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Alfa Romeo: Giulietta e MiTo QV
Parte, da oggi, la commercializzazione delle nuove linee Quadrifoglio Verde di Alfa Romeo Giulietta e MiTo, i due allestimenti presentati ad inizio anno al Salone di Ginevra 2014.La prima è motorizzata con il 1.750 Turbo Benzina da 240 CV TCT (da 34.250 euro), la seconda con il 1.4 Multiair Turbobenzina da 170 CV TCT (da 23.500 euro).In particolare, le nuove Quadrifoglio Verde rendono omaggio all’epica storia del ‘Quadrifoglio Verde’, il simbolo che dal 1923 identifica le più performanti realizzazioni firmate Alfa Romeo.Non solo quelle impegnate sui circuiti da gara di tutto il mondo, ma anche alcune versioni speciali di produzione.La prima vettura Alfa Romeo a essere ornata con il quadrifoglio verde fu la ‘RL’ di Ugo Sivocci che vinse la XIV edizione della Targa Florio nel 1923.Da allora tutte le Alfa da competizione furono contraddistinte da questo emblema portafortuna noto in tutto il mondo, lo stesso che a partire dagli anni Sessanta caratterizzò alcune Alfa Romeo di normale produzione.Alfa Romeo Giulietta Quadrifoglio VerdeTra i dettagli esclusivi e inediti della nuova Alfa Romeo Giulietta Quadrifoglio Verde troviamo la funzione Launch Control integrata nella trasmissione TCT che offre uno spunto grintoso in accelerazione con partenza da fermo: in questo modo scatta da 0 a 100 km/h in sei secondi netti.Altra “chicca” è il sistema QV Intake Engine Sound, che esalta il sound del quattro cilindri.Esteticamente, invece, questa versione della compatta del Biscione avrà a disposizione l’esclusiva tinta Grigio Magnesio (per l’edizione Launch Edition) o in alternativa in Rosso Alfa e Rosso Competizione.Dentro l’abitacolo il logo QV si mostra in bella vista su volante, strumentazione e sedili (in pelle e Alcantara)Alfa Romeo MiTo Quadrifoglio VerdeI segni di riconoscimento della nuova MiTo Quadrifoglio Verde sono tutti orientati alla sportività: spoiler posteriore pronunciato, griglia anteriore brunita, specchietti retrovisori, maniglie e cornici dedicati, cerchi in lega da 17 pollici da cui fanno capolino pinze dei freni verniciate in rosso a contrasto.Anche la piccola della famiglia QV sarà proposta con la tinta Grigio Magnesio e l’abitacolo sarà ricoperto in pelle nera con cuciture a contrasto ad ornare volante, freno a mano e cambio. Speciale e sportiva la plancia, rivestita in questo caso con uno speciale trattamento “Carbon Look”.
Alfa Romeo 8C 2300: vinse tutto negli anni Trenta
L’Alfa Romeo 8C 2300 ha dominato il motorsport nella prima metà degli anni Trenta: tra il 1931 e il 1934 la vettura da corsa del Biscione ha vinto tutto quello che si poteva vincere, su strada e in pista. Scopriamo insieme la sua storia.Alfa Romeo 8C 2300: la storiaL’Alfa Romeo 8C 2300 viene progettata all’inizio degli anni Trenta da Vittorio Jano: il suo punto di forza è senza dubbio il motore – un 2.3 a otto cilindri in linea con compressore Roots molto elastico in grado di offrire una spinta impressionante a qualsiasi regime – ma non mancano altre soluzioni tecniche molto interessanti.L’albero motore – ad esempio – è realizzato in due parti, separate da due ingranaggi cilindrici a dentatura elicoidale: uno comanda il compressore (posizionato contro il fianco destro del carter), l’altro l’albero a camme. Una scelta adottata per ridurre le sollecitazioni di torsione.1931L’Alfa Romeo 8C 2300 debutta in gara alla Mille Miglia del 1931 (11-12 aprile) ma non vince a causa di numerose forature. Il riscatto arriva un mese più tardi alla Targa Florio con Tazio Nuvolari.Due settimane più tardi, in occasione del GP d’Italia, Jano allestisce una versione della 8C con un telaio più corto di 10 centimetri e dotata di 195 CV: questa vettura – guidata da Giuseppe Campari e Nuvolari – conquista la vittoria e viene soprannominata Monza in onore del circuito che l’ha vista trionfare.Nel mese di giugno arriva un altro successo importantissimo per l’Alfa Romeo 8C 2300 – la 24 Ore di Le Mans – ottenuta grazie al duo britannico composto da Earl Howe e Henry Birkin.1932La primavera del 1932 continua a portare vittorie rilevanti al Biscione: ad aprile Baconin Borzacchini (al volante di un esemplare carrozzato Touring) permette alla 8C di conquistare la prima Mille Miglia, a maggio Nuvolari vince la sua seconda Targa Florio e a giugno il francese Raymond Sommer e Luigi Chinetti salgono sul gradino più alto del podio di Le Mans.1933Anche nel 1933 l’Alfa Romeo 8C 2300 ottiene lo stesso “triplete” dell’anno precedente: Mille Miglia ad aprile (con una versione Zagato guidata da Nuvolari), Targa Florio a maggio (Antonio Brivio) e Le Mans a giugno con la coppia Sommer-Nuvolari.1934L’ultima vittoria rilevante della 8C è quella conquistata dal transalpino Philippe Étancelin e da Chinetti alla 24 Ore di Le Mans, la quarta consecutiva per la Casa del Biscione.
