Usato di lusso: station wagon diesel a trazione integrale

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Le station wagon premium diesel a trazione integrale sono auto perfette per chi cerca un mezzo completo ed elegante in grado di offrire prestazioni elevate nella massima sicurezza. Nella “top five” di questo mese, vinta dalla Mercedes classe E S.W., abbiamo analizzato cinque ottime proposte (tutte hanno conquistato la sufficienza) del 2018 con quotazioni che non superano i 45.000 euro.

La lussuosa familiare tedesca ha superato le connazionali Audi A6 allroadBMW serie 5 Touring e le svedesi Volvo V90Volvo V90 Cross Country. Scopriamo insieme la classifica, che prende in considerazione modelli con potenze comprese tra 230 e 350 CV.

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7.5
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1° Mercedes E 400d S.W. 4Matic Business Sport

La Mercedes E 400d S.W. 4Matic Business Sport è una grande station wagon di lusso caratterizzata da dimensioni esterne non esagerate (4,93 metri di lunghezza) e da un bagagliaio immenso. Introvabile sul mercato dell’usato – più semplice rintracciare le berline – e con quotazioni che si aggirano intorno ai 43.000 euro, ospita sotto il cofano un motore ricco di cavalli (340) e di coppia (700 Nm) in grado di offrire bassi consumi e una spinta corposa ai bassi regimi. Da non sottovalutare inoltre l’eccellente cambio automatico (convertitore di coppia) a nove rapporti.

La lussuosa familiare della Stella punta più sul comfort che sul piacere di guida – il peso elevato incide negativamente sull’agilità nelle curve – e l’abitacolo (che presenta alcune imprecisioni nelle finiture delle zone più nascoste: niente di preoccupante, però, sia chiaro) non è molto spazioso: in tre dietro si sta un po’ stretti.

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6.8
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2° Volvo V90 D5 Inscription

La Volvo V90 D5 Inscription è una station wagon premium svedese piacevole da guidare e poco assetata di gasolio.

Da nuova aveva un prezzo interessante – 68.880 euro – e oggi si trova senza problemi a meno di 35.000 euro.

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6.6
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3° BMW 540d xDrive Touring Sport

La BMW 540d xDrive Touring Sport è una station wagon adatta a chi mette in primo piano le prestazioni: 4,9 secondi sullo “0-100” offerti da un motore non molto corposo ai bassi regimi.

Introvabile di seconda mano (più facili da rintracciare le più costose Msport) e con quotazioni di circa 35.000 euro, può vantare un abitacolo spazioso per le gambe dei passeggeri posteriori. La dotazione di serie non era molto ricca: cercate esemplari ben accessoriati.

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6.2
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4° Audi A6 allroad 3.0 TDI 320 CV Business Plus

L’Audi A6 allroad 3.0 TDI 320 CV Business Plus si trova senza problemi usata a meno di 40.000 euro ma non brilla nei consumi: 15,4 km/l dichiarati.

Alti e bassi alla voce “versatilità”: se è vero che il divano posteriore accoglie comodamente tre passeggeri in larghezza è altrettanto vero che i centimetri a disposizione delle gambe potrebbero essere di più.

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6.1
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5° Volvo V90 Cross Country D5 Volvo Ocean Race

La Volvo V90 Cross Country D5 Volvo Ocean Race – variante della V90 che strizza l’occhio al mondo delle SUV – è, come la “cugina”, una station wagon costruita con grande cura e ben dotata generosa di centimetri nella zona della testa degli occupanti posteriori. Da nuova costava tantissimo (78.820 euro): oggi è introvabile – più semplice puntare sulle più economiche Pro – e le sue quotazioni superano i 35.000 euro.

Più dura di sospensioni di quello che si potrebbe immaginare, ospita sotto il cofano un motore non molto vivace (“0-100” in 7,5 secondi) e con un sound poco gratificante.

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Come usare la retromarcia in salita, senza farsi prendere dal panico

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Credits: iStock

Una delle manovre che mette più in difficoltà gli automobilisti, sia neopatentati che con esperienza, è senza dubbio la retromarcia in salita. Bisogna pensare però che, come tutte le altre tipologie di manovra, anche questa ha solo bisogno dei consigli giusti e di tanto esercizio, per non correre dei rischi con la macchina. Vediamo quindi quali sono le dritte più utili da seguire per imparare a fare retromarcia con l’auto in salita in differenti situazioni, sia con il cambio manuale che automatico, che con il freno a mano o a stazionamento elettronico.

Retromarcia in salita con il cambio automatico

In questo caso la soluzione è molto semplice, visto che l’assenza della frizione rende sicuramente la manovra meno difficoltosa. L’automobilista non deve preoccuparsi di differenti aspetti:

  • prima di tutto la valutazione della pendenza della strada da percorrere in retromarcia;
  • il peso dell’auto che si guida;
  • la presenza di passeggeri;
  • la ‘paura’ che l’auto si spenga.

È comunque importante imparare a fare retromarcia in salita usando il pedale della frizione, serve molta pratica.

Pedale della frizione: come usarlo per fare retromarcia in salita

Questo è il caso in cui non abbiamo un’auto dotata di cambio automatico ma una ‘classica’ vettura con cambio manuale e frizione da premere. Imparare a fare retromarcia in salita è molto più difficile rispetto alla partenza in salita, altro ostacolo soprattutto per i neopatentati, alle prime armi con la guida.

È necessario imparare a usare acceleratore, frizione e freno a mano per la partenza e regolare la velocità mentre si fa retromarcia in salita. Come è possibile non far spegnere il motore? Se la macchina che state guidando è dotata di freno di stazionamento elettronico, allora questo solitamente si sgancia da solo quando il veicolo stesso riceve la giusta trazione alle ruote.

Partire con il freno a mano in salita in retromarcia però è una manovra leggermente differente rispetto alla classica partenza in salita, bisogna imparare a farla al meglio, senza rovinare l’auto o correre altri rischi. Il primo consiglio è sicuramente quello di usare sempre la stessa macchina per le prime esercitazioni, è fondamentale per acquisire la tecnica, che poi potrà essere padroneggiata su tutti gli altri veicoli.

In questo modo infatti puoi capire prima come usare frizione e acceleratore non solo a seconda della pendenza della strada, ma anche del peso dell’auto. Usare la stessa vettura consente di comprendere al meglio come coordinare i pedali e il freno a mano. Il piede deve essere allontanato gradualmente dal pedale della frizione mentre con l’altro si preme l’acceleratore: in questo modo il retrotreno inizia a sollevarsi per effetto delle sospensioni che si allungano e quindi si può iniziare a rilasciare il freno a mano. Dosando nella maniera corretta frizione e acceleratore è possibile impedire alla macchina di fermarsi o di spegnersi o sobbalzare.

