Monthly Archives: Agosto 2021

Che cosa sono gli indici di velocità e carico delle gomme di una moto?

title

Credits: iStock

Non è per niente facile, soprattutto per i meno esperti, scegliere lo pneumatico giusto per la propria moto. Molto spesso ci si trova quindi a fare i conti con codici e misure sconosciuti e soprattutto a dover chiedere l’aiuto di un professionista. Sul libretto di circolazione della moto sono indicati tutti i dati necessari per la scelta, ma la varietà di tipologie di gomme presenti oggi sul mercato complica le cose e crea incertezza. Vediamo alcune nozioni base da sapere.

Pneumatico moto: come è fatto

Qualsiasi gomma si compone dei seguenti elementi:

  • carcassa;
  • tela della carcassa (telo resistente che dà allo pneumatico la forma desiderata e accoglie deformazioni e carichi);
  • battistrada (serve per lo scarico di acqua e altri elementi presenti su strada, oltre che della trazione della moto);
  • fianchi laterali (sottili, molto resistenti alle deformazioni).

La struttura dello pneumatico può essere:

  • diagonale o tradizionale;
  • cinturata;
  • radiale.

Quali sono le misure degli pneumatici

Iniziamo dalle prime nozioni, bisogna fare attenzione alle misure delle gomme, che vengono indicate sul libretto di circolazione a cui bisogna strettamente attenersi.

Sulla gomma troviamo un codice:

  • inizialmente appare un numero, che indica la larghezza in cm;
  • dopo la barra invece c’è il rapporto in percentuale tra altezza e larghezza;
  • se lo pneumatico è radiale troviamo la lettera R, se è radiale e sopporta velocità oltre i 240 km/h, allora troviamo la scritta ZR;
  • infine viene indicato il diametro del cerchio su cui montare la gomma (in pollici).

In seguito viene inserita la sigla M/C, che indica che si tratta di pneumatici per motocicli, e altre misure:

  • l’indice di carico o peso massimo che può supportare (da 40, 136 kg, a 83, ovvero fino a 487 kg);
  • il codice di velocità, una lettera dalla A alla Z.

Attenzione: i due indici appena indicati non possono mai essere inferiori a quelli indicati nel libretto di circolazione della moto, non dimenticatelo.

Tutte le altre marcature che possono essere presenti sulle gomme per moto

È possibile trovare le seguenti lettere/sigle:

  • se non vi è nessuna lettera, allora si tratta di uno pneumatico tradizionale;
  • B: pneumatico cinturato;
  • R: pneumatico radiale;
  • TT: pneumatico con camera d’aria;
  • TL: tubeless, senza camera d’aria;
  • M/C: esclusivamente per motociclette;
  • A: versione speciale;
  • NHS: non per uso autostradale (solo per pista);
  • RF: rinforzato;
  • Rear: pneumatico posteriore;
  • Front: pneumatico anteriore;
  • M+S (MS, M-S, M&S): adatto all’uso con fango e neve.

Quali sono le misure dello pneumatico

È importante considerare il diametro esterno, l’altezza di sezione, la sezione massima dello pneumatico, il diametro di calettamento.

Che cos’è l’indice di carico?

Come abbiamo già visto, si tratta di un codice numerico che sta ad indicare il peso massimo che una gomma per la moto è in grado di supportare.

Che cos’è l’indice di velocità?

In questo caso parliamo invece di un codice alfabetico che ci dice a quale velocità massima una gomma può viaggiare. Le gomme (per auto e per moto) si scaldano e si deformano in maniera differente a seconda dei diversi indici di velocità, e possono essere più o meno performanti a velocità elevata.

Attenzione: nonostante decidiate di montare sulla vostra moto delle gomme con capacità superiori ai limiti di velocità del veicolo, non bisogna mai usare gli pneumatici a velocità non autorizzata.

 

L’articolo Che cosa sono gli indici di velocità e carico delle gomme di una moto? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Che cosa succede se si rifiuta di fare l’alcol test?

title

Credits: iStock

Quando un automobilista viene fermato dalla Polizia per un controllo e viene trovato positivo all’alcol test, rischia una multa e la sospensione della patente. Come ben sappiamo infatti, la guida in stato di ebbrezza è un grave comportamento vietato dalla legge.

Ma oggi approfondiamo un altro discorso, di grande interesse: ovvero che cosa si rischia se si rifiuta di sottoporsi al controllo con etilometro da parte delle Forze dell’Ordine e quali sono le conseguenze. Vediamo tutto quello che bisogna sapere

Le sanzioni per guida in stato di ebbrezza

Ne abbiamo già parlato, ma facciamo un breve riepilogo sui rischi per chi guida in stato di ebbrezza. Questo comportamento diventa reato nel momento in cui la quantità di alcol trovato nel sangue dell’automobilista supera gli 0,8 g/litro. Se invece resta tra 0,51 e 0,8 g/l, allora non si ha alcuna conseguenza penale, ma solo amministrativa, rischiando una multa da un minimo di 527 a un massimo di 2.108 euro, la decurtazione di 10 punti dalla patente e la sospensione della stessa da 3 a 6 mesi.