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Alfa Romeo, Fiat e Jeep: tutte le novità fino al 2018
Il tanto atteso 6 maggio è arrivato e il primo piano industriale del neonato Gruppo globale Fiat Chrysler Automobiles (settimo gruppo automobilistico al mondo) è stato svelato. L’Amministratore delegato Sergio Marchionne ha aperto i lavori ad Auburn Hills di pirma mattina (12.30 italiane).Per lui, ha detto, si tratta di un momento atteso da tempo, al quale si è arrivati dopo un lungo lavoro di integrazione non solo di due modelli industriali se non di due culture, quella nordamericana e quella italiana. Poi ha lasciato la parola ai responsabili dei singoli brand.Vediamo ciò che vedremo da qui al 2018 per i marchi Alfa Romeo, Fiat e Jeep.Alfa Romeo: si riparte. 5 miliardi di investimenti per il BiscioneIniziamo dal brand sul quale c’erano più attese, e sul quale, di fatto, si punterà di più.Il rilancio della marca è pronto e, come sapevamo, cavalcherà l’onda del successo di mercato delle vetture Premium. Alfa Romeo dovrà diventare uno dei concorrenti principali delle tedesche. Per questo prenderà la strada delo scorporamento, confermata dal "lavoro indipendente" di 200 tecnici, che diventeranno 600 già dal prossimo anno.Tanto per cominciare saranno dedicati alla “rinascita” ben 5 miliardi di investimenti. Entro il 2018 saranno lanciati ben 8 nuovi modelli targati Alfa Romeo, di cui il primo arriverà già il prossimo anno. L’obiettivo ambizioso è raggiungere quota 400.000 auto, da qui a 4 anni.È stato ribadito che le nuove Alfa Romeo saranno dei prodotti integralmente Made in Italy (produzione, quindi, tutta italiana).Sempre entro il 2018 sarà pronta una nuova famiglia di propulsori, benzina e Diesel, con potenze comprese tra i 150 e i 500 CV.In totale Alfa Romeo prevede di ampliare (o meglio rinnovare) la gamma con due nuove compatte, due medie, una “full size” (la possibile erede dell’Alfa 159) e due Utility Vehicle, SUV e crossover.Fiat: obiettivo mantenere le 700.000 unità attualiPer quanto riguarda l’ex lingotto il piano industriale prevede un’aggressione ai mercati emergenti – come il Brasile – sui quali punterà con modelli a basso costo come “Uno, Palio e Siena” e su pick-up.Detto questo si passa all’Europa, dove l’obiettivo è il mantenimento dell’attuale volume di 700.000 unità.Punto primo, confermata la 500X (collocata nel segmento C), che arriverà già a fine anno e che sarà prodotta presso gli stabilimenti di Melfi.Punto secondo, in programma per il 2015, arriverà la top di gamma “speciale”. Accenno che subito fa pensare alla attesissima Fiat Spider (lsviluppata insieme a Mazda).Nel 2016 sul mercato EMEA (Europa compresa) debutteranno una nuova segmento B, una compatta e una station wagon.E, infine, per il 2017 e il 2018 sono in programma rispettivamente, l’arrivo della prima CUV di Casa Fiat e della nuova generazione della Fiat Panda.Jeep: si punta molto su un segmento in crescitaLe novità sostanziali del marchio Jeep riguarderanno l’arrivo di un SUV medio di segmento C (che rimpiazzerà, dal 2016, le Patriot e Compass) ed una grande segmento E che si piazzerà al di sopra della Grand Cherokee, la Jeep Grand Wagoneer (fuoristrada più lussuoso mai prodotto dal brand nordamericano). Oltre, naturalmente, alla nuova piccola Renegade.In generale anche su Jeep il Gruppo FCA punterà molto. La previsione, è stato detto, è che questo segmento crescerà a livello globale di ben 3 milioni di unità nei prossimi cinque anni.Per rispondere a questa vertiginosa crescita della domanda, Jeep prevede di incrementare la produzione europea e sudamericana con 200.000 unità in più, 500.000 in Asia.In USA il target è invece quello di 1 milione di unità. Si passerà così dalle attuali 732.000 unità (a livello globale) a 1,9 milioni nel 2018.
