Monthly Archives: Gennaio 2021

Auto elettriche, quali fattori ne influenzano efficienza e consumi?

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A quanti è capitato di spulciare le caratteristiche tecniche di un’automobile, di studiare a fondo e confrontare consumi e autonomia, per poi scoprire che raramente corrispondono ai valori indicati dalla casa automobilistica su sito web e opuscoli vari. Certo, grazie ai nuovi test WLTP la situazione è migliorata e i valori di consumo e autonomia dei vari veicoli sono sempre più vicini a quelli reali, ma un minimo di discrepanza. Infatti, per quanto possano essere veritieri, i test non potranno mai tenere in considerazione tutti i fattori che incidono su efficienza e consumi.

Un discorso valido tanto per le auto con motore termico, quando per le auto con motore elettrico. In quest’ultimo caso, se possibile, i fattori che influenzano efficienza e consumi sono ancora maggiori. Ad esempio, l’autonomia di un’auto elettrica è influenzata dalla temperatura esterna molto più di quanto accada con le auto a benzina o diesel. Ma questo è solo uno dei tanti elementi che devono essere tenuti in considerazione quando si vogliono calcolare i consumi di un’auto elettrica. I principali sono quattro: scopriamoli insieme.

Il tragitto

Sembrerà banale dirlo, ma il principale fattore che incide sull’efficienza e i consumi di un’auto elettrica (ma il discorso è valido anche per quelle con motore termico) è la strada che si sceglie di seguire. Maggiore il dislivello che si percorrerà, maggiore il consumo di energia elettrica per mantenere l’auto in movimento. Anche se i sistemi di recupero sono in grado di convertire l’energia dissipata in frenata (in discesa) in carica per le batterie, l’energia impiegata dal motore per scollinare sarà di gran lunga maggiore rispetto a quella necessaria per percorrere un tratto di strada analogo, ma in pianura. Per questo, se programmate una gita fuori porta in montagna, fate bene attenzione a dove potrete fare “il pieno” di elettricità: eviterete così di ritrovarvi con le batterie completamente scariche a metà strada.

Lo stile di guida

Lo stile di guida è un altro fattore da tenere in grande considerazione quando si parla di efficienza e consumi di un’auto elettrica. Se, ad esempio, si ha un piede piuttosto “pesante” e si viaggia sempre a tavoletta, la carica della batteria è destinata a durare molto meno di quanto previsto dai test condotti dal produttore del veicolo. Discorso simile nel caso in cui si ha una guida molto sportiva, caratterizzata da improvvise accelerazioni e decelerazioni drastiche.

Temperatura e meteo

Anche se non tutti ne sono a conoscenza, le batterie agli ioni di litio (come quelle dello smartphone o della fotocamera digitale) funzionano regolarmente in un range di temperatura ben preciso. Se la colonnina di mercurio sale troppo in alto o troppo in basso, la carica scenderà molto rapidamente. In alcuni casi, addirittura, l’autonomia del veicolo potrebbe ridursi drasticamente e potremmo essere costretti a collegare l’auto alla colonnina molto più spesso di quanto preventivato.

Il carico del veicolo

Il quarto e ultimo fatto è il peso. I test delle case automobilistiche vengono effettuate con un carico “standard”, ma se si viaggia con il bagagliaio pieno di oggetti particolarmente pesanti, il powertrain sarà costretto a erogare molta più potenza per mantenere velocità elevate (o anche per ripartire da fermo). Per questo, è sempre consigliabile non esagerare con il carico del veicolo, altrimenti si sarà costretti a programmare qualche sosta in più del solito.

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Gomme, perché è utile misurare lo spessore del battistrada

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Gli pneumatici sono fondamentali perché sono l’unico punto di contatto tra il veicolo e il manto stradale. La parte della gomma che aderisce al terreno è quella che chiamiamo battistrada. Quest’ultimo deve essere abbastanza profondo, per evitare che l’auto perda trazione e che i tempi di frenata del veicolo si allunghino troppo.

È difficile controllare l’auto in caso di pioggia; se le scanalature del battistrada sono basse, è più frequente anche il fenomeno dell’aquaplaning. Attenzione quindi alla misurazione dello spessore del battistrada, per viaggiare sempre in sicurezza.

Spessore del battistrada

Una gomma nuova ha circa 8/9 millimetri di battistrada, che col tempo e l’utilizzo, chiaramente si usura e consuma. Lo pneumatico perde aderenza con una profondità del battistrada inferiore a 1.6 millimetri, in questo caso infatti il controllo del mezzo diminuisce e aumenta invece lo spazio di frenata, la guida può diventare molto pericolosa e oltretutto si rischia anche una multa salata.

Raccomandiamo quindi di controllare regolarmente le gomme dell’auto, oltre a ridurre la velocità quando si percorrono strade bagnate o innevate, in cui le prestazioni di frenata diminuiscono progressivamente e il rischio di aquaplaning aumenta.

Cosa sono gli indicatori di usura del battistrada

Le gomme dell’auto presentano degli indicatori di usura del battistrada, i tasselli, che sono distanziati uniformemente lungo le scanalature principali. Lo pneumatico deve essere sostituito se i tasselli sono a filo con il battistrada, perché non è più idoneo alla guida.

Come misurare lo spessore del battistrada con un calibro

Per misurare lo spessore del battistrada delle gomme, è possibile usare un calibro. Basta inserire la barra della sonda nella scanalatura e portare le due spalle a filo con il battistrada. Per vedere il valore (la misura), controlla ovviamente la parte superiore del tuo strumento, altrimenti puoi anche usare un righellino.

