La moto non parte o fatica a accendersi: le possibili cause

title

Credits: iStock

Purtroppo può capitare, per sfortuna del motociclista che arriva ‘carico’ in garage per partire per una gita in sella alla sua due ruote, che quest’ultima non parta. Vediamo quali possono essere le cause di questo problema e le possibili soluzioni.

Attenzione al cavalletto della moto

Forse non tutti lo sanno, eppure ci sono moltissimi motociclisti che hanno rischiato di farsi davvero male cadendo in moto, ‘semplicemente’ perché sono partiti con il cavalletto abbassato. Basta arrivare alla prima curva a sinistra per cadere, è logico. Ci sono molte moto che si spengono in automatico quando si abbassa il cavalletto e che non si accendono più sino al momento in cui non si alza. Altrimenti raccomandiamo di fare attenzione a questo elemento. Se luci e tutto il resto funzionano ma la moto non parte, riflettete.

La moto non parte: l’aria aperta

È possibile, sulle moto che possiedono la leva dell’aria, che questa rimanga aperta e che quindi il motore si ingolfi, senza riuscire a ‘prendere’ benzina come dovrebbe. Per questo può risultare difficile far partire la moto, ma basta chiudere la leva dell’aria e aspettare qualche minuto per poter accendere la due ruote.

Attenzione: può succedere anche il contrario e quindi che l’airbox sia intasato e la moto abbia invece bisogno dell’aria per poter partire. Non dimenticate però una cosa importante, la vostra amata motocicletta potrebbe essere ‘soffocata’ anche a causa della marmitta intasata.

Marce e frizione: la moto non vuole partire

Altra problematica: per partire dovete tirare la frizione e premere nello stesso istante sullo starter. Se non lo fate, allora la moto non parte. Altra causa per cui potrebbe non partire è che non siete in folle oppure che non avete tirato il freno anteriore (questo avviene principalmente sugli scooter).

La batteria della moto è scarica

Niente da fare, come succede per l’auto, anche per la moto se la batteria è scarica non si parte. Questo può succedere se lasciate la moto tutto inverno ‘in letargo’ nel garage, senza staccare la batteria. Ma può avvenire anche semplicemente perché la batteria è troppo vecchia, finisce il suo ciclo di vita e non è più possibile nemmeno ricaricarla. L’unica cosa da fare per capire se si riprende e attaccarla ad un altro mezzo e vedere se parte.

Il problema della candela

Si tratta di un elemento fondamentale per la vostra moto, che per svariati motivi si può bruciare. La causa può essere una carburazione troppo magra o troppo grassa, oppure la candela è troppo distanziata e non riesce a provocare la scintilla responsabile dell’accensione. O ancora, può essere arrivata alla fine del suo ciclo vitale e deve essere sostituita. Fortunatamente non si tratta di una spesa elevata.

Grippare la moto

Questa è una delle peggior cose che può succedere a un motociclista: grippare. Purtroppo accade se il motore non è ben lubrificato, anche se solitamente ci si accorge di questa condizione. Nel caso in cui invece sfugga, allora bisogna portare la moto dal meccanico e far fare i lavori necessari al motore.

Il problema della benzina

Questa è la causa più banale, ma a volte, per distrazione, si è convinti di aver lasciato la moto col pieno in garage o comunque non a secco. Eppure la prendiamo per partire e non si accende. Siete sicuri di aver fatto benzina?

L’articolo La moto non parte o fatica a accendersi: le possibili cause proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Auto a metano: l’elenco completo

title

Le auto a metano sono molto richieste in Italia: merito del basso prezzo alla pompa del gas naturale e dell’ampia disponibilità di distributori (specialmente al Nord e al Centro).

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le auto a metano in commercio. Non abbiamo preso in considerazione i pick-up in quanto veicoli commerciali e quindi immatricolabili esclusivamente come autocarro.

Auto a metano: l’elenco completo

title

Audi

  • A3 Sportback 1.5 g-tron 131 CV da 31.900 euro
  • A4 Avant 2.0 g-tron 170 CV da 44.900 euro
  • A5 Sportback 2.0 g-tron 170 CV da 49.700 euro

title

Fiat

  • Panda 0.9 TwinAir Turbo Natural Power 80 CV da 17.050 euro
  • Panda Cross 0.9 TwinAir Turbo Natural Power 80 CV 19.450 euro

title

Lancia

  • Ypsilon 0.9 TwinAir Metano Ecochic 71 CV da 18.300 euro

title

Seat

  • Ibiza 1.0 TGI 90 CV da 18.650 euro
  • Leon 1.5 TGI 130 CV da 27.300 euro
  • Arona 1.0 TGI 90 CV da 19.900 euro

title

Skoda

  • Scala 1.0 G-Tec 90 CV da 22.730 euro
  • Octavia 1.5 G-TEC 131 CV da 29.350 euro
  • Octavia Wagon 1.5 G-TEC 131 CV da 30.400 euro
  • Kamiq 1.0 G-Tec 90 CV da 23.240 euro

title

Volkswagen

  • up! 1.0 eco 68 CV da 17.000 euro
  • Polo 1.0 TGI 90 CV da 19.200 euro
  • Golf 1.5 TGI 131 CV da 32.500 euro
  • Golf Variant 1.5 TGI 131 CV da 33.450 euro