Parcheggiare in retromarcia su strada in salita

Una manovra molto complessa, visto che combina sia le difficoltà che si ha in alcune manovre di parcheggio che quelle classiche della retromarcia in salita, che abbiamo appena spiegato. Sarebbe bene allenarsi prima senza auto attorno. Attenzione: l’uso del freno a mano è utile soprattutto nelle fasi di ripartenza in retromarcia, per muoversi in avanti infatti è sufficiente tenere la frizione premuta e premere progressivamente il pedale del freno. Meglio non avvicinarsi mai troppo alle altre vetture parcheggiate, potrebbe servire più spazio per gestire questa tipologia di manovre senza rischiare di andare addosso ad altri veicoli.

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Fonte:

MotoGP 2021 – Quartararo e Zarco, doppietta francese a Doha

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Credits: Steve Wobser/Getty Images

Grande festa alla corte di Francia: nel GP di Doha – seconda tappa della MotoGP 2021 – è arrivata la prima doppietta transalpina di sempre nella classe regina del Motomondiale grazie alla vittoria di Fabio Quartararo (Yamaha) e al secondo posto di Johann Zarco, nuovo leader del campionato con la Ducati.

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Credits: KARIM JAAFAR/AFP via Getty Images

MotoGP of Qatar – Race

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MotoGP of Qatar – Race

Credits: DOHA, QATAR – APRIL 04: Johann Zarco of France and Pramac Racing after his second position at parc ferme at Losail Circuit on April 04, 2021 in Doha, Qatar. (Photo by Steve Wobser/Getty Images)

MotoGP of Qatar – Race

Credits: Steve Wobser/Getty Images

MotoGP of Qatar – Qualifying

Credits: Mirco Lazzari gp/Getty Images

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In terza posizione il sorprendente spagnolo Jorge Martín, capace di conquistare con la Ducati la pole position e il primo podio tra i “big” alla sua seconda apparizione assoluta nella categoria al top.

MotoGP 2021 – GP Doha: le pagelle

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Fabio Quartararo (Yamaha)

Fabio Quartararo è tornato sul podio (e sul gradino più alto) dopo oltre sei mesi: un successo meritatissimo – quello nel GP di Doha – ottenuto nonostante una Yamaha meno performante delle Ducati.

Il centauro transalpino è entrato in “top 3” piuttosto tardi (al 17° giro approfittando dell’errore di Bagnaia) ma già nella tornata seguente è stato capace di superare Zarco e Martín, che lo ha beffato in rettilineo poco dopo sfruttando la maggiore velocità della Rossa di Borgo Panigale. Nell’ultima parte di gara ha tirato fuori il talento e la maggiore agilità della sua moto per tagliare per primo il traguardo.

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Johann Zarco (Ducati)

La seconda piazza nel GP di Doha coincide con il secondo podio consecutivo per Johann Zarco e, soprattutto, con la prima posizione nella MotoGP 2021.

Dopo un inizio particolarmente sofferto contro Rins il pilota francese si è ripreso a metà gara ma nel finale si è fatto passare dalle Yamaha di Quartararo e Viñales riuscendo a risuperare quest’ultimo solo per un errore di Maverick. La piazza d’onore finale è arrivata beffando Martín sul rettilineo.

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Jorge Martín (Ducati)

Ieri Jorge Martín ha sorpreso tutti portando a casa la pole position del GP di Doha 2021, oggi è rimasto al comando della corsa per 18 giri prima di cedere a Quartararo e a Zarco.

Non male per un debuttante in MotoGP

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Maverick Viñales (Yamaha)

Maverick Viñales è partito malissimo ed è stato protagonista di un’ottima rimonta che lo ha portato in zona podio al 19° giro.

A causa di un errore nel finale il pilota spagnolo ha dovuto accontentarsi del quinto posto a Losail.

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Yamaha

La Yamaha non è la moto più veloce ma è riuscita nell’impresa di trionfare nei primi due appuntamenti della MotoGP 2021.

Il tutto su una pista come quella di Losail più adatta alle caratteristiche della Ducati.

MotoGP 2021 – I risultati del GP di Doha

Prove libere 1

1 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:54.779
2 Álex Rins (Suzuki) 1:54.839
3 Maverick Viñales (Yamaha) 1:54.864
4 Jorge Martín (Ducati) 1:55.019
5 Franco Morbidelli (Yamaha) 1:55.125

Prove libere 2

1 Jack Miller (Ducati) 1:53.145
2 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:53.458
3 Johann Zarco (Ducati) 1:53.537
4 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:53.583
5 Jorge Martín (Ducati) 1:53.593

Prove libere 3

1 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:56.064
2 Álex Rins (Suzuki) 1:56.347
3 Joan Mir (Suzuki) 1:56.450
4 Danilo Petrucci (KTM) 1:56.614
5 Maverick Viñales (Yamaha) 1:56.647

Prove libere 4

1 Johann Zarco (Ducati) 1:54.543
2 Maverick Viñales (Yamaha) 1:54.698
3 Joan Mir (Suzuki) 1:54.828
4 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:54.855
5 Franco Morbidelli (Yamaha) 1:54.995

Qualifiche

1 Jorge Martín (Ducati) 1:53.106
2 Johann Zarco (Ducati) 1:53.263
3 Maverick Viñales (Yamaha) 1:53.267
4 Jack Miller (Ducati) 1:53.303
5 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:53.469

Warm up

1 Johann Zarco (Ducati) 1:54.482
2 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:54.576
3 Maverick Viñales (Yamaha) 1:54.675
4 Franco Morbidelli (Yamaha) 1:54.860
5 Jorge Martín (Ducati) 1:54.954

Le classifiche
La classifica del GP di Doha 2021
Fabio Quartararo (Yamaha) 42:23.997
Johann Zarco (Ducati) + 1,5 s
Jorge Martín (Ducati) + 1,5 s
Álex Rins (Suzuki) + 2,1 s
Maverick Viñales (Yamaha) + 2,1 s
Classifica Mondiale Piloti
Johann Zarco (Ducati) 40 punti
Fabio Quartararo (Yamaha) 36 punti
Maverick Viñales (Yamaha) 36 punti
Francesco Bagnaia (Ducati) 26 punti
Álex Rins (Suzuki) 23 punti

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Ibride in Area C a Milano: l’elenco delle auto che potranno entrare gratis anche da ottobre 2022

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Le auto ibride potranno entrare gratis in Area C a Milano fino al 30 settembre 2022 e dall’1 ottobre 2022 quelle con emissioni di CO2 superiori a 100 g/km dovranno pagare il ticket di accesso come i veicoli “normali”.

Per continuare a entrare gratis in Area C con un’auto ibrida bisognerà quindi rivolgersi a mezzi in grado di emettere non più di 100 g/km di anidride carbonica.