Un’alternativa al calibro? Le monete da un euro. Puoi inserirne una nella scanalatura della gomma; la corona dorata non deve assolutamente sporgere oltre il battistrada, altrimenti significa che bisogna considerare la sostituzione dello pneumatico.

Attenzione: ricorda che il battistrada potrebbe anche consumarsi in maniera non uniforme, soprattutto se la ruota è fuori assetto. Per questo è necessario misurarlo in più punti, concentrandosi ad esempio sulle parti più consumate. Bisogna sempre considerare lo spessore più basso rilevato. Se non hai strumenti idonei alla misurazione oppure non sei sicuro di fare un buon lavoro da solo, allora porta l’auto in un centro di assistenza specializzato.

I danni alle gomme auto

Nel momento in cui misuri lo spessore del battistrada delle gomme, ricordati di controllare che non siano presenti fenomeni di coppettazione o scalloping (frange), dei difetti che provocano la formazione di bordi rialzati o di usura diversa tra la spalla e il centro degli pneumatici. Questi danneggiamenti possono indicare la perdita di assetto o altri problemi all’auto, che deve quindi essere controllata da un professionista.

Attenzione: le gomme non devono presentare dei rigonfiamenti nel battistrada o sul fianco.

Riassumendo:

  • gli indicatori di usura del battistrada sono a distanza uniforme nelle scanalature principali del battistrada. Lo pneumatico deve essere sostituito se questi elementi sono in linea con il livello del battistrada;
  • si può usare anche un profondimetro per misurare il battistrada, inserendo la barra nella scanalatura e premendo le spalle in linea con il battistrada, per poter vedere la misurazione;
  • un altro metodo molto semplice è il controllo della profondità con una moneta da un euro; il bordo dorato non deve uscire dal battistrada, altrimenti significa che è meglio sostituire la gomma, perché la profondità è arrivata sotto i 3 mm.

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Autovelox del rumore, che cosa sono? Esistono in Italia?

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Da molti mesi, anche in Italia, si sente parlare di autovelox del rumore, una dispositivo in grado di misurare i decibel emessi da un veicolo. In qualche nazione europea questo strumento è in fase di sperimentazione da diverso tempo, mentre nel nostro Paese ancora non ce n’è traccia, nonostante sia in ballo una riforma del Codice della strada. Andiamo a scoprire cos’è un autovelox del rumore e cosa si rischia quando si viene rilevati da questo dispositivo.

Cos’è l’autovelox del rumore

L’autovelox del rumore, chiamato anche radar, è un dispositivo che misura i decibel sprigionati da un veicolo: si tratta di un sistema del tutto simile a quello degli autovelox che rilevano la velocità di auto e moto solo che questo è stato concepito e progettato appositamente per il rumore.

L’apparecchio è costituito da quattro microfoni che misurano i decibel dei veicoli ogni decimo di secondo: così facendo riescono a individuare il punto da cui proviene il suono e capire se eccede o no i livelli di rumore consentiti dal Codice della strada.

Come funziona l’autovelox del rumore

Il funzionamento dell’autovelox del rumore è simile a quello degli autovelox tradizionali. Quando passa un veicolo, il dispositivo registra in un computer una scia acustica formata da puntini dietro la sorgente del rumore. Una volta individuata l’auto o la moto che emette un rumore superiore al consentito, la multa scatta in automatico.

L’autovelox del rumore e l’Italia

Nonostante sia stato già testato in alcuni Paesi europei, in Italia ancora non esiste alcun autovelox del rumore. La mancanza di questo dispositivo, comunque, non permette agli utenti della strada di poter emettere rumori senza alcuna conseguenza, sia viaggiando a bordo di un’automobile che di una moto.

Secondo il Codice della strada, infatti, non è consentito né guidare in modo troppo rumoroso, né truccare il sistema silenziatore del motore o della marmitta. Le multe per i trasgressori vanno da un minimo di 42 euro fino a un massimo di 173 euro. Vanno incontro alle stesse sanzioni anche tutti quegli automobilisti che viaggiano con la musica o la radio a un volume troppo alto.

Dove sono stati testati gli autovelox del rumore

Gli autovelox del rumore sono stati testati in via sperimentale in alcuni Paesi europei. In Francia il dispositivo è chiamato Méduse e la sperimentazione è avvenuta sia in città di provincia che nel centro di Parigi. Sul suolo transalpino, l’autovelox del rumore è stato collegato alle telecamere a circuito chiuso delle centrali di polizia, così da inviare automaticamente le multe ai trasgressori. L’obiettivo dei test è quello di eliminare o mitigare l’inquinamento acustico, un elemento ritenuto dannoso per la salute dei cittadini. Alcuni test sono stati effettuati anche in Gran Bretagna, da parte della Segreteria ai Trasporti della città di Londra per aiutare la Polizia sovraccarica di compiti.

Cosa cambia con l’autovelox del rumore

L’introduzione in Italia degli autovelox del rumore aiuterebbe a combattere l’inquinamento acustico, fattore di stress tanto nelle grandi città quanto nei piccoli centri abitati. Il Codice della strada parla chiaro e punisce chi fa troppo rumore a bordo della propria automobile oppure in sella ad una moto o ad uno scooter, a patto che venga individuato e fermato.

Con l’autovelox del rumore, invece, le multe arriverebbero in automatico. Nessun utente della strada potrebbe pensare di passarla liscia, perché il radar acustico è in grado di rilevare in maniera autonoma il rumore in accesso, procedendo a multare i trasgressori. Questo strumento rappresenterebbe un grande aiuto per gli agenti di polizia e per le orecchie dei cittadini che vogliono solo passeggiare, leggere o guardare un film senza essere disturbati da rumori molesti.

