigi e il primo podio a Le Mans (2°) con Bonnier e sempre insieme al pilota svedese trionfa alla 12 Ore di Reims con la 250 LM del Cavallino.Gli ultimi anni in BRM e IndianapolisAnche nel 1965 Graham Hill sale sul gradino più alto del podio a Monte Carlo e in Olanda risultando più rapido del nuovo compagno di scuderia (un certo scozzese di nome Jackie Stewart). Nel 1966 – ultima stagione con la BRM – porta a casa un secondo posto in Olanda (ottenendo risultati migliori di quelli di Stewart) e fa valere le proprie doti anche oltreoceano conquistando la 500 Miglia di Indianapolis con una Lola motorizzata Ford.Ritorno alla LotusNel 1967 Hill torna alla Lotus e sale sul podio in due occasioni (Monte Carlo e USA). In Italia è più veloce del nostro Giancarlo Baghetti e nelle ultime due prove iridate negli USA e in Messico è più rapido del messicano Moisés Solana.Il secondo Mondiale F1Risale al 1968 il secondo Mondiale F1 conquistato da Graham Hill: merito di tre vittorie rimediate in Spagna, a Monte Carlo e in Messico. Nella prima corsa stagionale in Sudafrica fa peggio del compagno scozzese Jim Clark (che scomparirà pochi mesi dopo) e per il resto della stagione si lascia dietro compagni come il britanico Jackie Oliver, lo statunitense Mario Andretti, il canadese Bill Brack (nel GP del Canada) e Solana (in Messico).L’incidente di Watkins GlenNel 1969 Hill porta a casa l’ultima vittoria in carriera in F1 (nonché l’ultimo podio) a Monte Carlo risultando più veloce del coéquipier inglese Richard Attwood. Una stagione non eccezionale – migliore di quella di Andretti e del britannico John Miles ma peggiore di quella dell’austriaco Jochen Rindt – che termina con un brutto incidente nel GP degli USA a Watkins Glen nel quale il pilota londinese riporta la frattura delle gambe.La crisiIl Graham Hill che scende in pista nel Mondiale F1 1970 non sembra più il campione degli anni ’60: l’incidente lo ha provato fisicamente e il patron della Lotus Colin Chapman lo ha tolto dalla squadra ufficiale per mandarlo nel team di Rob Walker. Qualche arrivo a punti ma niente di più.Nel 1971 Graham Hill si trasferisce alla Brabham: nella gara inaugurale in Sudafrica se la cava meglio del pilota locale Dave Charlton ma per tutta la stagione fatica a tenere il passo del compagno australiano Tim Schenken.La vittoria a Le MansNel 1972 – a 43 anni – Graham Hill torna alla 24 Ore di Le Mans dopo cinque anni di assenza e conquista la mitica gara endurance francese al volante della Matra-Simca MS670 in coppia con il transalpino Henri Pescarolo. Grazie a questo successo il pilota britannico diventa il primo (e per il momento unico) driver della storia a conquistare la Triple Crown del motorsport (GP di Monaco, 24 Ore di Le Mans e 500 Miglia di Indianapolis).In F1 porta a casa risultati discreti, risultando più veloce dei due compagni di scuderia: l’argentino Carlos Reutemann e il brasiliano Wilson Fittipaldi.La EmbassyNel 1973 Graham Hill per continuare a correre nel Circus si mette in proprio: acquista una monoposto Shadow e crea una scuderia privata (chiamata Embassy).Dopo una stagione disastrosa l’anno seguente decide di usare monoposto Lola e di ingaggiare altri piloti: più rapido dell’inglese Guy Edwards, risulta più veloce nel GP di Gran Bretagna del britannico Peter Gethin ma nelle ultime prove stagionali è meno convincente del tedesco Rolf Stommelen.L’addio alla F1 e la morteGraham Hill decide di dire addio alla F1 nel 1975, dopo due GP nei quali risulta più lento di Stommelen e – soprattutto – dopo aver mancato la qualificazione nel suo Gran Premio preferito (Monte Carlo).Il 29 novembre 1975 perde la vita schiantandosi con il suo aereo privato – da lui pilotato – nella periferia di Londra (Regno Unito).
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