Fiat Chrysler Automobiles: il giorno della verità. Si svela il piano industriale
Per l’industria automobilistica, prima di tutto italiana e poi anche globale, quella di oggi è una data “biblica”. Come fece nel 2009, Sergio Marchionne porrà un’altra pietra miliare (la seconda) sul cammino del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles, svelando l’attesissimo piano industriale del rilancio.Cinque anni fa l’Ad del lingotto illustrava la sua visione per il futuro indicando, in lontananza, la fusione con Chrysler, avvenuta per intero quest’anno con l’acquisizione totale, e che allora iniziava la sua concretizzazione con il salvataggio dal fallimento attraverso un primo acquisto del 35% della società nordamericana.Oggi, alle 12.30 ora italiana (8.30 del mattino a Detroit) i riflettori di tutto il mondo saranno di nuovo puntati sul quartier generale di Chrysler, presso Auburn Hills, nel secondo edificio più grande degli Stati Uniti dopo il Pentagono.I lavori inizieranno con la presentazione degli obiettivi industriali quinquennali dei diversi brand del Gruppo e con i risultati del primo trimestre 2014. Poi si passerà ai punti caldi.La scorporazione di Alfa RomeoQuello più “bollente” riguarderà il rilancio del marchio Alfa Romeo per il quale, come anticipato da Automotive News, è stata quasi sicuramente pensata una scorporazione da Fiat per diventare un brand autonomo. Come Ferrari e Maserati per intenderci. L’obiettivo del Biscione è diventare la spina nel fianco delle premium tedesche.Oltre alla nuova Jeep Renegade, già svelata al Salone di Ginevra 2014, allo stabilimento di Melfi sarà destinata la produzione di 5 nuove Alfa Romeo, di cui sicuramente quattro (la Giulia berlina e station wagon, un’ammiraglia e un Suv) saranno basate su una nuova architettura tuttora in fase di studio a Modena. La prima di queste dovrebbe arrivare già nel 2015.Rimane ancora l’interrogativo per gli stabilimenti di Cassino (dove oggi si produce la Giulietta) e Mirafiori. L’obiettivo del Biscione sarà comunque di 500.000 vetture l’anno entro il 2016. In prospettiva questo dovrebbe bastare a risollevare il marchio italiano attualmente in crisi, con le vendite ai minimi storici (74.000 unità nel 2013).Obiettivo 6 milioni di auto l’annoRispetto, più in generale, agli obiettivi del gruppo, Sergio Marchionne aveva già accennato recentemente ad un target, previsto per il 2018, di sei milioni di unità prodotte all’anno. Un passo avanti epocale considerati gli attuali volumi produttivi a 4,2 milioni di auto l’anno.A proposito di Renegade, poi, per Jeep è previsto un ambiziosissimo raddoppio delle vendite globali che rappresenterebbe un’ulteriore accelerata per il brand che già lo scorso anno aveva raggiunto lo storico record di 731.000 unità vendute. L’espansione di Jeep riguarderà soprattutto lo sbarco della produzione in Cina grazie ad un prezioso accordo di collaborazione con Gac (Guangzhou Automobile Company).
