Auto abbandonate: come riconoscerle, cosa fare

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L’Italia è piena di auto abbandonate e di norme che dovrebbero risolvere questo problema rapidamente. Purtroppo, però, non è così: nella maggior parte dei casi, infatti, non basta telefonare alle forze dell’ordine e fare una segnalazione per rimuovere veicoli fermi da mesi (o anni) nello stesso posto.

Di seguito troverete una guida sulle macchine abbandonate: come riconoscerle, cosa fare e cosa dice la legge a riguardo.

Auto abbandonate: come riconoscerle

Un’auto abbandonata, per essere definita tale, deve soddisfare una di queste caratteristiche:

  • dev’essere senza targa
  • dev’essere inutilizzabile
  • deve creare intralcio in un’area pubblica

Anche i veicoli senza assicurazione (o con la polizza scaduta) entrano a far parte di questa categoria: l’art. 193 del Codice della Strada stabilisce infatti che “I veicoli a motore senza guida di rotaie, compresi i filoveicoli e i rimorchi, non possono essere posti in circolazione sulla strada senza la copertura assicurativa a norma delle vigenti disposizioni di legge sulla responsabilità civile verso terzi. Chiunque circola senza la copertura dell’assicurazione è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 849 a euro 3.396”

Chi chiamare se l’auto abbandonata ha la targa?

Se l’auto abbandonata in Italia ha la targa bisogna chiamare la Polizia Municipale, che accerta se il veicolo è stato rubato: il proprietario viene avvisato tramite raccomandata e in caso di mancata risposta dopo 30 giorni si può rimuovere il mezzo, che viene sistemato in un deposito comunale.

Cosa fare se l’auto abbandonata ha l’assicurazione valida?

Se la vettura è in regola con l’assicurazione, è dotata di targa, è in condizioni normali e non crea intralcio non si può fare nulla: il veicolo può rimanere fermo nello stesso posto senza limitazioni.

Se l’auto è abbandonata e non è possibile risalire al proprietario?

In caso di macchina abbandonata in un luogo aperto al pubblico se non è possibile risalire al trasgressore si segue la procedura prevista del decreto del Ministero dell’Interno 22 ottobre 1999, n. 460.

  • Gli organi di polizia stradale di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni e integrazioni, allorché rivengono su aree ad uso pubblico un veicolo a motore o un rimorchio in condizioni da far presumere lo stato di abbandono e, cioè, privo della targa di immatricolazione o del contrassegno di identificazione, ovvero di parti essenziali per l’uso o la conservazione, oltre a procedere alla rilevazione di eventuali violazioni alle norme di comportamento del codice della strada, danno atto, in separato verbale di constatazione, dello stato d’uso e di conservazione del veicolo e delle parti mancanti e, dopo aver accertato che nei riguardi del veicolo non sia pendente denuncia di furto, contestualmente alla procedura di notificazione al proprietario del veicolo, se identificabile, ne dispongono, anche eliminando gli ostacoli che ne impediscono la romozione, il conferimento provvisorio ad uno dei centri di raccolta individuati annualmente dai prefetti con le modalità di cui all’articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 571, tra quelli autorizzati ai sensi dell’articolo 46 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.
  • Trascorsi sessanta giorni dalla notificazione, ovvero, qualora non sia identificabile il proprietario, dal rinvenimento, senza che il veicolo sia stato reclamato dagli aventi diritto, lo stesso si considera cosa abbandonata ai sensi dell’articolo 923 del codice civile.
  • Decorso tale termine il centro di raccolta di cui al precedente comma 1 procede alla demolizione e al recupero dei materiali, previa cancellazione dal pubblico registro automobilistico (P. R.A.), ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 103 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, ferma restando la necessità di comunicazione da parte degli organi di polizia di tutti i dati necessari per la presentazione, da parte del centro di raccolta, delle formalità di radiazione. La richiesta di cancellazione è corredata dall’attestazione dell’organo di polizia della sussistenza delle condizioni previste nel comma 1, nonché di quella che il veicolo non risulta oggetto di furto al momento della demolizione, integrate dalla dichiarazione del gestore del centro di raccolta circa il mancato reclamo del veicolo ai sensi del comma 2. L’onere della restituzione al pubblico registro automobilistico (P. R. A.) delle targhe e dei documenti di circolazione a carico dei gestori dei centri di raccolta, è limitato a quelli rinvenuti nel veicolo secondo quanto attestato dal verbale di constatazione redatto dagli organi di polizia. Resta fermo l’obbligo dei soggetti già intestatari del veicolo di consegnare le targhe e i documenti di circolazione in loro possesso.

In parole povere viene stilato un verbale di constatazione, si verifica che il veicolo non sia stato rubato e lo si porta in un centro di raccolta. Se dopo 60 giorni nessuno si fa vivo si procede con l’alienazione del mezzo (procedura applicabile anche quando la Polizia Municipale rinviene un’auto in sosta vietata per oltre 60 giorni consecutivi).

Cosa succede se l’auto viene abbandonata in un’area privata?

Se un’auto viene abbandonata in un’area privata si procede ai sensi dell’art. 192 del Testo Unico Ambientale (Divieto di abbandono).

  • L’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sui suolo e nel suolo sono vietati.
  • È altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee.
  • Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui agli articoli 255 e 256, chiunque viola i divieti di cui ai commi 1 e 2 è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa, in base agli accertamenti effettuati, in contraddittorio con i soggetti interessati, dai soggetti predisposti al controllo. Il Sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.
  • Qualora la responsabilità del fatto illecito sia imputabile ad amministratori o rappresentanti di persona giuridica ai sensi e per gli effetti del comma 3, sono tenuti in solido la persona giuridica ed i soggetti che siano subentrati nei diritti della persona stessa, secondo le previsioni del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni.

In parole povere ci vuole l’ordinanza del Sindaco per la rimozione. In caso di abbandono da parte di privato si ricorre ad una procedura amministrativa, se il trasgressore è un’impresa si passa invece al penale. Da segnalare, inoltre, l’art. 255 del Codice dell’Ambiente (abbandono di rifiuti): nel caso in cui il veicolo abbandonato venga considerato come rifiuto l’agente segnala al Comune l’illecito riscontrato e viene intimato al trasgressore di provvedere alla rimozione. Se il trasgressore non è identificabile si procede all’esecuzione d’ufficio dell’ordinanza (demolizione e richiesta di radiazione al P. R. A., il Pubblico Registro Automobilistico) con addebito delle spese ai soggetti coinvolti.