L’articolo Auto a metano: l’elenco completo proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Auto ibride, quali sono i vantaggi per chi le sceglie?

title

Credits: iStock

Le auto ibride si diffondono sempre più anche nel nostro Paese, famose per i vantaggi che portano agli automobilisti che le scelgono, sia dal punto di vista fiscale, che dei consumi e delle emissioni inquinanti. Le vetture dotate di questa tecnologia hanno un motore a combustione abbinato a un motore elettrico. È bene sapere quali sono i loro vantaggi e i loro difetti, prima di scegliere una macchina ibrida. Per molti sono infatti un’ottima scelta prima di arrivare all’elettrico, ma ci sono diversi fattori da considerare per capire se si tratta del tipo di auto ideale per le proprie esigenze.

Quanto consuma una vettura ibrida?

Le auto ibride, come grande vantaggio, hanno anche la possibilità di utilizzare un motore elettrico (oltre al classico a combustione), per alleggerire il carico di quello termico. Questo comporta una diminuzione dei consumi di carburante, soprattutto se si riesce a adeguare la guida a uno stile tranquillo e delicato sui comandi, sull’accelerazione e sulle frenate.

Le auto ibride sono la soluzione ottimale e danno il meglio di sé soprattutto nei tragitti caratterizzati da lunghe decelerazioni, situazioni in cui le batterie elettriche hanno la possibilità di ricaricarsi grazie al sistema di frenata rigenerativa. In questo modo le batterie possono poi essere sfruttate in accelerazione, una volta cariche, e i consumi ne beneficiano.

Altri vantaggi delle auto ibride: il comfort e le emissioni

Ottima soluzione per la guida in città, l’auto ibrida è apprezzata senza alcun dubbio per l’assenza di vibrazioni e per la silenziosità, oltre a essere molto comoda da guidare, grazie al cambio automatico. Le vetture ibride sono apprezzate inoltre, come abbiamo detto, per i bassi consumi, a cui sono legate anche le emissioni allo scarico contenute che, in città, permettono di accedere nelle zone a traffico limitato e di guidare anche nelle giornate dedicate ai ‘blocchi del traffico’.

Auto ibrida e bollo auto

Il bollo auto, come già sappiamo, è una tassa regionale. Per questo il pagamento del tributo a carico delle vetture ibride chiaramente dipende dalla regione di residenza. In alcune regioni c’è l’esenzione totale per alcune annualità dalla prima immatricolazione, in altre la limitazione del pagamento alla potenza del motore termico o altre riduzioni. È necessario informarsi presso l’ACI o direttamente sul sito.

Auto ibrida e manutenzione

La manutenzione può essere più conveniente e meno dispendiosa, ad esempio per la presenza delle batterie e della frenata rigenerativa, che consentono di diminuire il consumo dei freni. Il motore lavora meno su questa tipologia di vetture, per ciò la vita meccanica dell’auto dovrebbe essere più lunga. Chiaramente non è una certezza, dipende da caso a caso.

Attenzione: una vettura ibrida senza dubbio pesa di più rispetto a una variante classica della stessa auto, alimentata a benzina. Si tratta inoltre di una tecnologia aggiuntiva per il costruttore, chiaramente costosa, e che porta quindi a un aumento del prezzo di listino. Quindi ad oggi le auto ibride costano di più delle vetture a benzina e diesel.

Un’ultima considerazione: guidare una vettura ibrida può essere molto comodo anche grazie al cambio automatico. La presenza delle batterie è inoltre molto vantaggiosa, soprattutto nella modalità di vivere gli spostamenti nel quotidiano. L’auto ibrida è la soluzione perfetta per chi vive in zone che garantiscono elevati vantaggi fiscali per questa tipologia di motorizzazione e per chi guida in situazione in cui i consumi si abbasserebbero davvero molto (insieme alle emissioni inquinanti).

L’articolo Auto ibride, quali sono i vantaggi per chi le sceglie? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Il peso dell’auto influisce sui consumi? Cosa dobbiamo sapere

title

Credits: iStock

Il tema dei consumi dell’auto è molto sentito, ogni automobilista infatti è alla ricerca dei giusti “trucchi” per risparmiare sulla spesa del carburante. A questo proposito, si è anche spesso alla ricerca dei parametri che influenzano appunto i consumi, tra questi ad esempio c’è anche il peso del veicolo. Per un principio fisico molto semplice infatti più l’auto è pesante, più consuma carburante.

