Bugatti, la storia
La Bugatti – Casa francese fondata da un italiano (Ettore Bugatti) – è uno dei marchi automobilistici più esclusivi in circolazione.
Scopriamo insieme la storia del brand transalpino e delle sue tre vite.
Bugatti: la storia
La Bugatti nasce nel 1909 quando il progettista milanese Ettore Bugatti, emigrato in Francia pochi anni prima, dopo alcuni accordi con De Dietrich e Mathis decide di aprire una fabbrica a Molsheim (all’epoca territorio tedesco, oggi località transalpina).
Il primo modello di serie – la Type 13, dotata di un motore 1.4 da 15 CV – vede la luce nel 1910 ma risale al 1914 (in concomitanza con l’aumento della potenza a 30 CV) la vera rivoluzione tecnica: le quattro valvole per cilindro.
La Prima Guerra Mondiale
Durante la Prima Guerra Mondiale Bugatti produce motori aeronautici per la Francia e gli USA e grazie a queste forniture Ettore trova i fondi per riprendere dopo il conflitto l’assemblaggio di vetture.
Le prime vittorie
Negli anni ’20 del XX secolo le Bugatti si fanno valere sui circuiti di tutto il mondo: nel 1921 arriva il primo successo importante (Eugenio Silvani, primo sul Circuito del Garda) e l’anno seguente Carlo Masetti si aggiudica la Coppa Montenero.
Pensare in grande
Dopo tante vittorie nelle categorie minori la Casa francese decide di fare il salto di qualità e presenta nel 1924 la Type 35: un’auto da corsa dotata di un motore 2.0 a otto cilindri da 100 CV.
Una vettura fenomenale capace di inanellare una serie interminabile di successi: nel 1925 Bartolomeo Costantini trionfa alla Targa Florio, Masetti porta a casa la prima edizione del Gran Premio di Roma e Aymo Maggi sale sul gradino più alto del podio del Circuito del Garda.
Il 1926
Il 1926 è l’anno più importante nella storia Bugatti. L’azienda transalpina si aggiudica nientepopodimeno che il Mondiale Costruttori grazie a tre vittorie ottenute da due piloti francesi: Jules Goux primo in Francia e nel GP d’Europa a San Sebastián e Louis Charavel davanti a tutti nel GP d’Italia. Da non sottovalutare, inoltre, il secondo trionfo di Costantini (vincitore anche del GP di Spagna) alla Targa Florio.
Per quanto riguarda la produzione di serie Bugatti inizia a realizzare carrozzerie in fabbrica e costruisce la Royale, la vettura più costosa di quel periodo: motore a 8 cilindri da 12,7 litri con una potenza di 300 CV. Sei esemplari prodotti e solo tre di questi venduti.
Vittorie a raffica
Il dominio di Bugatti nel motorsport continua anche alla fine degli anni ’20 e all’inizio del decennio successivo. Tra il 1927 e il 1929 arrivano altre tre vittorie alla Targa Florio (una con Emilio Materassi e due con il francese Albert Divo), il GP d’Italia 1928 con il monegasco Louis Chiron (che conquista anche il GP di Germania del 1929 al Nürburgring) e il GP di Francia 1929 con il britannico William Grover-Williams (primo anche nella prima edizione di sempre del Gran Premio di Monaco).
Nel 1930 Chiron si aggiudica il GP del Belgio (valido anche come GP d’Europa), i transalpini Philippe Étancelin e René Dreyfus conquistano rispettivamente il Gran Premio di Francia e quello di Monaco. L’anno seguente – in concomitanza con il lancio della Type 51 – Chiron sale sul gradino più alto del podio del GP di Monaco e (in coppia con Achille Varzi) di Francia e Grover-Williams conquista il GP del Belgio insieme al nostro Caberto Conelli.
Gli ultimi GP importanti vinti dalla Bugatti sono quello di Monaco del 1933 con Varzi e quello del Belgio del 1934 con Dreyfus.
