Dacia Sandero Stepway ECO-G: l’auto a GPL più amata dagli italiani

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Appeal Una volta le Dacia erano le auto preferite da chi voleva spendere il meno possibile e basta, ora sono la scelta migliore per chi vuole fare un acquisto intelligente.
Contenuti tecnologici Non molti: frenata automatica, sensore luci e pioggia e un sistema di infotainment completo.
Piacere di guida Agile nelle curve e con un motore turbo vivace e pronto ai bassi regimi: difficile chiedere di più a questo prezzo.
Stile Il look che strizza l’occhio al mondo delle SUV regala molta personalità.

La Dacia Sandero ECO-G è l’auto a GPL più amata dagli italiani e se si entra maggiormente nel dettaglio tenendo conto dei singoli allestimenti la variante più acquistata è la Stepway Comfort. La versione a gas della terza generazione della piccola rumena ha impiegato poco tempo a conquistare “il paese reale” (i clienti privati, per intenderci) grazie ai bassi costi di gestione, all’eccellente rapporto prezzo/contenuti e a uno spazio interno da record nella categoria.

Nella nostra prova su strada abbiamo testato proprio una delle regine del mercato: la Dacia Sandero Stepway ECO-G Comfort. Scopriamo insieme i suoi pregidifetti.

Come va a GPL

La Dacia Sandero Stepway ECO-G protagonista della nostra prova su strada regala le cose migliori quando viaggia a GPL: in modalità “gassata” il motore 1.0 turbo tre cilindri TCe della segmento B esteuropea – purtroppo non guidabile dai neopatentati – genera il massimo della potenza (101 CV) e della coppia (170 Nm). Un propulsore un po’ rumorosetto che grazie alla sovralimentazione offre una spinta corposa ai bassi regimi e prestazioni interessanti: 177 km/h di velocità massima e 11,9 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.

consumi non sono il suo forte (d’altronde il GPL conviene per il prezzo alla pompa più che per l’efficienza): nel nostro test adottando uno stile di guida normale abbiamo superato gli 11 km/l. In soldoni – considerando un prezzo del gas di 0,680 euro al litro – bastano poco più di 6 euro per percorrere 100 km. Il grande serbatoio da 40 litri è posizionato al posto della ruota di scorta.

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Come va a benzina

Meno bene: in questa “configurazione” il motore genera una potenza di 90 CV e una coppia di 160 Nm. Non si notano grosse differenze nello spunto (lo “0-100” dichiarato, tra l’altro, è identico) quanto piuttosto nella ripresa, già non eccezionale a gas a causa della sesta marcia molto lunga.

Capitolo consumi: per stare sopra quota 15 km/l bisogna guidare in modo molto attento. Questo significa che in condizioni “standard” (considerando un prezzo del carburante di 1,692 euro al litro) ci vogliono meno di 12 euro per percorrere 100 km.

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Dacia Sandero Stepway ECO-G: costa poco e offre molto

La Dacia Sandero Stepway ECO-G Comfort protagonista della nostra prova su strada non è più una “low-cost” ma resta un’auto caratterizzata da un prezzo basso e da una ricca dotazione di serie:

  • ABS/AFU
  • Accensione automatica fari
  • Accensione tergicristalli automatica
  • AEBS
  • Airbag frontali e laterali conducente e passeggero
  • Alzacristalli anteriori elettrici
  • Alzacristalli posteriori manuali
  • Alzacristallo anteriore impulsionale lato conducente
  • Barre tetto modulari grigio quarzo
  • Bracciolo conducente
  • Calandra con badge “Stepway”
  • Cerchio da 16″ Flexwheel Saria Dark
  • Chiusura automatica porte con sensore di velocità
  • Chiusura centralizzata
  • Clima manuale
  • Computer di bordo TFT 3,5″
  • Cruise control
  • E-CALL
  • ESC + HSA
  • Fari fendinebbia cromati
  • FCW
  • Finiture interne arancioni e cromo satinate
  • Firma luminosa “Y-shape” a LED
  • Ganci Isofix
  • Kit di riparazione pneumatici
  • Limitatore di velocità
  • Maniglie portiere esterne in tinta carrozzeria
  • Media Display (Schermo 8″, prese AUX/USB, Bluetooth e smartphone replication con cavo)
  • Panchetta ribaltabile e frazionabile 1/3-2/3
  • Paraurti in tinta carrozzeria
  • Sellerie nere con impunture bianche e arancioni sullo schienale, sul poggiatesta e sulla seduta, scritta “Stepway” sullo schienale
  • Sensore di pressione pneumatici
  • Sensori di parcheggio posteriori
  • Specchietti retrovisori in tinta carrozzeria elettrici
  • Speed excess warning
  • Stripping laterale nero protezione portiere
  • Volante in TEP
  • Volante regolabile in altezza e profondità

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A chi si rivolge

Fondamentalmente alla maggioranza degli automobilisti italiani. La Dacia Sandero, che presenta tra i principali punti di forza un abitacolo spazioso e un bagagliaio da record (410 litri che diventano 1.455 quando si abbattono i sedili posteriori e quattro utili ganci per appendere i sacchetti), è una delle migliori vetture acquistabili nuove con meno di 15.000 euro (cifra alla portata di molte tasche). La presenza dell’impianto a GPL – alimentazione molto richiesta da chi vuole risparmiare non solo sul prezzo di listino – è inoltre un plus da non sottovalutare.