Auto abbandonata: posso prenderla?

No. L’auto abbandonata è comunque di proprietà di qualcuno e può essere cancellata dal Pra solo in tre modi:

  • demolizione
  • esportazione
  • distruzione/incendio del mezzo

Auto abbandonate: come acquistarle

Per lo stesso motivo per cui non è possibile prendere un’auto abbandonata non si può acquistare una macchina abbandonata. Non esistono quindi auto abbandonate in vendita.

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Cosa succede se guidi la moto di un’altra persona?

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È possibile guidare la moto di un’altra persona, se è quello che vi state domandando, cerchiamo di capire però se ci sono dei rischi o degli obblighi particolari in questo caso e soprattutto se esiste una differenza se il soggetto che guida la nostra moto è un amico o un parente.

Quando si può guidare la moto di un altro soggetto

La guida di una moto che appartiene a un’altra persona e assolutamente lecita, chiaramente deve esserci il permesso del proprietario legittimo della motocicletta stessa. C’è una differenza sostanziale da tenere presente:

  • se si guida la moto di un familiare convivente sotto lo stesso tetto, allora non serve alcuna formalità, è possibile in ogni momento e per tutto il tempo che si vuole;
  • se invece la moto è di una persona di un nucleo familiare differente, la legge ha inserito un “paletto temporale”: è previsto infatti un limite di 30 giorni, trascorso il quale è necessario trascrivere le generalità dell’utilizzatore abituale sul libretto di circolazione, aggiungendole a quelle del legittimo intestatario.

Guidare la moto di terzi: c’è un limite

Al comma 4-bis dell’articolo 94 del Codice della Strada troviamo scritto quanto segue “gli atti […] da cui derivi una variazione dell’intestatario della carta di circolazione ovvero che comportino la disponibilità del veicolo, per un periodo superiore a trenta giorni, in favore di un soggetto diverso dall’intestatario stesso, nei casi previsti dal regolamento sono dichiarati dall’avente causa, entro trenta giorni, al Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici al fine dell’annotazione sulla carta di circolazione”.

Cosa significa in parole semplici? Se un soggetto guida la moto (o altro mezzo) di un terzo in modo esclusivo e personale per più di 30 giorni, allora sul libretto deve essere aggiunto anche il suo nome, altrimenti si rischia una multa da un minimo di 728 euro fino a 3.636 euro.

Risarcimento in caso di incidente stradale

Se il pilota commette un sinistro mentre è alla guida di una moto non sua:

  • se è senza colpa, non ci sono particolari conseguenze, l’assicurazione del responsabile provvede al risarcimento dei danni;
  • se ha colpa invece, il conducente della moto non sua deve rimborsare i danni materiali all’intestatario del mezzo e subirà lui stesso eventuali conseguenze penali. I danni a terzi sono invece a carico della compagnia che ha assicurato il veicolo.

Attenzione: nel caso in cui la polizza stipulata dal proprietario della moto preveda la guida esclusiva o altre restrizioni particolari, allora in questo caso sono guai.

Conducente non proprietario della moto: pagamento della multa

Se chi viaggia in sella alla moto senza esserne proprietario prende una multa per violazione del Codice della Strada, in caso di contestazione immediata riceve il verbale personalmente e paga. Se invece la multa arriva dopo a casa, per contestazione differita, il proprietario della moto, per non pagare la multa (non avendo lui stesso infranto la legge), deve comunicare alle Autorità, entro 60 giorni, i dati anagrafici di chi era alla guida della sua moto in quel momento.

In ogni caso l’intestatario della moto resta corresponsabile in solido e quindi deve pagare la multa se il trasgressore non lo fa nei tempi stabiliti.

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La storia della Ferrari a Le Mans

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Ferrari e la 24 Ore di Le Mans: una lunga storia d’amore iniziata alla grande (nove vittorie in 16 anni) e proseguita non altrettanto bene a causa della scelta del Cavallino di “tradire” la Sarthe per concentrarsi sulla F1.

Dal 2023 le cose cambieranno: la Casa di Maranello tornerà infatti nella classe regina della più famosa corsa endurance del mondo esattamente mezzo secolo dopo l’ultima partecipazione ufficiale nel Mondiale Sportprototipi.

Di seguito troverete la storia della Ferrari alla 24 Ore di Le Mans: un racconto ricco di emozioni, successi e tanto altro.

Ferrari: la storia a Le Mans

La Ferrari debutta alla 24 Ore di Le Mans nel 1949, solo due anni dopo la nascita della prima auto da corsa del Cavallino, in occasione del ritorno della gara di durata francese dopo lo stop dovuto alla Seconda Guerra Mondiale.

Il marchio emiliano trionfa a sorpresa con una 166 MM spinta da un motore 2.0 V12 da 140 CV, una vettura capace di aggiudicarsi la Mille Miglia due mesi prima. Salgono sul gradino più alto del podio lo statunitense (italiano di nascita) Luigi Chinetti e il nobile britannico finanziatore dell’impresa Peter Mitchell-Thomson (noto anche come Lord Seldson). Chinetti guida per 22 ore e mezza su 24…

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La prima vittoria da ufficiale

Nella 24 Ore di Le Mans del 1954 la Ferrari trionfa per la prima volta in veste ufficiale con una 375 Plus (motore 5.0 V12 da 330 CV) guidata dall’argentino José Froilán González e dal francese Maurice Trintignant. Un’edizione priva di vetture Alfa Romeo (reduce dalla chiusura del reparto corse), Lancia e Austin-Healey.

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Trionfo sotto il diluvio

La terza vittoria Ferrari a Le Mans arriva nel 1958 – un’edizione bagnata dalla pioggia – grazie alla 250 TR58 guidata dal belga Olivier Gendebien e dallo statunitense Phil Hill.

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La prima doppietta

Nel 1960 la Ferrari deve vincere la 24 Ore di Le Mans per conquistare il Mondiale Sportprototipi e per non lasciare nulla al caso si presenta in Francia con ben 13 vetture ufficiali. Il risultato? La prima doppietta sulla Sarthe della storia del Cavallino: prima la 250 TR59/60 dell’equipaggio belga composto da Gendebien e Paul Frère, seconda la 250 TR59 del belga André Pilette e del messicano Ricardo Rodríguez.