Alfa Romeo, la storia della Casa del Biscione
Nel corso dei suoi oltre 100 anni di storia l’Alfa Romeo ha rappresentato per l’Italia e per gli italiani il simbolo della sportività accessibile. I clienti delle vetture del Biscione hanno sempre potuto contare su mezzi dalle prestazioni superiori, capaci di offrire il massimo piacere di guida a prezzi tutto sommato abbordabili. Scopriamo insieme l’evoluzione di questa Casa, che sta cercando di risollevarsi dopo un periodo buio.Alfa Romeo: la storiaLa storia dell’Alfa Romeo inizia ufficialmente il 10 giugno 1910, quando un gruppo di imprenditori lombardi rileva la Società Italiana Automobili Darracq (filiale tricolore di una Casa automobilistica francese) e la ribattezza ALFA (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili).Il primo direttore tecnico della nuova società – Giuseppe Merosi – disegna il logo (il biscione simbolo dei Visconti, famiglia che governò Milano nel Medioevo, unito allo stemma del capoluogo lombardo: una croce rossa in campo bianco), utilizzato ancora oggi, e progetta la prima vettura del brand. La 24 HP – dotata di un motore 4.1 a quattro cilindri da 42 CV – può già vantare un DNA sportivo che negli anni successivi farà la fortuna di quesra Casa.Gli anni DieciNegli anni Dieci – grazie al lancio di nuovi prodotti e all’ingresso nel mondo delle corse – si assiste ad una costante crescita delle immatricolazioni dell’ALFA, interrotta però dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’azienda lombarda non è in grado di convertire la produzione a scopi militari e per questo motivo viene venduta al’imprenditore – e ingegnere – napoletano Nicola Romeo.Quest’uomo – già attivo nella fornitura di commesse per l’Esercito – interrompe la produzione di mezzi a quattro ruote e usa la fabbrica del Portello per realizzare munizioni e motori aeronautici su licenza Isotta Fraschini.Nasce l’Alfa RomeoNel 1918 la società cambia nome in Alfa Romeo e ricomincia a produrre automobili ma il primo modello nuovo – la 20-30 HP – vede la luce solo nel 1920. Le vendite latitano: la gestione della società non è delle migliori, le concessionarie sono poche e i modelli lanciati all’inizio del decennio non convincono il pubblico.La svolta arriva nel 1923 quando una RL guidata da Ugo Sivocci porta al Biscione la prima vittoria importante: la Targa Florio. L’anno successivo arrivano due successi ancora più rilevanti – Giuseppe Campari al GP di Francia e Tazio Nuvolari in Italia – che amplificano il blasone della Casa milanese.Nonostante le scarse immatricolazioni Benito Mussolini – all’epoca al potere – decide di salvare l’Alfa Romeo dal fallimento usando le vittorie sportive per dare risalto all’Italia. Nel 1925 il brand lombardo conquista il primo mondiale di automobilismo della storia con la P2, progettata da Vittorio Jano e guidata da Antonio Ascari (primo in Belgio) e Gastone Brilli-Peri (sul gradino più alto del podio a Monza).Gli anni Venti si chiudono alla grande (dal punto di vista del motorsport) con le due vittorie di Campari alla Mille Miglia nel 1928 e nel 1929 al volante di una 6C.Gli anni TrentaNegli anni Trenta i successi dell’Alfa Romeo sono ancora più numerosi: otto Mille Miglia (1930, 1932-1938), sei vittorie alla Targa Florio (1930-1935) e ben quattro 24 Ore di Le Mans (1931-1934).Da non sottovalutare, inoltre, la categorie Grand Prix: più precisamente i due titoli europei piloti con Ferdinando Minoia (1931) e Nuvolari (1932) e i tanti gradini più alti del podio ottenuti dalle vetture del Biscione nella prima metà del decennio.La situazione societaria non è però altrettanto florida: nel 1933 l’Alfa Romeo – in piena crisi finanziaria – diventa ufficialmente un’azienda statale dopo che Mussolini (appassionato di corse automobilistiche) decide di salvare un’altra volta l’azienda milanese. Le quote azionarie precedentemente nelle mani delle banche vengono acquistate dall’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale, ente pubblico creato per evitare i fallimenti delle aziende private).Il dirigente e ingegnere Ugo Gobbato viene nominato presidente e riesce a risollevare