Le due stelle ottenute nei crash test Euro NCAP non sono il massimo, oggettivamente, ma va detto che sono dovute più alla scarsa dotazione di dispositivi di assistenza alla guida che alla protezione degli occupanti in caso di urto.

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Alla guida: primo impatto

La nuova Sandero Stepway si presenta con un look più maturo rispetto alle antenate: forme meno “low-cost” e più grintose, impreziosite da alcune soluzioni intelligenti come le barre sul tetto modulari che all’occorrenza possono trasformarsi in barre trasversali. Per essere una piccola è molto ingombrante (4,10 metri di lunghezza non sono pochi da gestire in manovra) e il voluminoso montante dietro non aiuta nei parcheggi: per fortuna ci sono i sensori posteriori e le protezioni in plastica grezza in stile SUV che mettono al riparo dalle “toccatine”.

Dentro si notano finiture migliorate rispetto al passato, anche se non ancora al livello della “cugina” Clio: la plancia, ad esempio, è realizzata interamente in plastica rigida (seppur ben assemblata). Tra le “chicche” segnaliamo il gradevole inserto in tessuto e il debutto del volante regolabile in profondità mentre la scelta di togliere le molle a gas che tenevano aperto il cofano motore, rimpiazzate da una più tradizionale stanghetta, rappresenta un passo indietro.

Si accende il motore, si innesta la prima e si nota subito l’ottima maneggevolezza del cambio manuale a sei marce. Alla prima curva è invece impossibile non apprezzare l’evoluzione del comportamento stradale: la Dacia Sandero Stepway ECO-G è tanto agile nelle curve quanto rassicurante e l’unica pecca arriva dalla risposta un po’ troppo secca degli ammortizzatori sulle sconnessioni pronunciate. Un telaio ottimo – impreziosito da un impianto frenante potente – che regala le cose migliori quando si viaggia tranquilli: se si cerca il brio emergono i limiti dello sterzo (non molto comunicativo).

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Alla guida: valutazione finale

Basta poco per prendere confidenza con la Dacia SanderoGPL: una valida compagna di viaggio in grado di soddisfare le esigenze di chi ha bisogno di un mezzo versatile e non vuole spendere troppi soldi per un’automobile. Una vettura che tiene anche molto bene il valore dell’usato: i modelli della Casa rumena sono infatti richiestissimi sul mercato di seconda mano e non si trovano facilmente (chi li acquista li tiene molto a lungo).

Dopo aver percorso centinaia di chilometri ci si abitua abbastanza a tutto salvo che alla gestione dell’infotainment: il sistema se la cava egregiamente ma i comandi a sfioramento sulla sinistra sono un po’ lenti e delle due prese USB presenti sulla plancia solo quella più scomoda – a destra del cruscotto – è utilizzabile per Apple CarPlayAndroid Auto (optional a 200 euro insieme al navigatore con le Mappe Italia, 300 euro con le Mappe Europa). Una soluzione che va bene per gli allestimenti privi del display in quanto vicina al supporto per lo smartphone ma poco convincente sulle versioni più lussuose (quelle tra l’altro più apprezzate dalla clientela) perché troppo lontana dal vano portaoggetti sotto il climatizzatore (luogo nel quale solitamente trova posto il telefonino).

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Cosa dice di te

Sei una persona che bada al sodo e che non segue le mode, cerchi una vettura in grado di affrontare senza problemi il traffico cittadino e i lunghi viaggi. Ami il GPL perché ti consente di percorrere tanti chilometri con pochi euro.

Scheda tecnica
Motore turbo GPL, 3 cilindri in linea
Potenza 101 CV a GPL, 90 CV a benzina
Emissioni 114 g/km a GPL, 130 g/km a benzina
Consumi 13,5 km/l a GPL, 17,2 km/l a benzina
Velocità max 177 km/h a GPL, 173 km/h a benzina
Acc. 0-100 11,9 s
Lunghezza/larghezza/altezza 4,10/1,85/1,59 metri
Capacità bagagliaio 410/1.455 litri
Peso a vuoto 1.134-1.154 kg
Prezzo 14.500 euro

Le concorrenti

Kia Rio EcoGPL Urban L’unica vera rivale della Sandero a GPL è più comoda e meno assetata di carburante della rivale rumena ma perde alle voci “piacere di guida” (il motore è aspirato), “spazio”, “prezzo” e “dotazione”.
Mitsubishi Space Star GPL Invite La piccola giapponese a gas è una campionessa di efficienza ma non è molto versatile. Il motore aspirato ha pochi cavalli.
Nissan Micra GPL Visia Motore condiviso con la Sandero (ma con 9 cavalli in meno) e prezzi più alti.
Renault Clio GPL Life Il propulsore è identico a quello della Sandero e il pianale ha molti elementi in comune con quello della “cugina” rumena. Stiamo però parlando di un’auto decisamente più costosa.

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Mondiale F1 2021 – GP Ungheria all’Hungaroring: gli orari TV su Sky e TV8

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Credits: Mark Thompson/Getty Images

Il GP d’Ungheria all’Hungaroring – undicesima tappa del Mondiale F1 2021 – sarà trasmesso in diretta su Sky e in differita su TV8 (di seguito troverete gli orari TV).

Nella corsa esteuropea – molto amata da Lewis Hamilton e dalla Mercedes – il pilota britannico punterà ad avvicinarsi ancora di più a Max Verstappen nella classifica iridata mentre la Stella proverà a soffiare al team austriaco il primato tra i Costruttori.