La prima tripletta

La 24 Ore di Le Mans del 1961 vede la prima tripletta per la Ferrari: nei primi due posti troviamo due 250 TRI/61 (la prima guidata dal duo Gendebien/Hill, la seconda dal belga Willy Mairesse e dal britannico Mike Parkes), seguite da una 250 GT SWB privata di un equipaggio composto dal belga Pierre Noblet e dal francese Jean Guichet.

Alla fine della stagione Giotto Bizzarrini, Carlo Chiti e Romolo Tavoni abbandonano la Scuderia di Maranello in seguito a una lite con Enzo Ferrari. Il progetto 330 TRI/LM per il 1962 viene quindi completato da un giovane (26 anni) Mauro Forghieri, nominato nuovo responsabile tecnico del reparto corse del Cavallino.

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La regina di Le Mans

Nonostante la rivoluzione nel reparto corse la Ferrari continua ad essere la regina della 24 Ore di Le Mans: nel 1962 la Casa di Maranello si presenta con 18 auto al via e porta a casa un’altra tripletta. Prima la 330 TRI/LM Spyder di Gendebien/Hill davanti a due 250 GTO (al secondo posto il duo Noblet/Guichet e in terza piazza un equipaggio belga composto da “Eldé” e “Beurlys”). Si tratta dell’ultimo successo sulla Sarthe per un’auto a motore anteriore e per Gendebien, che dopo aver evitato un bruttissimo incidente durante la corsa decide di appendere il casco al chiodo.

Il dominio diventa ancora più netto nel 1963: un’edizione molto selettiva (solo 12 vetture al traguardo) caratterizzata per la prima volta dall’ordine di partenza stabilito dal tempo ottenuto nelle qualifiche e non più dalla cilindrata. Sei Rosse nei primi sei posti e un equipaggio interamente italiano sul gradino più alto del podio (Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini) su una 250 P davanti alla 250 GTO di “Beurlys” e del connazionale Gérard Langlois van Ophem e alla 250 P di Parkes e del nostro Umberto Maglioli. Per la Casa emiliana si tratta della settima vittoria in terra di Francia, la quarta consecutiva.

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La guerra con Ford

Alla fine del 1963 Ford offre 12 milioni di dollari a Enzo Ferrari per acquistare la Casa di Maranello. Il Drake è intenzionato a vendere ma al tempo stesso vuole rimanere al comando del reparto corse con la massima libertà di azione: quando scopre che nel contratto qualsiasi sforamento al budget annuale di 450 milioni di lire dev’essere approvato da Detroit fa saltare l’accordo.

Henry Ford II – presidente del colosso statunitense – decide due giorni dopo di fare tutto quello che è in suo potere per dare una lezione in pista al Cavallino: nasce la mitica GT40.

La 24 Ore di Le Mans 1964 vede il debutto delle incredibili sportive americane ma sono ancora troppo acerbe e nessuna riesce a tagliare il traguardo. La Ferrari ne approfitta per realizzare un’altra tripletta: prima la 275 P di Guichet e del nostro Nino Vaccarella davanti a due 330 P (quella del britannico Graham Hill e dello svedese Jo Bonnier e quella guidata da Bandini e dall’inglese John Surtees).

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L’ultima vittoria

Nel 1965 Ford schiera l’artiglieria pesante ma ancora una volta non riesce a portare le GT40 al traguardo: troppe soste ai box per fare rifornimento e tanti ritiri dovuti a problemi di surriscaldamento per via delle temperature elevate. Anche le Ferrari P2 ufficiali soffrono (dischi dei freni usurati e rotture di motori e cambi) ma a salvare l’onore della Casa di Maranello ci pensa la 250 LM guidata dall’austriaco Jochen Rindt e dallo statunitense Masten Gregory davanti ad altre due Rosse: un’altra 250 LM con equipaggio francese (Pierre Dumay e Gustave Gosselin) e una 275 GTB con un duo belga composto da Mairesse e “Beurlys”.

Un trionfo – il nono assoluto, il sesto consecutivo, l’ultimo per un’auto italiana – tinto di giallo: nella notte Gregory rientra ai box per chiedere il cambio a causa della scarsa visibilità dovuta alla nebbia (Masten guida con gli occhiali da vista) ma Rindt non si trova e Chinetti, responsabile del team NART, decide quindi di far salire in macchina il pilota di riserva (lo statunitense Ed Hugus) senza comunicarlo ai commissari (che altrimenti avrebbero impedito a Gregory di continuare a correre in quanto ufficialmente rimpiazzato). In caso di squalifica, però, va detto che la vittoria sarebbe comunque andata a un’altra Ferrari.

Il dominio Ford/Porsche

Nel 1966 termina il dominio Ferrari alla 24 Ore di Le Mans: prima a causa della Ford e in seguito per via della supremazia Porsche. L’anno seguente la Casa di Maranello riesce a portare a casa un secondo (Scarfiotti/Parkes) e un terzo posto (Mairesse/”Beurlys”) con la 330 P4, nel 1971 una 512M guidata dagli statunitensi Sam Posey e Tony Adamowicz taglia il traguardo in terza posizione mentre risale al 1973 – ultima partecipazione ufficiale del Cavallino nella categoria regina della corsa della Sarthe – l’ultimo podio assoluto: merito della seconda piazza rimediata dalla 312 PB-73 guidata dal nostro Arturo Merzario e dal brasiliano Carlos Pace.

Gli anni bui

Nel 1974 Ferrari continua a correre alla 24 Ore di Le Mans ma con GT gestite da team privati: da segnalare il quinto posto assoluto (e il trionfo nella classe GTS 5.0) della 365 GTB/4 guidata dai francesi Cyril Grandet e Dominique Bardini.

La 24 Ore di Le Mans del 1976 è la prima edizione dal secondo dopoguerra priva di auto del Cavallino (non ci sarà nessuna Rossa neanche nel 1983 e dal 1985 al 1992) e l’unico risultato degno di nota degli anni ‘80 risale al 1981 con il quinto posto (primo nella categoria IMSA GTX) della 512 BB/LM guidata da due francesi (Jean-Claude Andruet e Claude Ballot-Léna) e un belga (Hervé Regout).

