Edoardo Bianchi: non solo bici
Edoardo Bianchi – fondatore della Bianchi (la più antica fabbrica di biciclette ancora in attività) – è noto soprattutto per i suoi mezzi a due ruote dotati di pedali (capaci di vincere, tra le altre cose, 12 Giri d’Italia, 3 Tour de France e 5 Mondiali su strada).
Non tutti sanno, però, che questo geniale imprenditore (e inventore) milanese – capace di costruire un impero partendo dal nulla – si è cimentato anche con le moto e con le auto: scopriamo insieme la sua storia.
Edoardo Bianchi: la storia
Edoardo Bianchi nasce il 17 luglio 1865 a Milano. A sette anni entra al Martinitt (istituzione del capoluogo lombardo dedicata all’accoglienza degli orfani) e lì impara i rudimenti della meccanica.
Nasce la Bianchi
Nel 1885 – a soli 20 anni – Edoardo Bianchi fonda l’azienda che ancora oggi porta il suo nome e inizia a produrre biciclette “safety”, più facili da condurre rispetto ai bicicli grazie al diametro della ruota anteriore ridotto, alla catena e ai pedali posizionati più in basso.
Tre anni più tardi realizza la prima bici dotata di gomme pneumatiche e nel 1895 costruisce una bicicletta da donna per la Regina Margherita di Savoia dopo essere stato invitato a corte alla Villa Reale di Monza.
Non solo bici
Edoardo Bianchi espande la propria attività nel 1899 e inizia a produrre moto e auto di lusso. I primi modelli a quattro ruote della Casa lombarda conquistano molti clienti facoltosi, sedotti soprattutto da alcune “chicche” comprese nel prezzo (un cassettino degli attrezzi, un corso di guida della durata di un paio di giorni e – soprattutto – un servizio di riparazione a domicilio).
Risale allo stesso anno la prima vittoria sportiva di una bici Bianchi: merito di Gian Ferdinando Tomaselli, primo al Grand Prix de La Ville di Parigi.
Innovazioni di inizio secolo
Il XX secolo della Bianchi si apre con due innovazioni importanti realizzate da Edoardo: la trasmissione a cardano (lanciata nel 1901) e i freni anteriori (1913).
L’azienda milanese è sempre più grande – nel 1914 produce 45.000 bici, 1.500 moto e 1.000 auto – ma è costretta a concentrarsi sulle forniture militari in seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Degna di nota l’antesignana della mountain-bike ideata nel 1915 e affidata ai Bersaglieri dell’Esercito Regio: gomme pneumatiche di grande sezione, telaio pieghevole e sospensioni su entrambe le ruote.
Meno lusso
Nel primo dopoguerra il mercato automobilistico italiano è in profonda crisi e questo porta Edoardo Bianchi a concentrarsi sulle moto e su auto meno costose.
Una scelta azzeccata per quanto riguarda le due ruote (merito anche delle vittorie sportive: nel 1925 un certo Tazio Nuvolari in sella a una Bianchi si laurea campione europeo nella classe 350), molto meno riuscita nel settore auto: con la S9 del 1934 si chiude l’avventura della Casa lombarda.
Bici in primo piano
Nella seconda metà degli anni ’30 Edoardo Bianchi decide di concentrarsi soprattutto sulle bici: nel 1935 la produzione arriva a oltre 70.000 esemplari e cinque anni più tardi un giovane ciclista di nome Fausto Coppi porta a casa il Giro d’Italia in sella a una Bianchi. Senza dimenticare il record dell’ora del 1942.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Bianchi riesce a risollevarsi dalla crisi grazie alle commesse militari (autocarri, soprattutto) ma la situazione peggiora al termine del conflitto, anche per via della morte di Edoardo (scomparso il 3 luglio 1946 a Varese dopo un incidente stradale).
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