F1 2021 – GP Ungheria: cosa aspettarsi

Il circuito dell’Hungaroring – sede del GP d’Ungheria, undicesima prova del Mondiale F1 2021 – è uno dei più noiosi della stagione e non è tra i preferiti della Red Bull, che non trionfa qui dal lontano 2014. La pioggia prevista per domenica potrebbe però regalare qualche sorpresa.

Partire bene qui è fondamentale: solo Nigel Mansell nel 1989 e Jenson Button nel 2006 sono riusciti a salire sul gradino più alto del podio senza scattare dalle prime due file. Di seguito troverete il calendario del Gran Premio d’Ungheria, gli orari TV su SkyTV8 e il nostro pronostico.

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

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F1 2021 – Hungaroring, il calendario e gli orari TV su Sky e TV8
Venerdì 30 luglio 2021
11:30-12:30 Prove libere 1 (diretta su Sky Sport F1)
15:00-16:00 Prove libere 2 (diretta su Sky Sport F1)
Sabato 31 luglio 2021
12:00-13:00 Prove libere 3 (diretta su Sky Sport F1)
15:00-16:00 Qualifiche (diretta su Sky Sport F1, differita alle 18:30 su TV8)
Domenica 1 agosto 2021
15:00 Gara (diretta su Sky Sport F1, differita alle 18:00 su TV8)

F1 – I numeri del GP d’Ungheria
LUNGHEZZA CIRCUITO 4.381 m
GIRI 70
RECORD IN PROVA Lewis Hamilton (Mercedes F1 W11) – 1’13”447 – 2020
RECORD IN GARA Lewis Hamilton (Mercedes F1 W11) – 1’16”627 – 2020
RECORD DISTANZA Lewis Hamilton (Mercedes F1 W10) – 1h35’03”796 – 2019

F1 – Il pronostico del GP d’Ungheria 2021

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1° Lewis Hamilton (Mercedes)

Lewis Hamilton è un grande fan del GP d’Ungheria: otto vittorie (quattro negli ultimi cinque anni), nove podi totali e sette pole position.

Secondo noi il pilota britannico – ringalluzzito dal trionfo di Silverstone e reduce da tre podi negli ultimi quattro Gran Premi – non supererà Verstappen nel Mondiale ma gli rosicchierà altri punti.

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2° Max Verstappen (Red Bull)

Max Verstappen non ha mai vinto all’Hungaroring e nelle ultime due edizioni della gara ungherese ha portato a casa due secondi posti e una pole.

Il driver olandese – furioso dopo il bruttissimo incidente in Gran Bretagna – dovrà a nostro avviso giocare in difesa per conservare il primato nel Mondiale F1 2021.

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3° Valtteri Bottas (Mercedes)

Anche Valtteri Bottas non ha mai trionfato in Ungheria e oltretutto non ha mai ottenuto la pole position: i suoi migliori piazzamenti sono due terzi posti.

Il pilota finlandese sta portando tanti punti importanti alla Mercedes grazie ai tre podi consecutivi negli ultimi tre appuntamenti iridati.

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Da tenere d’occhio: Sebastian Vettel (Aston Martin)

Sebastian Vettel si trova sempre a proprio agio nel Gran Premio d’Ungheria: due vittorie, tre pole position e sette piazzamenti complessivi in “top 3”.

L’Hungaroring è il circuito migliore per riscattare un momento buio (tre GP di seguito fuori dai punti).

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La squadra da seguire: Mercedes

La Mercedes ha tutte le carte in regola per riprendersi domenica nel GP d’Ungheria il primo posto nel Mondiale F1 2021 Costruttori.

La pista è adatta alle caratteristiche della Stella: cinque vittorie e sei pole position.

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Patente scaduta e coronavirus: tutto quello che c’è da sapere

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L’emergenza cororonavirus ha colpito anche il mondo delle patenti: a causa del Covid-19 moltissimi automobilisti non hanno infatti potuto rinnovare le licenze di guida in scadenza.

Di seguito troverete una guida completa sull’argomento patente scaduta e coronavirus: tutto quello che c’è da sapere sulle norme che regolano la validità delle patenti.

Ho la patente scaduta dal 31 gennaio 2020 al 31 maggio 2021: cosa è cambiato con il coronavirus?

Tutte le patenti scadute dal 31 gennaio 2020 al 31 maggio 2021 hanno la validità prorogata fino al 31 marzo 2022 ma solo in Italia.

Ho la patente scaduta a giugno 2021: cosa è cambiato con il coronavirus?

Tutte le patenti scadutegiugno 2021 hanno validità fino ad aprile 2022 (dipende dal giorno di scadenza) ma solo in Italia.

La data di scadenza della mia patente è compresa tra l’1 luglio 2021 e il 31 dicembre 2021: cosa cambierà con il coronavirus?

Tutte le patenti con data di scadenza compresa tra l’1 luglio e il 31 dicembre 2021 hanno la validità prorogata fino al 31 marzo 2022 ma solo in Italia.

Ho la patente scaduta dall’1 febbraio 2020 al 31 maggio 2020 e devo guidare in altri Paesi dell’Unione Europea. Cosa devo fare?

Le patenti italiane scadute dall’1 febbraio 2020 al 31 maggio 2020 sono valide nell’UE fino a 13 mesi dopo la scadenza normale.

Ho la patente scaduta dall’1 giugno 2020 al 31 agosto 2020 e devo guidare in altri Paesi dell’Unione Europea. Cosa devo fare?