Il ritorno negli anni ‘90

Nel 1993, dopo nove anni di assenza, una Ferrari torna a correre a Le Mans: si tratta di una 348 LM guidata dal britannico Robin Smith, dal nostro Stefano Sebastiani e dal giapponese Tetsuya Oita. La vettura, però, non prende il via a causa di un incidente nel warm-up.

L’anno seguente una 348 GTC-LM con un equipaggio interamente spagnolo (il principe Alfonso di Orléans-Borbone, Tomás Saldaña e Andrés Vilariño) arriva undicesima.

La 333 SP

Sempre nel 1994 la Ferrari mette in produzione la 333 SP: 40 esemplari destinati a team privati impegnati in gare endurance.

Grazie a questa vettura la Casa di Maranello riconquista la “top 10” della 24 Ore di Le Mans dopo 16 anni nel 1997 grazie al sesto posto ottenuto dai nostri Gianpiero Moretti (fondatore della Momo) e Max Papis e dal belga Didier Theys. L’anno successivo il sudafricano Wayne Taylor, il belga Eric van de Poele e lo spagnolo Fermin Velez ottengono invece l’ottavo posto assoluto e il successo nella classe LMP1.

La 550-GTS Maranello

Dopo un biennio (2000-2001) senza Ferrari a Le Mans la Casa emiliana torna a ottenere alcuni risultati di rilievo nella celebre corsa di durata francese grazie alla 550-GTS Maranello: decimo posto assoluto – e vittoria nella classe GTS – nel 2003 con il ceco Tomáš Enge, l’olandese Peter Kox e il britannico Jamie Davies.

Nel 2004 la sportiva di Maranello regala al Cavallino l’ultimo piazzamento in “top ten (9°). Merito di un equipaggio composto dallo svedese Rickard Rydell e da due britannici: Darren Turner e un certo Colin McRae (campione del mondo rally WRC nel 1995).

Successi di classe

A cavallo tra gli anni ‘00 e ‘10 del XXI secolo le GT Ferrari ottengono svariati successi di categoria alla 24 Ore di Le Mans: la F430 GT2, ad esempio, si aggiudica due volte la classe GT2 nel 2008 (19° assoluta con il nostro Gianmaria Bruni, il finlandese Mika Salo e il brasiliano Jaime Melo) e nel 2009 (18° con Melo, Salo e il tedesco Pierre Kaffer).

La 458 Italia GT2 porta invece a casa due vittorie in LMGTE Pro con Bruni, il nostro Giancarlo Fisichella e il finlandese Toni Vilander (17° nel 2012, 15° nel 2014) e sale sul gradino più alto del podio nella classe LMGTE Am nel 2015 con i russi Viktor Shaytar e Aleksey Basov e il nostro Andrea Bertolini (20° assoluti).

L’ultima soddisfazione risale alla 24 Ore di Le Mans del 2019 con il britannico James Calado, il nostro Alessandro Pier Guidi e il brasiliano Daniel Serra primi nella classe LMGTE Pro e 20° assoluti.

Presente e futuro

John Elkann, presidente Ferrari, darà il via alla 24 Ore di Le Mans 2021 mentre per il ritorno del Cavallino nella classe regina (la LMH, Le Mans Hypercar) 50 anni dopo l’ultima partecipazione ufficiale nel Mondiale endurance bisognerà attendere il 2023.

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Auto spaziose: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Il listino è pieno di auto spaziose, modelli in grado di offrire una buona abitabilità e/o un ampio bagagliaio.

Le vetture spaziose appartengono a diversi segmenti (station wagonberlineammiraglieSUV piccole, compatte, medie, grandi, monovolume e multispazio) e sono in grado di soddisfare le esigenze di qualsiasi automobilista.

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le auto spaziose in commercio in Italia (con i prezzi): tante proposte per tutti i gusti e tutte le tasche.

Auto spaziose: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Auto spaziose Alfa Romeo

  • Stelvio da 52.500 euro

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Auto spaziose Aston Martin

  • DBX 188.126 euro

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Auto spaziose Audi

  • A4 Avant da 38.800 euro
  • A4 allroad da 50.800 euro
  • A6 da 54.150 euro
  • A6 Avant da 56.550 euro
  • A6 allroad da 65.200 euro
  • A7 Sportback da 63.950 euro
  • A8 da 97.750 euro
  • Q3 da 36.150 euro
  • Q3 Sportback da 39.400 euro
  • Q5 da 51.250 euro
  • Q5 Sportback da 54.250 euro
  • Q7 da 72.450 euro
  • Q8 da 77.700 euro
  • e-tron da 73.200 euro
  • e-tron Sportback da 75.500 euro
  • Q4 e-tron da 45.700 euro

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Auto spaziose BMW

  • serie 3 Touring da 40.250 euro
  • serie 5 da 55.340 euro
  • serie 5 Touring da 57.690 euro
  • serie 7 da 99.750 euro
  • serie 2 Gran Tourer da 33.750 euro
  • serie 6 Gran Turismo da 66.900 euro
  • X1 da 33.000 euro
  • X3 da 55.200 euro
  • X4 da 59.600 euro
  • X5 da 69.900 euro
  • X6 da 81.500 euro
  • X7 da 98.350 euro
  • iX3 da 69.900 euro
  • iX da 84.000 euro

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Auto spaziose Cadillac

  • XT4 da 42.010 euro

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Auto spaziose Citroën

  • Grand C4 SpaceTourer da 30.400 euro
  • C5 Aircross da 27.400 euro
  • Berlingo da 20.950 euro
  • ë-Berlingo da 34.100 euro

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Auto spaziose Cupra

  • Leon Sportstourer da 38.600 euro

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Auto spaziose Dacia

  • Lodgy da 14.450 euro

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Auto spaziose DS

  • DS 9 da 56.200 euro
  • DS 7 Crossback da 37.200 euro

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Auto spaziose Evo

  • 4 16.900 euro
  • 5 14.900 euro

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Auto spaziose Fiat

  • Tipo 4 porte da 17.000 euro
  • Tipo SW da 20.000 euro
  • 500L Wagon da 22.050 euro

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Auto spaziose Ford

  • Focus SW da 25.550 euro
  • Mondeo 5 porte da 35.300 euro
  • Mondeo SW da 36.550 euro
  • S-Max da 39.850 euro
  • Puma da 21.000 euro
  • Tourneo Connect da 29.500 euro