Mercedes-Benz GLE 350 de 4MATIC und GLC 300 e 4MATIC: Neue Plug-in-Hybride der dritten Generation: Der nächste Sprung bei der ReichweiteMercedes-Benz GLE 350 de 4MATIC and GLC 300 e 4MATIC: New third-generation plug-in hybrids: The next jump in operatin

Credits: GLE 350 de 4MATIC, selenitgrau metallic, Ledernachbildung ARTICO/ Mikrofaser DINAMICA schwarz;Kraftstoffverbrauch gewichtet 1,1 l/100 km, CO2-Emissionen gewichtet 29 g/km, Stromverbrauch gewichtet 25,4 kWh/100 km*

GLE 350 de 4MATIC, selenite grey metallic, ARTICO man-made leather/DINAMICA microfiber black;Weighted fuel consumption 1.1 l/100 km, weighted CO2 emissions 29 g/km, weighted power consumption 25.4 kWh/100 km*

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Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le auto ibride nuove e usate che potranno continuare a entrare gratis in Area C a Milano anche dopo l’1 ottobre 2022. Tutte le plug-in (ossia quelle ricaricabili con una presa di corrente) più altre vetture full hybrid.

Ibride in Area C a Milano: l’elenco delle auto che potranno entrare gratis anche da ottobre 2022

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Audi

  • A3 Sportback 40 TFSI e (da 39.750 euro)
  • A3 Sportback 45 TFSI e (45.100 euro)
  • A3 Sportback e-tron (venduta dal 2014 al 2019)
  • A6 50 TFSI e (da 63.300 euro)
  • A6 55 TFSI e (72.800 euro)
  • A6 Avant 55 TFSI e (75.200 euro)
  • A7 Sportback 50 TFSI e (da 76.500 euro)
  • A7 Sportback 55 TFSI e (90.450 euro)
  • A8 TFSI e (da 110.450 euro)
  • Q3 TFSI e (da 47.900 euro)
  • Q3 Sportback TFSI e (da 50.900 euro)
  • Q5 50 TFSI e (da 59.750 euro)
  • Q5 55 TFSI e (da 71.200 euro)
  • Q5 Sportback 50 TFSI e (da 62.750 euro)
  • Q5 Sportback 55 TFSI e (da 74.100 euro)
  • Q7 55 TFSI e (da 77.400 euro)
  • Q7 60 TFSI e (da 96.300 euro)
  • Q7 e-tron (venduta dal 2016 al 2018)
  • Q8 55 TFSI e (da 83.650 euro)
  • Q8 60 TFSI e (da 103.300 euro)

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Bentley

  • Bentayga Hybrid (179.142 euro)

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BMW

  • 320e (da 49.890 euro)
  • 330e (da 55.940 euro)
  • 320e Touring (da 50.850 euro)
  • 330e Touring (da 56.900 euro)
  • 330e F30 (venduta dal 2016 al 2018)
  • 520e (da 58.090 euro)
  • 530e (da 62.790 euro)
  • 545e (da 75.040 euro)
  • 520e Touring (da 60.440 euro)
  • 530e Touring (da 65.140 euro)
  • 745e (da 109.450 euro)
  • 740e (venduta dal 2016 al 2019)
  • 225xe Active Tourer (da 39.600 euro)
  • i8 (venduta dal 2014 al 2019)
  • i8 Roadster (venduta dal 2018 al 2019)
  • X1 xDrive25e (da 49.150 euro)
  • X2 xDrive25e (da 49.450 euro)
  • X3 xDrive30e (da 58.950 euro)
  • X5 xDrive45e (da 86.810 euro)
  • X5 xDrive40e (venduta dal 2015 al 2018)

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Citroën

  • DS5 HYbrid4 (Chic e Business) (venduta dal 2012 al 2015)
  • C5 Aircross Hybrid (da 42.100 euro)

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Cupra

  • Leon e-HYBRID (38.600 euro)
  • Leon Sportstourer (39.600 euro)
  • Formentor e-Hybrid (37.700 euro)
  • Formentor e-Hybrid VZ (45.050 euro)

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DS

  • DS 5 Hybrid (venduta dal 2015 al 2019)
  • DS 9 (da 56.200 euro)
  • DS 7 Crossback E-Tense (da 48.700 euro)
  • DS 7 Crossback E-Tense 4×4 (da 52.700 euro)

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Fisker

  • Karma (venduta nel 2011)

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Ford

  • Kuga Plug In Hybrid (da 37.550 euro)
  • Explorer (81.000 euro)

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Hyundai

  • Ioniq Plug-in Hybrid (da 37.000 euro)

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Jaguar

  • E-Pace PHEV (da 58.700 euro)
  • F-Pace PHEV (da 73.890 euro)

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Jeep

  • Renegade 4xe 190 CV (da 38.850 euro)
  • Renegade 4xe 240 CV (42.850 euro)
  • Compass 4xe (da 41.950 euro)

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Kia

  • Ceed SW PHEV (37.250 euro)
  • Optima Plug-in Hybrid (venduta dal 2016 al 2019)
  • Optima SW Plug-in Hybrid (venduta dal 2017 al 2019)
  • Niro PHEV (da 36.250 euro)
  • XCeed PHEV (da 37.750 euro)
  • Sorento PHEV (da 53.000 euro)

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Land Rover

  • Defender 110 PHEV (da 76.900 euro)
  • Discovery Sport PHEV (da 56.470 euro)
  • Range Rover Evoque PHEV (da 53.450 euro)
  • Range Rover Velar PHEV (da 73.400 euro)
  • Range Rover Sport PHEV (da 93.500 euro)
  • Range Rover PHEV (da 127.900 euro)

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Lexus

  • CT (venduta dal 2011 al 2020, escluse Sport, F-Sport dal 2018 ed Executive del 2020)
  • IS (“base” e Business) (venduta dal 2013 al 2020)