Cosa succede oltre 0,8 g/litro:

  • se il tasso alcolemico è tra 0,81 e 1,5 g/l allora è reato di guida in stato di ebbrezza e scatta il procedimento penale; la multa va da 800 a 3.200 euro e si rischia l’arresto fino a 6 mesi (o i lavori di pubblica utilità), la patente viene sospesa da 6 mesi a un anno e si perdono 10 punti;
  • se si superano invece 1,5 g/l, allora la sanzione va da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto passa da un minimo di 6 mesi fino a 1 anno, si perdono sempre 10 punti dalla patente ma la sospensione del documento stesso può durare da 1 a 2 anni. Si rischi anche la confisca dell’auto (se però è intestata a un soggetto differente allora non avviene la confisca, quindi il mezzo non passa di proprietà dello Stato, ma la patente può essere sospesa da 2 a 4 anni).

Guida in stato di ebbrezza: come avviene l’accertamento da parte delle Forze dell’Ordine

È il Codice della Strada a prevedere multe e sanzioni appena descritte, chiaramente il tutto è subordinato all’accertamento della guida in stato di ebbrezza tramite strumenti appositi di cui dispone la Polizia. In particolare, viene utilizzato l’etilometro, o alcoltest, come viene comunemente chiamato.

Attenzione: gli agenti potrebbero sanzionare il conducente al volante anche solo per sintomi che riconducono all’ubriachezza, quali occhi lucidi e rossi, scarso equilibrio, guida poco sicura, euforia e alito vinoso e altri.

È vero anche che spesso accade che il giudice, nel caso in cui la sanzione per guida in stato di ebbrezza venga contestata per accertamento senza strumenti di precisione, decida di applicare la sanzione inferiore (amministrativa, senza entrare nel penale, per cui deve esserci assoluta certezza).

Può accadere inoltre che gli agenti, in assenza di etilometro, chiedano all’automobilista o conducente di altro mezzo fermato per un controllo, di seguirli al più vicino comando per fare l’alcoltest. In caso di incidente, il conducente può essere trasportato in ospedale dalla Polizia per il prelievo del sangue che indichi la quantità di alcol presente.

Cosa succede a chi si rifiuta di sottoporsi all’alcoltest

Chi si rifiuta di fare l’alcoltest rischia le stesse sanzioni della fascia di massima gravità della guida in stato di ebbrezza (oltre 1,5 g/l). Quindi attenzione alle conseguenze:

  • multa da 1.500 a 6.000 euro;
  • arresto da 6 mesi a un anno;
  • decurtazione di 10 punti dalla patente;
  • sospensione della patente da 1 a 2 anni;
  • confisca del mezzo;
  • revoca della patente in caso di recidiva.

L’articolo Che cosa succede se si rifiuta di fare l’alcol test? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Come ridurre l’usura e il consumo dei freni e farli durare di più?

title

Credits: iStock

Tra gli elementi di sicurezza attiva di un’auto è certo che il sistema frenante sia uno dei più importanti. È costituito da dischi e pastiglie, materiali di attrito, che chiaramente necessitano di manutenzione, per un buon funzionamento, e della sostituzione periodica, perché col tempo si usurano.

Come fare in modo che il sistema frenante sia sempre efficiente?

Per far sì che il sistema frenante funzioni sempre nel modo giusto, è fondamentale che le pastiglie e i dischi siano oggetto di una costante manutenzione da parte di un professionista. Tutti gli elementi devono sempre essere nelle condizioni ottimali per il loro funzionamento e per la sicurezza del veicolo. Questo perché chiaramente sono soggetti a usura, visto che l’attrito provocato da ogni frenata genera il consumo di materiale sia dei dischi che delle pastiglie.

Dischi e pastiglie dei freni devono essere sostituiti quando eccessivamente usurati, per fare in modo che il corretto funzionamento dell’impianto frenante del veicolo non sia compromesso. In particolare, sui dischi è indicato lo spessore minimo della fascia frenante e invece le pastiglie freno hanno un indicatore di usura che segnala a chi di dovere quando è arrivato il momento di procedere con la sostituzione.

Dischi e pastiglie dei freni: quando vanno sostituiti

In genere gli esperti consigliano di fare un controllo all’impianto frenante ogni 15-20.000 chilometri percorsi; nel caso in cui invece dovessero insorgere problemi di vibrazione del mezzo, allora bisogna immediatamente rivolgersi ad un meccanico.

L’usura e il deterioramento dei freni possono essere indicati da uno dei seguenti segnali:

  • vibrazioni insolite;
  • frenata rumorosa;
  • presenza di righe circolari profonde sulla fascia frenante;
  • spia di segnalazione (se presente, per le pastiglie) accesa;
  • surriscaldamento;
  • il livello del liquido dei freni potrebbe dare informazioni sull’usura di dischi e pastiglie. Se questi elementi si consumano eccessivamente, allora il pistoncino della pinza freno deve fare una maggior escursione per andare a compensare la perdita di spessore dei dischi o della pastiglia, assorbendo più liquido dei freni (si accende la spia sul cruscotto).

Pinze freno e altri componenti idraulici: la sostituzione

Queste componenti del sistema frenante dell’auto vengono sostituite in genere per rottura accidentale o deterioramento, non per usura. Esistono anche delle pinze rigenerate, soluzione alternativa alla sostituzione con pezzi nuovi, in grado di garantire ovviamente lo stesso livello di sicurezza.