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Auto spaziose Hyundai

  • i30 Wagon da 27.200 euro
  • Tucson da 29.400 euro
  • Santa Fe da 56.000 euro
  • Ioniq 5 da 44.750 euro

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Auto spaziose Jaguar

  • XF Sportbrake da 58.360 euro
  • E-Pace da 39.750 euro
  • F-Pace da 56.280 euro
  • I-Pace da 82.460 euro

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Auto spaziose Jeep

  • Wrangler Unlimited da 54.500 euro

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Auto spaziose Kia

  • Ceed SW da 25.800 euro
  • ProCeed da 31.050 euro

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Auto spaziose Lamborghini

  • Urus 225.730 euro

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Auto spaziose Land Rover

  • Defender 110 da 57.400 euro
  • Discovery Sport da 44.610 euro
  • Discovery da 63.500 euro
  • Range Rover Evoque da 40.300 euro
  • Range Rover Velar da 60.300 euro
  • Range Rover Sport da 75.500 euro
  • Range Rover da 111.000 euro

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Auto spaziose Lexus

  • NX da 53.000 euro
  • RX da 73.000 euro

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Auto spaziose Maserati

  • Ghibli da 74.450 euro
  • Quattroporte da 130.960 euro
  • Levante da 84.460 euro

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Auto spaziose Mazda

  • Mazda6 Wagon da 35.300 euro
  • CX-5 da 33.300 euro

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Auto spaziose Mercedes

  • classe E da 54.989 euro
  • classe E S.W. da 57.234 euro
  • classe S da 108.742 euro
  • CLA Shooting Brake da 34.371 euro
  • CLS da 89.448 euro
  • GLB da 37.770 euro
  • GLC da 50.768 euro
  • GLC Coupé da 55.042 euro
  • GLE da 74.094 euro
  • GLE Coupé da 82.146 euro
  • Citan da 23.205 euro
  • EQA da 51.150 euro
  • EQC da 73.644 euro

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Auto spaziose Mitsubishi

  • Outlander da 30.670 euro

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Auto spaziose Nissan

  • Qashqai da 25.500 euro
  • X-Trail da 28.755 euro

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Auto spaziose Opel

  • Astra ST da 26.950 euro
  • Insignia ST da 36.100 euro
  • Grandland X da 28.950 euro
  • Combo Life da 23.355 euro
  • Combo-e Life da 37.005 euro

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Auto spaziose Peugeot

  • 508 SW da 34.100 euro
  • 3008 da 30.100 euro
  • 5008 da 32.250 euro
  • Rifter da 22.500 euro
  • e-Rifter da 36.150 euro

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Auto spaziose Porsche

  • Panamera da 101.507 euro
  • Macan da 66.267 euro
  • Cayenne da 85.271 euro
  • Cayenne Coupé da 92.469 euro
  • Taycan Cross Turismo da 99.362 euro

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Auto spaziose Renault

  • Mégane Sporter da 27.400 euro
  • Talisman Sporter da 37.500 euro
  • Scénic da 29.100 euro
  • Captur da 21.150 euro
  • Arkana da 30.350 euro
  • Koleos da 35.450 euro
  • Kangoo da 25.000 euro

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Auto spaziose Rolls-Royce

  • Ghost da 320.000 euro
  • Phantom da 484.000 euro
  • Cullinan da 351.000 euro

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Auto spaziose Seat

  • Leon Sportstourer da 24.050 euro
  • Ateca da 24.400 euro
  • Tarraco da 31.500 euro

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Auto spaziose Skoda

  • Fabia Wagon da 18.150 euro
  • Octavia da 24.150 euro
  • Octavia Wagon da 25.200 euro
  • Superb da 35.650 euro
  • Superb Wagon da 36.750 euro
  • Karoq da 26.100 euro
  • Kodiaq da 29.450 euro
  • Enyaq iV da 35.950 euro

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Auto spaziose Ssangyong

  • Korando da 25.840 euro
  • Rexton da 37.400 euro

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Auto spaziose Subaru

  • Levorg da 33.000 euro
  • Forester da 35.500 euro

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Auto spaziose Suzuki

  • Swace da 29.500 euro

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Auto spaziose Tesla

  • Model S da 90.970 euro
  • Model Y da 63.980 euro
  • Model X da 100.970 euro

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Auto spaziose Toyota

  • Corolla Touring Sports da 29.150 euro
  • Prius da 30.400 euro
  • RAV4 da 36.850 euro
  • Land Cruiser 5 porte da 72.150 euro
  • Proace City Verso da 22.150 euro

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Auto spaziose Volkswagen

  • Golf Variant da 27.050 euro
  • Passat Variant da 36.300 euro
  • Tiguan da 31.750 euro
  • Tiguan Allspace da 39.500 euro
  • Touareg da 63.800 euro
  • Caddy da 25.940 euro
  • ID.4 da 43.150 euro

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Auto spaziose Volvo

  • V60 da 41.600 euro
  • V60 Cross Country da 51.050 euro
  • S90 da 51.500 euro
  • V90 da 55.500 euro
  • V90 Cross Country da 65.050 euro
  • XC90 da 69.950 euro

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MotoGP 2021: Binder sorpresa in Austria con la KTM, vittoria con le slick sul bagnato

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Credits: JOE KLAMAR/AFP via Getty Images

La vittoria a sorpresa di Brad Binder nel GP d’Austria 2021 al Red Bull Ring – undicesima tappa della MotoGP – è entrata di diritto tra i momenti più iconici della storia del Motomondiale. Il centauro della KTM, a differenza di molti altri rivali, non ha cambiato la moto con l’arrivo della pioggia e ha corso gli ultimi quattro giri sul bagnato con pneumatici slick. Dietro di lui le Ducati di Francesco Bagnaia e Jorge Martín, entrambi protagonisti di una rimonta pazzesca con le gomme rain nel finale (non sufficiente, però, per raggiungere il sudafricano).

MotoGP of Styria – Qualifying

Credits: Steve Wobser/Getty Images

MOTO-PRIX-AUT-MOTOGP-PRACTICE

Credits: JOE KLAMAR/AFP via Getty Images

MotoGP of Austria – Previews

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MOTO-PRIX-AUT-MOTOGP-RACE-PODIUM

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MOTO-PRIX-AUT-MOTOGP-RACE

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La corsa austriaca è stata talmente emozionante da aver fatto dimenticare l’assenza di Maverick Viñales, sospeso dalla Yamaha per aver danneggiato volontariamente il motore della sua moto durante il GP di Stiria di domenica scorsa.