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Auto ferma in autostrada: cosa bisogna fare e chi bisogna chiamare

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Ogni automobilista vorrebbe evitare la pessima esperienza di trovarsi con l’auto ferma in autostrada, anche se purtroppo può capitare. In questi casi bisogna sapere cosa fare, senza andare nel panico. Oltre ad avere il problema meccanico infatti è necessario gestire l’emergenza e evitare situazioni di pericolo, quindi bisogna chiedere soccorso immediatamente a chi di dovere.

Chiaramente rimanere fermi in autostrada è più pericoloso per via dell’alta velocità a cui viaggiano tutti i veicoli e per il traffico, condizioni differenti rispetto alla viabilità sulle strade normali. La prima cosa da fare in caso di guasto all’auto in autostrada è senza dubbio accostare e segnalare la presenza della vettura ferma su strada, mettendo il triangolo e indossando il giubbetto. Contattate immediatamente i soccorsi stradali.

Se l’auto è ferma, non tentate di riparazioni improvvisate, potrebbe essere davvero pericoloso, a causa dell’esposizione al traffico autostradale. Sarebbe importante riuscire a raggiungere una piazzola di sosta, che rimane sicuramente più protetta e che offre più spazio per le manovre al soccorritore.

Cosa fare se l’auto si ferma in autostrada

Come abbiamo detto, se l’auto lo consente ed è possibile guidare lentamente, senza creare pericoli per la circolazione, sarebbe bene raggiungere una piazzola di sosta. Altrimenti bisogna fermarsi sulla corsia d’emergenza, accostando il più possibile a destra. Cercate sempre di evitare pericolose posizioni in curva e segnalate la vostra presenza accendendo le quattro frecce. Indossate immediatamente il gilet catarifrangente prima di scendere dal mezzo.

Una volta scesi dall’auto, correte sul lato del guardrail, posizionate il triangolo che, secondo il Codice delle Strada, deve essere collocato ad almeno 100 m dal veicolo. Ricordate che la sosta sulle corsie dell’autostrada è chiaramente vietata (oltre che molto pericolosa) e che l’auto deve quindi essere rimossa quanto prima.

Chiamate il soccorso stradale autorizzato, che ha tutto ciò che serve per gli interventi in autostrada. Se il mezzo ingombra la carreggiata o si possono verificare sinistri o situazioni di pericolo, per esempio per la perdita di pezzi o di olio e simili, allora bisogna avvisare anche la Polizia Stradale, chiamando il 112 o usando le colonnine SOS.

Auto ferma in autostrada per un guasto: cosa fare

Ecco riassunti tutti i passaggi da seguire:

  • accendere le lucidi emergenza (le quattro frecce);
  • spostare l’auto nella corsia d’emergenza o nelle piazzole;
  • indossare il giubbotto catarifrangente;
  • posizionare il triangolo a 100 m dall’auto;
  • se non si può spostare l’auto, allora scendere e spostarsi in un luogo sicuro, facendo attenzione alle altre auto;
  • chiamare il soccorso stradale comunicando la posizione e attendere il suo arrivo.

Chi chiamare in caso di auto in panne in autostrada

Se la vostra auto si ferma in autostrada, è necessario chiamare il pronto intervento meccanico, che manda il carro attrezzi. Attenzione: verificate subito se l’assicurazione comprende anche il servizio di traino, in questo caso il contratto assicurativo indica le istruzioni per ottenere soccorso e i numeri telefonici da chiamare.

Altrimenti si può contattare il soccorso stradale ACI all’803 116. Non fate errori e non fatevi prendere dall’ansia, comunicate la posizione esatta in cui vi trovate fermi in autostrada con un guasto alla macchina. Fate affidamento sui segnali di progressiva ettometrica che potete trovare sul lato sinistro della carreggiata oppure usate il vostro smartphone, inviando le coordinate con il GPS.

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SUV per neopatentati: dieci proposte nuove

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Le SUV sono sempre più numerose in listino ma non è facile trovare in commercio modelli adatti ai neopatentati.

In questa guida all’acquisto troverete dieci proposte benzina, metano, diesel ed elettriche. Queste ultime, spesso, possono essere guidate da chi ha conseguito la licenza di guida da meno di un anno anche se hanno una potenza superiore a 95 CV. Il motivo? La voce P2 della carta di circolazione, che sulle vetture a emissioni zero non indica la potenza totale ma quella erogabilemantenibile per almeno 30 minuti.

L’elenco delle dieci SUV per neopatentati più interessanti in commercio comprende soprattutto piccole Sport Utility e modelli provenienti da Germania e Francia, anche se non mancano crossover medie e proposte di altre nazioni.

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Dacia Duster 1.5 Blue dCi – 15.750 euro

La Dacia Duster 1.5 Blue dCi è la variante diesel “base” della seconda generazione della SUV compatta low-cost rumena. Il motore è lo stesso 1.5 turbodiesel Blue dCi da 95 CV montato dalla Renault Captur presente in questa guida all’acquisto.

Ingombrante fuori e spaziosissima dentro (l’abitacolo – che presenta finiture poco curate – offre un mare di centimetri ai passeggeri posteriori e il bagagliaio è molto sfruttabile quando si abbattono i sedili dietro), può vantare un prezzo bassissimo e una dotazione di serie molto personalizzabile. Va detto, però, che il climatizzatore è optional (510 euro).

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Fiat 500X 1.3 MultiJet Cult – 22.900 euro

.La Fiat 500X 1.3 MultiJet Cult è la variante diesel “entry level” della piccola SUV torinese.

Realizzata sullo stesso pianale della Jeep Renegade, ospita sotto il cofano un motore 1.3 turbodiesel MultiJet da 95 CV.