Peso dell’auto, dimensioni e consumi

Chiaramente il peso di un veicolo è collegato alle sue dimensioni ed è uno degli elementi che più influenza i consumi di carburante del veicolo stesso. Questo è il motivo per cui, prima di comprare una nuova macchina, è fondamentale considerarne appunto il peso e il volume. Per esempio, una normale utilitaria consente di abbattere di molto i costi determinati dal consumo di benzina o diesel rispetto a un SUV o comunque una vettura più grande e pesante. Vediamo quindi tutto quello che c’è da sapere.

Peso dell’auto e come risparmiare

La maggior parte dei clienti presenti oggi sul mercato automobilistico nazionale e internazionale è alla ricerca prevalentemente di auto accessoriate, tecnologiche e sicure, ma anche leggere e economiche quindi nei consumi. Questo emerge dalle statistiche effettuate dagli esperti, e la Case auto lo sanno bene. Anche le nuove norme che riguardano la riduzione delle emissioni di inquinanti dei veicoli hanno determinato la prevalenza delle utilitarie nella scelta dell’automobilista medio. Il 75% circa del consumo di carburante è legato al peso dell’auto, questo significa che anche solo una riduzione di 100 kg di un mezzo consente di diminuire di molto il consumo di CO2 per ogni chilometro percorso. Se pensiamo a un’utilitaria, il suo peso medio in genere varia tra i 1.000 e i 2.000 kg, è molto contenuto, e permette infatti di spendere molto meno sia per il carburante, che per l’assicurazione e il bollo auto.

Meno consumi, più risparmi: viaggiare con un’auto leggera

Siamo quindi arrivati a questo punto dell’articolo con una certezza: il peso dell’auto determina i suoi consumi e quindi la spesa per il carburante. Ecco perché ci sono anche delle piccole strategie da seguire per risparmiare:

  • innanzitutto, soprattutto dopo un lungo viaggio (e comunque è bene farlo periodicamente) è bene controllare, pulire e sistemare il bagagliaio dell’auto. Può capitare infatti che vi rimangano accumulati alcuni oggetti non essenziali da tenere a bordo, che aumentano il carico e quindi il peso della vettura, rimanendo tra l’altro inutilizzati del baule. Non è più un segreto quindi, e sicuramente non lo era nemmeno prima di leggere questo articolo (ma ora ne abbiamo spiegato i motivi) che il peso dell’auto influisce di molto sul consumo di carburante. Un dato? Anche ‘solo’ 20 kg determinano un consumo di carburante aggiuntivo dello 0,5%. Non dimenticate quindi mai di eliminare o almeno ridurre i pesi superflui a bordo della macchina;
  • altra abitudine che potrebbe essere davvero molto vantaggiosa per risparmiare, oltre che per la salvaguardia dell’ambiente e dell’aria che respiriamo, è non spostare l’auto per fare brevi tragitti, che possono essere effettuati in maniera molto facile e veloce anche a piedi o con i mezzi pubblici, soprattutto in città.

Le auto di piccole dimensioni sono di sicuro la scelta migliore per consumare una minore quantità di carburante. Non solo, come abbiamo già detto, inquinano meno, sono più facili da spostare anche nelle più complesse manovre di parcheggio e consentono di pagare meno sia di bollo che di assicurazione.

L’articolo Il peso dell’auto influisce sui consumi? Cosa dobbiamo sapere proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Patente dimenticata, quali sono le sanzioni in questo caso?

title

Credits: iStock

La patente, lo sappiamo bene, è uno dei documenti più importanti da portare sempre con sé, indispensabile quando si guida l’auto e qualsiasi altro veicolo. Dimenticare la licenza di guida a casa oppure in ufficio o sul posto di lavoro comporta quindi una multa. Vediamo il valore della sanzione e come sono puniti gli automobilisti che guidano senza portare con sé la patente.

Cosa dice il Codice della Strada in merito?

Il nostro Codice ci obbliga ad avere sempre con noi la nostra patente di guida quando conduciamo qualsiasi tipo di veicolo, che sia per andare al lavoro, per tornare a casa, per fare pochi o tanti chilometri, per andare a fare la spesa o in vacanza. È obbligatorio avere sempre con sé il proprio documento, la regolare licenza di guida. Se un automobilista, nel momento in cui viene fermato dalla Polizia per un controllo, si accorge di non avere con sé la patente, allora è possibile che incorra in una multa del valore di 41 euro (articolo 180 comma 1 e comma 6 del Codice della Strada in vigore in Italia).

Guidare senza portare con sé la propria patente, per negligenza oppure per una dimenticanza, significa rischiare quindi la sanzione, ma non solo. Questo infatti è quello che succede se l’Agente delle Forze dell’Ordine che ferma la vettura al posto di blocco verifica la reale esistenza del documento dimenticato a casa (o in qualsiasi altro luogo) nel database della Motorizzazione (è possibile farlo digitalmente). Una volta eseguito il controllo da parte della Polizia, allora l’automobilista ha l’obbligo di presentarsi in caserma per esibire il suo documento di guida entro 30 giorni dal momento in cui è stato fermato per il controllo.