MotoGP 2021 – GP Austria: le pagelle

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Francesco Bagnaia (Ducati)

Oggi a Francesco Bagnaia è mancata solo la vittoria e senza pioggia probabilmente l’avrebbe ottenuta. Nel Gran Premio migliore della sua carriera il centauro torinese – secondo al traguardo – si è dovuto “accontentare” di tornare sul podio dopo un digiuno lungo oltre tre mesi e di conquistare il secondo posto nella MotoGP 2021.

Un GP d’Austria quasi perfetto: al primo giro ha approfittato del contatto tra Quartararo e Martín per passare al comando, si è fatto soffiare temporaneamente il primo posto dal rivale francese ma lo ha ripreso subito dopo. Passato da Márquez con l’arrivo delle prime gocce,ha cambiato la moto ai box per via della pioggia e ha dato vita a una rimonta incredibile riuscendo a superare tutti tranne Binder.

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Fabio Quartararo (Yamaha)

Fabio Quartararo ha interrotto la striscia di tre podi consecutivi ma è ancora saldamente in testa alla MotoGP 2021.

Il suo GP d’Austria al Red Bull Ring è iniziato male ma al sesto giro è tornato in “top 3” ed è stato addirittura in testa per una tornata adottando uno stile di guida un po’ troppo esuberante per un leader del Motomondiale che dovrebbe essere più “calcolatore”. Dopo aver perso la “top 3” al 20° giro contro Márquez, non è riuscito a sfruttare al meglio le gomme rain dopo il cambio moto. Il risultato finale? Settimo.

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Johann Zarco (Ducati)

Un GP d’Austria da dimenticare per Johann Zarco: il pilota francese ha buttato all’aria la gara con una caduta ed è passato da secondo a quarto nella classifica del Mondiale Piloti MotoGP 2021.

Sempre in “top 3” nei primi tre giri e in seguito una gara in calando fino al ritiro alla 18° tornata.

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Jorge Martín (Ducati)

Dopo il trionfo di domenica scorsa Jorge Martín ha superato il secondo esame di maturità al Red Bull Ring conquistando un terzo posto pazzesco nel GP d’Austria.

Ancora una splendida prestazione del centauro spagnolo, autore della pole position ieri e partito alla grande oggi: costretto a cedere la prima posizione a Bagnaia dopo un contatto con Quartararo, ha sofferto nei primi giri ma si è riscattato presto riportandosi in “top 3” alla quarta tornata grazie alla potenza della sua Ducati. Due giri dopo ha commesso un errore nel tentativo di superare Bagnaia ma dopo il cambio moto (effettuato molto rapidamente) ha tirato fortissimo riuscendo ad acciuffare il podio.

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Brad Binder (KTM)

Coraggio e incoscienza: così Brad Binder ha vinto il GP d’Austria al Red Bull Ring portando a casa il secondo successo (e il secondo podio) in carriera in MotoGP.

Il centauro sudafricano non si è “limitato” a correre nel finale con le gomme slick su una pista bagnata ma è anche riuscito ad andare molto più veloce degli altri piloti che hanno adottato la stessa strategia. Un trionfo leggendario.

MotoGP 2021 – I risultati del GP d’Austria

Prove libere 1

1 Johann Zarco (Ducati) 1:22.827
2 Joan Mir (Suzuki) 1:23.625
3 Álex Rins (Suzuki) 1:23.730
4 Takaaki Nakagami (Honda) 1:23.790
5 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:23.841

Prove libere 2

1 Iker Lecuona (KTM) 1:27.520
2 Johann Zarco (Ducati) 1:30.917
3 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:31.237
4 Marc Márquez (Honda) 1:31.353
5 Jack Miller (Ducati) 1:31.812

Prove libere 3

1 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:22.874
2 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:22.968
3 Johann Zarco (Ducati) 1:23.012
4 Marc Márquez (Honda) 1:23.132
5 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:23.138

Prove libere 4

1 Johann Zarco (Ducati) 1:24.037
2 Enea Bastianini (Ducati) 1:24.157
3 Joan Mir (Suzuki) 1:24.165
4 Álex Rins (Suzuki) 1:24.202
5 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:24.218

Qualifiche

1 Jorge Martín (Ducati) 1:22.643
2 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:22.677
3 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:23.063
4 Johann Zarco (Ducati) 1:23.120
5 Marc Márquez (Honda) 1:23.227

Warm up

1 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:23.629
2 Johann Zarco (Ducati) 1:24.011
3 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:24.016
4 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:24.141
5 Jorge Martín (Ducati) 1:24.204

Le classifiche
La classifica del GP di’Austria 2021
Brad Binder (KTM) 40:46.928
Francesco Bagnaia (Ducati) + 10,0 s
Jorge Martín (Ducati) + 11,6 s
Joan Mir (Suzuki) + 12,6 s
Luca Marini (Ducati) + 14,8 s
Classifica Mondiale Piloti
Fabio Quartararo (Yamaha) 181 punti
Francesco Bagnaia (Ducati) 134 punti
Joan Mir (Suzuki) 134 punti
Johann Zarco (Ducati) 132 punti
Jack Miller (Ducati) 105 punti

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Grandi SUV: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Poche auto sanno essere eleganti e versatili come le grandi SUV: le crossover più lunghe di 4,80 metri sono molto apprezzate da clienti facoltosi che amano distinguersi.

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le grandi SUV in commercio in Italia (con i prezzi): tante proposte per tutti i gusti.

