Camillo Castiglioni: un uomo per tutte le stagioni
La vita di Camillo Castiglioni è un capitolo dimenticato della storia del Novecento. Questo finanziere triestino oggi è noto nel mondo dell’auto per essere stato – per breve tempo – proprietario della BMW ma pochi conoscono tutti i dettagli di uno degli uomini più ricchi e potenti della prima metà del XX secolo.
Scopriamo insieme la storia di Claudio Castiglioni: un uomo che ha attraversato due guerre mondiali facendo affari con gli Asburgo, con Mussolini, con gli americani e con Tito.
Camillo Castiglioni: la biografia
Camillo Castiglioni nasce il 22 ottobre 1879 a Trieste, all’epoca situata nell’Impero austro-ungarico. Figlio di Vittorio Castiglioni (vicerabbino capo della città giuliana e dal 1903 rabbino capo di Roma), decide di non seguire le orme paterne preferendo concentrarsi sulla finanza. Prima lavora come agente di cambio e dopo un breve periodo a Costantinopoli si trasferisce nel 1901 a Vienna.
Protagonista della finanza
All’inizio del XX secolo Castiglioni è già uno dei finanzieri più ricchi e influenti dell’Impero grazie a una fitta rete di contatti (anche con la corte asburgica) e a investimenti riusciti. Nel 1907 viene nominato direttore della Austro-American Rubber, società specializzata nella produzione di gomme per biciclette e automobili, tubi per gas e acqua, zoccoli per cavalli e tessuti per mongolfiere.
Camillo Castiglioni, appassionato di aviazione, fonda l’azienda Mlg e acquista nel 1909 la licenza dei dirigibili semirigidi Lebaudy (da cui deriverà il mezzo militare Lebaudy Autrichien del 1910). Nello stesso anno entra in possesso della maggioranza delle azioni della Austro-Daimler, azienda che ha come direttore tecnico un certo Ferdinand Porsche.
Castiglioni e Porsche volano su Vienna con un dirigibile – l’M.I. – progettato dall’ingegnere austro-tedesco e Camillo diventa ancora più ricco e potente grazie all’ingresso nel consiglio commerciale dell’Imperial regia corona e alle forniture militari agli Asburgo.
Addio all’ebraismo
Camillo Castiglioni lascia l’ebraismo nel 1911 (anno della morte del padre Vittorio), si converte al cristianesimo evangelico e divorzia dalla moglie. L’anno successivo – da consulente della Anglo-Austrian Bank – negozia importanti prestiti internazionali e grazie alle conoscenze investe ingenti somme in Borsa prima dello scoppio della prima guerra balcanica.
La Prima Guerra Mondiale
Nel 1914 Castiglioni entra di prepotenza nell’industria aeronautica: fonda la Deutsche Aero-Gesellschaft e acquista la Hansa-Flugzeug-Werke fissando la sede della società a Lubawka (attualmente in Polonia al confine con la Repubblica Ceca, all’epoca appartenente all’Impero tedesco).
Camillo Castiglioni vorrebbe assumere come responsabile Ernst Heinkel – uno dei più grandi ingegneri di quel periodo – ma al rifiuto di quest’ultimo (che non vuole spostarsi da Brandeburgo sulla Havel, vicino a Berlino) acquista l’azienda per cui lavora (la Brandenburgische Flugzeugwerke), crea la Hansa-Brandenburg e sposta la sede proprio a Brandeburgo sulla Havel.
Durante la Prima Guerra Mondiale la Hansa-Brandenburg diventa il primo produttore tedesco di aeroplani: l’azienda apre numerose fabbriche e concede licenze a società austro-ungariche. Quando gli USA entrano nel conflitto Castiglioni capisce che gli Imperi Centrali stanno perdendo, vende l’azienda e trasferisce i propri averi in Svizzera.
La parentesi BMW
Le strade di Camillo Castiglioni e della BMW si incrociano nel 1918: l’azienda tedesca – fondata solo l’anno prima – si trasforma in una società per azioni e l’imprenditore triestino entra nel capitale per un terzo.
Nel 1919 Castiglioni subentra come unico proprietario della BMW ai soci sfiduciati: la Baviera entra a far parte della Repubblica di Weimar e per questa ragione la società di Monaco non può più costruire aerei (produzione vietata dal Trattato di Versailles). L’attività viene quindi riconvertita alla realizzazione di freni ferroviari per la Knorr-Bremse.
Gli anni ‘20
All’inizio degli anni ‘20 del XX secolo Camillo Castiglioni è uno degli uomini più ricchi e più potenti dell’Europa Centrale: ha scommesso sulla sconfitta dell’Impero austro-ungarico e ha vinto, è presidente della Depositenbank (la cui filiale triestina viene ceduta alla Comit) e acquista aziende in crisi che non sono riuscite a sopravvivere al conflitto. Il finanziere triestino gestisce inoltre le cartiere che riforniscono i giornali di Vienna e diventa lui stesso editore acquistando la Kronos.
Nel 1920 – anno nel quale Castiglioni vende la BMW alla Knorr-Bremse – Trieste passa all’Italia ed è proprio Camillo che aiuta il ministro degli esteri Carlo Sforza a sottoscrivere con il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni il Trattato di Rapallo che porta all’annessione di Gorizia, Trieste, Pola e Zara.