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Ford Puma 1.0 EcoBoost 95 CV – 21.000 euro

La Ford Puma 1.0 EcoBoost 95 CV è la variante più accessibile della piccola SUV statunitense e non brilla alla voce “dotazione di serie“.

Il silenzioso motore 1.0 turbo tre cilindri EcoBoost a benzina da 95 CV potrebbe offrire una spinta più corposa ai bassi regimi.

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Hyundai Kona Electric 39 kWh – 38.400 euro

La Hyundai Kona Electric 39 kWh – variante elettrica più economica della piccola SUV coreana – è, secondo noi, una delle Sport Utilty per neopatentati più interessanti in circolazione.

Il motore elettrico da 136 CV regala una coppia poderosa.

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Opel Crossland 1.2 Edition – 20.850 euro

La Opel Crossland 1.2 Edition – versione “base” della piccola SUV tedesca – condivide il pianale con le Citroën C4 CactusC3 Aircross.

Agile nelle curve grazie al peso contenuto, monta un motore 1.2 tre cilindri a benzina carente di cavalli (83) e di coppia, poco brioso ai bassi regimi e tutt’altro che scattante (“0-100” in 14,5 secondi).

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Peugeot e-2008 Active – 38.750 euro

La Peugeot e-2008 Active – versione più accessibile della variante elettrica della seconda generazione della piccola SUV francese 2008 – è la proposta più costosa tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto.

Poco coinvolgente nel misto a causa del peso elevato dovuto alle batterie e con qualche fruscio aerodinamico di troppo alle alte velocità, si riscatta con un motore elettrico da 136 CV molto vivace: solo 8,5 secondi per scattare da 0 a 100 chilometri orari.

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Renault Captur Blue dCi 95 CV Life – 20.900 euro

La Renault Captur Blue dCi 95 CV Life – versione diesel d’accesso della seconda generazione della piccola SUV francese – monta lo stesso motore 1.5 turbodiesel Blue dCi da 95 CV presente sotto il cofano della Dacia Duster analizzata in questa guida all’acquisto.

Realizzata sullo stesso pianale della Nissan Juke, offre un bagagliaio molto ampio.

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Seat Arona 1.0 TGI Reference – 19.900 euro

La Seat Arona 1.0 TGI Reference è la versione “base” a metano della piccola SUV spagnola e ha un bagagliaio poco sfruttabile a causa della presenza delle bombole di gas.

Realizzata sullo stesso pianale dell’Audi A1 Sportback, ospita sotto il cofano un motore 1.0 turbo tre cilindri TGI a metano da 90 CV (lo stesso montato dalla Skoda Kamiq presente in questa guida all’acquisto).

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Skoda Kamiq 1.0 G-Tec Ambition – 23.140 euro

La Skoda Kamiq 1.0 G-Tec Ambition è la versione a metano più accessibile della piccola SUV ceca.

Bagagliaio piccolo (colpa delle bombole di gas) e, sotto il cofano, lo stesso motore della Seat Arona presente in questa guida all’acquisto: un 1.0 turbo TGI tre cilindri a metano da 90 CV.

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Volkswagen T-Cross 1.6 TDI Urban – 23.650 euro

La Volkswagen T-Cross 1.6 TDI Urban è la versione diesel più accessibile della piccola SUV tedesca sviluppata sullo stesso pianale della Polo.

Piccola fuori – solo 4,11 metri di lunghezza – e anche dentro (i passeggeri posteriori hanno pochi centimetri a disposizione delle spalle e delle gambe), monta un motore 1.6 turbodiesel TDI da 95 CV.

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Auto importate dalla Germania: tutte le informazioni

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Gli italiani che decidono di acquistare auto importate dalla Germania sono parecchi: la maggioranza degli automobilisti lo fa per risparmiare (dalle parti di Berlino e Monaco i prezzi delle vetture tedesche nuove e usate sono tendenzialmente più bassi che da noi) ma c’è anche una minoranza composta da persone che optano per questa soluzione per frodare il fisco, per pagare un’assicurazione RC Auto più bassa e per evitare le multe.

Di seguito troverete tutte le informazioni necessarie – norme, documenti, garanzie e costi – per chi intende acquistare regolarmente una vettura in terra teutonica e utilizzarla senza problemi nel nostro Paese. In fondo all’articolo, invece, analizzeremo il fenomeno dei residenti in Italia che, credendosi più “furbi” degli altri, circolano con targa tedesca: esiste un articolo del Codice della Strada, infatti, che prevede sanzioni a riguardo.

Auto importate dalla Germania: come fare

Per trasferire in Italia un’auto importata dalla Germania occorre immatricolarla all’ufficio provinciale della Motorizzazione Civile e iscriverla al PRA (Pubblico Registro Automobilistico).

Le pratiche burocratiche e amministrative vengono generalmente effettuate da rivenditori specializzati nel mercato parallelo ma per risparmiare qualche euro è possibile provvedere personalmente. Innanzitutto bisogna rivolgersi alla Motorizzazione per le verifiche sull’idoneità della documentazione tecnica e sulla regolarità degli adempimenti fiscali (soprattutto gli obblighi IVA). Dopo le verifiche preliminari presso la Motorizzazione si può richiedere l’immatricolazione e l’iscrizione del veicolo in Italia al PRA per il rilascio dei documenti di circolazione in relazione al tipo di veicolo.

In caso di veicoli nuovi mai immatricolati o immatricolati in Germania con meno di 6.000 km ceduti entro sei mesi dalla data di prima immatricolazione l’imposta sul valore aggiunto va versata in Italia (e quindi non dev’essere presente sulla fattura emessa dal venditore tedesco) mentre per le auto usate la tassa – del 19% – va versata in terra teutonica ed è compresa nel prezzo di acquisto.