Cosa succede se la patente è scaduta

Se un automobilista guida senza portare con sé la sua patente, come abbiamo visto, viene punito con la multa di 41 euro. Se, al momento del controllo da parte degli Agenti di Polizia, risulta che la licenza di guida è scaduta, allora la sanzione di 41 euro diventa una multa del valore di 155 euro. E non è tutto, il reato è ancora più grave se la patente è scaduta da più di 3 anni. In questo caso quindi la Motorizzazione Civile chiede al titolare del documento di rifare l’esame che serve per conseguire la patente di guida.

Altre sanzioni relative alla guida senza patente

Ci sono anche dei casi, fortunatamente più rari, in cui un automobilista viene ‘scoperto’ alla guida di una vettura da parte degli Agenti di Polizia, senza mai aver realmente conseguito la patente. Fatto gravissimo, violazione del Codice della Strada che comporta una multa di 2.257 euro.

Altro caso: come abbiamo visto, è fondamentale che l’automobilista ‘beccato’ senza la patente (per dimenticanza) si presenti in caserma per esibire il suo documento (non scaduto e regolare) entro 30 giorni dal momento in cui viene fermato al posto di blocco. Nel caso in cui questo non avvenga, allora entra in vigore una sanzione accessoria del valore di 419 euro (è quanto prevede il Codice della Strada all’articolo 180 commi 1 e 7).

Infine dobbiamo dire anche che un automobilista che subisce un incidente mentre si trova alla guida di una vettura regolarmente assicurata con contratto RCA, anche nel caso in cui non abbia con sé la patente di guida, ha diritto a ricevere il risarcimento dei danni da parte della compagnia assicurativa (tenuta adempiere agli obblighi previsti dal contratto). Basta recarsi in caserma con la patente il giorno dopo l’incidente.

L’articolo Patente dimenticata, quali sono le sanzioni in questo caso? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Che cosa sono i fari dell’auto a matrice di led e come funzionano

title

Credits: iStock

L’argomento non è conosciuto a tutti, o meglio, forse la maggior parte degli automobilisti sa dell’esistenza dei fari a matrice led per la propria macchina, ma non conosce nel dettaglio come sono fatti e come funzionano. Per questo cercheremo di spiegarlo in parole semplici in questo articolo.

Innanzitutto quello che bisogna sapere è che si tratta di abbaglianti di profondità, in grado di garantire sempre la massima illuminazione possibile e di non disturbare comunque i guidatori al volante degli altri mezzi che si incrociano lungo il percorso. Come funziona il sistema di questa tipologia di fari? Si basa su una telecamera e su un software di riconoscimento delle immagini.

Come sono fatti i fari a matrice di led?

Si tratta di fari adattivi o attivi; la funzione di controllo del fascio luminoso si verifica attraverso l’accensione e lo spegnimento dei singoli led che vanno a formare i gruppi ottici. Quello che ne risulta è un’illuminazione molto efficace e profonda, che però riesce a non disturbare chi sta al volante dei veicoli che provengono dalla direzione opposta e dei mezzi che precedono l’auto dotata appunto di fari a matrice di led. Questa tipologia di luci di ultima generazione è stata realizzata nel tentativo di trovare e sviluppare nuove soluzioni che controllino il fascio luminoso durante la guida notturna.

Come funzionano questi particolari fari auto?

Sono proiettori di profondità, alloggiati nei gruppi ottici insieme alle luci diurne, agli indicatori di direzione e ai fari anabbaglianti. I fari a matrice di led si compongono appunto di una o più matrici di led, in questo modo creano decine di punti luminosi, ed è una centralina a gestirne l’accensione e lo spegnimento delle singole sorgenti di luce. Il fascio luminoso è regolato in modo da creare zone buie attorno alle auto che precedono o provengono dal senso opposto; una tecnologia che serve per non abbagliare alcun veicolo, eliminando quindi una delle possibili cause di distrazione e sinistro stradale, mantenendo comunque un’illuminazione molto efficace.

Su cosa si basa il funzionamento dei fari a matrice di led?

Funzionano grazie a una telecamera e un software di riconoscimento delle immagini. Se l’auto procede a una velocità inferiore a 50 km/h e su una strada illuminata, allora il fascio di profondità viene escluso totalmente, visto che è probabile che l’auto si trovi in un centro urbano. Se invece la telecamera capta il buio e l’auto viaggia a velocità più sostenuta, allora gli abbaglianti si attivano a pieno, ma l’illuminazione cambia e varia intensità nel caso in cui la telecamera riconosce veicoli provenire dalla direzione opposta oppure davanti all’auto stessa.

Quali sono i vantaggi di questa speciale fonte di illuminazione?

Il grande vantaggio di questa tecnologia è che è in grado di modificare il fascio luminoso, variando la luminosità e creando delle zone buie attorno ai veicoli che precedono o provengono in senso contrario. I fari a matrice di led sono stati inseriti per la prima volta nel 2012 sull’Opel Insignia, fu un prototipo. La prima auto prodotta con questa tecnologia, l’anno dopo, è stata Audi A8.