il brand ritirandolo dal mondo delle corse (le vetture vengono cedute ad una certa Scuderia Ferrari, che dal 1929 era il reparto corse ufficiale del Biscione) e lanciando una serie di modelli che conquistano finalmente il pubblico.La seconda metà degli anni Trenta è segnata dall’addio all’Alfa Romeo di Jano (“colpevole” di non essere riuscito a realizzare vetture da corsa più veloci di quelle tedesche), rimpiazzato alla direzione tecnica dallo spagnolo Wifredo Ricart, che decide di introdurre nella produzione di serie il ponte De Dion. Questa particolare soluzione tecnica – caratterizzata dal differenziale collegato alla scocca (idea che consente di ridurre il peso delle masse non sospese – verrà utilizzata dal Biscione fino alla fine degli anni Ottanta.La Seconda Guerra MondialeQuella che si prepara alla Seconda Guerra Mondiale è un’Alfa molto più solida di quella che affrontò il primo conflitto. La Casa milanese, che ha già diversificato la produzione qualche anno prima puntando sui veicoli industriali, si occupa anche di motori aeronautici da destinare all’Esercito.Gli stabilimenti dell’Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco e del Portello vengono praticamente distrutti (nel 1943 e nel 1944) ma la scelta di trasferire buona parte dei macchinari nella periferia milanese permette al marchio lombardo di riprendere le forze in breve tempo.Il secondo dopoguerraNel 1946 la Casa del Biscione si ritrova senza i suoi due uomini più importanti: Gobbato, assolto dall’accusa di collaborazionismo, viene assassinato il 28 aprile 1945 da un operaio insoddisfatto dell’esito del processo mentre Ricart torna in Spagna in seguito alla caduta del fascismo.Il posto di direttore tecnico dell’ingegnere iberico viene preso dal torinese Orazio Satta Puliga che impiega poco tempo a modernizzare l’Alfa Romeo: abbatte i costi di gestione esternalizzando la produzione dei componenti secondari e in attesa del primo vero nuovo modello – la 1900 del 1950 – le numerose vittorie sportive permettono ancora una volta all’azienda di essere salvata dal fallimento.Nel 1946 Giuseppe Farina si aggiudica il GP delle Nazioni a Ginevra e quello di Torino e nel 1947 (anno in cui Clemente Biondetti porta a casa l’ultima Mille Miglia del Biscione) tocca a Jean-Pierre Wimille (Svizzera e Belgio) e a Carlo Felice Trossi (Italia) salire sul gradino più alto del podio. I successi proseguono nel 1948, con Trossi primo in Svizzera e Wimille davanti a tutti in Francia e in Italia.Gli anni CinquantaGli anni Cinquanta si aprono bene per l’Alfa Romeo: la 1900 – prima vettura del marchio milanese dotata di telaio monoscocca – conquista il pubblico grazie al buon rapporto prezzo/prestazioni.Tra il 1950 e il 1951 la Casa lombarda domina anche nelle corse aggiudicandosi i primi due Mondiali F1 della storia: il primo anno Giuseppe Farina conquista l’iride grazie ai trionfi nel Regno Unito, in Svizzera e in Italia mentre l’anno seguente tocca a Juan Manuel Fangio laurearsi campione prevalendo in Svizzera, in Francia e in Spagna.La Giulietta del 1955 – meno costosa (da comprare e da produrre) della 1900 – contribuisce a rimpinguare ulteriormente le casse dell’Alfa Romeo e impiega poco tempo a sedurre gli italiani alla ricerca di una berlina sportiveggiante.Gli anni SessantaSiamo in pieno boom economico, le vetture del Biscione si vendono come il pane e la fabbrica del Portello non riesce a sfornare abbastanza automobili per soddisfare la domanda. Per questo motivo nel 1963 (un anno prima della presentazione del circuito prova di Balocco) viene inaugurato lo stabilimento di Arese.Tra i modelli Alfa Romeo destinati a segnare la storia di questo brand segnaliamo la Giulia del 1962 – erede della Giulietta e caratterizzata da un design aerodinamico e da prestazioni superiori alla media – e la sexy Spider del 1966: l’ultima vettura realizzata da Battista Farina.La Casa del Biscione continua anche in questo decennio ad essere una protagonista delle corse: tra il 1966 e il 1970 arriva un campionato europeo turismo assoluto piloti (con l’olandese Toine Hezemans) e sei titoli (tre driver e tre costruttori) nella Divisione 2. Tutti ottenuti con le versioni coupé della Giulia.Gli anni SettantaGli anni Settanta per l’Alfa Romeo si aprono con l’Alfasud del 1972, una compatta prodotta nello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Il modello più accessibile nella gamma del marchio milanese – nonché il primo dotato di trazione anteriore e motore boxer – impiega pochissimo tempo a sedurre il pubblico.