La Atlantic
Nel 1936 nasce la Type 57S Atlantic, un capolavoro di stile e tecnica prodotto in soli 43 esemplari: la variante più sportiva della Type 57 mostrata l’anno prima si distingue per le forme sinuose, per le dimensioni esterne ridotte (più corta di 32 cm e più bassa) e per il motore – un 3.250 a otto cilindri – più potente (da 135 a 170 CV).
La crisi e Le Mans
Il 1936 è anche l’anno in cui gli operai della fabbrica Bugatti di Molsheim entrano in sciopero e occupano lo stabilimento. Inizia qui la crisi della Casa francese, che riesce ancora a conquistare due 24 Ore di Le Mans con piloti transalpini: quella del 1937 con Jean-Pierre Wimille e Robert Benoist e quella del 1939 con Wimille e Pierre Veyron.
L’11 agosto 1939 Jean Bugatti, figlio di Ettore ed erede designato, muore a soli 30 anni mentre sta testando su una strada chiusa la vettura vincitrice di Le Mans: perde il controllo nel tentativo di evitare un ciclista ubriaco entrato nel percorso passando attraverso un buco nella recinzione.
La Seconda Guerra Mondiale
I nazisti occupano la Francia nel 1940 e obbligano Ettore Bugatti a vendere la fabbrica di Molsheim alla metà del valore all’imprenditore tedesco Hans Trippel (che usa lo stabilimento per produrre i mezzi anfibi Schwimmwagen).
Dopo la Guerra l’impianto viene riconsegnato a Ettore Bugatti, rimasto senza soldi e oltretutto accusato di collaborazionismo e processato. Morirà il 21 agosto 1947, pochi mesi prima dell’assoluzione.
Decenni bui
Rolando Bugatti (uno dei figli di Ettore) prende in mano la società di famiglia nel 1951 e si concentra sull’assistenza alle vetture già in commercio e sulla produzione di motori militari.
Nel 1956 Bugatti termina ufficialmente la produzione dopo 47 anni di attività e poco meno di 8.000 auto assemblate. Sette anni più tardi viene ceduta a Hispano-Suiza e ribattezzata Messier-Bugatti: un’azienda che ancora oggi produce componentistica per l’industria aeronautica.
La EB 110
L’imprenditore lombardo Romano Artioli acquista i diritti del marchio Bugatti nel 1987 e crea la Bugatti Automobili con sede a Campogalliano, in provincia di Modena.
Quattro anni dopo nasce la EB 110, una delle supercar più desiderate degli anni ’90: trazione integrale e motore 3.5 V12 quadriturbo da 500 CV. Un’avventura breve ma intensa: nel 1995 Bugatti Automobili fallisce.
La Veyron
Volkswagen acquista i diritti del marchio Bugatti nel 1998 e presenta pochi mesi più tardi la concept EB118, una coupé esagerata dotata di un propulsore 6.3 W18.
Dopo numerosi prototipi Bugatti fa sul serio nel 2005: riporta la produzione a Molsheim e svela la Veyron, una delle automobili più pazzesche di sempre. Motore 8.0 W16 quadriturbo da 1.001 CV, velocità massima di oltre 400 km/h e meno di tre secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.
Nel 2008 debutta la variante “targa” Grand Sport mentre risale al 2010 il lancio della Super Sport: 1.200 CV, coppia di 1.500 Nm e 2,5 secondi sullo “0-100”. La Grand Sport Vitesse del 2012 è la scoperta più veloce di serie: ben 410 km/h di velocità massima.
Le ultime creazioni
L’erede della Veyron – la Bugatti Chiron – viene presentata nel 2016: design ancora più aggressivo e un motore 8.0 quadriturbo W16 in grado di generare ben 1.500 CV di potenza.
Nel 2018 è la volta della Divo (una Chiron rivolta a chi cerca il piacere di guida) mentre la La Voiture Noire del 2019 è un esemplare unico basato sulla Chiron venduto a un prezzo stratosferico (11 milioni di euro tasse escluse).
L’articolo Bugatti, la storia proviene da Icon Wheels.
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