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Mercedes

  • A 250 e 4p. (da 43.817 euro)
  • A 250 e (da 43.110 euro)
  • B 250 e (da 41.439 euro)
  • C 300 e (da 52.044 euro)
  • C 300 de (da 53.266 euro)
  • C 300 Hybrid (venduta dal 2014 al 2015)
  • C 300 h (venduta dal 2015 al 2018)
  • C 350 e (venduta dal 2016 al 2018)
  • C 300 e S.W. (da 53.424 euro)
  • C 300 de S.W. (da 54.646 euro)
  • C 300 S.W. Hybrid (venduta dal 2014 al 2015)
  • C 300 S.W. h (venduta dal 2015 al 2018)
  • C 350 e S.W. (venduta dal 2016 al 2018)
  • E 300 e (da 65.701 euro)
  • E 300 de (da 67.591 euro)
  • E 300 Hybrid (venduta dal 2014 al 2016)
  • E 350 e (venduta dal 2016 al 2018)
  • E 300 e S.W. (da 67.946 euro)
  • E 300 de S.W. (da 69.837 euro)
  • S 500 Plug In Hybrid (venduta dal 2014 al 2015)
  • S 500 e (venduta dal 2015 al 2017)
  • S 560 e (venduta dal 2018 al 2020)
  • CLA 250 EQ Power (da 46.795 euro)
  • CLA 250 e Shooting Brake (da 48.031 euro)
  • GLA 250 e (da 49.644 euro)
  • GLC 300 e (da 64.657 euro)
  • GLC 300 de (da 66.487 euro)
  • GLC 350 e (venduta dal 2016 al 2018)
  • GLC Coupé 300 e (da 69.261 euro)
  • GLC Coupé 300 de (da 71.091 euro)
  • GLC Coupé 350 e (venduta dal 2016 al 2018)
  • GLE 350 de (da 81.792 euro)
  • GLE 500 e (venduta dal 2015 al 2018)
  • GLE Coupé 350 de (da 86.294 euro)

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Mini

  • Countryman Cooper S E (da 40.600 euro)

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Mitsubishi

  • Eclipse Cross PHEV (da 43.900 euro)
  • Outlander PHEV (da 45.200 euro)

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Opel

  • Grandland X Hybrid Plug-in (da 43.250 euro)
  • Grandland X Hybrid Plug-in AWD (da 49.600 euro)

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Peugeot

  • 508 HYbrid4 (venduta dal 2012 al 2013)
  • 508 Hybrid (da 47.250 euro)
  • 508 SW Hybrid (da 48.250 euro)
  • 3008 HYbrid4 prima generazione (fino a 100 g/km) (venduta dal 2012 al 2015)
  • 3008 Hybrid (da 45.530 euro)
  • 3008 Hybrid4 (da 50.430 euro)

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Porsche

  • Panamera S E-Hybrid (venduta dal 2013 al 2016)
  • Panamera E-Hybrid (da 119.609 euro)
  • Panamera 4S E-Hybrid (da 136.933 euro)
  • Panamera Turbo S E-Hybrid (da 198.665 euro)
  • 918 (venduta dal 2012 al 2015)
  • Cayenne S E-Hybrid (venduta dal 2014 al 2018)
  • Cayenne E-Hybrid (98.516 euro)
  • Cayenne Turbo S E-Hybrid (182.208 euro)
  • Cayenne Coupé E-Hybrid (103.396 euro)
  • Cayenne Coupé Turbo S E-Hybrid (186.478 euro)

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Renault

  • Scénic Hybrid Assist (venduta dal 2017 al 2018)
  • Grand Scénic Hybrid Assist (venduta dal 2017 al 2018)
  • Clio Hybrid (da 21.950 euro)
  • Mégane Sporter Plug-in Hybrid (da 37.250 euro)
  • Captur Plug-in Hybrid (da 33.350 euro)

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Seat

  • Leon e-HYBRID (35.400 euro)
  • Leon Sportstourer e-HYBRID (36.000 euro)
  • Tarraco e-Hybrid (da 44.600 euro)

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Skoda

  • Octavia Plug-In Hybrid 204 CV (da 37.000 euro)
  • Octavia Plug-In Hybrid RS (41.750 euro)
  • Octavia Wagon Plug-In Hybrid 204 CV (da 38.050 euro)
  • Octavia Wagon Plug-In Hybrid RS (42.800 euro)
  • Superb Plug-In Hybrid (da 44.000 euro)
  • Superb Wagon Plug-In Hybrid (da 45.100 euro)

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Suzuki

  • Swift 1.0 Boosterjet Hybrid (venduta dal 2017 al 2020)
  • Baleno Hybrid (venduta dal 2016 al 2019)
  • Across (da 56.900 euro)

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Toyota

  • Yaris Hybrid terza generazione (venduta dal 2012 al 2019)
  • Yaris Hybrid quarta generazione (da 22.000 euro)
  • Auris HSD/Hybrid prima generazione (venduta dal 2010 al 2013)
  • Auris Hybrid seconda generazione (venduta dal 2012 al 2019)
  • Auris Touring Sports Hybrid (bvenduta dal 2012 al 2019)
  • Corolla 1.8 (da 28.150 euro)
  • Corolla Touring Sports 1.8 (da 29.150 euro)
  • Prius terza generazione (venduta dal 2009 al 2016)
  • Prius Plug-in terza generazione (venduta dal 2012 al 2016)
  • Prius Plug-in quarta generazione (42.850 euro)
  • Prius quarta generazione (da 30.400 euro)
  • RAV4 PHEV (da 55.500 euro

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Volkswagen

  • Golf eHYBRID (38.500 euro)
  • Golf GTE ottava generazione (43.400 euro)
  • Golf GTE settima generazione (venduta dal 2015 al 2018)
  • Passat GTE (venduta dal 2015 al 2020)
  • Passat Variant GTE (53.700 euro)
  • Tiguan eHYBRID (da 42.000 euro)
  • Touareg eHybrid (78.000 euro)
  • Touareg eHybrid R (96.000 euro)

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Volvo

  • S60 T8 (61.250 euro)
  • S60 T8 Polestar Engineered (68.500 euro)
  • V60 D6 prima generazione (venduta dal 2012 al 2018)
  • V60 T6 (da 58.250 euro)
  • V60 T8 (da 64.850 euro)
  • V60 T8 Polestar Engineered (72.400 euro)
  • S90 T8 (da 68.250 euro)
  • V90 T6 (da 68.250 euro)
  • V90 T8 (da 76.450 euro)
  • XC40 T4 (da 47.750 euro)
  • XC40 T5 (da 48.850 euro)
  • XC60 T6 (da 59.900 euro)
  • XC60 T8 (da 67.700 euro)
  • XC60 T8 Polestar Engineered (77.990 euro)
  • XC90 T8 (da 83.450 euro)

L’articolo Ibride in Area C a Milano: l’elenco delle auto che potranno entrare gratis anche da ottobre 2022 proviene da Icon Wheels.

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SUV sportive economiche: 10 proposte a meno di 50.000 euro

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Divertimento e praticità: le SUV sportive sanno unire queste due caratteristiche molto richieste dagli automobilisti.

In questa guida all’acquisto troverete dieci crossover grintose e relativamente economiche che costano meno di 50.000 euro.

L’elenco delle dieci Sport Utility sportive economiche più interessanti in commercio comprende soprattutto SUV compatte e vetture tedesche, anche se non mancano le SUV piccole e medie e modelli provenienti da altre nazioni.

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Audi Q3 45 TFSI Business Advanced – 49.950 euro

L’Audi Q3 45 TFSI Business Advanced è la proposta più costosa tra quelle analizzate in questo elenco.

