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Jaguar F-Type Project 7

Al Goodwood Festival of Speed 2014 Jaguar presenterà la F-Type Project 7, attesa sul mercato in soli 250 esemplari numerati. La Jaguar più potente di sempreLa Jaguar F-Type Project 7 è la Jaguar più potente mai costruita. È equipaggiata con un 5.0 V8 sovralimentato da 575 CV e 680 Nm di coppia massima e pesa 1.585 kg.Scatta da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi e raggiunge una velocità massima autolimitata di 300 km/h.La potenza è trasmessa alle ruote posteriori attraverso la trasmissione automatica a otto rapporti Quickshift.Tanta fibra di carbonio, dentro e fuoriJaguar F-Type Project 7 è omologata senza tetto, è prevista solo una sorta di “capote” rimovibile a mano. Dal punto di vista estetico, la base di partenza è la F-Type roadster.L’assetto è però stato completamente rivisto, e sono presenti elementi aerodinamici in fibra di carbonio.I cerchi in lega da 20’’ sono completamente nuovi, così come l’impianto frenante carboceramico con pinze freno gialle.L’abitacolo è sportivo e prevede largo utilizzo di alluminio e fibra di carbonio. Arriva nel 2015 Jaguar F-Type Project 7 sarà commercializzata a partire dalla metà del 2015. 


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Jaguar XF: fascino invariato, niente rinunce ma spese ridotte