Auto importate dalla Germania: i documenti

Per immatricolare alla Motorizzazione e iscrivere al PRA un’auto importata dalla Germania è sufficiente rivolgersi allo Sportello Telematico dell’Automobilista (STA). Qualora non sia possibile utilizzare questo servizio bisogna prima provvedere all’immatricolazione presso la Motorizzazione e poi, entro sessanta giorni dalla data di rilascio della carta di circolazione, iscrivere il mezzo al PRA. Per i veicoli importati dall’Unione Europea dal 15 giugno 2020 viene rilasciato il Documento Unico di circolazione e di proprietà.

I documenti da portare allo STA se il veicolo è nuovo

  • istanza unificata per l’immatricolazione all’Ufficio della Motorizzazione Civile e l’iscrizione al PRA (l’istanza unificata, nelle casistiche previste dallo STA, è anche istanza dell’acquirente al posto del tradizionale atto di vendita
  • fotocopia di un documento d’identità/riconoscimento dell’acquirente (se il documento è redatto in lingua straniera deve essere allegata una traduzione in lingua italiana – tranne i casi in cui esistono esenzioni stabilite da leggi o accordi internazionali – certificata conforme al testo straniero dalla competente rappresentanza diplomatica o consolare, ovvero da un traduttore ufficiale)
  • codice fiscale dell’intestatario
  • dichiarazione di conformità o certificato di conformità europeo con omologazione italiana o certificato di conformità europeo accompagnato dalla dichiarazione di immatricolazione rilasciati dalla Casa costruttrice
  • se l’acquirente è un cittadino extracomunitario residente in Italia: copia del permesso di soggiorno in corso di validità; oppure copia del permesso di soggiorno scaduto con allegata la copia della ricevuta postale attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo; oppure fotocopia del documento di identità e fotocopia della ricevuta attestante la presentazione dell’istanza di primo rilascio; oppure copia del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo
  • se l’acquirente è un familiare extracomunitario di un cittadino dell’Unione Europea residente in Italia; copia della carta di soggiorno di familiare di un cittadino dell’Unione Europea oppure copia della carta di soggiorno permanente per familiari di cittadini europei nota di richiesta per l’aggiornamento della carta di circolazione

I documenti da portare allo STA se il veicolo è usato

  • istanza unificata per l’immatricolazione all’Ufficio della Motorizzazione Civile e l’iscrizione al PRA. L’istanza unificata, nelle casistiche previste dallo STA, è anche istanza dell’acquirente al posto del tradizionale atto di vendita
  • in alternativa all’istanza dell’acquirente redatta sull’istanza unificata può essere presentata la dichiarazione di vendita autenticata
  • fotocopia di un documento d’identità/riconoscimento dell’acquirente (se il documento è redatto in lingua straniera deve essere allegata una traduzione in lingua italiana, tranne i casi in cui esistono esenzioni stabilite da leggi o accordi internazionali, certificata conforme al testo straniero dalla competente rappresentanza diplomatica o consolare, ovvero da un traduttore ufficiale
  • codice fiscale (se il soggetto è già proprietario all’estero e ciò risulta dalla carta di circolazione estera può essere presentata anche una dichiarazione di proprietà con firma autenticata da un notaio o da un comune o dai titolari o dai dipendenti delegati di un STA
  • carta di circolazione estera e fotocopia della stessa
  • se l’acquirente è un cittadino extracomunitario residente in Italia: copia del permesso di soggiorno in corso di validità; oppure copia del permesso di soggiorno scaduto con allegata la copia della ricevuta postale attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo; oppure fotocopia del documento di identità e fotocopia della ricevuta attestante la presentazione dell’istanza di primo rilascio; oppure copia del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo
  • se l’acquirente è un familiare extracomunitario di un cittadino dell’Unione Europea residente in Italia: copia della carta di soggiorno di familiare di un cittadino dell’Unione Europea oppure copia della carta di soggiorno permanente per familiari di cittadini europei

Per i veicoli usati provenienti dalla Germania e immatricolati in Germania fino al 31 maggio 2004 deve essere inoltre consegnato l’originale del documento di proprietà (Faharzeugbrief). Per i veicoli usati provenienti della Germania e immatricolati in Germania a partire dall’1 giugno 2004 deve essere consegnata o la copia del Faharzeugbrief o del nuovo documento di proprietà (Zulassungbesheinigungtell II).

I documenti da portare al PRA per richieste di immatricolazione che non possono essere presentate allo STA

  • modello NP2D per l’iscrizione al PRA, su cui indicare il codice fiscale dell’acquirente, con istanza da sottoscrivere a cura dell’intestatario in luogo di titolo di proprietà autenticato (dichiarazione di proprietà dell’interessato o dichiarazione di vendita del veicolo se l’intestatario del veicolo è diverso da quello sulla carta di circolazione estera)
  • fotocopia di un documento d’identità/riconoscimento dell’acquirente (se il documento è redatto in lingua straniera, deve essere allegata una traduzione in lingua italiana, tranne i casi in cui esistono esenzioni stabilite da leggi o accordi internazionali, certificata conforme al testo straniero dalla competente rappresentanza diplomatica o consolare, ovvero da un traduttore ufficiale)
  • dichiarazione sostitutiva di certificazione di residenza dell’acquirente, qualora la residenza non sia riportata sul documento presentato
  • fotocopia della carta di circolazione rilasciata in Italia
  • fotocopia della carta di circolazione estera
  • se l’acquirente è una persona giuridica (società, ente, associazione, etc…): dichiarazione sostitutiva resa dal legale rappresentante per attestare la sede della persona giuridica
  • se l’acquirente è un cittadino extracomunitario residente in Italia: copia del permesso di soggiorno in corso di validità; oppure copia del permesso di soggiorno scaduto con allegata la copia della ricevuta postale attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo; oppure fotocopia del documento di identità e fotocopia della ricevuta attestante la presentazione dell’istanza di primo rilascio; oppure copia del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo
  • se l’acquirente è un familiare extracomunitario di un cittadino dell’Unione Europea residente in Italia: copia della carta di soggiorno di familiare di un cittadino dell’Unione Europea oppure copia della carta di soggiorno permanente per familiari di cittadini europei