La variante intermedia a benzina della seconda generazione della SUV compatta tedesca a trazione integrale condivide il pianale con la Volkswagen Tiguan e monta lo stesso motore 2.0 turbo benzina TFSI da 245 CV presente anche sulla Seat Tarraco presente in questa guida all’acquisto.

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BMW X2 xDrive25e Advantage – 49.450 euro

La BMW X2 xDrive25e Advantage è la variante ibrida plug-in “base” della SUV compatta tedesca: una crossover a trazione integrale che condivide il pianale con molti altri modelli della Casa bavarese (serie 1serie 2 Active TourerGran CoupéX1).

Il motore 1.5 turbo tre cilindri ibrido plug-in benzina da 220 CV – un po’ rumorosetto quando viene sollecitato – permette alla Sport Utility teutonica di accelerare da 0 a 100 km/h in 6,8 secondi.

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Cupra Formentor 2.0 TSI 4Drive – 46.250 euro

La Cupra Formentor 2.0 TSI 4Drive – grazie al suo motore 2.0 turbo benzina TSI in grado di generare 310 CV – è la proposta più potente tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto.

La versione più cattiva (per ora) della SUV compatta spagnola a trazione integrale sviluppata sullo stesso pianale della Skoda Octavia scatta da 0 a 100 km/h in meno di 5 secondi (4,9, per la precisione) ma non offre molto spazio alla testa dei passeggeri posteriori più alti.

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Ford Puma ST – 33.000 euro

La Ford Puma ST – variante più “cattiva” della piccola SUV statunitense – non è solo la Sport Utility sportiva più economica in commercio ma anche l’unica proposta presente in questa guida all’acquistotrazione anteriore e con un cambio manuale.

La crossover “yankee” può vantare dimensioni esterne contenute e offre una grande agilità in curva. Il motore 1.5 turbo EcoBoost tre cilindri benzina da 200 CV è il meno potente del lotto.

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Jeep Renegade PHEV S – 42.850 euro

La Jeep Renegade PHEV S è la versione ibrida plug-in più potente della piccola SUV statunitense a trazione integrale sviluppata sullo stesso pianale della Fiat 500X. Il motore 1.3 turbo ibrido plug-in benzina T4 da 240 CV ha una cilindrata contenuta che consente di risparmiare sull’assicurazione RC Auto ma è poco scattante (“0-100” in 7,1 secondi) e non molto coppioso (270 Nm considerando solo l’unità termica).

Poco divertente nelle curve, si riscatta con una ricca dotazione di serie che comprende – tra le altre cose – il cruise control adattivo e l’antifurto. Alti e bassi per quanto riguarda la praticità: il bagagliaio è piccolo e i passeggeri posteriori non hanno molti centimetri a disposizione delle gambe (decisamente migliore la situazione nella zona della testa).

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Mercedes GLA 250 4Matic Sport Plus – 48.237 euro

La Mercedes GLA 250 4Matic Sport Plus è una SUV compatta tedesca – arrivata alla seconda generazione – a trazione integrale.

Il motore 2.0 turbo benzina da 224 CV permette alla crossover della Stella di accelerare da 0 a 100 km/h in 6,7 secondi.

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Mini Countryman John Cooper Works – 47.200 euro

La Mini Countryman John Cooper Works è la versione più sportiva della seconda generazione della piccola SUV britannica a trazione integrale sviluppata sullo stesso pianale della Clubman. La dotazione di serie è un po’ povera: accessori utili come il cruise control adattivo si pagano a parte.

Il motore è un 2.0 turbo benzina da 306 CV che permette alla crossover inglese di scattare da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi.

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Opel Grandland X Hybrid AWD Design Line – 49.600 euro

La Opel Grandland X Hybrid AWD Design Line è, secondo noi, una delle SUV sportive economiche più interessanti in commercio.

La variante ibrida plug-in e a trazione integrale della SUV compatta tedesca condivide il pianale con la Peugeot 3008 e ospita sotto il cofano un motore 1.6 turbo ibrido plug-in benzina da 300 CV perfetto per chi cerca la massima efficienza (a patto di ricaricare spesso la batteria). 6,1 i secondi necessari per accelerare da 0 a 100 km/h.

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Seat Tarraco 2.0 TSI 245 CV FR – 45.900 euro

La Seat Tarraco 2.0 TSI 245 CV FR è la versione più sportiva dell’ingombrante (4,74 metri di lunghezza) SUV media spagnola a trazione integrale sviluppata sullo stesso pianale della Skoda Kodiaq e della Volkswagen Tiguan Allspace.

Una crossover costruita con grande cura rivolta a chi ha bisogno di spazio: i passeggeri posteriori hanno un mare di centimetri a disposizione delle gambe e il bagagliaio è immenso. Il motore? Lo stesso 2.0 turbo benzina TSI da 245 CV già visto sull’Audi Q3 analizzata in questa guida all’acquisto.

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Volkswagen T-Roc R – 45.950 euro

La Volkswagen T-Roc R è la variante più grintosa della SUV compatta tedesca a trazione integrale.

Il motore 2.0 turbo benzina TSI da 300 CV permette alla crossover di Wolfsburg di scattare da 0 a 100 km/h in 4,9 secondi ma non è un campione di consumi.

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Frangivento Sorpasso: le foto e i dati

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La Frangivento Sorpasso è una supercar torinese a trazione integrale già ordinabile che sarà consegnata entro luglio ai primi clienti.

Di seguito troverete le foto e i dati dell’esclusiva coupé italiana: una sportiva potente rivolta a chi vuole distinguersi dalla massa.

Frangivento Sorpasso: il design

Lo stile aerodinamico della Frangivento Sorpasso presenta una zona posteriore con elementi destrutturati e compenetranti e una vistosa ala che ha la duplice funzione di convogliatore d’aria sul tetto e di spoiler.

Nel profilo spiccano i pieni e i vuoti contrastanti con la conchiglia che avvolge la porta e dettagli che rendono omaggio alla città di Torino (come il profilo del vetro laterale che si allunga verso la presa d’aria richiamando la sagoma della Mole Antonelliana) mentre nel frontale troviamo due passaruota pronunciati che terminano a scivolo con un becco d’anatra sui due fanali.

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Frangivento Sorpasso: motore e versioni

La Frangivento Sorpasso è spinta da un motore V10 a benzina ed è disponibile in due versioni: l’aspirata Stradale da 610 CV e la sovralimentata GTXX da 850 CV.

