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Fiat Chrysler Automobiles: il giorno della verità. Si svela il piano industriale

Per l’industria automobilistica, prima di tutto italiana e poi anche globale, quella di oggi è una data “biblica”. Come fece nel 2009, Sergio Marchionne porrà un’altra pietra miliare (la seconda) sul cammino del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles, svelando l’attesissimo piano industriale del rilancio.Cinque anni fa l’Ad del lingotto illustrava la sua visione per il futuro indicando, in lontananza, la fusione con Chrysler, avvenuta per intero quest’anno con l’acquisizione totale, e che allora iniziava la sua concretizzazione con il salvataggio dal fallimento attraverso un primo acquisto del 35% della società nordamericana.Oggi, alle 12.30 ora italiana (8.30 del mattino a Detroit) i riflettori di tutto il mondo saranno di nuovo puntati sul quartier generale di Chrysler, presso Auburn Hills, nel secondo edificio più grande degli Stati Uniti dopo il Pentagono.I lavori inizieranno con la presentazione degli obiettivi industriali quinquennali dei diversi brand del Gruppo e con i risultati del primo trimestre 2014. Poi si passerà ai punti caldi.La scorporazione di Alfa RomeoQuello più “bollente” riguarderà il rilancio del marchio Alfa Romeo per il quale, come anticipato da Automotive News, è stata quasi sicuramente pensata una scorporazione da Fiat per diventare un brand autonomo. Come Ferrari e Maserati per intenderci. L’obiettivo del Biscione è diventare la spina nel fianco delle premium tedesche.Oltre alla nuova Jeep Renegade, già svelata al Salone di Ginevra 2014, allo stabilimento di Melfi sarà destinata la produzione di 5 nuove Alfa Romeo, di cui sicuramente quattro (la Giulia berlina e station wagon, un’ammiraglia e un Suv) saranno basate su una nuova architettura tuttora in fase di studio a Modena. La prima di queste dovrebbe arrivare già nel 2015.Rimane ancora l’interrogativo per gli stabilimenti di Cassino (dove oggi si produce la Giulietta) e Mirafiori. L’obiettivo del Biscione sarà comunque di 500.000 vetture l’anno entro il 2016. In prospettiva questo dovrebbe bastare a risollevare il marchio italiano attualmente in crisi, con le vendite ai minimi storici (74.000 unità nel 2013).Obiettivo 6 milioni di auto l’annoRispetto, più in generale, agli obiettivi del gruppo, Sergio Marchionne aveva già accennato recentemente ad un target, previsto per il 2018, di sei milioni di unità prodotte all’anno. Un passo avanti epocale considerati gli attuali volumi produttivi a 4,2 milioni di auto l’anno.A proposito di Renegade, poi, per Jeep è previsto un ambiziosissimo raddoppio delle vendite globali che rappresenterebbe un’ulteriore accelerata per il brand che già lo scorso anno aveva raggiunto lo storico record di 731.000 unità vendute. L’espansione di Jeep riguarderà soprattutto lo sbarco della produzione in Cina grazie ad un prezioso accordo di collaborazione con Gac (Guangzhou Automobile Company).


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Walter Chrysler, dalle ferrovie alle auto

Walter Chrysler, fondatore della Casa automobilistica statunitense ora nelle mani della Fiat, è stato un “self made man”, un uomo che si è fatto da solo. Partito dal nulla, ha costruito un impero: scopriamo insieme la sua storia.Walter Chrysler: la biografiaWalter Chrysler nasce il 2 aprile 1875 a Wamego (USA). Figlio di un macchinista ferroviario canadese emigrato negli Stati Uniti, decide di seguire le orme del padre e di trasformare la propria passione per la meccanica in un lavoro.Specializzato nei motori a vapore, fa rapidamente carriera grazie alle sue qualità e a poco più di trent’anni di età diventa responsabile dello stabilimento di Pittsburgh della ALCO (American Locomotive Company), una delle più importanti aziende mondiali specializzate nella produzione di treni.Il passaggio alle autoWalter Chrysler, da tempo appassionato di automobili, ha la possibilità di lavorare nel settore delle quattro ruote nel 1911: entra in Buick dopo un incontro con l’allora presidente del marchio “yankee” Charles W. Nash e diventa direttore della fabbrica di Flint. Le sue politiche di riduzione dei costi di produzione consentono alla General Motors di guadagnare parecchie migliaia di dollari e lo fanno diventare, nel 1916, responsabile del brand.Mettersi in proprioNel 1919, in seguito a numerosi contrasti con il proprietario (nonché fondatore) della GM William C. Durant, Walter si dimette da presidente della Buick e viene chiamato da un consorzio di banche per risanare la Willys. Dopo aver tentato (senza successo) di acquistare questo marchio, decide di crearsene uno in casa: nel 1924 nasce la Chrysler Six.La Chrysler Corporation viene fondata da Walter Chrysler un anno dopo il lancio della prima vettura: poco dopo questa società assorbe un’altra Casa acquistata dal tycoon “yankee”, la Maxwell.Azienda in espansioneIl 1928 è un anno importante per il gruppo Chrysler: Walter acquista il marchio Dodge e crea dal nulla altri due marchi destinati a segnare l’automobilismo a stelle e strisce, la Plymouth e la DeSoto.Nello stesso periodo Walter Chrysler finanzia la costruzione di uno dei grattacieli più belli di New York – il Chrysler Building – che viene completato due anni più tardi.Gli ultimi anniWalter abbandona il mondo degli affari nel 1936 e due anni più tardi è vittima di un infarto in seguito al decesso dell’amata moglie Della. Il fondatore della più giovane azienda automobilistica tra le “Big Three” statunitensi (le altre sono Ford e GM) muore per un’emorragia cerebrale il 18 agosto 1940 a Kings Point (USA).

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