A cosa fare attenzione per evitare problemi all’impianto frenante

Il primo consiglio è quello di non usare mai dischi di bassa qualità, che compromettono l’efficacia della frenata e quindi anche la sicurezza dell’auto stessa. Oltretutto, si rischia il deterioramento precoce della pastiglia.

Attenzione anche a procedere immediatamente alla sostituzione di un componente usurato, il rischio infatti è quello di compromettere la durata degli altri elementi del sistema frenante. Non dimenticare: quando sostituisci i dischi freno devi obbligatoriamente cambiare anche le pastiglie. Invece queste ultime si possono cambiare anche senza sostituire i dischi freno (se non troppo consumati).

Le pastiglie dei freni e i dischi sono il fulcro del sistema frenante, è fondamentale che siano sempre perfettamente efficienti per garantire la piena sicurezza del mezzo.

Attenzione: quando si sostituiscono questi elementi, è importante fare sempre un breve rodaggio, il consiglio degli esperti è di circa 300 chilometri, durante i quali bisogna frenare in maniera dolce, in modo che la superficie delle pastiglie si allinei perfettamente a contatto con il disco.

L’articolo Come ridurre l’usura e il consumo dei freni e farli durare di più? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Quali sono i costi da calcolare prima di partire per un viaggio in auto?

title

Credits: iStock

Stai per partire per le vacanze o semplicemente stai organizzando un viaggio in auto e vuoi sapere quali sono i principali costi che devono essere calcolati prima, per capire quanto sia vantaggiosa la partenza in macchina? Vediamo tutto quello che bisogna sapere.

Il costo del carburante auto

Primo paragrafo è quello da dedicare al costo della benzina o del gasolio per le auto con motorizzazione tradizionale, oppure del gas o delle ricariche per le altre tipologie di vetture. Il viaggio in auto in genere è una delle opzioni considerate in media più convenienti rispetto agli spostamenti in aereo o in treno, soprattutto se non si è da soli ma si dividono le spese con altri passeggeri.

La prima cosa da fare è quantificare il costo del carburante, il calcolo prima della partenza non è mai facile, perché il consumo dipende dalla velocità e dal percorso scelto e dai prezzi alla pompa. In ogni caso, si può fare una stima usando il sito internet ViaMichelin o altri simili, che sono in grado di calcolare il costo del carburante e del pedaggio in base alle caratteristiche dell’auto.

Il consiglio per risparmiare sulla spesa finale? Sicuramente quello di fare il pieno prima di partire e quindi nel proprio distributore di fiducia, assolutamente prima di entrare in autostrada, dove i prezzi lievitano.

I costi del pedaggio autostradale: il calcolo

Tra i costi del viaggio in auto ci sono ovviamente anche quelli che riguardano il pedaggio per tutte le strade a pagamento percorse, in Italia si tratta delle autostrade. Quanto si paga? Il prezzo varia a seconda della quantità di chilometri percorsi. Si paga al casello, con soldi contanti o carta, oppure si può utilizzare il Telepass, che consente di collegare questo dispositivo (che si tiene in auto) al conto corrente e di passare senza fare code dalle sbarre dei caselli autostradali, con un addebito automatico.

Prima di intraprendere un viaggio in macchina è comunque possibile calcolare il costo totale del pedaggio, in base al percorso scelto. Autostrade per l’Italia mette a disposizione di tutti gli utenti il suo calcolatore, il cui utilizzo è gratuito e le tariffe sono aggiornate costantemente. Altrimenti, come abbiamo già detto, c’è anche il sito ViaMichelin, che propone anche i percorsi alternativi e una previsione dettagliata dei costi di carburante e viaggio.

Altri costi da calcolare prima di partire per un viaggio in auto

Come abbiamo visto sinora, i costi del carburante e del pedaggio autostradale sono molto semplici da calcolare, anche se possono non essere precisi al 100%. È importante però ricordare che ci sono anche altre spese accessorie e indirette da tenere in considerazione.

Tra queste elenchiamo le principali:

  • le soste per colazione, caffè o pranzo in autogrilli. Sia che si tratta di un pasto breve che più abbondante (sconsigliato per i colpi di sonno e il mal d’auto) sicuramente è una spesa da non trascurare;
  • le spese legate alla manutenzione del veicolo e a eventuali riparazioni da fare appena prima della partenza, anche se il nostro consiglio è prestare sempre attenzione alla sicurezza e efficienza del mezzo, evitando enormi spese last minute o addirittura problemi che rimandano la partenza (attenzione alle gomme, al tagliando, alla revisione e alla manutenzione generale del mezzo, altrimenti i costi pre-partenza lievitano).

L’articolo Quali sono i costi da calcolare prima di partire per un viaggio in auto? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Come fare una stima del carburante che consumerai durante le vacanze?

title

Credits: iStock

È possibile calcolare in maniera precisa la quantità di carburante consumata dalla propria vettura, utile soprattutto quando si deve partire per le vacanze estive e si vuole sapere all’incirca la spesa per il viaggio. Se non si conoscono con esattezza i consumi di benzina o gasolio della propria auto, si può fare un calcolo.