La Frangivento Sorpasso Stradale, rivolta a una clientela più elegante, presenta una raffinata tinta Grigio Hèrmes mentre la più aggressiva Frangivento Sorpasso GTXX – ispirata alle GT3, in grado di raggiungere una velocità massima di 345 km/h e di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 2,9 secondi (“0-200” in 9,3 s) – si distingue per le appendici aerodinamiche più pronunciate, per l’enorme alettone posteriore, per la carrozzeria bicolore e per la possibilità di cambiare la sigla “XX” con una cifra a piacere in modo da rendere il proprio esemplare unico.

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Frangivento Sorpasso: carrozzeria e cerchi

La carrozzeria in materiali compositi della Frangivento Sorpasso ha permesso di limitare il peso complessivo della vettura a circa 1.300 kg mentre i cerchi aerodinamici progettati insieme a OZ sono montati su pneumatici Pirelli PZero.

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Frangivento Sorpasso: interni e personalizzazione

Gli interni minimalisti della Frangivento Sorpasso sono impreziositi da materiali pregiati come pelle e Alcantara. È inoltre previsto un programma di personalizzazione della durata di 30 giorni che permette al cliente di lavorare fianco a fianco con gli stilisti per creare la vettura desiderata.

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Quali sono le multe per chi non si ferma allo stop?

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Il Codice della Strada prevede delle sanzioni molto pesanti per gli automobilisti che non si fermano al segnale di stop; si tratta infatti di un comportamento che può essere molto pericoloso. Le multe previste per questa tipologia di trasgressori sono ovviamente aspre, la legge infatti vuole tutelare la sicurezza su strada e l’incolumità di tutti gli utenti, sia il guidatore poco prudente che gli altri automobilisti che incontra sul suo percorso. Vediamo quanto previsto dal Codice della Strada in materia.

La multa per chi non rispetta lo stop: a quanto ammonta

La sanzione pecuniaria per chi commette questa violazione del Codice della Strada non è fissa ma cambia a seconda della fascia oraria in cui si commette l’infrazione di non rispettare il segnale di stop, molto pericolosa. Oltra al pagamento della multa, tra l’altro, il conducente rischia anche la decurtazione dei punti dalla patente.

Perché la legge è così severa? Semplicemente perché oltrepassare lo stop senza arrestare il veicolo è un comportamento che può provocare incidenti anche molto gravi (purtroppo ‘la storia insegna’), che potrebbero causare dei danni pesanti sia al conducente imprudente che agli altri utenti della strada.

All’art. 145 del Codice della Strada si parla di questa violazione e delle sanzioni per coloro che non rispettano appunto il segnale di stop. Chi, alla guida del suo veicolo, non si ferma al segnale di arresto indicato dalla segnaletica stradale rischia una multa molto cara, che va da un minimo di 163 euro fino a un massimo di 651 euro, se la suddetta infrazione è commessa in un orario compreso tra le 7 del mattino e le 22. Chi invece commette la stessa violazione del Codice ma in un’altra fascia orari, quella che va dalle 22:01 alle 06:59, allora rischia una sanzione ancora più cara. L’importo infatti aumenta e va da un minimo di 217,33 euro fino a un massimo di 868 euro.

E non è tutto, non ci sono solo sanzioni pecuniarie, ma si prevede anche una sanzione accessoria. Chi non rispetta il segnale di stop infatti non deve solo pagare la multa, ma rischia anche la decurtazione di 6 punti dalla patente. Per chi commette la stessa infrazione più di una volta nel corso di due anni consecutivi rischia la sospensione della patente per un periodo minimo di un mese e massimo di 3 mesi.

Incidente provocato dal conducente che non rispetta lo stop: cosa succede

Nel caso in cui un automobilista non rispetta lo stop, violando il Codice della Strada, e oltretutto provoca un incidente, allora è ovviamente lui l’unico responsabile per il  sinistro stradale, e quindi l’unico a cui tocca il pagamento dei danni provocati.

Il concorso di colpa in questi casi non esiste, visto che il danno viene provocato solo ed esclusivamente dal conducente che non rispetta il Codice della Strada, non arrestando il veicolo al segnale di stop. È stata la Corte d’Appello di Roma a stabilirlo nella sentenza del 27 gennaio 2012, ribadendo l’obbligo di arrestarsi allo stop e la colpa esclusiva per eventuali incidenti, di chi non rispetta il segnale.

Attenzione: lo stop non è, come purtroppo molti automobilisti credono, un segnale che obbligare a dare precedenza; una volta arrivati alla linea di arresto è necessario fermarsi sempre, e non solo rallentare. Questo non serve solo per evitare le multe ma anche per scongiurare pericolosi sinistri.

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Che cosa sono e a che cosa servono i segnali complementari?

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I segnali complementari svolgono un ruolo molto importante all’interno della grande famiglia della segnaletica stradale. Sono tutti quei segnali che evidenziano il tracciato stradale, soprattutto in corrispondenza delle curve, di punti critici e di ostacoli.

I tipi di segnali complementari

Esistono vari tipi di segnali complementari che aiutano gli automobilisti a riconoscere punti potenzialmente pericolosi durante la marcia. In totale possono essere racchiusi in 6 categorie: i delineatori di margine per strade a doppio senso e per strade a senso unico; i delineatori di margine per gallerie a senso unico e per strade di montagna; il delineatore di curva stretta o di tornante; il delineatore modulare di curva; delineatore di incrocio a “T” e delineatore speciale di ostacolo.

Segnali complementari: i delineatori di margine

I delineatori di margine per strade a doppio senso servono a visualizzare meglio l’andamento di una strada, specialmente in caso di scarsa visibilità: vengono posti a una distanza massima di 50 metri l’uno dall’altro nei rettilinei, mentre in curva la distanza dipende dal raggio di curvatura. I delineatori di margine per strade a senso unico, invece, vengono posizionati ai margini di una strada, o di una carreggiata, a senso unico.

Esistono anche i delineatori di margine per gallerie a senso unico e per strade di montagna: quello per le gallerie può essere usato anche per evidenziare deviazioni o strettoie della carreggiata, mentre quello delle strade di montagna è posto ai lati della carreggiata di percorsi soggetti a innevamento e serve a rendere meglio visibili i bordi della strada.

I segnali stradali complementari: delineatori di curva

Della grande famiglia dei segnali complementari fa parte anche il delineatore di curva stretta o di tornante: questo viene usato per segnalare una curva stretta e con mancanza di visibilità e si trova sulle strade extraurbane, di norma, dopo il segnale curva pericolosa a sinistra. La sua funzione è molto importante perché invita il conducente a fare attenzione nel percorrere la curva. Normalmente è bianco e nero, ma a volte può essere anche di colore bianco e rosso: in questo caso va a indicare una curva provvisoria dovuta a lavori in corso.

Il delineatore modulare di curva, invece, è usato per migliorare la visibilità delle curve: solitamente viene posizionato in serie di più elementi, con i delineatori messi a distanza ravvicinata. La funzione è quella di evidenziare una curva pericolosa sia su strade a senso unico che a doppio senso.