Auto importate dalla Germania: i costi

Chi si accinge ad acquistare un’auto importata dalla Germania deve mettere in conto parecchie spese: quella necessaria per entrare in possesso del mezzo, quella per trasportarlo nel nostro Paese e quelle amministrative. L’IPT (imposta provinciale di trascrizione) è variabile a seconda del tipo di veicolo e della provincia di residenza, gli emolumenti ACI costano 27,00 euro, l’imposta di bollo per iscrizione al PRA 32,00 euro (stessa cifra per il rilascio del Documento Unico, a cui vanno aggiunti i costi per i versamenti postali), i diritti DTT 10,20 euro (più versamenti postali) e i costi per il rilascio delle targhe dipendono dal veicolo e dal tipo di targa.

Se ci si rivolge allo STA di una delegazione dell’ACI o ad un’agenzia di pratiche auto oltre alle cifre precedentemente citate bisogna aggiungere la tariffa del servizio di intermediazione.

Auto importate dalla Germania: il trasporto

In base ad un accordo italo-tedesco entrato in vigore nel 1994 è possibile circolare nel nostro Paese con auto importate dalla Germania e munite di targa tedesca provvisoria (Überführungskennzeichen). Altrimenti si può provvedere al trasporto con rimorchio o immatricolare l’auto nel nostro Paese (a patto di essere già in possesso del contratto di acquisto e di tutti i documenti), assicurarla, andarla a ritirare in terra teutonica e rientrare in Italia al volante della vettura.

Auto importate dalla Germania: la garanzia

Prima di acquistare un’auto importata dalla Germania bisogna informarsi sulla possibilità di far valere la garanzia in Italia. La copertura legale di due anni è valida in tutta Europa ma il venditore tedesco non ha l’obbligo di assumersi le spese del veicolo guasto e può addirittura pretendere che il mezzo sia recapitato presso la sua concessionaria.

Auto importate dalla Germania: i “furbi” della targa tedesca

Come abbiamo visto c’è chi compra auto importate dalla Germania in maniera legale ma ci sono anche i “furbi”: quelli, cioè, che una volta in Italia continuano a circolare con la targa tedesca per frodare il fisco, per risparmiare sull’assicurazione RC Auto (meno cara a quelle latitudini) e per non dover pagare le multe. La legge tedesca, infatti, prevede ad esempio come prova di eccesso di velocità la foto che ritrae in viso il guidatore (che da noi, per via della legge sulla privacy, non può essere scattata).

Secondo l’articolo 132 del Codice della Strada – che regolamenta la circolazione dei veicoli immatricolati negli Stati esteri – i mezzi che hanno già adempiuto alle formalità doganali sono ammessi a circolare in Italia per la durata massima di un anno. Il mancato rispetto della norma composta l’interdizione all’accesso sul territorio nazionale e il pagamento di una sanzione amministrativa da euro 711 a euro 2.842. Se entro il termine di 180 giorni, decorrenti dalla data della violazione, il veicolo non è immatricolato in Italia o non è richiesto il rilascio di un foglio di via per condurlo oltre i transiti di confine, si applica la sanzione accessoria della confisca amministrativa.

Peccato che nell’Unione Europea le formalità doganali non esistano più e per questa ragione è impossibile stabilire quando un veicolo è entrato ufficialmente in Italia. Senza contare che numerose società di leasing con sede in Germania offrono contratti di noleggio ad automobilisti italiani.

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Multa per sosta con motore acceso: quando avviene e a quanto ammonta

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Lasciare l’auto in sosta con il motore acceso è uno dei comportamenti vietati e quindi puniti dalla Legge italiana. Comporta infatti una multa fino a 432 euro. Forse non tutti lo sanno, ma vediamone insieme tutti i dettagli.

Cosa rischia chi lascia l’auto in sosta con motore acceso?

Si tratta di una delle sanzioni meno conosciute dagli automobilisti, eppure la Legge vieta questo comportamento. A volte capita di sostare all’interno della propria macchina, lasciando acceso il motore, sia perché abbiamo messo in funzione l’aria condizionata e quindi vogliamo scaldare o raffreddare l’abitacolo, sia per altri motivi, come l’attesa di qualcuno che ci raggiunga, un amico o un parente che esce di casa per salire in auto con noi.

Ebbene, forse non tutti lo sapete, ma questo comportamento in auto è vietato. Sostare con il motore acceso infatti comporta una multa che varia dai 216 ai 432 euro. È anche vero che spesso la Polizia Municipale, i Vigili Urbani e la Polizia tendono a ignorare questo tipo di comportamento, purtroppo abbastanza frequente. Questo non significa però che possiamo infischiarcene, pensando di passarla sempre liscia. È bene quindi sapere cosa comporta lasciare l’auto in sosta con il motore acceso.