I chilometri percorsi con un pieno

Il calcolo dei litri di carburante consumati per percorrere un chilometro in auto non è sempre facile, soprattutto se si guida su percorsi misti, tipologie di strade differenti. Oltretutto, se invece che fare il pieno, l’automobilista fa spesso il ‘rabbocco’, allora è ancora più difficile stabilire i veri consumi di carburante.

Come calcolare i consumi dell’auto con precisione

Per fare questo calcolo ci sono differenti metodi, è possibile infatti affidarsi al computer di bordo dell’auto stessa (se presente) oppure usare nuove app per smartphone o ancora affidarsi a carta e penna, come si faceva una volta (tra l’altro pare sempre essere il metodo più preciso).

Analizziamo ogni metodo, passo per passo:

  • computer di bordo, permette di conoscere i consumi dell’auto senza fare il pieno ogni volta che ti rechi a fare rifornimento. È uno dei metodi meno preciso, è la centralina a eseguire i calcoli, effettuati con dati che vengono rilevati in tempi troppo brevi, per questo motivo la percentuale di errore si alza rispetto agli altri metodi;
  • ci sono molte app per smartphone che fanno questa tipologia di calcoli, sia per il sistema operativo iOS che per Android; è necessario fare il pieno ad ogni rifornimento;
  • carta e penna, come fare? Ogni volta che vai al distributore fai il pieno e appunta i chilometri che segna il contachilometri dell’auto (km A). Nel momento in cui raggiungi il livello di metà serbatoio torna al distributore (meglio se lo stesso) e riporta i chilometri segnati sul cruscotto (km B). Fai nuovamente il pieno e segna quanti litri inserisci. In questo modo puoi fare la sottrazione tra i km B e i km A, dividere il risultato per i litri inseriti: è così che trovi il consumo medio dell’auto.

Qual è il distributore di carburante più conveniente in base ai consumi calcolati

Una volta che si impara a fare il calcolo giusto dei consumi di benzina o gasolio della propria auto, con qualsiasi metodo tra quelli sopra indicati e descritti, allora è possibile anche valutare in quale benzinaio è più conveniente andare a fare rifornimento. Attenzione infatti a ricordare che non è detto che la stazione di servizio con i prezzi più bassi sia anche la più conveniente. È possibile comprare la benzina o il gasolio spendendo meno, ma comunque facendo meno chilometri con un pieno. Capita molto spesso purtroppo, bisogna farci caso.

Questo perché il carburante usato può essere di bassa qualità, e il problema è che così non si subisce solo l’immediato danno economico, ma anche possibili problemi di malfunzionamento del motore dell’auto, non semplici da diagnosticare, ma pericolosi per il veicolo. È fondamentale invece che tutto funzioni al meglio, in modo che il mezzo possa durare a lungo ed essere sempre efficiente, per consumare meno, inquinare meno e richiedere oltretutto meno manutenzione (spesso costosa dal meccanico).

L’articolo Come fare una stima del carburante che consumerai durante le vacanze? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

MotoGP 2021: festa Ducati in Stiria, prima vittoria in classe regina per Martín e la Pramac

title

Credits: JOE KLAMAR/AFP via Getty Images

Grande festa Ducati nel GP di Stiria al Red Bull Ring: nella decima tappa della MotoGP 2021 abbiamo assistito alla prima vittoria nella classe regina del Motomondiale di Jorge Martín e del team Pramac.

MotoGP of Styria – Race

Credits: Josef Bollwein/SEPA.Media /Getty Images

MOTO-PRIX-AUT-STYRIA-MOTOGP-RACE-PODIUM

Credits: JOE KLAMAR/AFP via Getty Images

MOTO-PRIX-AUT-STYRIA-MOTOGP-RACE-PODIUM

Credits: JOE KLAMAR/AFP via Getty Images

MOTO-PRIX-AUT-STYRIA-MOTOGP-RACE-PODIUM

Credits: JOE KLAMAR/AFP via Getty Images

MotoGP of Styria – Qualifying

Credits: Mirco Lazzari gp/Getty Images

/

Il centauro spagnolo ha dominato la corsa austriaca – interrotta al via da una bandiera rossa in seguito a un incidente tra Pedrosa e Savadori – tagliando il traguardo davanti al connazionale Joan Mir (Suzuki) e al leader iridato Fabio Quartararo (Yamaha).

MotoGP 2021 – GP Stiria: le pagelle

title

10
/10

Jorge Martín (Ducati)

Un successo a sorpresa, quello ottenuto da Jorge Martín nel GP di Stiria, soprattutto per come è arrivato.

Il pilota iberico ha dominato per tutto il weekend conquistando ieri la pole position: non è partito benissimo ma si è riscattato nel secondo start dopo la bandiera rossa. Dopo tre giri dietro a Miller, si è ripreso il primo posto e lo ha mantenuto.

title

9
/10

Joan Mir (Suzuki)

Joan Mir non ha potuto fare di più oggi contro un Martín così veloce.

Due ottime partenze non sono bastate ed è arrivato un secondo posto finale che coincide con il secondo podio consecutivo nella MotoGP 2021.

title

8
/10

Fabio Quartararo (Yamaha)

Fabio Quartararo – terzo nel GP di Stiria – ha portato a casa il terzo piazzamento consecutivo in “top 3” (il quinto negli ultimi sei appuntamenti iridati) consolidando il primato nella MotoGP 2021.