Delineatore di incrocio a “T” e delineatore speciale di ostacolo

All’interno dei segnali complementari previsti dal Codice della Strada troviamo anche il delineatore di incrocio a “T”: questo tipo di segnale è installato in presenza di un incrocio a forma di “T”, ovvero sia un incrocio particolare dove non è possibile proseguire diritto. La sua funzione è quella di indicare all’utente della strada di svoltare a destra oppure a sinistra: non a caso il delineatore ha le punte delle frecce che segnalano entrambe le direzioni possibili.

L’ultimo segnale che fa parte della famiglia dei complementari è il delineatore speciale di ostacolo: questo tipo di segnale viene posizionato all’interno della carreggiata e non ai margini come succede per i segnali visti in precedenza. Il delineatore speciale di ostacolo ha la funzione di segnalare un ostacolo che può essere, ad esempio, un salvagente, uno spartitraffico oppure un’isola di traffico. Questo tipo di delineatore è rifrangente: significa che ha la capacità di riflettere la luce per migliorare la visibilità durante le ore notturne.

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Le tre vite di Fausto Gresini

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Credits: Mirco Lazzari gp/Getty Images

Fausto Gresini ha vissuto tre vite intense e ricche di soddisfazioni: nella prima è stato un giovane meccanico appassionato di moto, nella seconda un pilota che ha realizzato i propri sogni al punto da diventare campione del mondo 125 (per ben due volte) e nella terza ha fondato e gestito un team attivo e vincente in tutte le classi del Motomondiale.

Scopriamo insieme la storia del centauro romagnolo, scomparso recentemente a causa del Covid-19.

Fausto Gresini: la storia

Fausto Gresini nasce il 23 gennaio 1961 a Imola (Bologna). Appassionato di moto fin da bambino, inizia a lavorare in un’officina meccanica e comincia a correre a 17 anni in sella a una Minarelli 50.

L’esordio nel Motomondiale

Gresini debutta nel Motomondiale nel 1983 nella classe 125 e nella stagione d’esordio conquista un podio con una MBA (secondo in Svezia).

L’anno seguente dopo tre gare passa alla Garelli, conquista il primo trionfo in carriera (sempre in Svezia) e chiude in terza posizione il Mondiale dietro allo spagnolo Ángel Nieto e al nostro Eugenio Lazzarini.

Il primo Mondiale

Fausto Gresini conquista il primo titolo iridato nel 1985 nella classe 125 davanti al connazionale Pier Paolo Bianchi grazie a tre successi (Austria, Belgio e San Marino) e l’anno successivo – con una vittoria in più (Spagna, Monza, Svezia e Hockenheim) – termina il campionato al secondo posto dietro a Luca Cadalora.

Il secondo Mondiale

Gresini domina la stagione 1987 e si aggiudica il secondo Mondiale 125 con ben dieci trionfi in undici gare (Spagna, Germania, Monza, Austria, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Cecoslovacchia e San Marino). La stagione successiva è rovinata da un infortunio mentre nel 1989 con la Aprilia conquista un podio a Misano.

I primi anni ‘90

Nel 1990 Fausto Gresini passa alla Honda e porta a casa un terzo posto in Spagna. Decisamente più convincente la stagione 1991, quando si laurea vicecampione del mondo dietro a Loris Capirossi grazie a due vittorie in Italia e in Austria.

Fausto arriva nuovamente secondo nel Mondiale 125 nel 1992 – anno in cui conquista l’ultimo successo (nonché l’ultimo podio) in Gran Bretagna) – dietro ad Alessandro Gramigni e appende il casco al chiodo al termine della stagione 1994.

Nasce Gresini Racing

A 33 anni Fausto Gresini si ritrova a dover scegliere se diventare un vecchio pilota o un giovane manager e opta per la seconda soluzione. Inizia a lavorare dietro le quinte nel Motomondiale e nel 1997 fonda un proprio team: il Gresini Racing.

Una scuderia che pensa in grande fin dagli esordi: debutto in classe 500 con una Honda affidata al brasiliano Alex Barros e un podio nella stagione d’esordio (terzo in Gran Bretagna). Il centauro sudamericano si migliora l’anno seguente e porta a casa altri due terzi posti in Repubblica Ceca e in Argentina.

Nel 1999 Gresini Racing passa alla 250 e al primo anno Capirossi chiude in terza posizione con tre vittorie (Malaysia, Olanda e Imola) il Mondiale vinto da Valentino Rossi. L’anno seguente tocca al giapponese Daijiro Kato portare a casa un “bronzo” iridato – titolo andato al francese Olivier Jacque – con quattro successi: Giappone, Portogallo, Rio de Janeiro e Pacifico.

Campioni del mondo

Il primo Mondiale per Gresini Racing arriva nel 2001 quando Kato si aggiudica il titolo iridato 250 davanti al connazionale Testuya Harada e al nostro Marco Melandri grazie a undici vittorie: Giappone, Sudafrica, Spagna, Francia, Catalogna, Gran Bretagna, Portogallo, Valencia, Australia, Malaysia e Rio de Janeiro.

La MotoGP

Nel 2002, in occasione del primo anno della MotoGP, la Gresini Racing torna nella classe regina del Motomondiale mentre nella 250 Roberto Rolfo arriva terzo nel campionato vinto da Melandri.

Fausto Gresini gestisce il team Movistar Honda nel 2003: un’annata di tragedie (la scomparsa di Kato ad aprile) e soddisfazioni (lo spagnolo Sete Gibernau vicecampione iridato MotoGP dietro a Rossi e davanti a Max Biaggi grazie a quattro successi in Sudafrica, Francia, Olanda e Germania).

Gibernau bissa il secondo posto nel Mondiale nel 2004 – sempre dietro a Valentino e davanti a Biaggi – grazie ad altri quattro trionfi (Spagna, Francia, Repubblica Ceca e Qatar) mentre l’anno seguente tocca a Melandri diventare vicecampione del mondo con due vittorie in Turchia e a Valencia dietro a Rossi e davanti allo statunitense Nicky Hayden.

Nel 2006 Gresini Racing gestisce il team Fortuna Honda e arrivano tre vittorie con Melandri (Turchia, Francia e Australia) e una con lo spagnolo Toni Elías (Portogallo). I due portano a casa cinque podi complessivi nel 2007 mentre l’anno successivo – in concomitanza con l’arrivo del nuovo main sponsor San Carlo – il team romagnolo non riesce a ottenere piazzamenti in “top 3”.

Dopo un anno di buio il team di Fausto Gresini torna sul podio nel 2009 e il miglior piazzamento arriva grazie al secondo posto a Indianapolis del sammarinese Alex de Angelis.