Le patenti italiane scadute dall’1 giugno 2020 al 31 agosto 2020 non sono più valide nell’UE.

Ho la patente scaduta dall’1 settembre 2020 al 30 giugno 2021 e devo guidare in altri Paesi dell’Unione Europea. Cosa devo fare?

Le patenti italiane scadute dall’1 settembre 2020 al 30 giugno 2021 sono valide nell’UE fino a 10 mesi dopo la scadenza normale.

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Cosa serve per vendere un’automobile all’estero?

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Vendere un’automobile è una pratica che comporta sempre una tempistica variabile. A volte si riesce a trovare un acquirente al primo colpo, altre volte, invece, bisogna attendere anche diversi mesi. In molti, quando devono vendere la propria vettura, si rivolgono anche all’estero: il mercato internazionale aumenta la possibilità di trovare un acquirente. In questo caso, però, bisogna fare i conti con una burocrazia diversa rispetto alla cessione di un’automobile in Italia: scopriamo perché.

Vendere un’automobile all’estero: la legge prima del 2014

Se l’acquirente di un’auto messa in vendita è un cittadino di un altro Paese, non bisogna scoraggiarsi: anche se l’iter burocratico per vendere un’auto all’estero sia più complesso rispetto al passato, non c’è nulla di cui temere.

C’è da dire che in passato la pratica era molto più semplice: fino al 2014 il proprietario che intendeva cedere la propria vettura all’estero non doveva fare altro che consegnare il libretto di circolazione, le targhe e il certificato di proprietà all’ACI, chiedendo contestualmente la radiazione del veicolo in questione dal PRA, il Pubblico Registro Automobilistico, per esportazione.

Una volta fatto questo, il vecchio proprietario non era più responsabile di nulla. Proprio per questo è stata rivista la norma: in molti, infatti, utilizzavano tale normativa come escamotage per abbandonare l’auto da qualche parte invece che sostenere le spese di demolizione, oppure per reimmatricolarla qualche anno dopo come auto d’epoca, ottenendo così dei benefici.

Cosa fare per vendere un’automobile all’estero oggi

Oggi le cose sono cambiate: fiutati i movimenti loschi dei “furbetti”, l’ACI è corsa ai ripari. Adesso per vendere un’auto all’estero, insieme a targhe, libretto di circolazione e certificato di proprietà, all’ACI va consegnato anche il documento di trasporto (Lettera di Vettura Internazionale) che certifichi l’arrivo dell’auto in un Paese dell’Unione Europea. Da allegare, ovviamente, anche la firma di ricezione da parte dell’acquirente.

Se l’auto è già stata reimmatricolata nel nuovo Paese, al posto della Lettera di Vettura Internazionale bisognerà consegnare una copia della carta di circolazione estera. La prassi resta simile anche se l’acquirente proviene da una Nazione che non fa parte dell’Unione Europea: in questo caso invece che la Lettera di Vettura Internazionale servirà munirsi della Bolla Doganale o della carta di circolazione estera in caso di mezzo già reimmatricolato.

Vendere una vettura all’estero: i casi particolari

Pur essendo un’operazione tutt’altro che complicata, quando si deve vendere un’auto all’estero è sempre meglio rivolgersi alle agenzie di pratiche auto: c’è un costo da pagare, di solito dai 100 ai 130 euro, ma si risparmia tempo per completare l’iter burocratico. Le problematiche, infatti, sono sempre dietro l’angolo. Ci sono automobilisti italiani, per esempio, che hanno dovuto fare i conti con alcuni Paesi esteri che non effettuano la nuova immatricolazione se prima la vettura non viene cancellata dal PRA italiano. Al tempo stesso, però, l’ACI non cancella il veicolo dal PRA fino a quando non viene completata la cessione del veicolo. Questa situazione genere un impasse che può ritardare di molto la pratica di vendita.

Nel caso in cui la vettura in vendita sia soggetta a un fermo amministrativo, la cessione all’estero non può essere completata fino a quando l’attuale proprietario non salda tutte le pendenze che hanno causato il fermo amministrativo. La stessa cosa vale di fronte a pignoramenti o ipoteche, a meno che non si riceva un nulla osta da parte dei creditori.

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Che cos’è e a che cosa serve la polizza eventi atmosferici?

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Sempre più automobilisti assicurano la propria vettura anche contro gli eventi atmosferici: per farlo si sottoscrive una polizza assicurativa in grado di coprire anche i danni causati da calamità naturali come la grandine e la pioggia.

Cos’è l’assicurazione eventi atmosferici

La maggior parte delle compagnie assicurative offre ai propri clienti la polizza contro gli eventi naturali: parliamo di un’assicurazione accessoria che il contraente può personalizzare a seconda delle proprie esigenze e anche in base al territorio in cui vive o lavora. La polizza tutela da grandine, valanghe, frane, alluvioni, inondazioni, trombe d’aria, neve e in generale tutti i fenomeni naturali che in un modo o nell’altro possono danneggiare una vettura, eccezion fatta per l’incendio, una calamità naturale che di solito viene rimborsata attraverso un’apposita garanzia abbinata al furto, la “furto-incendio”.

Cosa copre la polizza contro eventi naturali

La polizza assicurativa contro eventi atmosferici va a tutelare il contraente contro i danni causati da ogni tipo di calamità naturale: le frane, le trombe d’aria, le alluvioni, le inondazioni, gli smottamenti e la grandine. Oltre ai danni provocati dagli eventi naturali, la garanzia va a coprire anche tutti i danni subiti dal veicolo assicurato a causa di oggetti trasportati dal vento.