Il centauro transalpino ha deluso in entrambe le partenze ma è riuscito a entrare in zona podio alla settima tornata grazie a un sorpasso su Miller.

title

7
/10

Francesco Bagnaia (Ducati)

Un GP di Stiria da dimenticare per Francesco Bagnaia, ancora una volta lontano dal podio dopo un inizio di stagione strepitoso.

Al primo start è partito benissimo ritrovandosi già davanti a tutti dopo poche curve ma la sua cavalcata è stata fermata dalla bandiera rossa. Nel secondo start – effettuato con la gomma anteriore hard al posto della media – ha invece deluso: ha tagliato il traguardo in nona posizione ma si è ritrovato undicesimo dopo aver rimediato tre secondi di penalità per aver superato i limiti della pista.

title

8
/10

Ducati

Dopo quattro gare a secco di successi la Ducati è tornata sul gradino più alto del podio, anche se non con il team ufficiale.

Una vittoria meritata per quella che è stata la moto più veloce del GP di Stiria: peccato solo per l’errore di strategia su Bagnaia in occasione della ripartenza della corsa dopo la bandiera rossa…

MotoGP 2021 – I risultati del GP di Stiria

Prove libere 1

1 Takaaki Nakagami (Honda) 1:23.805
2 Joan Mir (Suzuki) 1:23.881
3 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:24.183
4 Álex Rins (Suzuki) 1:24.221
5 Pol Espargaró (Honda) 1:24.254

Prove libere 2

1 Lorenzo Savadori (Aprilia) 1:31.304
2 Johann Zarco (Ducati) 1:31.458
3 Joan Mir (Suzuki) 1:31.566
4 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:32.182
5 Aleix Espargaró (Aprilia) 1:32.231

Prove libere 3

1 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:23.114
2 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:23.142
3 Maverick Viñales (Yamaha) 1:23.262
4 Jorge Martín (Ducati) 1:23.294
5 Joan Mir (Suzuki) 1:23.387

Prove libere 4

1 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:23.816
2 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:24.022
3 Maverick Viñales (Yamaha) 1:24.024
4 Joan Mir (Suzuki) 1:24.180
5 Marc Márquez (Honda) 1:24.273

Qualifiche

1 Jorge Martín (Ducati) 1:22.994
2 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:23.038
3 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:23.075
4 Jack Miller (Ducati) 1:23.300
5 Joan Mir (Suzuki) 1:23.322

Warm up

1 Marc Márquez (Honda) 1:31.403
2 Jack Miller (Ducati) 1:31.451
3 Maverick Viñales (Yamaha) 1:31.662
4 Iker Lecuona (KTM) 1:31.695
5 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:31.892

Le classifiche
La classifica del GP di Stiria 2021
Jorge Martín (Ducati) 38:07.879
Joan Mir (Suzuki) + 1,5 s
Fabio Quartararo (Yamaha) + 9,6 s
Brad Binder (KTM) + 12,7 s
Takaaki Nakagami (Honda) + 12,9 s
Classifica Mondiale Piloti
Fabio Quartararo (Yamaha) 172 punti
Johann Zarco (Ducati) 132 punti
Joan Mir (Suzuki) 121 punti
Francesco Bagnaia (Ducati) 114 punti
Jack Miller (Ducati) 100 punti

L’articolo MotoGP 2021: festa Ducati in Stiria, prima vittoria in classe regina per Martín e la Pramac proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Come si fa a pulire un’auto dopo il car wrapping?

title

Credits: iStock

Prima di parlare della pulizia di un’auto ‘wrappata’, spieghiamo che cosa si intende con il termine wrapping. Si tratta del rivestimento totale o parziale dell’auto con pellicole adesive di altissima qualità. L’applicazione viene eseguita da esperti del settore, necessita di estrema precisione, il vantaggio è che (al contrario della normale verniciatura) la pellicola è più economica e soprattutto intercambiabile, ogni volta che si desidera dare un nuovo aspetto alla propria macchina.

Si tratta di un trattamento che in genere viene garantito per 2 anni per quanto riguarda pieghe e grinze e fino a 5 anni per la brillantezza del colore. La pellicola utilizzata per il wrapping dell’auto è resistente ad ogni temperatura e non ha bisogno di una grande manutenzione. Attenzione: può essere rimossa in qualsiasi momento, senza lasciare alcune segno e residuo sulla verniciatura originale della carrozzeria.

Wrapping auto: come si applica

Gli esperti del settore applicano la pellicola per il wrapping auto con tecniche di precisione, per un lavoro ottimale, senza bolle e pieghe. Per l’applicazione i tempi sono molto brevi, in genere il lavoro viene portato a termine in due giorni, a seconda della tipologia di auto.

In genere la pellicola è in grado di camuffare graffi e abrasioni, si fa il possibile anche per nascondere ammaccature e segni profondi, ma è sicuramente più complicato.

E come viene rimossa la pellicola di wrapping? La tecnica utilizzata è la stessa dell’applicazione, ovvero quella del calore; si può usare (anche autonomamente) un phon a caldo. Attenzione a non aiutarsi mai con strumenti affilati e taglienti, il rischio è quello di graffiare la macchina.