Grandi SUV: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Grandi SUV Aston Martin

  • DBX 188.126 euro

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Grandi SUV Audi

  • Q7 da 72.450 euro
  • Q8 da 77.700 euro
  • e-tron da 73.200 euro
  • e-tron Sportback da 75.500 euro

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Grandi SUV Bentley

  • Bentayga da 179.142 euro

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Grandi SUV BMW

  • X5 da 69.900 euro
  • X6 da 81.500 euro
  • X7 da 98.350 euro
  • iX da 84.000 euro

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Grandi SUV Ford

  • Explorer 81.000 euro

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Grandi SUV Hyundai

  • Santa Fe da 56.000 euro

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Grandi SUV Jeep

  • Wrangler Unlimited da 54.500 euro

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Grandi SUV Kia

  • Sorento da 44.500 euro

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Grandi SUV Lamborghini

  • Urus 225.730 euro

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Grandi SUV Land Rover

  • Discovery da 63.500 euro
  • Range Rover Sport da 75.500 euro
  • Range Rover da 111.000 euro

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Grandi SUV Lexus

  • RX da 73.000 euro

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Grandi SUV Maserati

  • Levante da 84.460 euro

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Grandi SUV Mercedes

  • GLE da 74.094 euro
  • GLE Coupé da 82.146 euro
  • GLS da 96.730 euro
  • classe G da 114.390 euro

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Grandi SUV Porsche

  • Cayenne da 85.271 euro
  • Cayenne Coupé da 92.469 euro

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Grandi SUV Rolls-Royce

  • Cullinan da 351.000 euro

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Grandi SUV Ssangyong

  • Rexton da 37.400 euro

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Grandi SUV Subaru

  • Outback da 42.750 euro

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Grandi SUV Tesla

  • Model X da 100.970 euro

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Grandi SUV Toyota

  • Land Cruiser 5p. da 72.150 euro
  • Highlander da 52.200 euro

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Grandi SUV Volkswagen

  • Touareg da 63.800 euro

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Grandi SUV Volvo

  • XC90 da 69.950 euro

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Cosa fare per evitare l’usura e il consumo eccessivo della frizione

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La frizione è uno degli elementi più importanti di una vettura, fa parte infatti del sistema responsabile della trasmissione di potenza e velocità tra motore e scatole del cambio. In quanto tale, ha bisogno di essere tenuta sempre sotto controllo. Il compito della frizione è quello di collegare il volano con l’albero motore, fungendo da separatore tra il motore della vettura e le ruote.

La durata di vita della frizione dipende molto dal tipo di veicolo e dallo stile di guida del conducente, ma vediamo come possiamo accorgerci che c’è qualcosa che non va nel suo funzionamento, cosa dobbiamo fare e soprattutto quali comportamenti tenere alla guida per evitare l’usura e il consumo eccessivo della frizione stessa.

I segnali di malfunzionamento della frizione

Tra i segnali che indicano un malfunzionamento e l’usura eccessiva della frizione c’è senza dubbio lo slittamento della stessa. Cosa succede? Il numero dei giri del motore aumenta, ma non avviene lo stesso con la sua velocità.

È possibile controllare che tutto funzioni alla perfezione provando a lasciare la frizione molto lentamente dopo aver acceso l’auto. Se la macchina si spegne anticipatamente, allora significa che la frizione è eccessivamente usurata e va sostituita.

Altro segnale di un problema della frizione, in particolare del disco del sistema, è la difficoltà nell’inserire le marce. Se si fa fatica a fare questo gesto, allora potrebbero essersi eccessivamente usurati sia il disco che lo spingidisco.

Altri sintomi di malfunzionamento della frizione possono essere:

  • rumori metallici fastidiosi che provengono dal cuscinetto, che in genere non si sentono quando di preme con il piede sul pedale;
  • l’auto che ‘strappa’ durante le partenze da fermi;
  • lo scarso rendimento del veicolo in salita.

Auto con cambio automatico: cosa cambia?

In genere le vetture che hanno cambio automatico hanno un punto di forza sulle altre: la frizione gode di una lunghezza di vita maggiore. Si tratta infatti di tipologie di trasmissione che possono arrivare a durare anche fino a 300.000 chilometri di percorrenza, questo grazie al loro funzionamento automatico, senza che il conducente interferisca in alcun modo. Spesso capita anche che la frizione, nelle auto con cambio automatico, non debba mai essere sostituita. (Tenete presente che si tratta di ‘simil-frizioni’ che lavorano autonomamente, non vi è infatti alcun pedale per il conducente).

Nelle auto dotate invece del normale cambio meccanico, in genere la durata della frizione si attesta tra un minimo di 60.000 chilometri e un massimo di 200.000 km. Una differenza davvero sostanziale, che ci fa infatti capire quanto sia fondamentale lo stile di guida per prolungare la durata della frizione della macchina.

Come mantenere la frizione in buona salute e farla durare più a lungo

Vediamo alcuni consigli utili per aumentare la durata di vita della frizione della propria auto:

  • premere a fondo sul pedale;
  • non tenere però il pedale premuto per troppo tempo o quando comunque non è più necessario;
  • tenere l’auto in folle per esempio quando il semaforo è rosso, senza spingere col piede sul pedale della frizione con la prima marcia inserita;
  • fare il cambio olio ogni due anni;
  • non tenere mai il piede anche solo lievemente appoggiato sul pedale, per evitare l’usura del reggispinta;
  • non esercitare tensione sul cambio durante le manovre di parcheggio.

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Monovolume: l’elenco completo (con i prezzi)

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Le monovolume sono una razza in via d’estinzione: una decina di anni fa le MPV rappresentavano oltre il 10% del mercato mentre oggi incidono solo per l’1% sul totale delle immatricolazioni in Italia.

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le monovolume in commercio, vetture che ancora oggi rappresentano – grazie al cofano corto e all’eccellente sfruttamento dello spazio interno – la soluzione migliore per le famiglie e per chi cerca praticità.

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BMW

  • serie 2 Active Tourer da 30.400 euro
  • serie 2 Gran Tourer da 33.750 euro

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Citroën

  • Grand C4 SpaceTourer da 30.400 euro

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Dacia

  • Lodgy da 14.450 euro

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Fiat

  • 500L da 20.250 euro
  • 500L Wagon da 22.050 euro

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Ford

  • S-Max da 39.850 euro
  • Galaxy da 44.150 euro

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Mercedes

  • classe B da 25.365 euro

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Opel

  • Zafira Life da 36.500 euro
  • Zafira-e Life da 49.660 euro

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Renault

  • Scénic da 29.100 euro
  • Grand Scénic da 30.700 euro
  • Espace da 45.300 euro

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Toyota

  • Prius+ da 33.150 euro

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Volkswagen

  • Touran da 34.700 euro

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SUV medie: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Le SUV medie hanno da tempo rimpiazzato le berline, le station wagon e le monovolume e oggi sono scelte da molte famiglie che hanno bisogno di spazio e versatilità: generalmente si considerano Sport Utility medie quelle più lunghe di quattro metri e mezzo ma più corte di 4,80 metri.

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le SUV medie in commercio in Italia (con i prezzi): tante proposte per tutti i gusti e (quasi) tutte le tasche.

SUV medie: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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SUV medie Alfa Romeo

  • Stelvio da 52.500 euro

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SUV medie Audi

  • Q5 da 51.250 euro
  • Q5 Sportback da 54.250 euro

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SUV medie BMW

  • X3 da 55.200 euro
  • X4 da 59.600 euro
  • iX3 da 69.900 euro

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SUV medie Cadillac

  • XT4 da 42.010 euro

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SUV medie DS

  • DS 7 Crossback da 37.200 euro

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SUV medie Evo

  • 6 19.900 euro

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SUV medie Ford

  • Mustang Mach-E da 49.900 euro

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SUV medie Giotti Victoria

  • Glory 24.490 euro

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SUV medie Honda

  • CR-V da 36.900 euro

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SUV medie Hyundai

  • Ioniq 5 da 44.750 euro

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SUV medie Jaguar

  • F-Pace da 56.280 euro
  • I-Pace da 82.460 euro

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SUV medie Kia

  • EV6 da 49.500 euro

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SUV medie Land Rover

  • Defender 110 da 57.400 euro
  • Discovery Sport da 44.610 euro
  • Range Rover Velar da 60.300 euro

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SUV medie Lexus

  • NX da 53.000 euro

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SUV medie Mahindra

  • XUV500 da 21.240 euro

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SUV medie Mazda

  • CX-5 da 33.300 euro

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SUV medie Mercedes

  • GLC da 50.439 euro
  • GLC Coupé da 55.042 euro
  • EQC da 73.644 euro

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SUV medie MG

  • EHS da 35.850 euro

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SUV medie Mitsubishi

  • Outlander da 30.670 euro

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SUV medie Nissan

  • X-Trail da 28.755 euro

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SUV medie Peugeot

  • 5008 da 32.250 euro

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SUV medie Porsche

  • Macan da 66.267 euro

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SUV medie Renault

  • Koleos da 35.450 euro

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SUV medie Seat

  • Tarraco da 31.500 euro

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SUV medie Skoda

  • Kodiaq da 29.450 euro
  • Enyaq iV da 35.950 euro

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SUV medie Subaru

  • Forester da 35.500 euro

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SUV medie Suzuki

  • Across da 56.900 euro

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SUV medie Tesla

  • Model Y da 63.980 euro

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SUV medie Toyota

  • RAV4 da 36.850 euro

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SUV medie Volkswagen

  • ID.4 da 43.150 euro

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SUV medie Volvo

  • XC60 da 48.900 euro

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Come faccio a frenare in tutta sicurezza in moto?

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Ci sono alcuni accorgimenti utili da tenere presente durante la guida di una moto, per frenare in sicurezza, senza compromettere la stabilità del mezzo. Spesso infatti il pilota si concentra esclusivamente sulla manopola del gas, sulle pieghe in curva, e presta meno attenzione alla postura da tenere durante le fasi di frenata. Invece è molto importante imparare a frenare in maniera corretta, per una maggiore sicurezza. Vediamo cosa bisogna sapere.

Frenare in moto: l’esperienza

L’esperienza nella guida di una moto (e qualsiasi altro veicolo) fa chiaramente la differenza. Ma non è l’unica cosa importante, entra in gioco anche la fiducia. Infatti bisogna sapere che, durante le fasi di frenata con la propria moto, è fondamentale affidarsi alla gomma anteriore, al pedale e alla leva destra (oltre a fare tanta pratica). Attenzione a guidare sempre sicuri e sciolti, evitando staccate esagerate prima delle curve e rallentando progressivamente quando si ha intenzione di fermarsi o frenare in maniera profonda.

La postura corretta per frenare in moto

Prima cosa da imparare: come tenere il freno. Il consiglio degli esperti è quello di frenare usando almeno due dita, l’indice e il medio, visto che alcuni ne usano uno solo e altri addirittura tutt’e quattro. È importante mantenere un buon controllo del manubrio, ma anche acquisire la postura corretta, stringendo le gambe al serbatoio, per rimanere più stabili sulla moto, senza scivolare, e mantenendo le braccia flesse e un po’ angolate.

Come frenare in moto

In genere bisognerebbe iniziare a rallentare con il freno posteriore e subito dopo con quello anteriore, basta una sola frazione di secondo. Solo spingendo prima sul pedale e poi sulla leva è possibile dare più stabilità al veicolo e maggiore efficacia alla frenata. In genere il 30% della frenata dovrebbe arrivare dal pedale e il 70% dalla leva.

Riferimenti e sguardo durante la frenata

Una cosa fondamentale è tenere dei riferimenti. Cosa significa? Se dovete iniziare la piega con i freni ancora in mano, imparate a prendervi un riferimento che indica dove iniziare a frenare e l’altro che dice invece dove mollare i freni, può aiutare a separare la fase di frenata da quella di percorrenza della curva.

Attenzione: non guardate i riferimenti durante la frenata, teneteli semplicemente d’occhio e cercate di mantenere sempre lo sguardo dritto davanti a voi, senza irrigidirvi.

Evitate inoltre frenate brusche, quando è possibile ovviamente. In genere il consiglio è quello di frenare con dolcezza e tirare sempre di più la leva poi, progressivamente.

Ultimo e importante consiglio per imparare a frenare correttamente in moto

Una volta imparate tutte queste nozioni teoriche di base, è bene iniziare a fare pratica e provare tutti gli insegnamenti ricevuti in sella alla propria moto, per una frenata perfetta. Potete trovare un parcheggio o un tratto di strada libera, esercitarvi raggiungendo gli 80-90 km/h e continuando a provare a frenare, sino a fermarvi del tutto. Riprovate più e più volte, aumentando la forza della frenata. È molto utile per prendere man mano sempre più dimestichezza con i freni della moto.

Tutte queste conoscenze devono essere poi applicate anche su strada.

Attenzione: non dimenticate la manutenzione dell’impianto frenante della moto. Tutto deve funzionare alla perfezione, altrimenti addio frenate e viaggi in sicurezza. Lo stato dei freni, dischi e pastiglie, deve essere controllato periodicamente da un meccanico e il liquido freni sostituito ogni due anni.

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