Aygo e iQ, la storia delle citycar Toyota
Dieci anni fa sbarcavano per la prima volta in Europa le citycar Toyota: dal 2005 ad oggi le “baby” giapponesi hanno conquistato gli automobilisti del Vecchio Continente grazie ad un design frizzante, ad una buona affidabilità e a contenuti di alto livello per il segmento.Il modello attualmente in listino – la seconda generazione della Aygo – viene lanciato al Salone di Ginevra del 2014: gemella della Citroën C1 e della Peugeot 108, si distingue per uno stile più aggressivo caratterizzato da forme spigolose. L’unico motore disponibile è un 1.0 tre cilindri a benzina da 69 CV. Scopriamo insieme la storia delle altre vetture da città del marchio nipponico.Toyota Aygo prima generazione (2005)La prima generazione della Toyota Aygo vede la luce al Salone di Ginevra del 2005 grazie ad un accordo della Casa asiatica con Citroën (che realizza la sorella C1) e Peugeot (107). Dentro e sotto la pelle le tre vetture sono identiche mentre all’esterno la “jap” si differenzia soprattutto nel frontale più ricercato e nei gruppi ottici posteriori tondeggianti anziché triangolari.Il motore al lancio è un 1.0 tre cilindri a benzina da 69 CV, affiancato l’anno seguente da un 1.4 turbodiesel da 54 CV che sparisce dalle scene nel 2009. Nello stesso anno arriva un leggero restyling che coinvolge il paraurti anteriore e i gruppi ottici posteriori mentre risale al 2012 il lifting più importante (mascherina completamente rivista con luci diurne a LED).Toyota iQ (2009)La Toyota iQ – presentata al Salone di Ginevra del 2008 e commercializzata in Italia dal 2009 – è una delle citycar più rivoluzionarie di sempre. Creata per sfidare la Smart fortwo, ha una gamma motori composta da due unità a benzina (1.0 da 68 CV e 1.3 da 99 CV) e si distingue per le dimensioni esterne leggermente più ingombranti (2,99 metri di lunghezza) e per la possibilità di accogliere quattro passeggeri.In realtà si tratta di tre posti più uno per bambini visto che l’unico sedile dietro accessibile da un adulto è quello situato dietro al passeggero anteriore (più avanzato rispetto al guidatore) grazie ad una plancia essenziale, ma tutt’altro che spartana, che lascia molto spazio nella zona delle gambe.
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