Berlina travestita da coupé o coupé travestita da berlina? Ai posteri l’ardua sentenza. Basta che sia Jaguar. L’edizione 2014 della vettura britannica arriva sul mercato con la versione “low profile” del noto 2,2 turbodiesel. L’ingresso in gamma parte, quindi, da quota 163 CV di potenza. Una scelta tesa ad allargare la fetta di pubblico della Casa del Giaguaro, consapevole che oggi anche il lusso deve fare inevitabilmente i conti con la crisi.La matematica sentenzia una sottrazione di 37 cavalli, ma senza impoverire la meccanica: si tratta soltanto di una rimappatura elettronica. E le prestazioni? Rispetto alla versione più potente, il passaggio da 0 a 100 km/h rilevato è ben diverso: la nuova variante ferma il cronometro a 10,2 secondi contro gli 8,7 della XF da 200 CV. In ripresa le differenze sono minori: con 163 CV a disposizione si passa da 90 a 130 km/h in 7,6 secondi, mentre alla “sorella” maggiore ne bastano 6,7.Ma la XF depotenziata si “vendica” nei consumi, con una percorrenza media rilevata di 15,9 km/l contro i 14,7 della versione da 200 CV. Non poco… Anche chi compra i marchi premium, di questi tempi è attento alla spesa alla pompa. Vediamo, dunque, nel dettaglio come se la cava questa XF.Città: comfort ok, ma occhio alle dimensioniIl metro di misura fuga ogni dubbio: quasi cinque metri di lunghezza. Uno standard se fossimo a Dubai, una complicazione a Milano, Roma e in tutti centri urbani ad alto tasso di motorizzazione e strisce blu. La Jaguar XF non è, dunque, la migliore amica dei parcheggi, tanto meno del traffico più caotico. Tutta una questione di dimensioni.Tali da non facilitarle il compito nella giungla urbana. Lo sterzo, dal canto suo, non è incline alla guida cittadina, con un comando relativamente duro. Chi, invece, non risente di questa condizione – e pare sempre pronto a scattare – è il 2,2 litri turbodiesel. Nonostante sia stato depotenziato, conserva comunque 400 Nm di coppia motrice. Un dato più che sufficiente a muovere con disinvoltura l’imponente massa della XF, dotata dell’ottimo cambio automatico a otto rapporti di casa ZF.Giù il gas e il gioco è fatto, sempre con la giusta disinvoltura. Quanto all’assorbimento delle asperità stradali, questa Jaguar non teme confronti: dal pavé all’asfalto, la due volumi e mezzo di Sua Maestà si classifica, infatti, tra le prime della classe.Fuori città: la prova bilancia si fa sentireSe prima erano le misure a penalizzare la Jaguar XF all’interno dei centri abitati, ora, liberati dalla giungla urbana, è la massa il nuovo tallone d’Achille. La linea slanciata e il suo voler essere intrinsecamente coupé alimentano velleità sportive. Ma quando in gioco ci sono oltre 1.700 kg di peso, bisogna ridimensionare le proprie aspettative. Anche perché sotto il cofano c’è la versione morigerata del 2,2 litri.In realtà, l’auto non è ferma, anzi. È vero, non è rabbiosa come le 3.0 turbodiesel V6, ma sa divertire. L’unico punto debole è lo sterzo, poco preciso e non adatto ad assecondare la volontà di chi siede al volante. I cavalli non saranno moltissimi, ma il motore c’è e si sente. Tanto che, a freddo, è pure troppo rumoroso, almeno secondo gli standard Jaguar.Detto ciò, l’assetto rimane tendenzialmente morbido, ma senza inficiare la dinamica di guida. Che si conferma stabile e sicura e che non crea mai apprensione, neppure quando si forza la mano su strada.Autostrada: pronta a dare il massimoInevitabile che questo sia il suo habitat naturale. Più macini chilometri e più ne macineresti. La Jaguar XF e l’autostrada sono un connubio vincente. Un’interazione macchina-strada quasi perfetta, in cui emerge l’attenzione dei tecnici britannici verso l’assetto e la taratura dei suoi componenti. Una scelta, questa, che privilegia la comodità e l’efficienza, rendendo rapidi e piacevoli i trasferimenti autostradali.Roba da tedeschi, insomma. Anche sulle curve più veloci affrontate in appoggio, la XF viaggia come se si trovasse sui binari e si rivela, così, comoda come un’ammiraglia. Per la verità va detto che, più la velocità sale, più la rumorosità legata al rotolamento dei pneumatici e a fruscii aerodinamici si leva, ma tutto rimane entro i limiti di guardia.A 130 km/h, in ottava marcia, il motore della Jaguar sfiora i 1.800 giri/minuto: una garanzia di risparmio se si prevedono lunghe trasferte. E il serbatoio ha una capacità di quasi 70 litri…Vita a bordo: tanto lusso (come impone il lignaggio)L’aggiornamento del model year 2014 non ha comportato modifiche significative nell’abitacolo. Che si conferma, come sempre, un sapiente mix di retrò e moderno, rappresentativo del presente e del futuro marchiato Jaguar. La scelta dei materiali e il livello delle finiture sono in linea con il rango della vettura (e della Casa).Il legno non manca, ma non ostenta opulenza: la sua presenza, piuttosto, scalda semplicemente l’atmosfera a bordo. Il sistema d’infotainment, dal look minimalista, è forse la sezione più datata della vettura e sulla quale bisognava intervenire. Tuttavia, grazie al touchscreen e alla presenza di pochi tasti, è semplice da utilizzare. Chi siede al volante deve fare i conti con l’imponente tunnel centrale: un impiccio nelle curve a destra, quando il gomito ci va inevitabilmente a cozzare. E se le forme dicono coupé, in realtà la XF è una vera berlina: l’unico appunto riguarda i passeggeri posteriori.Quelli più alti, infatti, sono in difficoltà nel posizionare la testa. Per il resto, siamo a bordo di una vettura lunga quasi cinque metri e con 500 litri di volume disponibile nel bagagliaio. Lo spazio, quindi, non manca.Prezzo e costi: entry level, ma di lussoUna Jaguar non per tutti, ma neppure per pochi eletti: i 40.850 euro della nuova XF 2.2D da 163 CV in allestimento Limited Edition sono certamente una cifra importante, ma più bassa rispetto a quella necessaria per acquistare modelli anche di segmenti inferiori. Il prezzo sale a quota 44.710 euro se si opta per la variante ECO.La dotazione di serie dell’esemplare che abbiamo provato comprende, oltre al climatizzatore automatico, gli inserti in radica di noce, l’impianto lavafari, i sedili con rivestimento in pelle e il sistema do comunicazione con navigatore e Bluetooth. Com’è noto, però, i conti si fanno alla fine, quando si è deciso di spendere tempo e denaro nella scelta degli optional: una lista lunga e completa, in grado di far lievitare l’esborso.Da segnalare, a 5.560 euro, il British Pack, che include, tra gli altri, accessori utili e comodi quali i sensori di parcheggio anteriori e posteriori con retrocamera e il sistema d’avviamento keyless start and go.Sicurezza: mancano le dotazioni attiveFino a quando si argomenta in maniera generica, la Jaguar XF segue il passo della concorrenza. I sistemi che regolano la stabilità e la trazione, così come gli airbag, sono in numero tale da permettere sogni tranquilli. È nel particolare che la XF perde un po’ di coerenza. Nel senso che le rivali si fregiano di una serie di dispositivi che oggi la XF non può vantare.La frenata assistita è dalla sua, ma molti dei sistemi che i marchi tedeschi hanno introdotto non sono compresi nella dotazione Jaguar (neppure come optional). Una pecca, a cui la Casa del Giaguaro dovrà porre rimedio. In ogni caso, sulla XF non si viaggia solo spediti, ma anche al sicuro.Perché, anche guidata al limite, l’auto non si scompone in maniera repentina. Non solo: i 38,7 metri necessari per arrestare la vettura da 100 km/h non saranno forse un primato, ma sono comunque una garanzia. Infine, l’ESP è tarato molto bene e si rivela un vero aiuto.

