Jordan, l’Irlanda in F1
La Jordan, unica scuderia irlandese nella storia della F1, è stata una protagonista del Circus negli anni ’90 e Duemila. In 15 stagioni il team fondato da Eddie Jordan – l’uomo che ha fatto debuttare Michael Schumacher nella massima categoria del motorsport – ha ottenuto quattro vittorie, 2 pole position, 2 giri veloci, 19 podi e una doppietta. Scopriamo insieme l’evoluzione di questa squadra.Jordan: la storiaLa Jordan, scuderia irlandese attiva e vincente in F3 e in F3000 negli anni ’80, decide di fare il salto di categoria debuttando in F1 nel 1991. La prima monoposto del team – la 191 (ancora oggi considerata una delle più sexy auto da corsa di sempre) – monta un motore 3.5 V8 Ford Cosworth e viene affidata al nostro Andrea de Cesaris e al belga Bertrand Gachot.Il debutto di SchumacherI primi punti arrivano al quinto GP in Canada (4° de Cesaris, 5° Gachot) ma la situazione si complica in estate quando il driver belga viene arrestato per aver aggredito un tassista londinese. Viene rimpiazzato a Spa da un giovane talento tedesco al debutto assoluto nel Circus (un certo Michael Schumacher) e in Italia e in Portogallo dal brasiliano Roberto Moreno. Nelle ultime tre gare stagionali viene invece schierato un altro debuttante: il nostro Alessandro Zanardi.Il Mondiale F1 1991 vede la Jordan sorprendentemente quinta nel campionato Costruttori grazie soprattutto ai due quarti posti di de Cesaris. Nel 1992 si assiste invece alla peggiore stagione di sempre: il nuovo motore 3.5 V12 Yamaha è poco affidabile e non molto brillante. L’unico punto iridato arriva nel’ultima prova grazie al nostro Stefano Modena, che fa meglio del compagno brasiliano Mauricio Gugelmin.Barrichello e IrvineNel 1993 la scuderia irlandese – con il nuovo motore 3.5 V10 Hart – scommette su un esordiente brasiliano (Rubens Barrichello) capace di terminare in 5° posizione il GP del Giappone. Il driver sudamericano viene affiancato nel corso della stagione da ben cinque compagni: i nostri Ivan Capelli, Marco Apicella ed Emanuele Naspetti, il belga Thierry Boutsen e il britannico Eddie Irvine.Il pilota nordirlandese si fa notare già nel suo primo GP in Giappone: chiude la gara a punti (6°) e al termine della corsa riceve un pugno in faccia dal vincitore Ayrton Senna come “punizione” per essersi sdoppiato. Il duo brasiliano/britannico mostra ottime cose anche nel 1994: Rubens ottiene il primo podio per la Jordan arrivando 3° nel GP del Pacifico mentre Eddie conquista diversi piazzamenti importanti ma viene squalificato per tre corse dopo aver innescato una pericolosa carambola nella prima prova stagionale. Viene sostituito inizialmente dal giapponese Aguri Suzuki e poi da de Cesaris (4° a Monte Carlo).Il motore 3.0 V10 Peugeot introdotto nel Mondiale F1 1995 consente alla monoposto irlandese di brillare in Canada: Barrichello 2°, Irvine 3° al primo piazzamento in “top 3” in carriera.La crescitaNel 1996 la Jordan si presenta nel Circus con un’inedita colorazione gialla (dovuta al nuovo sponsor Benson & Hedges) e con il pilota britannico Martin Brundle al posto di Irvine. Nessun podio ma buone prestazioni.L’anno seguente ci sono due nuovi driver: il nostro Giancarlo Fisichella (terzo in Canada e secondo in Belgio) e l’esordiente tedesco Ralf Schumacher. Il fratello minore di Michael riesce a salire sul podio (3° in Argentina) già alla terza gara in carriera.Gli anni d’oroGli anni d’oro della Jordan in F1 iniziano nel 1998 con l’arrivo dei motori Mugen Honda e del pilota britannico Damon Hill chiamato a sostituire Fisichella: dopo un inizio pessimo (zero punti nei primi otto GP) condito da numerosi problemi di affidabilità arriva una seconda parte di stagione grandiosa. Hill in Belgio regala a Eddie Jordan il primo successo per il team irlandese in una gara impreziosita dal secondo posto di Ralf Schumacher (3° in Italia).Il migliore Mondiale di sempre è però il 1999: 3° posto tra i Costruttori e il tedesco Heinz-Harald Frentzen (chiamato al posto di Ralf Schumacher) terzo tra i Piloti grazie a due trionfi (Francia e Italia) e ad altri quattro podi (secondo in Australia e terzo in Brasile, Germania e Belgio).Gli anni DuemilaNel 2000 inizia la parabola discendente della Jordan in F1: il nostro Jarno Trulli prende il posto di Hill ma l’unico che riesce a combinare qualcosa è Frentzen (terzo in Brasile e negli USA). Il driver tedesco ottiene come miglior risultato nel 2001 – anno in cui arriva il motore Honda – un quarto posto in Malesia (stesso piazzamento ottenuto da Trulli in Spagna) ma in seguito ad un litigio con Eddie Jordan viene rimpiazzato nel corso della stagione prima dal brasiliano Ricardo Zonta e poi dal francese Jean Alesi (6° in Belgio).Il Mondiale F1 2002 vede due nuovi piloti al volante della monoposto irlandese: Fisichella (tre volte quinto: Austria, Monte Carlo e Canada) e il giapponese Takuma Sato, quinto nel GP di casa.L’ultima vittoriaIl 2003 è l’anno in cui la Jordan si presenta con un motore Ford al posto del propulsore Honda: Fisichella conquista la prima vittoria in carriera trionfando a sorpresa in Brasile (ultimo successo per il team irlandese e per il glorioso propulsore dell’Ovale Blu) mentre il compagno di scuderia – l’irlandese Ralph Firman (rimpiazzato per due gare dall’ungherese Zsolt Baumgartner) si deve accontentare di un’ottava piazza in Spagna.Gli ultimi anniNel 2004 la scuderia irlandese – in piena crisi – sceglie come piloti il tedesco Nick Heidfeld (7° a Monte Carlo) e il nostro debuttante Giorgio Pantano, sostituito (a causa dell’assenza di sponsor) in quattro occasioni dal più talentuoso driver teutonico Timo Glock (7° in Canada).Prima dell’inizio del Mondiale F1 2005 Eddie Jordan vende il team da lui fondato all’imprenditore russo-canadese Alex Shnaider. L’ultima stagione nel Circus della squadra irlandese (che nel 2006 verrà ribattezzata Midland) vede una monoposto motorizzata Toyota che approfitta del GP degli USA (solo sei monoposto al via dopo che la Michelin decide – per ragioni di sicurezza – di non far correre le vetture che montano i suoi pneumatici) per far salire sul podio il portoghese Tiago Monteiro (3°) e per portare a punti (4°) l’indiano Narain Karthikeyan.
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