È dello stesso anno l’Alfetta: una berlina più evoluta della Giulia ricca di “chicche” tecniche come le sospensioni anteriori a quadrilateri (usate soprattutto nelle vetture da corsa), il transaxle (cambio e frizione montati in blocco nel retrotreno per ripartire meglio i pesi tra l’asse anteriore e quello posteriore) e il ponte posteriore De Dion (soluzione che migliora il comportamento stradale).Le Alfa Romeo di questo periodo non vendono quanto quelle degli Sessanta e anche i successi sportivi (due Mondiali Sportprototipi nel 1975 e nel 1977) sono meno rilevanti rispetto al passato. I modelli lanciati nella seconda metà degli anni ’70 non convincono completamente: la Giulietta, erede della Giulia, ha un design che fatica a sedurre mentre l’ammiraglia Alfa 6 soffre la concorrenza delle proposte tedesche.Gli anni OttantaLa crisi del Biscione continua: le vetture del marchio milanese conservano prestazioni superiori a quelle delle rivali ma sono penalizzate da numerosi problemi di affidabilità dovuti alla bassa qualità degli assemblaggi.Il lancio, nel 1983, della 33 – che rimpiazza l’Alfasud mantenendo la stessa base tecnica ma proponendo forme più affascinanti – migliora un po’ la situazione dell’Alfa Romeo mentre è dello stesso anno la “cugina” Arna (realizzata in collaborazione con la Nissan), che si rivela un flop: le colpe sono da ricercarsi più nell’estetica che nella meccanica.La seconda metà di questo decennio porta buone notizie: nel 1985 la berlina 75 – la prima dotata di motore Twin Spark a doppia accensione – sostituisce la Giulietta e si distingue per un design più aggressivo e l’anno seguente il marchio lombardo – con i conti in rosso – diventa privato con la cessione alla Fiat.Il primo modello della nuova gestione Alfa Romeo è l’ammiraglia 164: realizzata sullo stesso pianale della Fiat Croma, della Lancia Thema e della Saab 9000 e dotata di trazione anteriore, è contraddistinta da un design riuscito (opera di Pininfarina). La prima vettura del Biscione realizzata interamente sotto la supervisione del colosso torinese è invece la coupé SZ.Gli anni NovantaLa berlina 155 del 1992 – dotata dello stesso pianale della Lancia Dedra e della Fiat Tempra – è il primo nuovo modello della Casa milanese realizzato negli anni Novanta. Non convince il pubblico ma vince nelle corse aggiudicandosi nel 1993 con Nicola Larini il prestigioso campionato turismo tedesco DTM.La situazione migliora nella seocnda metà del decennio con il lancio dell’erede: la 156, disegnata da Walter de Silva e ancora oggi considerata una delle automobili più belle del XX secolo, diventa la prima Alfa Romeo a conquistare il riconoscimento di Auto dell’Anno. Merito dello stile, certo, ma anche di un pianale riuscito e di diverse soluzioni tecniche innovative come il cambio con palette al volante e il motore turbodiesel common rail.Il XXI secoloIl nuovo millennio si apre con la conquista da parte della compatta 147 – nel 2001 – del titolo di Auto dell’Anno. La vettura riprende gli stilemi della sorella maggiore 156 e seduce il pubblico grazie anche alla qualità degli interni.Dopo una serie di modelli contraddistinti da un design sexy ma poco convincenti sotto il profilo dell’agilità – come la 159 e la Brera del 2005 – l’arrivo della supercar 8C Competizione nel 2007 segna il ritorno della trazione posteriore in casa Alfa Romeo.La piccola MiTo – realizzata sulla stessa base della Fiat Grande Punto – del 2008 rappresenta il modello più accessibile della Casa del Biscione mentre in occasione del centenario, nel 2010, tocca all’erede della 147: la Giulietta. Risale al 2013, invece la sexy 4C, una supercar compatta a trazione posteriore dal prezzo relativamente accessibile.