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Jaguar XJ13: entrò nel mito senza mai correre

Le auto da corsa diventano mitiche quando vincono, alcune ci riescono senza mai salire sul gradino più alto del podio mentre solo una è stata capace di ottenere questa impresa senza mai gareggiare: la Jaguar XJ13.A causa di alcuni ritardi nella progettazione e ad un cambio di regolamento la sportiva britannica non potè prendere parte alla 24 Ore di Le Mans: rimase un esemplare unico, ora ammirabile presso l’Heritage Motor Centre Museum di Gaydon, nel Regno Unito. Scopriamo insieme la sua storia.Jaguar XJ13: la storiaIl progetto della Jaguar XJ13 vede la luce all’inizio degli anni Sessanta quando gli ingegneri della Casa britannica, reduce da cinque successi alla 24 Ore di Le Mans nel decennio precedente (1951, 1953, 1955, 1956 e 1957), decidono di creare un’erede della D-Type all’insaputa del fondatore dell’azienda William Lyons, contrario all’idea.La vettura – ricca di alluminio (utlizzato per il telaio e la carrozzeria) – monta un motore 5.0 V12 da 502 CV. Questa unità – la prima a dodici cilindri del marchio inglese – verrà successivamente adottata (dopo opportune modifiche per l’utilizzo sui modelli di serie) sulla coupé E-Type e sull’ammiraglia XJ.La mancata partecipazione alle gareLa costruzione della Jaguar XJ13 inizia nel 1966 ma numerosi ritardi nella progettazione impediscono alla vettura di prendere parte alla 24 Ore di Le Mans dell’anno successivo. Molti appassionati di motorsport dubitano, però, del livello di competitività di questo modello visto che in gara era presente la mostruosa Ford GT40, dotata di un possente propulsore 7.0 V8.Il cambio di regolamento del 1968, che vieta la partecipazione a vetture con motori di cilindrata superiore a 3 litri a meno che non siano state prodotte in almeno 50 esemplari, rende la sportiva “british” inutilizzabile nelle gare.Dopo le corseLa Jaguar XJ13 viene utilizzata negli anni Settanta come protagonista di spot pubblicitari per il lancio della E-Type ma durante una ripresa viene quasi distrutta in un incidente dovuto al distacco di una ruota. La vettura viene ricostruita nel 1973 con un nuovo motore, che subisce gravi danni poco dopo per via di un fuorigiri prolungato.Il propulsore originale viene quindi rimontato ma non mancano altri danni: nel 2004 durante un’operazione di scarico da un camion la XJ13 urta contro un marciapiede danneggiando il basamento del motore e il modello attualmente presente nel museo di Gaydon è frutto di un profondo restauro da parte della Casa britannica.

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