Sono tanti gli automobilisti italiani che la sottoscrivono, anche perché i dati mostrano che i danni alle vetture provocati da disastri ambientali sono sempre più frequenti. Basti pensare che in Italia il 9% del territorio nazionale è considerato a rischio sismico oppure idrogeologico. La garanzia eventi atmosferici mette al riparo il proprio veicolo dalle calamità di tipo naturale.

Il rimborso dei danni causati da eventi naturali

Proprio come tutte le altre polizze assicurative, anche quella per i danni causati da eventi naturali può risarcire il danno totale oppure parziale. Per il danno totale si deve fare riferimento al valore commerciale del mezzo assicurato al momento del danneggiamento.

Diverse compagnie di assicurazioni, in caso di eventi atmosferici, sono solite richiedere all’assicurato una prova dell’evento, attraverso una foto o tramite la denuncia presentata alla Polizia, ai Vigili del fuoco o alla Protezione Civile. Qualora dovesse mancare tale dichiarazione, si ha comunque il diritto di chiedere conferma all’Osservatorio Meteorologico più vicino.

Prima di sottoscrivere la polizza, bisogna sempre fare attenzione perché in alcuni casi è acquistabile solamente in aggiunta ad altre garanzie accessorie già stipulate, come quelle contro il furto, l’incendio o gli atti vandalici. Alcune compagnie, per esempio, offrono la possibilità di sottoscriverla solo in fase di acquisto iniziale o di rinnovo di polizza. Altre, invece, impediscono di aggiungerla alla copertura di chi rinnova una polizza priva della stessa garanzia e acquistata con un’altra compagnia.

Le limitazioni dell’assicurazione eventi naturali

La stipula di una polizza assicurativa che copre i danni causati da eventi atmosferici alla propria automobile può avere delle limitazioni e dei vincoli in base alle clausole presenti all’interno del contratto. I vincoli possono comprendere un massimale, una franchigia, l’obbligo di far riparare il mezzo in officine convenzionate oppure eventi non coperti dal rimborso e responsabilità dell’assicurato.

Il massimale è la somma limite di danni oltre la quale non è possibile ottenere il rimborso da parte della compagnia assicurativa. In alcune polizze è rappresentato dal valore commerciale del veicolo. La franchigia, invece, è l’importo minimo entro il quale non scatta il rimborso. Sia franchigia che massimale variano in base alla compagnia scelta per stipulare la polizza.

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Auto low cost: dieci proposte nuove

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Le auto low cost non sono quelle con il prezzo più basso ma quelle che costano meno delle rivali a parità di contenuti. Vetture essenziali e senza fronzoli adatte a chi cerca la sostanza.

In questa guida all’acquisto troverete dieci valide proposte lowcost (filosofia presente da tempo sui voli) nuove che costano meno di 22.000 euro. Modelli ideali per chi vuole una macchina estremamente razionale.

Se cercate un’auto economica potete ad esempio consultare questo articolo relativo alle auto più economiche, questo riferito ai modelli diesel o quest’altro sulle vetture a gas (GPL e metano).

L’elenco delle dieci macchine low-cost più interessanti del listino comprende soprattutto veicoli italiani (SPOILER: c’è anche un modello del gruppo FCA, una Fiat per l’esattezza) appartenenti al segmento delle piccole e delle SUV piccole, anche se non mancano mezzi di altre nazioni e di altre categorie. Di seguito troverete una breve descrizione e i prezzi di queste vetture.

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Dacia Sandero Streetway 1.0 SCe Access – 8.950 euro

La Dacia Sandero 1.0 SCe Access – versione “base” della terza generazione della piccola low-cost rumena – è l’auto più economica in commercio.

Il motore 1.0 tre cilindri a benzina – poco potente (65 CV) e tutt’altro che scattante (16,7 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h) – non è molto vigoroso ai bassi regimi e il climatizzatore non si può avere neanche come optional.

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Dacia Duster 1.0 TCe Access – 12.600 euro

La Dacia Duster 1.0 TCe Access – versione base della seconda generazione della SUV compatta low cost rumena – è una crossover essenziale: il climatizzatore non è disponibile neanche come optional.

Il motore è un 1.0 turbo tre cilindri TCe benzina da 90 CV.

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DR dr 3 – 15.400 euro

La DR dr 3 è una piccola SUV “cino-molisana”: in pratica è una Sport Utility cinese – la Chery Tiggo 3X – riveduta e corretta a Macchia d’Isernia.

Il motore è un 1.5 a benzina da 117 CV.

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DR dr 5.0 1.5 – 18.900 euro

La DR dr 5.0 1.5 è la versione più accessibile della SUV compatta “cino-molisana” (in pratica una Chery Tiggo 5X riveduta e corretta a Macchia d’Isernia).

Il motore 1.5 a benzina da 116 CV delude alla voce “consumi“: 12,2 km/l dichiarati.

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Fiat Tipo 1.0 4 porte – 17.000 euro

La Fiat Tipo 1.0 4 porte – versione “base” della variante con la coda della seconda generazione della compatta torinese – è l’unica proposta priva di portellone tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto.

Il motore è un 1.0 turbo tre cilindri a benzina da 101 CV.