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L’Alfa Romeo 4C è l’auto del futuro in Germania
L’Alfa Romeo 4C piace, molto, e non solo agli italiani.La notizia recente riguarda una rivista tedesca, “Motor Klassik”, che nel consueto sondaggio sulle vetture attuali più interessanti in chiave futura ha premiato la sportiva del Biscione.Sono stati circa 13.500 i lettori partecipanti al sondaggio che hanno, con il 40% che ha scelto la 4C.Tutti i titoli della Alfa Romeo 4CIl titolo di "Classica del futuro" arricchisce lo straordinario palmares della supercar Alfa Romeo che annovera già i titoli ‘Best Sport Cars’ dal programma spagnolo televisivo MQC, "Car of the Year 2013" dalla rivista britannica FHM; "Coup de cœur 2013" insignito da Automobile Magazine in Francia; "Auto Trophy 2013" dai lettori della rivista tedesca Auto Zeitung; "The most beautiful car of the year 2013" in Francia, in occasione del XXIX Festival Internazionale dell’Auto; "Best Cars 2014" dalla rivista tedesca "Auto, Motor und Sport"; ‘Le auto che preferisco 2014’ nella categoria ‘Sportive’ secondo i lettori del mensile ‘Quattroruote’ (Italia); ‘Auto Lider 2013’, categoria ‘Vetture sportive e coupé’, assegnato dai lettori polacchi del settimanale ‘Motor’ e del mensile ‘Auto Moto’; sempre dalla Polonia i giornalisti del magazine Top Gear – la rivista automobilistica più venduta nel Paese – hanno assegnato all’Alfa Romeo 4C il titolo del “Coupé dell’Anno" nella categoria "coupé dell’Anno"; infine, ‘Best Sports Car 2014’ secondo i lettori della rivista portoghese ‘Autohoje’.Safety Car nella Superbike 2014Pluripremiata e vera ‘driving machine’ senza compromessi, l’Alfa Romeo 4C quest’anno svolgerà il compito di Safety Car sia nell’avvincente Mondiale SBK Superbike 2014 sia nel combattuto World Touring Car Championship 2014 (WTCC).Del resto, la supercar dà il meglio di sé proprio in pista dove velocità, spazi di frenata ridotti e accelerazioni trasversali sono fondamentali per ottenere tempi sul giro di prim’ordine: da 0 a 100 km/h in soli 4,5 secondi netti e 258 km/h di velocità massima sono i numeri principali della supercar italiana.
Alfa Romeo MiTo by Vilner
Interni rivisitati e un notevole upgrade meccanico: sono queste le novità con cui il preparatore Vilner prova a migliorare la piccola del Biscione, l’Alfa Romeo MiTo.Upgrade da 200 CVL’allestimento scelto per questo tuning è quello equipaggiato con il 1.4 sovralimentato che, di serie, è in grado di erogare 155 CV con una coppia motrice di 230 Nm.Dopo essere passato per le officine Vilner questo propulsore migliora di quasi 50 CV in potenza, raggiungendo quota 200 CV con la coppia che cresce a 280 Nm.Una marcia in più, quindi, che sicuramente si nota una volta alla guida della MiTo modificata, sicuramente superiore in prestazioni rispetto all’originale.Livrea "Rosso Perla" e interni in pellePer quanto riguarda l’estetica della MiTo by Vilner, invece, il tuner punta su una carrozzeria riverniciata in rosso effetto perla, tonalità che contrasta fortemente con alcuni dettagli (piccoli ma che fanno la differenza) in nero lucido come gli specchietti laterali, le maniglie delle portiere, il diffusore posteriore e le cornici dei gruppi ottici posteriori.All’intenro dell’abitacolo è dove troviamo i cambiamenti più vistosi con tappezzeria tutta in pelle Nabuck e Nappa per i sedili, i pannelli delle portiere, la plancia e non solo…
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Alfa Romeo 4C Safety Car del WTCC