Moto2: esordio e trionfo

Gresini Racing prende parte nel 2010 alla prima stagione di sempre della Moto2 con una Moriwaki e conquista il titolo iridato al debutto grazie a Elías, capace di conquistare il Mondiale davanti al connazionale Julián Simón con sette vittorie: Spagna, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Indianapolis, San Marino e Giappone.

Marco Simoncelli

Marco Simoncelli disputa un’ottima stagione 2011 in MotoGP in sella alla Honda del Team Gresini culminata con un secondo posto in Australia ma perde la vita il 23 ottobre a Sepang in Malaysia. Per quanto riguarda la Moto2 l’unico evento rilevante è invece il trionfo di Michele Pirro a Valencia.

Tutte le classi

Nel 2012 nasce la Moto3 e Gresini Racing si cimenta anche in questa categoria del Motomondiale. Nello stesso anno lo spagnolo Álvaro Bautista conquista due terzi posti a San Marino e in Giappone mentre in Moto2 il britannico Gino Rea arriva secondo in Malaysia.

Due anni più tardi Bautista taglia il traguardo del GP di Francia in terza posizione, il belga Xavier Siméon arriva secondo in Argentina in Moto2 e in Moto3 Enea Bastianini conquista due seconde piazze in Catalogna e in Repubblica Ceca.

Da Honda ad Aprilia

Gresini Racing nel 2015 dice addio a Honda in MotoGP e passa alla Aprilia: tra i risultati più importanti di questa stagione troviamo la vittoria di Siméon in Germania in Moto2 e il terzo posto di Bastianini (grazie a un successo a San Marino) nel campionato di Moto3 vinto dal britannico Danny Kent.

L’anno seguente in Moto2 il britannico Sam Lowes trionfa in Spagna e in Aragona mentre Bastianini si laurea vicecampione Moto3 dietro al sudafricano Brad Binder grazie a una vittoria in Giappone. Risale invece al 2017 la vittoria dell’iberico Jorge Martín in Moto3 a Valencia.

Il Mondiale Moto3

Il team di Fausto Gresini domina il campionato Moto3 2018: Martín si aggiudica il titolo iridato con sette vittorie (Qatar, Americhe, Italia, Olanda, Germania, Aragona e Malaysia) davanti al compagno di scuderia, il nostro Fabio Di Giannantonio (per due volte sul gradino più alto del podio: Repubblica Ceca e Thailandia).

MotoE: debutto e titolo

Gresini Racing punta nel 2019 sulla neonata serie MotoE riservata alle moto elettriche e si aggiudica la prima edizione di sempre del campionato con Matteo Ferrari, trionfatore nei due GP di San Marino. Ferrari diventa vicecampione nel 2020 con due successi (San Marino ed Emilia-Romagna gara 2) e nello stesso anno in Moto3 lo spagnolo Jeremy Alcoba chiude in terza posizione il GP del Portogallo.

Il Covid-19

Il 27 dicembre 2020 Fausto Gresini viene ricoverato all’ospedale di Bologna dopo aver contratto il Covid-19 e scompare il 23 febbraio 2021.

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Come si converte una patente estera? Cosa bisogna sapere

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La conversione della patente è fondamentale per tutti coloro che sono in possesso di una patente di guida estera, ma oggi vivono in maniera stabile in Italia. Si tratta di soggetti che quindi potrebbero avere bisogno di convertire appunto il proprio documento di guida in patente italiana. È importante sapere come svolgere questa procedura, quali passaggi seguire.

In Italia infatti chi guida con patenti straniere che non sono riconosciute dallo Stato rischia un’ammenda, anche se in effetti le direttive cambiano a seconda del Paese di riferimento, in base agli accordi bilaterali che sono stati stipulati. Ci sono delle regole apposite per i cittadini che fanno parte dell’Unione Europea, legate all’introduzione della patente comunitaria alla fine degli anni Novanta e all’armonizzazione del documento tra gli Stati membri. Ma approfondiamo il discorso.

Patente estera: il riconoscimento nell’Unione Europea

Tutti i cittadini degli Stati membri dell’UE sono in possesso di una patente che è riconosciuta in ognuno dei 28 Paesi dell’Unione Europea, e la possono usare finché è valida. La patente comunitaria si presenta in formato carta di credito, con la foto del possessore sul lato sinistro del documento stesso.

Qualsiasi cittadino UE che sposta la sua residenza in Italia può guidare con la sua patente estera fino alla scadenza; solo in quel momento sarà obbligato come tutti al rinnovo, ma stavolta direttamente in Italia, che è il nuovo Paese di residenza. Dopo due anni dallo spostamento della residenza invece c’è l’obbligo di rinnovo per chi ha una patente con validità illimitata. Infine a chi invece viene ritirata la patente e risiede in Italia, deve richiedere la conversione della patente estera.

Quando deve essere fatta la conversione della patente estera

Si ha un anno di tempo per convertire la patente di guida straniera, dopo la data in cui si stabilisce la residenza in Italia. In questo periodo di tempo si deve mostrare alle autorità (se richiesto) una traduzione giurata della propria patente estera. Chi non lo fa rischia una multa molto salata, che va da un minimo di 400 euro a un massimo di 1.600 euro.

Chi ha un permesso internazionale di guida, o patente di guida internazionale, non deve convertire il suo documento. Si tratta infatti di una particolare patente soggetta a disposizioni ad hoc e riconosciuta in quasi tutto il mondo (esclusi Cina, Brasile, Israele, Irlanda, Spagna, Portogallo).

Conversione patente estera: come e dove

Per fare la conversione della patente estera in Italia bisogna presentare la domanda alla Motorizzazione Civile; serve compilare il modulo TT2112. Devono essere effettuati due versamenti:

  • 32 euro sul c/c 4028;
  • 10,20 euro sul c/c 9001.

Cosa allegare alla domanda:

  • due fototessere;
  • fotocopia della patente accompagnata dalla traduzione certificata per paesi extra UE;
  • certificato medico con bollo da 16 euro rilasciato da un medico abilitato;
  • documento d’identità in corso di validità;
  • codice fiscale originale e fotocopia.

In quali Paesi è necessaria la conversione della patente?

Per alcuni paesi fuori dall’Unione Europea non è possibile chiedere la conversione della patente. I documenti che vengono rilasciati in Canada, Cile e Stati Uniti possono essere convertiti solo per il personale diplomatico e i familiari. Per le patenti di guida straniera ottenute in Zambia si no altre restrizioni, possono essere convertite infatti solo dai cittadini in missione governativa o e famigliari. Algeria, Filippine, Libano, Marocco, Svizzera, Taiwan, Tunisia e Turchia (extra UE) prevedono la convertibilità della patente in Italia secondo la procedura che abbiamo descritto.

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