Lavaggio auto wrappata: come funziona

Non ci sono particolari tecniche da seguire per il lavaggio di una vettura trattata con la pellicola per il wrapping. L’auto si lava normalmente, con acqua e detergente apposito e con una spugna. Ci sono solo alcune accortezze da tenere presenti:

  • non usare le lance a pressione oppure fare attenzione a non puntare il getto dell’acqua troppo vicino;
  • non usare prodotti sgrassanti sulla pellicola;
  • si può lavare la macchina coi rulli, tenendo presente che potrebbero graffiare leggermente la pellicola (come anche la normale vernice auto).

Wrapping su auto riverniciata: cosa bisogna sapere

È possibile applicare la pellicola per il wrapping anche su vetture riverniciate, è importante però aspettare almeno 6 mesi dall’ultimo trattamento. Si rischia altrimenti che la pellicola abbia meno presa e che il risultato sia meno omogeneo rispetto a quello che invece possiamo vedere su una vernice che è già essiccata da anni.

Ci sono delle parti in plastica dell’auto, come anche i paraurti, che possono essere non verniciate e dalla superficie più rugosa. In questo caso non è possibile applicare la pellicola per il wrapping, perché l’aderenza risulta ridotta.

I costi del trattamento di wrapping per l’auto

In genere il prezzo del wrapping è più conveniente rispetto alla tradizionale verniciatura della carrozzeria dell’auto. Sulle pellicole è possibile anche creare delle stampe personalizzate, disegni e effetti particolari, come l’effetto carbonio o lucido e altri che con la vernice non si possono realizzare.

Ora che abbiamo spiegato le informazioni basilari del wrapping, l’ultima cosa che devi sapere è che non rovina in alcun modo la carrozzeria dell’auto e la vernice originali. Vengono usate infatti delle pellicole professionali, studiate proprio per essere applicate senza rovinare i materiali sottostanti e senza lasciare alcun residuo di colla e alone.

L’articolo Come si fa a pulire un’auto dopo il car wrapping? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Come si raddrizzano i cerchi in lega dell’auto?

title

Credits: iStock

Una domanda frequente per gli automobilisti? Se i cerchi in lega si possono riparare, una volta danneggiati, e soprattutto se eventualmente è possibile farlo anche in autonomia o se serve in ogni caso l’intervento di un professionista. I cerchi in lega sono molto apprezzati sia per la loro leggerezza che per la resistenza, grazie alla particolare lega metallica in alluminio di cui sono costituiti.

Si tratta di elementi particolari che vengono scelti nell’allestimento specifico per la propria auto da coloro che vogliono donare un aspetto più elegante o più sportivo (a seconda del modello) alla propria vettura. Componenti che migliorano l’estetica dell’auto ma che ovviamente, visto il loro costo, necessitano di accortezze e di una maggiore attenzione rispetto ai normali cerchioni in dotazione.

Anche prestando il massimo della cura, ovviamente con il passare del tempo anche i cerchi in lega, come ogni elemento auto, vanno incontro a usura e danneggiamenti di più elevata o scarsa entità. Una cosa da sapere è che purtroppo non è sempre possibile raddrizzarli, ci sono anche casi in cui l’entità del danno è troppo alta e quindi la riparazione (soprattutto autonoma) non è fattibile. Vediamo quello che bisogna sapere a riguardo.

Cerchi in lega: come raddrizzarli autonomamente

I cerchi rovinati e ammaccati peggiorano quella che è l’immagine esterna della vettura, l’alluminio comunque è un materiale abbastanza semplice da trattare, se il danno al cerchio non è troppo esteso e si possiede una buona manualità, è facile sistemarlo da soli.

Nel caso in cui invece le ammaccature sono molto grandi e profonde o addirittura il cerchio è piegato, allora diventa più difficoltoso sistemarlo ed è anche bene tenere presente che durante il trattamento l’alluminio si può indebolire fino a rompersi.

Anche nel caso in cui il cerchio non dovesse rompersi, l’area sistemata risulta comunque più debole e potrebbe piegarsi nuovamente al primo impatto, più o meno violento. Vediamo quali operazioni svolgere, tenendo comunque presente che la sistemazione è solo temporanea:

  • togliere la gomma e segnare con un pennarello la zona del cerchio da raddrizzare;
  • scaldare l’area da aggiustare con un phon (servirebbe quello da carrozziere), l’alluminio scaldato infatti si piega in maniera più semplice, facendo meno forza;
  • usare una pinza e una piastra metallica per raddrizzare il cerchio quando è ancora caldo. La piastra deve essere posizionata sulla parte esterna del cerchio, andando a far presa con la pinza sulla zona ammaccata;
  • tenere la pinza e spingere verso il basso per far leva e raddrizzare il cerchio.

Cosa succede se però i danni ai cerchi in lega sono troppo gravi e quindi le ammaccature sono profonde o addirittura siamo davanti all’ovalizzazione del cerchio? L’unica soluzione in questi casi è assolutamente rivolgersi ad un esperto del settore, che raddrizza i cerchi con strumenti e tecniche professionali. Non sempre quindi si può procedere autonomamente alla riparazione.

Quando costa la riparazione professionale dei cerchi in lega?