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Mahindra KUV100 K6+ – 12.440 euro

La Mahindra KUV100 K6+, versione “base” della piccola SUV low-cost indiana, è “mignon” fuori – solo 3,70 metri di lunghezza – e dentro (i passeggeri posteriori hanno pochi centimetri a disposizione delle gambe).

Il motore 1.2 tre cilindri a benzina da 87 CV è un po’ rumorosetto.

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Mahindra XUV500 W6 – 21.240 euro

La Mahindra XUV500 W6 – versione d’accesso della SUV media indiana a 7 posti – è, a nostro avviso, una delle auto low-cost più interessanti in commercio. Una crossover tanto ingombrante (4,59 metri di lunghezza) quanto spaziosa poco adatta a chi vuole risparmiare sui costi di gestione: la cilindrata elevata (2.2) incide negativamente sul prezzo dell’assicurazione RC Auto e in più a causa delle emissioni considerevoli di CO2 bisogna pagare 2.000 euro di ecotassa. Senza contare il prezzo, il più alto tra le vetture analizzate in questo elenco.

Il motore 2.2 turbodiesel – l’unico propulsore a gasolio presente in questa guida all’acquisto – è potente (140 CV), ricco di coppia e pronto ai bassi regimi. Nonostante questo non nasce per divertire: il peso si fa sentire nelle curve.

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Mitsubishi Space Star 1.0 Invite – 13.300 euro

La seconda generazione della Mitsubishi Space Star – qui analizzata nella versione “entry level” Invite – è una piccola giapponese non particolarmente dotata alla voce “bagagliaio”.

La “segmento B” nipponica non offre molto spazio alle spalle dei passeggeri posteriori ma si riscatta con un peso contenuto che influisce in modo positivo sull’agilità nelle curve e sui consumi (19,2 km/l dichiarati). Il motore 1.0 tre cilindri a benzina da 71 CV, però, è carente di coppia e di verve ai bassi regimi.

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Skoda Fabia Wagon Design Edition – 18.150 euro

La Skoda Fabia Wagon Design Edition – variante familiare della terza generazione della piccola ceca – può vantare tre punti di forza da non sottovalutare: un bagagliaio immenso, un buon comfort nei lunghi viaggi e una dotazione di serie molto ricca (autoradio Android Auto Apple CarPlay Bluetooth DAB MP3 USB, fendinebbiafrenata automatica, protezione pedoni e sedile del guidatore regolabile in altezza, tra le altre cose).

La station esteuropea non offre molto spazio alla testa dei passeggeri posteriori più alti e ospita sotto il cofano un motore 1.0 turbo tre cilindri a benzina TSI da 95 CV.

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Ssangyong Tivoli 1.2 GDI – 21.100 euro

La Ssangyong Tivoli 1.2 GDI – variante base della piccola SUV coreana – è una crossover costruita con cura.

Il motore è un 1.2 turbo tre cilindri GDI a benzina da 128 CV.

L’articolo Auto low cost: dieci proposte nuove proviene da Icon Wheels.

Fonte:

La prova su strada di Volvo XC40 Recharge

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IconWheels per Volvo

Volvo XC 40 Recharge, la prova su strada di Icon Wheels


Volvo XC40 Recharge è il primo modello full electric della gamma della Casa svedese. Si ispira, naturalmente, alla XC40 “normale”, la Volvo più venduta in Italia – una vettura di grande successo – già disponibile anche nella versione plug-in hybrid. La nuova auto a zero emissioni è fra le protagoniste della rivoluzione green di Volvo che ha come obiettivo ambizioso quello di portare al 50% la quota delle vetture elettriche sul totale globale, entro il 2025, per diventare full electric a partire dal 2030.

Volvo XC40 Recharge porta con sé alcune peculiarità tipiche delle vetture a zero emissioni: basta dare un’occhiata alla parte frontale che è priva della griglia per il raffreddamento del motore. Al suo posto, una mascherina, in tinta con la carrozzeria dal design molto “pulito”, ma al tempo stesso avveniristico, in linea con la filosofia della Casa svedese “less is more”. È un po’ il biglietto da visita delle versione “Recharge”, assieme allo sportellino per la ricarica e al badge con la scritta dedicata.

La nuova suv a zero emissioni è la sintesi di tutto ciò che ci si può aspettare da una vettura a trazione a zero emissioni. Intanto l’autonomia, uno dei dati che maggiormente interessano quando si acquista una vettura elettrica, supera i 400 Km, secondo il ciclo di omologazione WLTP. La batteria può essere ricaricata all’85% della sua capacità, in solo 40 minuti se collegata a un sistema di ricarica veloce.

Una volta saliti a bordo scordatevi il pulsante di accensione. Basta solo premere il freno e mettere la leva del cambio in “drive” e la macchina si muove, in totale silenzio. A differenza di altre vetture elettriche, su Volvo XC40 Recharge non si può scegliere fra differenti modalità di guida. Tutto è nelle mani del guidatore che si trova a vivere un’esperienza davvero emozionante, forte pure degli oltre 400 CV e di un’accelerazione 0-100 raggiunta in 4 secondi e 9, tempi da vettura sportiva. Questa suv elettrica tiene letteralmente incollati al sedile e lo fa pure in modo assolutamente silenzioso, per cui viaggiare a bordo di XC40 è un’esperienza davvero piacevole. Ha tutto ciò che ci si aspetta da un’auto elettrica. Utilissimo, poi, nel traffico urbano, l’utilizzo del “one pedal” che consente, quando si alza il piede dall’acceleratore, di ottenere la massima forza rigenerativa, evitando di premere il pedale del freno.