Quando è vietato tenere il motore dell’auto acceso

Il Codice della Strada, all’articolo 157 comma 7-bis, parla dell’infrazione del motore acceso durante la sosta dell’auto. Secondo quanto prescritto dalla Legge infatti è vietato “tenere il motore acceso durante la sosta del veicolo allo scopo di mantenere l’impianto di condizionamento d’aria nel veicolo”. Con le parole “impianto di condizionamento” il Codice indica il sistema che consente scaldare o raffreddare l’abitacolo, a seconda della stagione. Bisogna capire quindi quando si rischia la multa per sosta con motore acceso, la “fermata” è infatti possibile.

La differenza tra sosta e fermata auto

C’è una differenza importante tra la sosta e la fermata dell’auto, saperla consente (in alcuni casi) di evitare di prendere la multa per sosta con motore acceso. Il Codice della Strada, per fermata intende la sospensione temporanea della marcia anche in area dove non è permessa la sosta, per consente alle persone di salire o scendere dal veicolo e per esigenze di brevissima durata.

È importante comunque che la fermata non arrechi alcun intralcio alla circolazione; il conducente deve essere presente e pronto a riprendere la marcia. La sosta invece è differente, perché comporta la sospensione della marcia per più tempo, con possibilità che il conducente si allontani anche dal veicolo (è la chiara situazione di parcheggio). Il conducente dell’auto non può sostare per lunghi periodi di tempo col motore acceso, se non vuole andare incontro alla sanzione prevista dalla Legge.

Sosta con motore acceso: i motivi della multa

Penso sia facile per tutti capire i motivi per cui chi sosta per lungo tempo con il motore dell’auto accesa viene punito dalla Legge. Si tratta di una decisione intelligente e essenziale, volta a proteggere l’ambiente e la qualità dell’aria che respiriamo, una tematica molto importante di questi tempi.

La multa è stata ideata per evitare che le vetture emettano sostanze nocive superflue, in momenti in cui si potrebbe evitare. La sanzione è stata introdotta nel lontano 2007 dal Governo Prodi, l’obiettivo principale è semplice quindi, e riguarda senza alcun dubbio l’inquinamento atmosferico. È una delle tante norme che negli ultimi decenni sono state introdotte nel nostro ordinamento per ridurre l’inquinamento generato dal traffico stradale.

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Tutte le auto Renault elettriche e ibride

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Quando si parla di elettrificazione è impossibile non parlare di Renault: la Casa francese può infatti vantare nei propri listini l’auto elettrica più venduta in Italia (la Zoe) e l’ibrida plug-in più amata nel nostro Paese (la Captur Plug-in Hybrid). Senza dimenticare la Kangoo Z.E., leader tra i veicoli commerciali a emissioni zero.

Di seguito troverete una guida completa a tutte le auto Renault elettriche e ibride in commercio da noi: motori, autonomie e prezzi.

Le auto elettriche Renault

  • Renault Twingo Electric
  • Renault Zoe
  • Renault Kangoo Z.E.

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Renault Twingo Electric – da 22.950 euro

La Renault Twingo Electric – variante elettrica della terza generazione della citycar francese a trazione posteriore – monta un motore elettrico (montato posteriormente) da 82 CV e ha un’autonomia di 190 km.

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Renault Zoe – da 34.450 euro

La Renault Zoe è una piccola elettricatrazione anteriore disponibile in due varianti: R110 (109 CV e un’autonomia di 395 km) e R135 (136 CV e un’autonomia di 386 km).

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Renault Kangoo Z.E. – da 32.300 euro

La Renault Kangoo Z.E. – variante elettrica della seconda generazione della multispazio della Régie a trazione anteriore – ospita sotto il cofano un motore elettrico da 60 CV e ha un’autonomia di 230 km.

Le auto ibride plug-in Renault

  • Renault Mégane Sporter Plug-in Hybrid
  • Renault Captur Plug-in Hybrid

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Renault Mégane Sporter Plug-in Hybrid – da 37.250 euro

La Renault Mégane Sporter Plug-in Hybrid è la variante ibrida plug-in benzina della station wagon compatta della Régie a trazione anteriore (arrivata alla quarta generazione). Motore 1.6 ibrido plug-in benzina in grado di generare una potenza complessiva di 158 CV e un’autonomia in modalità elettrica di 50 km.

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Renault Captur Plug-in Hybrid – da 33.250 euro

La Renault Captur Plug-in Hybrid – variante ibrida plug-in benzina della seconda generazione della piccola SUV transalpina a trazione anteriore – monta un motore 1.6 ibrido plug-in benzina in grado di generare una potenza totale di 158 CV e può percorrere 50 km a emissioni zero.

Le auto ibride Renault

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  • Renault Clio Hybrid

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Renault Clio Hybrid – da 21.950 euro

La Renault Clio Hybrid è la variante ibrida benzina della quinta generazione della piccola d’Oltralpe a trazione anteriore. Il motore è un 1.6 ibrido benzina in grado di generare una potenza complessiva di 140 CV.

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Come sbloccare il volante dell’automobile in caso di malfunzionamento

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Può succedere a chiunque di trovare il volante dell’auto bloccato, anche durante gli spostamenti quotidiani, nel momento in cui si rimette in modo la macchina. Il blocco, a seconda dei motivi che lo hanno scatenato, può essere anche molto pericoloso. Questo è il motivo per cui è fondamentale sapere come comportarsi.

Blocco del volante auto: le cause

Il volante dell’auto si può bloccare a causa dell’attivazione di un meccanismo di sicurezza di cui è dotata la macchina stessa. Ci sono altri casi, i più pericolosi, in cui invece purtroppo tutto dipende da un malfunzionamento anche grave del veicolo, soprattutto legato al servosterzo o alle gomme.

