Omologazione auto modificata, come farla e che cosa serve
Se sei un amante delle auto speciali, devi sapere che le eventuali modifiche devono essere omologate, se non si vogliono rischiare sequestri o multe salate. Nel caso in cui quindi si ha intenzione di trasformare la propria vettura in maniera profonda, è importante sapere che per la Legge italiana si può fare, basta sapere come muoversi.
Omologazione auto modificata, come fare
La Legge e il Codice della Strada definiscono con questo termine l’omologazione per uso stradale di una vettura molto diversa dall’originale, che presenta delle parti senza il certificato di omologazione, perché trasformate in officina o autonomamente. Quindi non si tratta solo di componenti differenti come cerchi in lega o marmitte certificate da un fabbricante.
Esiste una procedura che permette di omologare anche queste parti, è necessario rivolgersi ad un Centro Tecnico accreditato dal Ministero dei Trasporti, che deve controllare l’auto e le varie trasformazioni, verificando che sia sicura e che tutte le parti possono essere ritenute conformi alla Legge. In seguito è necessario rivolgersi alla Motorizzazione Civile che provvede ai controlli e alla prova pratica della vettura modificata, prima di aggiornare il libretto. Oltre alla certificazione ad unico esemplare, c’è anche una norma che fa parte del Decreto Bersani, secondo la quale, per modificare le caratteristiche di una vettura e aggiungere delle componenti non originali, oggi non serve più l’autorizzazione del costruttore (impossibile da ricevere, tra l’altro).
I tecnici del Ministero hanno la facoltà di chiedere molte prove e carte firmate da specialisti, difficili da ottenere e soprattutto molto costose. Alla fine potrebbero anche decidere di non aggiornare il libretto di circolazione, succede purtroppo molto spesso. L’unica cosa da fare quindi è appoggiarsi alle Leggi della Comunità Europea in ambito di omologazione auto.
È possibile richiedere l’omologazione al TUV , società privata tedesca che fa omologazioni in accordo con il Ministero dei Trasporti. Se i pezzi sostituiti non sono molti, allora la procedura non dovrebbe essere complessa. Se i nuovi elementi sono omologati in Europa, funziona tutto in automatico, senza nuovi collaudi. Questo succede spesso con gli impianti di scarico, gli ammortizzatori, i cerchi in lega. Se invece le modifiche sono tante e soprattutto artigianali, allora la procedura è più complessa, servono anche delle analisi di laboratori tecnici esterni e prove in pista.
Terminati tutti gli esami e i test di valutazione, viene scritta una relazione descrittiva e l’auto viene immatricolata in maniera provvisoria presso un’agenzia specializzata in Germania, inserendo tutte le modifiche autorizzate dal TUV. Il proprietario del mezzo deve quindi pagare il costo della pratica e le tasse, oltre ad avere un’assicurazione che copre il veicolo per poche settimane.
Attraverso il “principio di reciprocità” poi si può fare valere il fatto che, se un’auto può liberamente circolare in un paese membro, allora deve poterlo fare anche in tutti gli altri, e quindi anche in Italia. Per questo è fondamentale procedere ad una nuova immatricolazione della vettura anche nel nostro Paese, per non avere poi nessun tipo di problema. Ci rendiamo conto che non è una delle procedure più semplici, ma dipende dalla passione e dal valore di tutte le modifiche apportate all’auto. Per essere in regola con il Codice della Strada in Italia si possono spendere circa 3.000 euro di tasse e assicurazioni,a cui si devono sommare anche i costi delle prove del TUV o altri laboratori. Effettivamente, in alcuni casi esagerati, si può arrivare ad una spesa totale di 10.000 euro.
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