I costi

I fari a matrice di led vengono inseriti di serie su alcune ammiraglie o su modelli premium di vetture di fascia medio-alta. Altrimenti sono disponibili come optional e costano dai 500 ai 3.000 euro e oltre, se fanno parte di un pacchetto completo di accessori.

L’articolo Che cosa sono i fari dell’auto a matrice di led e come funzionano proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Il ritorno di MG. Nel segno della sostenibilità

title

Diciamo che fa un po’ strano scorgere il marchio MG, che per generazioni di appassionati voleva dire la spider inglese nella sua purezza alla pari della Morgan, su un SUV elettrificato. Come ci è arrivato? Tocca fare una breve introduzione, per ricordarne le tappe principali.

Intanto MG significa Morris Garage, dal nome del suo fondatore – nel 1922 – William Morris, un appassionato che aveva cominciato a occuparsi delle nascenti automobili con una sua officina a Longbridge (Birmingham), dalla quale nel 1924 uscì la prima vetturetta sportiva. La fama di piccole auto sportive MG se la conquisto negli anni Trenta, ma la vera celebrazione arrivò nel dopoguerra, con i modelli MG A del 1955 e MG B del 1962, uscita di produzione nel 1980, dopo che il glorioso piccolo produttore inglese fu assorbito dal gruppo Rover, limitandosi poi a segnare col suo scudetto le versioni più sportive della nuova Casa madre.

Una breve rinascita del marchio sportivo si ebbe nel 1995 con la MG F e poi con la MG FT del 2002. Dopodiché il fallimento della Rover portò il marchio in mani cinesi, prima alla Naic e poi alla Saic, il primo produttore nazionale.

Nel 2010 la storia delle spider si concluse definitivamente: i cinesi usarono il marchio sul mercato interno e in quello inglese con vetture medio piccole, non particolarmente significative. Oggi a Longbridge non si produce più ma la sede della MG è ancora lì, lì c’è il quartiere operativo di Saic e si studiano nuove vetture e si sviluppa il design. Lì sono stati concepiti i nuovi crossover e SUV che ora Saic ha deciso di importare in Europa, Italia compresa, con la costituzione di una filiale diretta.

Quindi ecco in arrivo i primi due modelli: la MG EHS, un SUV ibrido plug-in e la MG ZS-EV, secondo SUV totalmente elettrico.

La EHS, che è grande, più di 4 metri e mezzo di lunghezza, ha un motore turbo benzina di 1500 cc abbinato a un motore elettrico con una potenza risultante complessiva di 258 CV (di cui 162 dal termico), trasmessi alle ruote con un cambio con dieci (!) rapporti. La batteria agli ioni di litio (ricaricabile alle colonnine oltre che in marcia) ha una capacità di 16,6 kW/h in modo da garantire un’autonomia in solo elettrico di 55 chilometri. La MG EHS ha un prezzo di listino interessante, 35.850 euro, che diventano 28.910 con gli incentivi statali. MG offre una garanzia di 7 anni o 150 mila km, una bella copertura.

La MG ZS totalmente elettrico è più piccolo, ha una batteria da 44,5kW/h, un motore da 143 CV e un’autonomia dichiarata di 263 chilometri. La ricarica richiede 40 minuti per avere l’80% della capacità. Prezzo non ancora ufficializzato.

Entrambe le MG hanno linee piacevoli e non barocche, una ricca dotazione di bordo, sistemi di sicurezza al livello delle migliori aziende europee. Obiettivo in Italia? Quest’anno incominciare ad entrare nel mercato con un paio di migliaia di vetture, per arrivare a 8-10 mila nel 2022, grazie all’estensione della rete dei concessionari, ora concentrata più al centro-nord.

MG EHS e MG ZS-EV, le foto

Shot of MG EZS all electric car

Credits: Shot of MG EZS all electric car

/

L’articolo Il ritorno di MG. Nel segno della sostenibilità proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Tutte le sigle automobilistiche italiane: quante ne conoscete?

title

Fino a quasi 30 anni fa le sigle automobilistiche italiane (quelle che permettono di scoprire le province di provenienza delle vetture) erano molto più visibili sulle targhe. Nel 1994 sparirono completamente per poi ritornare cinque anni più tardi, molto più piccole, sul lato destro della placca.

Attualmente le sigle automobilistiche italiane (usate anche in ambito postale e fiscale) sono ben 107: quante ne conoscete? Proviamo a scoprirlo insieme attraverso questo elenco completo: una lista che può essere usata anche come quiz per i bambini.