Volvo XC 40 Recharge è già disponibile nelle concessionarie, in due differenti allestimenti: Plus da 56.300 euro e PRO da 60.400 euro.

Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

Credits: Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

Volvo XC40 Recharge P8

Credits: Volvo XC40 Recharge P8

Volvo XC40 Recharge Plug-In Hybrid

Credits: Volvo XC40 Recharge Plug-In Hybrid

Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

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Volvo XC40 Recharge P8 Frunk

Credits: Volvo XC40 Recharge P8 Frunk

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La prova su strada di Volvo XC 40 Recharge

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IconWheels per Volvo

Volvo XC 40 Recharge, la prova su strada di Icon Wheels


Volvo XC40 Recharge è il primo modello full electric della gamma della Casa svedese. Si ispira, naturalmente, alla XC40 “normale”, la Volvo più venduta in Italia – una vettura di grande successo – già disponibile anche nella versione plug-in hybrid. La nuova auto a zero emissioni è fra le protagoniste della rivoluzione green di Volvo che ha come obiettivo ambizioso quello di portare al 50% la quota delle vetture elettriche sul totale globale, entro il 2025, per diventare full electric a partire dal 2030.

Volvo XC40 Recharge porta con sé alcune peculiarità tipiche delle vetture a zero emissioni: basta dare un’occhiata alla parte frontale che è priva della griglia per il raffreddamento del motore. Al suo posto, una mascherina, in tinta con la carrozzeria dal design molto “pulito”, ma al tempo stesso avveniristico, in linea con la filosofia della Casa svedese “less is more”. È un po’ il biglietto da visita delle versione “Recharge”, assieme allo sportellino per la ricarica e al badge con la scritta dedicata.

La nuova suv a zero emissioni è la sintesi di tutto ciò che ci si può aspettare da una vettura a trazione a zero emissioni. Intanto l’autonomia, uno dei dati che maggiormente interessano quando si acquista una vettura elettrica, supera i 400 Km, secondo il ciclo di omologazione WLTP. La batteria può essere ricaricata all’85% della sua capacità, in solo 40 minuti se collegata a un sistema di ricarica veloce.

Una volta saliti a bordo scordatevi il pulsante di accensione. Basta solo premere il freno e mettere la leva del cambio in “drive” e la macchina si muove, in totale silenzio. A differenza di altre vetture elettriche, su Volvo XC40 Recharge non si può scegliere fra differenti modalità di guida. Tutto è nelle mani del guidatore che si trova a vivere un’esperienza davvero emozionante, forte pure degli oltre 400 CV e di un’accelerazione 0-100 raggiunta in 4 secondi e 9, tempi da vettura sportiva. Questa suv elettrica tiene letteralmente incollati al sedile e lo fa pure in modo assolutamente silenzioso, per cui viaggiare a bordo di XC40 è un’esperienza davvero piacevole. Ha tutto ciò che ci si aspetta da un’auto elettrica. Utilissimo, poi, nel traffico urbano, l’utilizzo del “one pedal” che consente, quando si alza il piede dall’acceleratore, di ottenere la massima forza rigenerativa, evitando di premere il pedale del freno.

Volvo XC 40 Recharge è già disponibile nelle concessionarie, in due differenti allestimenti: Plus da 56.300 euro e PRO da 60.400 euro.

Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

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Volvo XC40 Recharge P8

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Volvo XC40 Recharge Plug-In Hybrid

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A cosa servono i bollini colorati sugli pneumatici?

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Diversi automobilisti, almeno una volta nella vita, si saranno accorti che sugli pneumatici si possono trovare dei bollini colorati, chiedendosi a cosa servono. Su questo tema esistono anche delle leggende metropolitane che hanno dato vita alle ipotesi più disparate. Una di queste è abbastanza surreale e narra che il bollino serva a indicare la qualità della gomma. Nello specifico, in caso di bollino di colore rosso, lo pneumatico in questione sarebbe di seconda scelta. Nulla di più lontano dalla realtà: scopriamo cosa significano e a cosa servono i bollini colorati applicati sugli pneumatici.

Bollini colorati sugli pneumatici: a cosa servono

In verità i bollini che vengono applicati sugli pneumatici servono come strumento fornito al gommista per effettuare un montaggio a regola d’arte, facilitando il suo lavoro.

Cosa indica il bollino rosso applicato sugli pneumatici

Il bollino rosso serve a permettere al gommista di effettuare l’equilibratura della gomma in maniera perfetta, in quanto indica il punto con la maggiore sporgenza del battistrada. A fine montaggio la parte contrassegnata dal bollino di colore rosso dovrà coincidere il più possibile con il punto più basso del cerchione.

Una volta finito il montaggio della gomma, la parte in cui si trova il bollino deve dunque coincidere o avvicinarsi quanto più possibile, alla zona bassa del cerchio: quest’ultima, non a caso, presenta a sua volta un segno di riconoscimento ben specifico.

Bollino giallo sugli pneumatici: a cosa serve

Anche il bollino giallo applicato sugli pneumatici ha la funzione di facilitare l’operato del gommista. A differenza del rosso, quello giallo solitamente va a indicare il punto più leggero della gomma in cui far combaciare la valvola per il gonfiaggio. Regolandosi in base alla posizione del bollino giallo, il gommista è in grado di orientarsi in modo tale da utilizzare un minor peso per la bilanciatura in fase di equilibratura della gomma sul cerchio.