Rivolgersi ad un professionista significa ovviamente pagare il prezzo del suo lavoro. In particolare in questo caso i costi variano in base a fattori differenti, quali il tipo di danno e la sua entità, il grado di usura, la qualità dei cerchi. In genere un professionista potrebbe chiedere dai ai 120 euro per raddrizzare i cerchi, dai 60 ai 150 invece per la sola verniciatura a polvere e per entrambi i lavori dai 90 ai 160 euro circa.

L’articolo Come si raddrizzano i cerchi in lega dell’auto? proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Ruggiti a Ginevra

title

Per addetti ai lavori e appassionati del mondo automotive Ginevra ha un solo sinonimo: Salone dell’auto. La città svizzera che a ogni sorgere del sole gode della maestosa vista del Monte Bianco, è orfana da due anni di uno tra gli eventi motoristici più famosi al mondo causa pandemia, ma a fine luglio è stata l’occasione per tornare a parlare di motori (e che motori!), ancora una volta oste perfetta per mettere alla prova, in patria e sulle sinuose Alpi francesi, due regine della strada: McLaren GT e McLaren 720S, quest’ultima nelle due versione coupé e spider.

L’accoglienza meteo purtroppo non è stata delle migliori… una fitta nebbia sulle altitudini maggiori e la pioggia incessante lungo gran parte del percorso sono state inseparabili compagne di viaggio, ma poco male: divertimento e adrenalina non sono mancati, insieme alla sensazione di essere comunque padroni dell’asfalto, e degli sguardi altrui – la mia McLaren GT Lantana Purple mi ha fatto sentire un po’ come Penelope Pitstop, l’affascinante e biondissima saetta ne La corsa più pazza del mondo –, e a un pizzico di ansia da prestazione nell’avere tra le mani oggetti da oltre 200.000 euro mentre fuori c’è un tempo da lupi.

In una estate elvetica confondibile con l’autunno, l’unica garanzia sono state loro, le supercar inglesi, pronte a regalarci sensazioni di guida ai massimi livelli, senza trascurare comfort e lusso, elegantemente sfacciato, declinati secondo il DNA del marchio, che in ogni sua produzione richiama a sé un design dedito al futuro, allo sviluppo e all’integrazione delle più sofisticate tecnologie; così come materiali della più alta qualità, una esclusività superiore e la capacità di trasmettere quella sensazione particolare, dopo appena pochi chilometri, di assoluta confidenza, dove le performance esaltanti non escludono un utilizzo quotidiano, in grande stile, si capisce, capace di garantire altresì una versatilità suprema.

Nel corso di una breve tregua dal maltempo, al volante di questa Gran Turismo moderna pensata per essere potente ma altrettanto accogliente, mi sono goduta una fantastica discesa a valle da un (suppongo) rinomato passo alpino. Non me ne vogliate se non ho preso appunti sul luogo, ma gli occhi erano tutti per la freccia del navigatore a indicarmi le curve, poiché la nebbia arrivava fino al mio naso e la strada non era visibile, figuriamoci i cartelli.

Sedotta da una guida coinvolgente e diligente, tanto implacabile quanto semplice, e ormai a mio agio nel domare il motore M840T V8 biturbo da 3.994cc – 620 CV e una coppia massima di 630 Nm – il verdetto a conclusione della prima giornata di prova è stato più che entusiasmante: l’estetica estrema e futuristica, l’armonia delle forme esterne plasmata dalla fibra di carbonio, l’eleganza nei dettagli degli interni accompagnata da una strumentistica minimal e rincuorante – del resto, cosa serve per essere felici oltre a un volante privo di pulsanti, un cambio a sette rapporti seamless (SGG) e tre modalità di crociera, comfort, sport e pista – e, su tutto, una meccanica olimpica, con una velocità massima di 326 km/h e un balzo da 0 a 100 in 3.2 secondi.

Nella seconda giornata di prova targata McLaren l’asticella si è persino alzata, quando a darmi il buongiorno è stato il ruggito della 720S coupé. Esaltata dal display del guidatore che si ritrae all’occorrenza se non si vogliono avere distrazioni, pensato principalmente per la guida su pista, e con addosso quel feeling un po’ anni ‘80 alla Michael Knight che parla alla sua KITT, ho risvegliato i 16 iniettori del V8 – qui il picco è a 341 km/h e la coppia arriva a 770 Nm – e con una zampata mi sono immersa di nuovo alla ricerca del (mio) limite, persino più a mio agio rispetto al giorno precedente.

Questo capolavoro di ingegneria avanzata, bellissima e custode di una performance mozzafiato, mi ha fatto sognare ancora per qualche ora, prima di tornare con i piedi per terra. Ma non sarà facile scordarsi di una simile eccellenza, con il suo design pornografico, il look morbido e scultoreo, e capace di evocare al contempo una spaventosa potenza e destrezza.

Ciliegina sulla torta di una due giorni a tutto gas è stata la possibilità di ammirare da vicino la nuova McLaren 765LT, nuovo capitolo di una storia di successo come quella delle ‘Longtail’ del marchio di Woking, cominciata negli anni ‘90 con la McLaren F1 GTR.
Bella da togliere il fiato, Sua Maestà dell’aerodinamica – per la cronaca, i 765 esemplari sono già tutti sold out – è tutta un superlativo: più leggera, più potente, e con più elevati livelli di performance sia su strada che in pista. Qui, il V8 4.0 biturbo M840T della 720S raggiunge le vette più inesplorate, grazie a 765 CV e 800 Nm, per schizzare da 0 a 100 in 2.8 secondi e, se avete il coraggio, da 0 a 300 in 18.