Il ritorno in BMW
L’impero economico di Camillo Castiglioni diventa sempre più esteso: tra il 1920 e il 1923 fonda insieme alla Banca Commerciale Italiana la Società Italiana di Credito, la Banca Ungaro-Italiana di Budapest e la Banca Commerciale Italiana e Rumena di Bucarest.
Proprietario di banche e grande azionista di tante società, acquisisce nel 1921 la maggioranza della fabbrica di aerei Bfw e l’anno seguente riacquista il marchio BMW, la fabbrica, i progetti e parte del personale tra cui l’amministratore Franz Josef Popp. Le due aziende vengono unificate diventando un’unica società impegnata inizialmente nei settori motociclistico e nautico.
La crisi e il teatro
Nel 1922 Camillo Castiglioni si avvicina agli ambienti fascisti ma l’anno seguente una speculazione fallita sul franco francese fa crollare il suo impero economico. Il finanziere triestino ipoteca palazzi, vende opere d’arte e partecipazioni aziendali per pagare i creditori e riesce lentamente a risollevarsi.
Nel 1924 Castiglioni viene nominato Cavaliere di Gran Croce e acquista il Theater in der Josefstadt (il più antico teatro di Vienna): lo ristruttura e ne affida la direzione al drammaturgo Max Reinhardt. Un sostegno economico al mondo dell’arte che prosegue con il rilancio del Festival di Salisburgo attraverso la ristrutturazione della sala concerti del Mozarteum e finanziamenti alla Fondazione Mozart.
Il mondo dell’automobile
Camillo Castiglioni riduce nel 1926 al 40% la propria quota nella BMW ma resta nel consiglio di amministrazione. La Casa bavarese si cimenta nel settore auto acquistando la Automobilwerk Eisenach produttrice della piccola Dixi.
La situazione economica, però, non è delle migliori: Castiglioni intesta la villa alla moglie per sottrarla ai creditori e l’anno seguente – per risollevarsi – va negli USA insieme a Popp e ottiene la licenza per la costruzione e la commercializzazione in tutta Europa (Regno Unito escluso) dei motori aeronautici Pratt & Whitney.
Addio alla BMW
Nel 1929 Camillo Castiglioni viene estromesso dalla BMW e l’azienda teutonica perde un contratto importante per una fornitura di propulsori aeronautici destinati all’Unione Sovietica restando in questo modo troppo dipendente dalle commesse interne.
Gli anni ‘30
Negli anni ‘30 Castiglioni inizia a interessarsi maggiormente all’Italia pur non essendo molto apprezzato nel nostro Paese per via delle origini ebraiche e – soprattutto – per aver prodotto durante il primo conflitto mondiale la quasi totalità degli aerei dei nemici austro-ungarici.
Nel 1935 si trasferisce a Milano dopo aver venduto la propria villa in Austria (che nel 1943 ospiterà la biblioteca di Adolf Hitler) ma tre anni più tardi la sua vita viene sconvolta dall’introduzione delle leggi razziali.
Le leggi razziali e la Seconda Guerra Mondiale
Nonostante la conversione al cristianesimo negli anni ‘10 Camillo Castiglioni è ufficialmente considerato ebreo dalle leggi razziali in quanto figlio di genitori ebrei. L’imprenditore triestino chiede ripetutamente aiuto a Mussolini fornendo prove della sua fedeltà al fascismo già dal 1922 e nel 1939 scrive un memoriale di difesa alla Direzione Generale Demografia e Razza del Ministero dell’Interno ottenendo però un parere negativo.
Nel 1941 Castiglioni si sposta quindi in Svizzera – dove può contare sul sostegno dell’amico fidato Attilio Tamaro (ministro dell’Italia in Svizzera e bisnonno della scrittrice Susanna) e crea una raffineria di petrolio e una fabbrica in grado di ricavare olio e combustibile dai fondi del caffè: un’iniziativa imprenditoriale che fa storcere il naso a troppe persone, in Italia e oltreconfine.
La situazione precipita nel giugno del 1943: Tamaro viene espulso dal Partito Nazionale Fascista per i legami con Castiglioni e Camillo, persona non più desiderata in Svizzera e impossibilitato a trasferirsi negli USA, si rifugia inizialmente in una clinica a Varese prima di nascondersi a San Marino vestito da frate dopo l’8 settembre. I sammarinesi gli salvano la vita, Castiglioni si sdebiterà anni dopo intervenendo per far avere alla Repubblica del Titano un indennizzo dal Regno Unito per il bombardamento del 1944.
Dopo la guerra
Nel 1946 Camillo Castiglioni torna in Italia e lavora come fiduciario per alcune banche statunitensi: cerca di rientrare in possesso dei suoi beni in Svizzera mentre deve rinunciare alle sue proprietà nell’Europa dell’Est confiscate e nazionalizzate dai nuovi regimi comunisti.
Alla fine degli anni ‘40 si impegna attivamente per il ritorno di Trieste all’Italia e costruisce un casinò a San Marino (durato poco tempo a causa delle pressioni del governo italiano).
La vittoria contro Tito e la morte
All’inizio degli anni ‘50 grazie all’intervento di Camillo Castiglioni la Jugoslavia riceve un prestito di 40 milioni di dollari dagli USA. Il finanziere triestino non riceve però l’intera commissione pattuita con Tito, fa causa al governo jugoslavo e la vince: la villa del Consolato di Jugoslavia e tre appartenenti a Roma sempre di proprietà dello Stato balcanico vengono pignorati.
Castiglioni scompare il 18 dicembre 1957 a Roma per un’infezione polmonare.
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