Bollini gialli e rossi sulla stessa gomma: a quale dare la precedenza

Su alcune gomme può capitare che siano presenti sia il bollino rosso che il bollino giallo. In questo caso, a quale colore il gommista dovrà dare la precedenza? Quello che prevale è il bollino di colore rosso perché la sua presenza è maggiormente rilevanti ai fini di un corretto montaggio.

Altri segni distintivi degli pneumatici

I bollini gialli e rossi non sono gli unici segni distintivi che si trovano sugli pneumatici: le gomme vengono contrassegnate opportunamente da codici alfanumerici e da strisce colorate. Tali segni distintivi, in alcuni casi, assolvono la stessa funzione dei bollini, ovvero quella di fornire un aiuto preziosi ai gommisti per montare gli pneumatici a regola d’arte, facilitandone l’equilibratura.

Le grandi aziende produttrici di pneumatici, quelle che vantano posizioni consolidate sul mercato del settore, al fine di rimanere al passo con i tempi hanno deciso di offrire prodotti sempre più avanzati dal punto di vista tecnologico. Il processo di produzione è stato quindi arricchito con appositi sistemi di marcatura delle gomme che servono anche a ottimizzare la stessa produzione ed evitare errori in fase di distribuzione.

Tutto ciò si traduce in strisce colorate o codici alfanumerici riposti solitamente sulla parte sterna della gomma: queste rappresentazioni grafiche, la maggior parte delle volte non rilevanti per i clienti, servono per segnalare il tipo di prodotto, le misure e altre caratteristiche dei modelli ai venditori. In alcuni casi i segni distintivi identificano anche lo stabilimento di produzione.

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A che cosa serve lo sverniciatore per auto e quando si usa?

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Lo sverniciatore per auto è uno strumento che serve a dare nuova vita alla carrozzeria di un vettura: viene utilizzato per togliere tutta la vernice prima di intraprendere una nuova riverniciatura. Usare lo sverniciatore per auto non rappresenta un’operazione  di particolare difficoltà, ma va comunque fatta con molta cautela attraverso semplici passaggi da seguire.

I consigli per utilizzare lo sverniciatore per auto

Una delle soluzioni più comuni è quella di ricorrere allo sverniciatore chimico che risulta anche più facile da utilizzare rispetto ad altri tipi di sverniciatori. L’operazione va fatta con molta attenzione ai dettagli. Per prima cosa bisogna indossare un paio di guanti molto spessi, così da proteggere le proprie mani. In seconda battuta è bene munirsi di una mascherina, in modo tale da non inalare sostanze tossiche che potrebbero risultare dannose per la salute. A questo proposito, nonostante i moderni sverniciatori contengano componenti meno aggressivi e nocivi per la salute e l’ambiente rispetto al passato, è sempre meglio eseguire il lavoro all’aperto o in un’area ben ventilata.

Come usare lo sverniciatore chimico per auto

Una volta muniti di guanti e mascherina per proteggersi in maniera adeguata, si devono coprire o togliere tutte le parti della vettura che possono essere danneggiate come i vetri e le guarnizioni. A questo punto, utilizzando un pennello, si stende lo sverniciatore chimico su tutta la carrozzeria, stando attenti a non lasciare nessuno spazio coperto. Terminata l’operazione, si lascia agire per qualche minuto.

Quando si è sicuri che la vernice preesistente della propria vettura venga via facilmente, si passa a un’altra operazione che consiste nel raschiare la carrozzeria con la spatola. La raschiatura può essere ripetuta anche più di una volta, in quanto bisogna avere la certezze di togliere completamente tutta la vernice dell’auto: solo allora si può passare alla fase di lavaggio attraverso una spugna. Dopo aver lavato l’auto, qualora ci fossero ancora delle parti con residui di vernici, si può usare una carta vetro sottile per completare gli ultimi dettagli. A questo punto l’auto è pronta per essere verniciata.

Alternativa allo sverniciatore: la smerigliatrice

Al fine di velocizzare la sverniciatura della carrozzeria di un’auto, al posto dello sverniciatore chimico, si può ricorrere alla smerigliatrice: va utilizzata applicando dei dischi di carta abrasiva spessa a grana 220, passandola su tutta la parte esterna della vettura per togliere la vernice. In un secondo momento si applicano i dischi a grana 400 che servono a lisciare la carrozzeria e togliere le eventuali imperfezioni rimaste.

Togliere la vernice dall’auto con la sabbiatrice

Un altro metodo per togliere la vernice dell’auto prima di riverniciarla da zero consiste nell’utilizzato della sabbiatrice: questa viene usata con la sabbia e quindi è bene proteggere con molta attenzione tutte quelle parti della vettura che possono essere danneggiate, andando a coprirle con attenzione oppure rimuoverle momentaneamente.

Solitamente, per la sabbiatrice, si usa un compressore a mano, mettendo l’ugello della misura più adatta per la sabbia che verrà versata all’interno. Una volta impostata la pressione del compressore, a seconda della grandezza delle particelle di sabbia e dell’ugello, si andrà a sabbiare l’auto finché non sarà rimossa completamente tutta la vernice originale. In questa fase bisogna prestare molta attenzione a non sabbiare troppo in un solo punto, perché potrebbero crearsi degli avvallamenti sulla lamiera che deformano l’auto, rovinando la carrozzeria e mettendo a repentaglio la futura riverniciatura.

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