La pluripremiata Alfa Romeo 4C, che a Ginevra si è presentata nella variante Spider, sarà Safety Car del FIA World Touring Car Championship (WTCC) per l’intera stagione 2014.Alfa Romeo 4C vince il sondaggioDopo aver conquistato il prestigioso premio di “Auto più bella dell’anno 2013”, la 4C sarà presente con una livrea speciale sui circuiti del Mondiale Turismo – a cui partecipano le berline derivate dalla grande serie – a partire dal primo appuntamento in Marocco il 12 e il 13 aprile.La supercar compatta è risultata la vincitrice del sondaggio indetto, in partnership con l’International Automobile Festival (IAF), sul network internazionale di siti di Eurosport, società che produce e promuove il FIA WTCC tramite la sua divisione Eurosport Events.Tutte le 24 gare saranno trasmesse in diretta dai canali Eurosport ed Eurosport 2, con il commento dei confermati Paolo Allievi e Gordon De Adamich.Il calendario del FIA WTCC 201412-13 aprile Marocco Circuit Moulay El Hassan19-20 aprile Francia Circuit Paul Ricard3-4 maggio Ungheria Hungaroring10-11 maggio Slovacchia Slovakia Ring24-25 maggio Austria Salzburgring7-8 giugno Russia Moscow Raceway21-22 giugno Belgio Circuit de Spa-Francorchamps2-3 agosto Argentina Autódromo Termas de Río Hondo13-14 settembre Stati Uniti Sonoma Raceway11-12 ottobre Cina Shangai International Circuit25-26 ottobre Giappone Giappone14-16 novembre Macao Circuito da Guia
Alfa Romeo, nuovi motori per Giulietta e MiTo 2014
Alfa Romeo introduce nella gamma nuove motorizzazioni per Giulietta e Mito my 2014.2.0 JTDM da 175 CV TCT per la GiuliettaPer la Giulietta arriva un nuovo turbodiesel 2.0 JTDM da 175 CV con cambio Alfa TCT che assicura sia i vantaggi tipici dei motori turbodiesel sia il comfort che solo una trasmissione automatica può regalare.Il propulsore, dotato di iniezione Multijet di seconda generazione, adotta un turbocompressore di piccole dimensioni che esprime ai bassi regimi una coppia ai vertici della categoria (350 Nm a 1.750 giri/min) offrendo così la massima elasticità di marcia.Così equipaggiata la nuova Alfa Romeo Giulietta Model Year 2014 registra ottime prestazioni: 219 km/h di velocità massima , 7,8 secondi di accelerazione da 0 a 100km/h, 4,4 l/100km di consumi e 116 g /km di CO2 (nel ciclo combinato).Disponibile sulle versioni Distinctive ed Exclusive, i prezzi di listino della nuova motorizzazione sono rispettivamente 30.450 euro e 31.900 euro1.4 Multiair Turbobenzina 140 CV TCT per MiToOggi sull’Alfa Romeo MiTo Model Year 2014 debutta la nuova motorizzazione 1.4 Multiair Turbobenzina 140 CV abbinata al cambio Alfa TCT che regala ottime performance: velocità massima 209 km/h e accelerazione 0-100 Km/h in soli 8,1 secondi.Il tutto a fronte di emissioni e consumi contenuti: nel ciclo combinato, i dati sono rispettivamente 5,4 l/100Km e 124 g/km di CO2.Cuore del MultiAir è il nuovo sistema elettro-idraulico di gestione delle valvole che permette di ridurre i consumi (grazie ad un controllo diretto dell’aria mediante le valvole di aspirazione del motore, senza l’utilizzo della farfalla) e le emissioni inquinanti (merito del controllo della combustione).Brillante e prestazionale, la nuova motorizzazione equipaggia esclusivamente la versione Distinctive ed ha un prezzo di listino che parte da 21.100 euro.L’innovativo cambio Alfa TCTCome anticipato, entrambe le motorizzazioni sono abbinate all’innovativo Alfa TCT, un cambio automatico e sequenziale di ultima generazione con doppio disco frizione a secco – che prevede anche la possibilità di abbinare i “shift paddles” dietro al volante –.La trasmissione assicura un comfort di guida e un feeling sportivo superiori rispetto alle trasmissioni automatiche tradizionali, ma con una migliore efficienza ed una riduzione dei consumi.