Sigle automobilistiche italiane: l’elenco completo delle targhe delle province

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWYZ

A

  • AG – Agrigento
  • AL – Alessandria
  • AN – Ancona
  • AO – Aosta
  • AR – Arezzo
  • AP – Ascoli Piceno
  • AQ – L’Aquila
  • AT – Asti
  • AV – Avellino

B

  • BA – Bari
  • BG – Bergamo
  • BI – Biella
  • BL – Belluno
  • BN – Benevento
  • BO – Bologna
  • BR – Brindisi
  • BS – Brescia
  • BT – Barletta-Andria-Trani
  • BZ – Bolzano

C

  • CA – Cagliari
  • CB – Campobasso
  • CE – Caserta
  • CH – Chieti
  • CL – Caltanissetta
  • CN – Cuneo
  • CO – Como
  • CR – Cremona
  • CS – Cosenza
  • CT – Catania
  • CZ – Catanzaro

E

  • EN – Enna

F

  • FC – Forlì-Cesena
  • FE – Ferrara
  • FG – Foggia
  • FI – Firenze
  • FM – Fermo
  • FR – Frosinone

G

  • GE – Genova
  • GO – Gorizia
  • GR – Grosseto

I

  • IM – Imperia
  • IS – Isernia

K

  • KR – Crotone

L

  • LC – Lecco
  • LE – Lecce
  • LI – Livorno
  • LO – Lodi
  • LT – Latina
  • LU – Lucca

M

  • MB – Monza e Brianza
  • MC – Macerata
  • ME – Messina
  • MI – Milano
  • MN – Mantova
  • MO – Modena
  • MS – Massa-Carrara
  • MT – Matera

N

  • NA – Napoli
  • NO – Novara
  • NU – Nuoro

O

  • OR – Oristano

P

  • PA – Palermo
  • PC – Piacenza
  • PD – Padova
  • PE – Pescara
  • PG – Perugia
  • PI – Pisa
  • PN – Pordenone
  • PO – Prato
  • PR – Parma
  • PT – Pistoia
  • PU – Pesaro e Urbino
  • PV – Pavia
  • PZ – Potenza

R

  • RA – Ravenna
  • RC – Reggio Calabria
  • RE – Reggio Emilia
  • RG – Ragusa
  • RI – Rieti
  • RN – Rimini
  • Roma – Roma
  • RO – Rovigo

S

  • SA – Salerno
  • SI – Siena
  • SO – Sondrio
  • SP – La Spezia
  • SR – Siracusa
  • SS – Sassari
  • SU – Sud Sardegna
  • SV – Savona

T

  • TA – Taranto
  • TE – Teramo
  • TN – Trento
  • TO – Torino
  • TP – Trapani
  • TR – Terni
  • TS – Trieste
  • TV – Treviso

U

  • UD – Udine

V

  • VA – Varese
  • VB – Verbano-Cusio-Ossola
  • VC – Vercelli
  • VE – Venezia
  • VI – Vicenza
  • VR – Verona
  • VT – Viterbo
  • VV – Vibo Valentia

L’articolo Tutte le sigle automobilistiche italiane: quante ne conoscete? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Fiat, la storia della Casa torinese

title

La Fiat non è solo la Casa automobilistica più amata dagli italiani ma anche una delle aziende più importanti del nostro Paese. Nei suoi oltre 120 anni di storia il marchio torinese ha realizzato vetture accessibili entrate nel mito e apprezzate da pubblico e critica e ha anche ottenuto parecchie vittorie sportive. Scopriamo insieme l’evoluzione di questo brand.

Fiat, la storia

La Fiat nasce ufficialmente l’11 luglio 1899 grazie ad un gruppo di facoltosi torinesi appassionati di automobili. La prima vettura – la 3 1/2 HP (dotata di un motore con una cilindrata di 650 cc) – vede la luce nello stesso anno e già nel 1900 arriva il primo successo nelle competizioni quando Felice Nazzaro porta a casa la Torino-Asti.

Nel 1906 la Casa automobilistica torinese diventa la più importante del settore in Italia e l’anno successivo – sempre grazie a Nazzaro (trionfatore al GP di Francia) – il brand conquista la prima vittoria importante. Nel 1907 si assiste però anche ad un crollo delle azioni in Borsa: le banche salvano la società e Giovanni Agnelli assume un ruolo sempre più importante all’interno dell’azienda.

Gli anni Dieci

Nel 1911 la Fiat conquista nuovamente il GP di Francia (con Victor Hémery) e l’anno seguente debutta la Zero, il primo modello di serie del marchio piemontese ad essere prodotto in più di 2.000 esemplari.

Durante la Prima Guerra Mondiale cresce in maniera incredibile: fornisce mezzi all’esercito italiano e a quello russo, vede incrementare i propri dipendenti da 4.000 a 40.000 e il capitale sociale aumenta di ben sette volte.

title

Il fascismo

Nel 1922 – anno di nascita del fascismo – viene inaugurata la fabbrica del Lingotto e nello stesso anno la Fiat conquista le due gare più importanti del calendario europeo: il GP di Francia con Nazzaro e quello d’Italia con Pietro Bordino. L’anno successivo tocca invece a Carlo Salamano salire sul gradino più alto del podio a Monza e ottenere l’ultimo successo importante in pista per la Casa torinese.

