Audi, la storia della Casa tedesca
L’Audi ha iniziato a essere considerata una Casa automobilistica “premium” solo a partire dalla seconda metà del XX secolo. Eppure il marchio tedesco ha una storia che affonda le proprie radici all’inizio del Novecento. Scopriamola insieme.
Audi, la storia
La storia dell’Audi inizia grazie ad August Horch, un ingegnere tedesco che nel 1899 fonda un’azienda automobilistica che porta il suo nome. La società cresce sempre di più ma August si ritrova isolato dal consiglio di amministrazione per via delle elevate spese da lui sostenute nel campo “ricerca e sviluppo”.
Nel 1909 Horch si mette in proprio: inizialmente pensa di utilizzare nuovamente il proprio cognome ma dopo aver perso una causa civile (il marchio Horch è registrato) contro i dirigenti della sua vecchia azienda decide di utilizzare il termine “audi” (traduzione latina di “ascolta”, “horch” in tedesco).
Gli inizi
La prima Audi della storia – la Typ A – nasce nel 1910: monta un motore 2.6 a benzina da 22 CV e condivide molti elementi con la Horch 10PS. La vettura si rivela un successo.
Durante la Prima Guerra Mondiale la produzione viene riservata ai vertici militari dell’Impero Germanico.
La crisi del primo dopoguerra
La fine del conflitto coincide con uno dei periodi peggiori di Audi: i nuovi modelli non conquistano il pubblico e il marchio tedesco si ritrova perciò costretto a dichiarare bancarotta nel 1927.
L’Audi viene acquistata dalla DKW nel 1928 ma anche quest’ultima va in crisi in seguito al crollo di Wall Street nel 1929.
L’era Auto Union
Nel 1932 nasce l’Auto Union: un gruppo automobilistico che comprende – oltre a DKW e Audi – la Horch e la Wanderer. L’Audi, il brand più prestigioso di questo colosso, rimane con un solo modello in listino: la Typ UW Front a trazione anteriore, considerata troppo innovativa per l’epoca, viene snobbata dai potenziali clienti e nel 1938 viene rimpiazzata dalla più tradizionale 920.
La carriera di questo modello – nonché la “prima vita” dell’Audi – termina con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
La resurrezione firmata Volkswagen
Il marchio Audi torna sulle scene solo nel 1965: il merito va al Gruppo Volkswagen, che l’anno prima rileva l’Auto Union dalla Daimler-Benz (proprietaria del colosso tedesco dal 1958).
Al Salone di Parigi viene svelata la 72, la prima vettura del nuovo corso dei quattro anelli: non è altro che una DKW F 102 dotata di un motore 1.7 a quattro tempi (anziché a due) da 72 CV.
La vera svolta per l’Audi arriva però nel 1968 con il lancio dell’ammiraglia 100 e nel 1972 con la berlina 80 (vettura che l’anno seguente si aggiudica il prestigioso premio di Auto dell’Anno). La piccola 50 del 1974 anticipa invece le forme e i contenuti di una “segmento B” destinata a entrare nella storia: la Volkswagen Polo.
La trazione integrale
La Casa di Ingolstadt ha bisogno di modificare la propria immagine, all’epoca troppo conservatrice e “ingessata”, e per questa ragione nel 1980 lancia la Quattro: una coupé a trazione integrale che tra il 1982 e il 1984 conquista quattro Mondiali rally (due Piloti – con il finlandese Hannu Mikkola e lo svedese Stig Blomqvist – e due Marche).
La scelta – all’epoca innovativa – di proporre quattro ruote motrici su vetture diverse dalle fuoristrada si rivela vincente per l’Audi, che ancora oggi battezza con la sigla quattro tutti i suoi veicoli 4WD.
Nel 1983 la terza generazione dell’Audi 100 diventa Auto dell’Anno mentre per tutta la seconda metà degli anni Ottanta la Casa tedesca prova (e riesce) a competere ad alti livelli con BMW e Mercedes.
Il successo degli anni Novanta
Intorno alla metà degli anni ’90 Audi decide di puntare sull’innovazione per sfidare la concorrenza: l’ammiraglia A8 è la prima auto di grande serie dotata di un telaio in alluminio (materiale usato nel 1999 anche per la piccola monovolume A2).
Tra gli altri modelli che contribuiscono a incrementare le vendite segnaliamo la berlina A4 del 1994, la compatta A3 del 1996 e la sportiva TT del 1998.
Agli albori del terzo millennio: tecnologia e motorsport
Il XXI secolo vede Audi offrire una gamma sempre più completa di prodotti (la prima SUV – la Q7 – vede la luce nel 2006) e, soprattutto, una serie di tecnologie all’avanguardia come i motori a iniezione diretta di benzina, il cambio automatico S tronic a doppia frizione e i fari a LED.
Da non sottovalutare, inoltre, i successi sportivi alla 24 Ore di Le Mans: 13 vittorie tra il 2000 e il 2014 ottenute con vetture benzina, turbodiesel e ibride.
Dal dieselgate all’elettrico
Nel 2015 Audi viene coinvolta insieme a tutti gli altri brand del Gruppo Volkswagen nello scandalo del dieselgate: in poche parole oltre 2 milioni di vetture a gasolio dei quattro anelli erano dotate di un software che alterava le emissioni di NOx (ossidi di azoto) per poter superare i test di omologazione.
Pochi anni dopo il brand di Ingolstadt si concentra sull’elettrificazione. Nel 2018 svela la sua prima elettrica – la e-tron – e oggi la sua gamma EV comprende ben cinque modelli: l’ammiraglia/coupé e-tron GT, le grandi SUV e-tron e e-tron Sportback e le crossover compatte Q4 e-tron e Q4 e-tron Sportback.
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