Nel caso in cui non ci siano danni seri, lo sblocco del volante è un’operazione comunque semplice e che non richiede molto tempo. È necessario avere pazienza e seguire i consigli giusti, senza improvvisare e soprattutto senza farsi prendere dall’ansia e dall’agitazione. Attenzione: non dimenticate mai di sottoporre il vostro veicolo alla giusta manutenzione periodica, per poter evitare ogni tipologia di problematica anche seria.

Come sbloccare il volante dell’auto

Il primo modo consigliato per provare a girare il volante dell’auto bloccato è il seguente:

  • inserire le chiavi di accensione della vettura;
  • con piccoli movimenti precisi e molta pazienza, oltre a un buon coordinamento, giratele da destra a sinistra. Nel frattempo anche il volante deve essere mosso con le stesse modalità;
  • è bene ripetere i movimenti per almeno tre volte.

Se non cambia nulla e il volante resta rigido:

  • togliere e rimettere la chiave;
  • riprovare con i passaggi descritti prima, sempre con movimenti in sincrono, è importante che siano decisi e precisi, ma comunque delicati;
  • abbinate correttamente i movimenti delle chiavi con quelli del volante.

Se il volante fa un click, allora si è finalmente sbloccato ed è possibile mettere in moto l’auto. In caso contrario, è necessario cercare una soluzione alternativa.

Volante bloccato: problema alle gomme o al servosterzo

Una delle cause principali del blocco del volante è la scarsa manutenzione degli pneumatici. Nel caso in cui questi ultimi siano infatti malridotti e sgonfi, allora possono comportare dei problemi anche molto gravi alla macchina. Tra questi, l’irrigidimento del volante. Il consiglio è quindi quello di controllare spesso la pressione delle gomme.

Nel caso in cui siano sgonfie, allora è bene rivolgersi ad un gommista, che riporta gli pneumatici alla pressione ideale e che è in grado anche di controllare tutti quei dettagli fondamentali per tenere la propria vettura al sicuro. Se avete abbastanza dimestichezza con la manutenzione auto, allora è possibile occuparsi delle gomme anche autonomamente, utilizzando un manometro per gonfiarle (quando sono fredde e a riposo).

Se il volante si blocca anche quando gli pneumatici sono in ottimo stato, allora la causa potrebbe essere la mancanza di olio del servosterzo. La prima cosa da fare è quindi controllare il livello di liquido contenuto nella vaschetta del servosterzo (quando l’auto è spenta da ore). È possibile ricorrere al fai da te, senza rivolgersi necessariamente al meccanico:

  • aprire il cofano;
  • svitare il tappo della vaschetta;
  • usare l’asta che serve per controllare il livello dell’olio;
  • in caso di scarse quantità, comprare e rabboccare il liquido in un negozio di autoricambi.

Se anche in questo caso il volante dell’auto rimane fermo e non si riesce a sbloccare, allora è assolutamente necessario far controllare la macchina ad un meccanico, per poter individuare il problema e risolverlo quanto prima.

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Mini restyling 2021: le foto e i dati

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La Mini restyling 2021 – secondo lifting della quarta generazione della piccola britannica – arriverà ufficialmente a marzo.

Di seguito troverete le foto e i dati relativi agli interventi stilistici e tecnici che hanno riguardato le quattro varianti della “segmento B” inglese: 3 porte, 5 porte, Cabrio e Cooper SE (l’elettrica).

Le foto della Mini 3 porte restyling 2021

Le foto della Mini 5 porte restyling 2021

Le foto della Mini Cabrio restyling 2021

Le foto della Mini Cooper SE restyling 2021

Mini restyling 2021: il design esterno

Le novità più corpose del restyling 2021 della Mini hanno coinvolto il design: nel frontale troviamo i fari a LED di serie su tutta la gamma, la griglia del radiatore più dominante con un contorno esagonale che occupa molto più spazio, la striscia centrale del paraurti nel colore della carrozzeria e non più nera e le luci di posizione sostituite da prese d’aria verticali poste molto all’esterno.

Nel profilo spiccano i nuovi contorni dei bordi dei passaruota, i cerchi in lega ristilizzati e gli indicatori laterali a LED mentre dietro (sulle varianti termiche) c’è una cornice nera che riprende la forma esagonale della griglia anteriore. Senza dimenticare le luci posteriori a LED Union Jack di serie sull’intera gamma e il faro antinebbia integrato nella grembialatura posteriore come unità LED ristretta.

Tra le altre modifiche segnaliamo tre nuovi colori – Rooftop Grey metallizzato, Island Blue metallizzato e Zesty Yellow (inizialmente disponibile solo sulla Cabrio) e l’inedita personalizzazione del tetto Multitone Roof, caratterizzata da una gradazione che si estende dalla cornice del parabrezza alla parte posteriore con tre tonalità di colore applicate una dopo l’altra in un processo di verniciatura bagnato su bagnato.

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Mini restyling 2021: gli interni

La Mini restyling 2021 può vantare interni ridisegnati e impreziositi da inedite finiture e rivestimenti e il volante sportivo in pelle di serie su tutta la gamma (con riscaldamento opzionale).

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Mini restyling 2021: le modifiche tecniche

I cambiamenti tecnici apportati alla Mini restyling 2021 non hanno riguardato la gamma motori (invariata). Tra le novità più rilevanti troviamo la nuova funzione Frequency-Selective Damping (smorzamento selettivo in funzione della frequenza) per il telaio adattivo, la disponibilità del freno di stazionamento elettrico, la funzione Stop & Go per il cruise control adattivo e il nuovo Lane Departure Warning (avviso di uscita di corsia).

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