E a proposito di coraggio e di vette irraggiungibili… Il mondo McLaren non finisce di stupirmi, quando, prima di dirigermi verso un molto più modesto e flemmatico mezzo di trasporto, il treno che mi riporterà a casa, ripenso ad altri due oggetti del desiderio che ho avuto la fortuna di ammirare da vicino in questa occasione: la McLaren Speedtrail, creazione più veloce di sempre del costruttore inglese, e l’acme di tutti i custodi dell’arte del tempo, l’orologio RM 40-01 Automatic Tourbillon McLaren Speedtail, realizzato in collaborazione con la maison svizzera Richard Miller.

La prima, con la sua postazione di guida centrale e solitaria, permette di godere appieno dell’estasi data dai 1,070CV e da una coppia massima di 1,150 Nm, frutto del propulsore ibrido M840TQ, che le ha permesso di raggiungere i 403 km/h.
Il secondo, per natura rispetta con rigore lo scorrere dei secondi, ma è altrettanto al limite sotto ogni altro punto di vista, oltre che fedele alla sua omonima fonte di ispirazione e ai 106 esemplari prodotti, numero rispettato anche in questo caso: dalla precisione nei dettagli, la ricercatezza nel design, fino al prezzo, che sfiora il milione di euro, tutto è incredibilmente ambizioso.

Cullandomi nel ricordo del mio test drive esclusivo, mi godo la vista del lago di Ginevra che si allontana alle mie spalle, e sul quale nel frattempo è tornato (sigh) a splendere il sole.

L’articolo Ruggiti a Ginevra proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Marc Gené, oltre la TV

title

Credits: Bryn Lennon/Getty Images

Marc Gené oggi è un apprezzato commentatore TV ma come pilota si è tolto parecchie soddisfazioni: collaudatore Ferrari F1 nonché primo spagnolo capace di vincere la 24 Ore di Le Mans. Scopriamo insieme la storia del driver iberico.

Marc Gené: la storia

Marc Gené nasce il 29 marzo 1974 a Sabadell (Spagna): appassionato di motori fin da bambino, inizia a farsi conoscere a livello nazionale conquistando numerosi successi con i kart, a 19 anni debutta con le monoposto in Formula Ford e nel 1994 passa al campionato britannico di F3.

Le prime vittorie

Il primo successo importante per il pilota spagnolo arriva nel 1996 con la conquista della serie italiana Superformula mentre risale al 1998 il trionfo nella prima edizione del campionato Open Fortuna by Nissan.

Il debutto in F1 con Minardi

Marc Gené debutta in F1 con la Minardi nel Mondiale 1999: più veloce del nostro Luca Badoer e del francese Stéphane Sarrazin, porta a casa il primo punto iridato in carriera grazie a un sesto posto nel GP d’Europa.

La seconda stagione nel Circus non è altrettanto soddisfacente: zero punti, un ottavo posto in Australia e risultati complessivamente migliori di quelli del compagno argentino Gastón Mazzacane.

Gli anni in Williams

Nel 2001 Marc Gené viene chiamato dalla Williams per ricoprire il ruolo di test driver e due anni più tardi ha l’opportunità di tornare a correre in Formula 1 sostituendo l’infortunato Ralf Schumacher nel GP d’Italia. Un’opportunità sfruttata alla grande: arriva quinto (miglior piazzamento in carriera nella massima serie del motorsport) ma fa peggio del compagno colombiano Juan Pablo Montoya (secondo).

L’anno seguente disputa altri due Gran Premi di F1 in Francia e in Gran Bretagna sempre al posto di Ralf Schumacher: una decima piazza come miglior risultato ma anche prestazioni inferiori a quelle di Montoya. A fine anno il driver iberico si trasferisce alla Ferrari per ricoprire il ruolo di collaudatore.

L’endurance

Marc Gené inizia a cimentarsi nell’endurance nel 2006 e nel 2007 viene chiamato da Peugeot per correre la 24 Ore di Le Mans. Nello stesso anno il pilota iberico inizia a collaborare come commentatore tecnico F1 per la TV italiana e quella spagnola.

Nel 2008 arriva secondo nella più famosa corsa di durata del mondo e l’anno successivo porta a casa la vittoria con la Peugeot 908 insieme all’australiano David Brabham e all’austriaco Alexander Wurz.

Il campione iberico continua a brillare nelle gare endurance: nel 2010 si aggiudica la 12 Ore di Sebring con Wurz e il britannico Anthony Davidson, due anni più tardi passa all’Audi e nella prima edizione del Mondiale WEC conquista la 6 Ore di Spa con i francesi Romain Dumas e Loïc Duval.

Nel 2013 Marc Gené arriva terzo a Le Mans e nel 2014 (ultimo anno di attività come pilota) taglia il traguardo in seconda posizione.

L’articolo Marc Gené, oltre la TV proviene da Icon Wheels.

Fonte: