Ruggiti a Ginevra
Per addetti ai lavori e appassionati del mondo automotive Ginevra ha un solo sinonimo: Salone dell’auto. La città svizzera che a ogni sorgere del sole gode della maestosa vista del Monte Bianco, è orfana da due anni di uno tra gli eventi motoristici più famosi al mondo causa pandemia, ma a fine luglio è stata l’occasione per tornare a parlare di motori (e che motori!), ancora una volta oste perfetta per mettere alla prova, in patria e sulle sinuose Alpi francesi, due regine della strada: McLaren GT e McLaren 720S, quest’ultima nelle due versione coupé e spider.
L’accoglienza meteo purtroppo non è stata delle migliori… una fitta nebbia sulle altitudini maggiori e la pioggia incessante lungo gran parte del percorso sono state inseparabili compagne di viaggio, ma poco male: divertimento e adrenalina non sono mancati, insieme alla sensazione di essere comunque padroni dell’asfalto, e degli sguardi altrui – la mia McLaren GT Lantana Purple mi ha fatto sentire un po’ come Penelope Pitstop, l’affascinante e biondissima saetta ne La corsa più pazza del mondo –, e a un pizzico di ansia da prestazione nell’avere tra le mani oggetti da oltre 200.000 euro mentre fuori c’è un tempo da lupi.
In una estate elvetica confondibile con l’autunno, l’unica garanzia sono state loro, le supercar inglesi, pronte a regalarci sensazioni di guida ai massimi livelli, senza trascurare comfort e lusso, elegantemente sfacciato, declinati secondo il DNA del marchio, che in ogni sua produzione richiama a sé un design dedito al futuro, allo sviluppo e all’integrazione delle più sofisticate tecnologie; così come materiali della più alta qualità, una esclusività superiore e la capacità di trasmettere quella sensazione particolare, dopo appena pochi chilometri, di assoluta confidenza, dove le performance esaltanti non escludono un utilizzo quotidiano, in grande stile, si capisce, capace di garantire altresì una versatilità suprema.
Nel corso di una breve tregua dal maltempo, al volante di questa Gran Turismo moderna pensata per essere potente ma altrettanto accogliente, mi sono goduta una fantastica discesa a valle da un (suppongo) rinomato passo alpino. Non me ne vogliate se non ho preso appunti sul luogo, ma gli occhi erano tutti per la freccia del navigatore a indicarmi le curve, poiché la nebbia arrivava fino al mio naso e la strada non era visibile, figuriamoci i cartelli.
Sedotta da una guida coinvolgente e diligente, tanto implacabile quanto semplice, e ormai a mio agio nel domare il motore M840T V8 biturbo da 3.994cc – 620 CV e una coppia massima di 630 Nm – il verdetto a conclusione della prima giornata di prova è stato più che entusiasmante: l’estetica estrema e futuristica, l’armonia delle forme esterne plasmata dalla fibra di carbonio, l’eleganza nei dettagli degli interni accompagnata da una strumentistica minimal e rincuorante – del resto, cosa serve per essere felici oltre a un volante privo di pulsanti, un cambio a sette rapporti seamless (SGG) e tre modalità di crociera, comfort, sport e pista – e, su tutto, una meccanica olimpica, con una velocità massima di 326 km/h e un balzo da 0 a 100 in 3.2 secondi.
Nella seconda giornata di prova targata McLaren l’asticella si è persino alzata, quando a darmi il buongiorno è stato il ruggito della 720S coupé. Esaltata dal display del guidatore che si ritrae all’occorrenza se non si vogliono avere distrazioni, pensato principalmente per la guida su pista, e con addosso quel feeling un po’ anni ‘80 alla Michael Knight che parla alla sua KITT, ho risvegliato i 16 iniettori del V8 – qui il picco è a 341 km/h e la coppia arriva a 770 Nm – e con una zampata mi sono immersa di nuovo alla ricerca del (mio) limite, persino più a mio agio rispetto al giorno precedente.
Questo capolavoro di ingegneria avanzata, bellissima e custode di una performance mozzafiato, mi ha fatto sognare ancora per qualche ora, prima di tornare con i piedi per terra. Ma non sarà facile scordarsi di una simile eccellenza, con il suo design pornografico, il look morbido e scultoreo, e capace di evocare al contempo una spaventosa potenza e destrezza.
Ciliegina sulla torta di una due giorni a tutto gas è stata la possibilità di ammirare da vicino la nuova McLaren 765LT, nuovo capitolo di una storia di successo come quella delle ‘Longtail’ del marchio di Woking, cominciata negli anni ‘90 con la McLaren F1 GTR.
Bella da togliere il fiato, Sua Maestà dell’aerodinamica – per la cronaca, i 765 esemplari sono già tutti sold out – è tutta un superlativo: più leggera, più potente, e con più elevati livelli di performance sia su strada che in pista. Qui, il V8 4.0 biturbo M840T della 720S raggiunge le vette più inesplorate, grazie a 765 CV e 800 Nm, per schizzare da 0 a 100 in 2.8 secondi e, se avete il coraggio, da 0 a 300 in 18.
E a proposito di coraggio e di vette irraggiungibili… Il mondo McLaren non finisce di stupirmi, quando, prima di dirigermi verso un molto più modesto e flemmatico mezzo di trasporto, il treno che mi riporterà a casa, ripenso ad altri due oggetti del desiderio che ho avuto la fortuna di ammirare da vicino in questa occasione: la McLaren Speedtrail, creazione più veloce di sempre del costruttore inglese, e l’acme di tutti i custodi dell’arte del tempo, l’orologio RM 40-01 Automatic Tourbillon McLaren Speedtail, realizzato in collaborazione con la maison svizzera Richard Miller.
La prima, con la sua postazione di guida centrale e solitaria, permette di godere appieno dell’estasi data dai 1,070CV e da una coppia massima di 1,150 Nm, frutto del propulsore ibrido M840TQ, che le ha permesso di raggiungere i 403 km/h.
Il secondo, per natura rispetta con rigore lo scorrere dei secondi, ma è altrettanto al limite sotto ogni altro punto di vista, oltre che fedele alla sua omonima fonte di ispirazione e ai 106 esemplari prodotti, numero rispettato anche in questo caso: dalla precisione nei dettagli, la ricercatezza nel design, fino al prezzo, che sfiora il milione di euro, tutto è incredibilmente ambizioso.
Cullandomi nel ricordo del mio test drive esclusivo, mi godo la vista del lago di Ginevra che si allontana alle mie spalle, e sul quale nel frattempo è tornato (sigh) a splendere il sole.
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