Nel corso del Ventennio Benito Mussolini aiuta parecchio la Fiat: impedisce alle società rivali Ford e General Motors di aprire fabbriche nel nostro Paese e aumenta i dazi doganali in nome dell’italianità. Nel 1932 il brand piemontese omaggia il Duce creando la 508 Balilla (la prima auto di massa del nostro Paese), nel 1936 è la volta della piccola 500 “Topolino” e nel 1939 viene inaugurato lo stabilimento di Mirafiori.

L’entrata in guerra dell’Italia al fianco di Adolf Hitler attenua i rapporti tra il regime e la Fiat: tra la seconda metà degli anni Trenta e l’inizio degli anni ’40 Mussolini comincia a favorire maggiormente l’Alfa Romeo e, come se non bastasse, molti stabilimenti del marchio vengono distrutti dai bombardamenti.

title

Il dopoguerra

Pochi mesi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale muore Giovanni Agnelli e la presidenza della società passa a Vittorio Valletta. La Fiat si riprende grazie agli aiuti economici degli Alleati e nel 1950 svela la 1400, la prima auto del marchio dotata di scocca portante.

In concomitanza con il boom economico nel nostro Paese vedono la luce due citycar destinate ad entrare nel mito: la 600 del 1955 e la 500 del 1957.

title

Gli anni Sessanta e Settanta

Nella seconda metà degli anni Sessanta avvengono numerosi cambiamenti in Fiat: nel 1966 – quando viene presentata la 124 (primo modello del marchio a conquistare il prestigioso riconoscimento di Auto dell’Anno) – Gianni Agnelli prende le redini della Casa torinese, che apre oltretutto uno stabilimento in Unione Sovietica. Nel 1969 vengono acquistati i marchi FerrariLancia e due anni più tardi anche Abarth entra nel gruppo.

Nel 1970 la 128 (svelata l’anno prima) – la prima Fiat a trazione anteriore – diventa Auto dell’Anno e nello stesso periodo viene inaugurato lo stabilimento di Termini Imerese (Palermo). Due anni più tardi iniziano le attività nella fabbrica di Cassino (Frosinone) e tocca alla piccola 127 ottenere questo importante premio europeo riservato alle quattro ruote.

Nella seconda metà del decennio la Fiat – in crisi in seguito a continue lotte sindacali – torna a dominare nelle competizioni sportive, più precisamente nei rally: la 131 Abarth conquista tre Mondiali Costruttori e permette al finlandese Markku Alén (nel 1978) e al tedesco Walter Röhrl (nel 1980) di trionfare tra i Piloti.

title

Gli anni ’80

All’inizio degli anni ’80 la Casa torinese vince il braccio di ferro con i sindacati e grazie al dirigente Vittorio Ghidella (entrato in azienda pochi anni prima e nominato responsabile del settore auto) si risolleva con una serie di prodotti che conquistano gli automobilisti europei come ad esempio la Panda del 1980.

La Fiat Uno del 1983 rivoluziona il segmento delle “utilitarie” e conquista il titolo di Auto dell’Anno nel 1984, nel 1986 si procede con l’acquisizione dell’Alfa Romeo mentre nel 1989 tocca alla “segmento C” Tipo, svelata l’anno prima, conquistare questo importante premio.

title

Gli anni Novanta

Il brand piemontese punta a conquistare il mercato mondiale negli anni ’90 attraverso una serie di stabilimenti sparsi per il globo ma le più grandi soddisfazioni continuano ad arrivare dal Vecchio Continente: la Punto del 1993 (anno in cui la Maserati entra a far parte del Gruppo) e le compatte Bravo (a tre porte) e Brava (a cinque porte) del 1995 diventano rispettivamente Auto dell’Anno nel 1995 e nel 1996.

Degna di nota la Fiat Multipla del 1998, una monovolume compatta dalle forme particolarmente originali (non apprezzate da tutti) in grado di accogliere in meno di quattro metri di lunghezza sei passeggeri su due file di sedili.

title

L’era Marchionne

Gli anni Duemila non si aprono nel migliore del modi per la Casa torinese: l’alleanza con la General Motors iniziata nel 2000 termina solo cinque anni più tardi e nei primi anni del decennio vedono la luce alcuni prodotti che faticano a conquistare il pubblico.

La svolta arriva nel 2004 quando Sergio Marchionne viene nominato amministratore delegato della Fiat: nello stesso anno la seconda generazione della Panda, presentata l’anno prima, vince il premio di Auto dell’Anno mentre nel 2005 le linee sportive della Grande Punto seducono gli automobilisti italiani ed europei.

Crescono le vendite ma soprattutto aumentano i profitti: nel 2007 la riedizione della 500 (nominata Auto dell’Anno nel 2008) contribuisce ad incrementare l’appeal nel mondo del marchio piemontese nel 2009 prende il via l’accordo con la Chrysler che nel 2014 porta alla nascita del gruppo industriale FCA, composto anche da altri tre marchi “yankee” (Dodge, Jeep e Ram).

 

title

Fiat Chrysler Automobiles

La piccola SUV Fiat 500X del 2014 è il primo vero frutto della partnership italo-americana: una crossover realizzata sul pianale della Jeep Renegade che contribuisce a rivitalizzare lo stabilimento lucano di Melfi. L’anno seguente debutta la seconda generazione della Tipo, che diventa rapidamente una delle compatte più amate nel nostro Paese.

La Casa piemontese nel 2016 torna nel segmento delle sportive e grazie a un accordo con Mazda realizza la seconda serie della 124 Spider, costruita in Giappone e con molti elementi in comune con la MX-5.

title

Dopo Marchionne

La scomparsa di Marchionne il 25 luglio 2018 a Zurigo prende di sorpresa una Fiat non molto in forma, priva di modelli nuovi da due anni e senza una proposta nel “segmento B” dopo l’addio alle scene della Punto.

La svolta arriva nel 2020, purtroppo in concomitanza con l’arrivo del Covid-19: debuttano le versioni mild hybrid benzina di Panda500 e, soprattutto, la Nuova 500 esclusivamente elettrica.

L’articolo Fiat, la storia della Casa torinese proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Si può passare all’auto elettrica senza avere un garage?

title

Credits: iStock

Una domanda che gli automobilisti oggi spesso si pongono, vista la diffusione sul mercato delle auto elettriche, è se si può avere una vettura di questo tipo anche se non si ha un garage a casa. Certo che è possibile, bisogna chiaramente imparare a gestire le operazioni di ricarica e organizzarsi per non rimanere a piedi.

Chiaramente il consiglio è quello di scegliere un’auto a zero emissioni che abbia una buona autonomia e con possibilità di ricarica rapida, è necessario poi identificare una base di ricarica alternativa al garage e sfruttare le soste per ricariche occasionali. È ovvio che parcheggiare la propria auto elettrica nel garage di casa la sera e svegliarsi la mattina trovandola carica e pronta è comodissimo, e fa risparmiare anche molto tempo e denaro. Vediamo i nostri migliori consigli per avere un’auto elettrica anche se non si possiede un garage.

Trovare un punto di ricarica alternativo al garage di casa

Se non si ha il garage, la cosa importante è avere un punto di ricarica di riferimento; prima di comprare l’auto assicurati di avere una colonnina vicina a casa o al lavoro. Non puoi improvvisare infatti ogni volta che la macchina ha bisogno del rifornimento di energia.

Wall box da esterno

Si possono installare dei wall box anche all’esterno, esistono dei modelli che hanno un buon grado di protezione da polvere e agenti atmosferici. L’ideale sarebbe avere un giardino o un cortile esterno a casa, oppure un box condominiale o una tettoia all’esterno, dove installare la propria stazione di ricarica personale.

Ricaricare l’auto elettrica mentre si è al lavoro

Un’alternativa è ricarica la macchina nelle ore in cui sei in ufficio. Informati se l’azienda in cui lavori ha una colonnina di ricarica per i suoi dipendenti o se ce n’è disponibile una vicina al luogo di lavoro. In questo caso la gestione della macchina è più semplice, chi infatti decide di comprare un’auto EV senza avere il garage, spesso ha la possibilità di ricaricare la sua auto proprio mentre si trova in azienda, durante le ore di lavoro. Calcola altrimenti dove si trova la colonnina di ricarica pubblica più vicina.

Colonnine di ricarica vicino a casa

Se non ci sono colonnine vicino al luogo di lavoro, controlla almeno che ci siano vicino a casa, se non hai appunto il garage. Conviene fare una ricerca per vedere se esiste una stazione di ricarica entro 5 km da casa.

L’alternativa al garage di casa nel tempo libero

Altra alternativa da valutare è la presenza di una colonnina di ricarica in un luogo che si frequenta nel tempo libero, come per esempio il centro commerciale, la piscina, la palestra, il cinema e altri. Si può sfruttare così  un momento in cui lasceresti comunque l’auto parcheggiata, per ricaricarla, evitando una sosta extra in un altro momento, risparmiando così tempo.

Come gestire le emergenze

Avere un’auto elettrica ma non possedere un garage a casa significa organizzarsi per tempo e in maniera perfetta, per non rischiare di rimanere a piedi.

Attenzione: tieni sempre pronto un piano B per le emergenze, nei momenti in cui l’auto elettrica non può essere usata.

Può capitare infatti che la colonnina scelta non funzioni per qualche giorno, che debba essere riparata. Cosa fare? Valuta se ci sono altre colonnine di ricarica pubblica vicine a casa o al lavoro, ancora meglio se a casa hai una vettura a motore a combustione come riserva.

L’articolo Si può passare all’auto elettrica senza avere un garage? proviene da Icon Wheels.

Fonte: