Monthly Archives: Luglio 2020

BMW X4 xDrive35iA (2014): pregi e difetti della SUV bavarese

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La BMW X4 xDrive35iA era – nel 2014 – la versione a benzina più cattiva della prima generazione della SUV bavarese, variante filante della X3.

Oggi analizzeremo i pregi e i difetti della versione “base” della Sport Utility sportiva tedesca, introvabile sul mercato dell’usato (la maggior parte dei clienti all’epoca preferì giustamente spendere qualcosa in più per il più ricco allestimento Msport) e con quotazioni inferiori a 30.000 euro.

I pregi della BMW X4 xDrive35iA del 2014

Abitabilità

Buona (per quattro persone, però) nonostante il tetto spiovente.

Finitura

Buona ma non ottima.

Dotazione di serie

Discreta: autoradio Aux Bluetooth CD Mp3 USB, cerchi in lega, climatizzatore automatico bizona, fari bixeno, fendinebbia, pneumatici runflat, portellone elettrico e sensori di parcheggio posteriori.

Capacità bagagliaio

Il vano soddisfa le esigenze di una famiglia: 500 litri che diventano 1.400 quando si abbattono i sedili posteriori.

Posto guida

La posizione di seduta rialzata consente di dominare il traffico ma il volante non troppo inclinato regala una piacevole sensazione di sportività.

Climatizzazione

L’impianto automatico bizona è potente ed efficace e presenta comandi ergonomici.

Sospensioni

La taratura non troppo rigida degli ammortizzatori regala un buon livello di comfort.

Rumorosità

Il propulsore a sei cilindri ha un sound garbato ma sa tirare fuori le unghie quando serve. Abitacolo ben insonorizzato.

Motore

Il 3.0 turbo benzina twin scroll Euro 6 a sei cilindri in linea della BMW X4 xDrive35iA è un gioiello prontissimo ai bassi regimi in grado di generare una potenza di 306 CV e una coppia di 400 Nm.

Cambio

La trasmissione automatica (convertitore di coppia) a 8 rapporti regala passaggi marcia fluidi quando si guida in modo tranquillo e rapidi quando si cerca il brio.

Sterzo

Difficile trovare – ancora oggi – un comando così preciso e sensibile nel segmento delle SUV.

Prestazioni

Promossa: 247 km/h di velocità massima e 5,5 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.

Dotazione di sicurezza

Completa: airbag frontali, laterali e a tendina, attacchi Isofix, controlli di stabilità e trazione, controllo velocità in discesa, hill holder, monitoraggio pressione pneumatici e poggiatesta anteriori attivi.

Visibilità

La coda particolare e il lunotto piccolo non sono di grande aiuto: per fortuna si sta in alto e ci sono i sensori di parcheggio di serie.

Freni

Impianto onesto e sincero.

Tenuta di strada

La BMW X4 xDrive35iA non nasce per divertirsi nelle curve ma nel misto si difende bene (a patto di non esagerare).

Consumo

Non esagerato per una SUV a benzina da oltre 300 CV: 12,0 km/l dichiarati.

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I difetti della BMW X4 xDrive35iA del 2014

Prezzo

Da nuova nel 2014 la BMW X4 xDrive35iA costava molto (60.000 euro). Oggi è introvabile – più semplice rintracciare le più ricche versioni Msport – e le sue quotazioni recitano 28.400 euro: poco più di una Mitsubishi ASX 2.0 4WD Intense appena uscita dal concessionario.

Tenuta del valore

La BMW X4 non è più di moda come un tempo e questo inciderà molto probabilmente sulle quotazioni a breve termine. Bisogna poi tenere conto della presenza sotto il cofano di un motore “impegnativo” (leggi superbollo) dal punto di vista dei costi di gestione.

Garanzie

La copertura sulle parti lubrificate è scaduta nel 2018 mentre quella sulla verniciatura nel 2017. Ancora valida, fino al 2026, la protezione sulla corrosione.

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F1 2020 – Bottas imperatore d’Austria con la Mercedes

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Credits: Mark Thompson/Getty Images

Valtteri Bottas e la Mercedes hanno iniziato alla grande il Mondiale F1 2020 con una vittoria nel GP d’AustriaSpielberg.

F1 Grand Prix of Austria

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Austria

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Austria

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Austria

Credits: Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images

F1 Grand Prix of Austria

Credits: Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images

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Una gara emozionante (tre safety-car) e ricca di sorprese: Charles Leclerc – nonostante una Ferrari lontana dalla forma ottimale (Sebastian Vettel si è dovuto accontentare del decimo posto) – ha terminato la corsa in seconda posizione mentre Lando Norris (3°) ha ottenuto con la McLaren il primo podio in carriera nel Circus approfittando della penalità di 5 secondi rimediata da Lewis Hamilton, passato da secondo a quarto per aver provocato il ritiro di Alexander Albon nel finale.

Mondiale F1 2020 – GP Austria: le pagelle

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Valtteri Bottas (Mercedes)

Pole position, vittoria e – ovviamente – primo posto momentaneo nel Mondiale F1 2020: Valtteri Bottas ha dominato il GP d’Austria lasciando le briciole agli avversari.

Il pilota finlandese ha monopolizzato il primo Gran Premio dopo il coronavirus grazie a un weekend di gara gestito in modo maturo e, considerando quanto ama il Red Bull Ring, ha tutte le carte in regola per fare bene anche domenica prossima nel GP di Stiria.

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Lewis Hamilton (Mercedes)

Nonostante diversi errori – essersi fatto soffiare la pole dal compagno Bottas, venire penalizzato di tre posizioni in griglia per non aver rispettato la bandiera gialla durante le qualifiche e ricevere una penalità in gara di cinque secondi per aver rovinato la corsa di Albon – Lewis Hamilton è comunque riuscito a portare a casa un quarto posto.

Il pilota britannico avrebbe secondo noi meritato un piazzamento in “top 3”: il contatto con il driver thailandese della Red Bull è, a nostro avviso, molto simile ad altre “scaramucce” avvenute in passato e mai sanzionate.

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Lando Norris (McLaren)

Lando Norris ha meritato il podio: non solo per aver tirato come un matto nel finale per soffiare il terzo posto a Hamilton (mossa che gli ha oltretutto consentito di conquistare un punto bonus grazie al giro veloce) ma anche per il sorpasso pazzesco ai danni di Sergio Pérez.

Il giovane talento della McLaren ha portato a casa il primo piazzamento in “top 3” in carriera ed è andato a punti per la quarta gara consecutiva: estro e maturità.

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Charles Leclerc (Ferrari)

Un secondo posto molto fortunato per Charles Leclerc: il pilota monegasco – autore di un ottimo sorpasso su Norris – ha approfittato degli errori altrui anche se va detto che i risultati conquistati in questo modo non sono meno dignitosi di altri.

In una gara dura con una monoposto poco performante in rettilineo sono comunque arrivati 18 punti utilissimi per il Mondiale F1 2020 e il secondo podio consecutivo dopo la terza piazza rimediata a fine 2019 ad Abu Dhabi.

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Mercedes

Anche nel 2020 la Mercedes ha la monoposto più veloce del Mondiale F1 ma va detto che Hamilton ha sofferto più del previsto contro Albon.

Una doppietta sfumata per la scuderia tedesca, solo a causa di una penalità non del tutto meritata.

Mondiale F1 2020 – I risultati del GP d’Austria

Prove libere 1

1 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:04.816
2 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:05.172
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:05.418
4 Carlos Sainz Jr. (McLaren) 1:05.431
5 Sergio Pérez (Racing Point) 1:05.512

Prove libere 2

1 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:04.304
2 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:04.501
3 Sergio Pérez (Racing Point) 1:04.945
4 Sebastian Vettel (Ferrari) 1:04.961
5 Daniel Ricciardo (Renault) 1:04.972

Prove libere 3

1 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:04.130
2 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:04.277
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:04.413
4 Sergio Pérez (Racing Point) 1:04.605
5 Charles Leclerc (Ferrari) 1:04.703

Qualifiche

1 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:02.939
2 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:02.951
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:03.477
4 Lando Norris (McLaren) 1:03.626
4 Alexander Albon (Red Bull) 1:03.868

Le classifiche
La classifica del GP d’Austria 2020
Valtteri Bottas (Mercedes) 1h30:55.739
Charles Leclerc (Ferrari) + 2,7 s
Lando Norris (McLaren) + 5,5 s
Lewis Hamilton (Mercedes) + 5,7 s
Carlos Sainz Jr. (McLaren) + 8,9 s
Classifica Mondiale Piloti
Valtteri Bottas (Mercedes) 25 punti
Charles Leclerc (Ferrari) 18 punti
Lando Norris (McLaren) 16 punti
Lewis Hamilton (Mercedes) 12 punti
Carlos Sainz Jr. (McLaren) 10 punti
Classifica Mondiale Costruttori
Mercedes 37 punti
McLaren-Renault 26 punti
Ferrari 19 punti
Racing Point-BWT Mercedes 8 punti
AlphaTauri-Honda 6 punti

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Auto d’epoca, quali sono le perizie per attestarne il valore

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Tanti sono i collezionisti di auto d’epoca e auto storiche in Italia, queste vetture sono dei veri e propri gioielli unici, di grande valore, più o meno particolari e rari. Le auto storiche e di interesse collezionistico non rientrano nella stessa categoria delle auto d’epoca, non tutti conoscono questa importante distinzione. Per la Legge però queste due tipologie di vetture sono differenti e per questo non devono essere confuse. Infatti l’articolo 60 del Codice della Strada definisce quali sono i criteri per poter identificare le auto d’epoca e le auto storiche.

La differenza tre le auto storiche e le auto d’epoca

Le auto di interesse storico e collezionistico sono definite tali e, per rientrare all’interno di questa classificazione, devono avere un’età maggiore di 20 anni. Non vengono radiate dal PRA, possono circolare liberamente su strada in qualsiasi occasione, l’unica cosa fondamentale è che siano in possesso di tutti i requisiti previsti dalla Legge. Quindi indispensabili sono l’iscrizione ad un registro storico, come Italiano FIAT, ASI, Italiano Alfa Romeo, Storico Lancia, Storico FMI, e devono inoltre possedere il CRS, Certificato di Rilevanza Storico collezionistica.

Veniamo ora alle auto d’epoca, che vengono invece cancellate dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico) per essere esposte e conservate all’interno di particolari locali o musei. Fondamentale è la salvaguardia delle caratteristiche tecniche originarie della Casa produttrice. Una vettura quindi, per essere identificata come auto d’epoca, non deve essere modificata. Altra cosa importante da sapere è che questa tipologia di auto non ha il permesso di circolare sempre liberamente su strada, ma solo in occasione di raduni organizzati o manifestazioni. Le auto d’epoca devono essere iscritte in un elenco specifico presso il Centro Storico del Dipartimento per i Trasporti Terrestri.

La perizia conservativa per un’auto d’epoca: il valore

Per determinare il valore corretto di un mezzo d’epoca, è necessario sottoporlo ad una perizia conservativa, in modo da poterlo assicurare e vendere al valore di mercato esatto. La compagnia assicurativa decide infatti il valore di un mezzo, ma nel caso in cui il proprietario non lo ritenga consono e corretto, basta presentare la perizia al momento della stipula del contratto. In questo modo l’agenzia è obbligata ad assicurare il veicolo per il valore che è stato indicato nel documento ufficiale.

Tutti i possessori di auto d’epoca che ritengono importante essere tutelati e garantiti in caso di vendita del proprio veicolo, di furto o di sinistro, possono richiedere questo servizio. I vari elementi presenti all’interno della perizia concorrono a determinarne il valore, in questo modo non si ha un valore standard per modello di auto, ma assolutamente personalizzato per ogni singola macchina.

Le varie automobili d’epoca infatti hanno ognuna la propria storia e il proprio vissuto, e anche questo ne determina il valore, che è quindi bene che sia personalizzato e non unico per tutte. Al termine del restauro di una vettura di questo tipo è sempre consigliato quindi fare una perizia, allegando tutto il materiale; ogni due anni si consiglia un aggiornamento del documento, in modo che il valore dell’auto sia sempre quello esatto e adeguato.

Il valore della perizia è maggiore per tutti quei mezzi che sono stati conservati, perché significa che hanno subito solo l’evoluzione del tempo. Un’auto d’epoca perde o acquisisce valore a seconda delle condizioni della carrozzeria e della meccanica e della fedeltà del restauro eventualmente eseguito rispetto al modello originale. Per questo è importantissima la perizia, ovvero un’indagine del vero valore di mercato, eseguita da un esperto che abbia i requisiti tecnico-giuridici per accertare e certificare, lo stato dell’auto.

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Passaggio di proprietà auto, quali costi bisogna sostenere

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Quando devi vendere o comprare una macchina di seconda mano, è necessario fare il passaggio di proprietà. La procedura serve per trascrivere la titolarità di un veicolo nei pubblici registri, che in questo caso passa da un soggetto ad un altro. Vediamo come si esegue e quanto costa.

Passaggio di proprietà auto, cosa fare

Nel caso in cui quindi tu debba acquistare l’auto usata e non sai quali procedure seguire per il passaggio di proprietà, le possibilità che hai sono due:

  • la prima è rivolgersi ad un’agenzia di pratiche per veicoli, a cui ovviamente dovrai pagare i costi della pratica e la tariffa per il servizio offerto;
  • fare tutto autonomamente.

I documenti che servono per fare il passaggio di proprietà dell’auto

Per eseguire il passaggio di proprietà auto è necessario avere con sé i seguenti documenti:

  • certificato di proprietà della vettura, anche in formato digitale;
  • carta di circolazione in originale e una fotocopia;
  • documento d’identità del venditore dell’auto usata;
  • due copie del documento d’identità e del codice fiscale dell’acquirente del veicolo;
  • modulo TT 2119, è quello che serve per fare la richiesta di aggiornamento della carta di circolazione e che si può reperire gratuitamente presso gli sportelli telematici dell’automobilista presenti su tutto il territorio nazionale.

Quali sono i costi del passaggio di proprietà?

Il passaggio di proprietà ha dei costi fissi e dei costi che invece variano a seconda del luogo di residenza e dei Kw/cavalli di potenza del mezzo. Iniziamo ad analizzare i costi fissi:

  • imposta di bollo di 32,00 euro per la presentazione dell’atto al PRA e il rilascio del certificato di proprietà, diventano 48,00 se l’atto non è redatto sul CdP;
  • imposta di bollo di 16,00 euro per il rilascio dell’aggiornamento della carta di circolazione;
  • diritti ex MCTC per 10,20 euro;
  • emolumento ACI pari a 27,00 euro.

La somma dei costi fissi è di 85,20 euro. A questi bisogna aggiungere anche il pagamento dell’Imposta Provinciale di Trascrizione (Ipt), il cui importo cambia a seconda dei Kw/cavalli dell’auto e della provincia in cui risiede l’acquirente. Se la potenza delle auto è minore di 53 kiloWatt, allora l’importo dell’Ipt viene determinato in misura fissa; nel caso contrario invece si pagano generalmente tra 3,51 e 4,56 euro a KW, è la provincia a decidere.

Ogni provincia può anche stabilire una maggiorazione fino al 30% sul costo dell’Imposta Provinciale di Trascrizione. Ci sono inoltre delle particolari categorie di veicoli esenti dal pagamento di questa imposta, l’Ipt, come i motocicli, le minivolture, categorie specifiche di disabili (questo è indicato nell’art 8. L. 449/97 e art. 30, comma 7, L. 388/00), le associazioni di volontariato (art. 8 L. 266/91). Altri mezzi hanno diritto ad una riduzione del costo dell’imposta, previa presentazione di documentazione a supporto della richiesta: si tratta di veicoli storici (art. 63 L. 342/00) o speciali (art. 56, comma 8, D.Lgs 446/97).

Infine, ricordiamo un’ultima cosa già accennata in apertura: se decidi si non muoverti autonomamente ma di far seguire l’intera pratica ad un’agenzia che si occupa del passaggio di proprietà, devi pagarne le spese, che mediamente si aggirano attorno ai 150 euro. Il passaggio di proprietà quindi non ha un costo fisso, per determinare la spesa da versare bisogna tenere conto di alcuni dati fissi e altri variabili, quelli visti finora.

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Auto sportive economiche: 10 proposte nuove a meno di 25.000 euro

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Chi ha detto che le auto sportive costano tanto?

In questa guida all’acquisto troverete dieci proposte briose (almeno 200 km/h di velocità massima) ed economiche che si portano a casa con meno di 25.000 euro.

L’elenco delle dieci auto vivaci ed economiche più interessanti comprende soprattutto piccole e vetture provenienti da Italia e Francia, anche se non mancano proposte di altre nazioni appartenenti ad altri segmenti.

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Abarth 595 – 20.900 euro

La Abarth 595 è la vettura più economica della Casa dello Scorpione ma anche la più scattante (“0-100” in 7,8 secondi) tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto. Il motore 1.4 turbo benzina T-Jet da 145 CV potrebbe essere più reattivo ai bassi regimi e consuma parecchia benzina (15,2 km/l dichiarati): colpa anche del cambio con sole cinque marce.

La variante “pepata” della Fiat 500 – realizzata sullo stesso pianale della 695 – è facilissima da parcheggiare grazie alle dimensioni esterne contenute (solo 3,66 metri di lunghezza) ma delude alla voce “praticità”: i passeggeri posteriori hanno pochi centimetri a disposizione delle spalle e delle gambe e il bagagliaio è minuscolo.

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Citroën C4 Cactus PureTech 130 Shine Pack – 24.300 euro

La Citroën C4 Cactus PureTech 130 Shine Pack è una compatta francese sviluppata sullo stesso pianale della C3 Aircross.

Una vettura equilibrata in grado di unire comfort e divertimento spinta da un motore 1.2 tre cilindri turbo benzina PureTech da 131 CV.

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Dacia Duster 1.3 TCe 150 CV 15th Anniversary – 19.400 euro

La Dacia Duster 1.3 TCe 150 CV 15th Anniversary è la variante a benzina più costosa della SUV compatta rumena, la proposta più accessibile tra quelle presenti in questa guida all’acquisto nonché una delle più riuscite.

La crossover esteuropea – penalizzata da finiture poco curate – si riscatta con la versatilità (tanto spazio per la testa e le gambe di chi si accomoda dietro) e con un motore 1.3 turbo benzina TCe molto potente che le consente di accelerare da 0 a 100 km/h in 10,4 secondi.

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Fiat Tipo 1.6 Mjt 4p. Lounge – 22.300 euro

La Fiat Tipo 1.6 Mjt 4p. Lounge è la versione più costosa della compatta torinese con la coda. Una “segmento C” tanto ingombrante (oltre quattro metri e mezzo di lunghezza) quanto pratica (il bagagliaio è gigantesco) non particolarmente agile nelle curve.

Il motore 1.6 turbodiesel Mjt da 120 CV – “0-100” in 9,8 secondi – ha una cilindrata elevata che non aiuta a risparmiare sull’assicurazione RC Auto ma si accontenta di poco gasolio (23,8 km/l dichiarati), è ricco di coppia (320 Nm) e offre una spinta corposa ai bassi regimi.

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Kia Ceed 1.4 T-GDi GT Line – 24.450 euro

La Kia Ceed 1.4 T-GDi GT Line è l’auto più costosa tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto e ha una dotazione di serie incompleta: accessori utili come il cruise control adattivo, i fari full LED, il monitoraggio angolo cieco, il riconoscimento segnali stradali e il sensore pioggia non sono disponibili neanche a pagamento.

La compatta coreana – spinta da un motore 1.4 turbo benzina T-GDi da 140 CV caratterizzato da una risposta debole ai bassi regimi – impiega 8,9 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h.

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Mini Cooper – 23.050 euro

La Mini Cooper è una piccola sportiva britannica con un abitacolo un po’ angusto per la testa dei passeggeri posteriori più alti.

Grazie alla presenza sotto il cofano di un motore 1.5 turbo tre cilindri benzina da 136 CV la “segmento B” inglese impiega 8 secondi per scattare da 0 a 100 chilometri orari.

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Opel Corsa 1.2 130 CV – 20.750 euro

La Opel Corsa 1.2 130 CV è la variante più grintosa della piccola tedesca.

Il motore 1.2 tre cilindri turbo benzina da 131 CV – abbinato a un eccellente cambio automatico (convertitore di coppia) a 8 rapporti – permette alla “segmento B” teutonica sviluppata sullo stesso pianale e dotata dello stesso propulsore e della stessa trasmissione della Peugeot 208 di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 8,7 secondi.

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Renault Clio TCe 130 CV R.S. Line – 23.100 euro

La Renault Clio TCe 130 CV R.S. Line è, per il momento, la versione più pimpante della piccola francese.

La “segmento B” transalpina – spinta da un motore 1.3 turbo benzina Tce da 131 CV – impiega 9 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h.

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Skoda Scala 1.0 TSI 115 CV Sport – 23.550 euro

La Skoda Scala è una compatta ceca costruita con cura.

Nonostante un motore piccolo (un 1.0 turbo tre cilindri benzina TSI che aiuta a risparmiare sull’assicurazione RC Auto) povero di cavalli – 116 – e di coppia (200 Nm) la “segmento C” esteuropea riesce a scattare da 0 a 100 km/h in meno di 10 secondi (9,8 per l’esattezza).

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Suzuki Swift Sport – 23.850 euro

La Suzuki Swift Sport è una piccola sportiva mild hybrid benzina agile nelle curve e poco assetata di carburante. Senza dimenticare la ricca dotazione di serie che comprende – tra le altre cose – il cruise control adattivo, i fari full LED, il monitoraggio angolo cieco, il riconoscimento segnali stradali e il sensore pioggia.

Il motore 1.4 turbo mild hybrid benzina da 129 CV consente all’ecologica “segmento B” giapponese – una delle auto sportive economiche più interessanti in commercio – di accelerare da 0 a 100 km/h in 9,1 secondi.

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Le mille vite di Alex Zanardi

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Credits: Jamie Squire/Getty Images

Alex Zanardi ha vissuto mille vite diverse: è stato pilota, doppiatore, campione paralimpico e conduttore TV. Se esistesse una classifica dei personaggi più amati dagli italiani il campione di Castel Maggiore – protagonista di due gravissimi incidenti, uno in auto nel 2001 nel quale ha perso le gambe e uno con la handbike nel 2020 – sarebbe sicuramente sul podio.

Scopriamo insieme le mille vite di Alex Zanardi, in attesa di sapere quale sarà la sua prossima avventura quando uscirà dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Siena.

Alex Zanardi: la storia

Alessando Zanardi – più noto come Alex – nasce il 23 ottobre 1966 a Bologna e da bambino si trasferisce con la famiglia fuori città a Castel Maggiore. Nel 1980, un anno dopo aver perso la sorella maggiore in un incidente stradale, inizia a correre con i kart.

Il re dei kart

Dopo numerosi sacrifici economici da parte dei genitori Zanardi riesce a trovare degli sponsor per correre ad alti livelli: nel 1985 si laurea campione italiano 100 A (titolo bissato l’anno successivo) e nel 1987 conquista due campionati europei (Formula Super A e Formula K) e diventa vicecampione continentale 100 dietro a un certo Michael Schumacher.

Il passaggio alle monoposto

Alex Zanardi passa alle monoposto nel 1988 grazie al sostegno economico del padre di Max Papis senza brillare particolarmente nelle prime corse. Si riscatta nel 1990 in F3: trionfa in Coppa Europa (successo che gli garantisce la Superlicenza per correre in F1) e arriva secondo nel campionato italiano.

Il debutto in F1

Il 1991 è un anno ricco di avvenimenti per Alex: chiude in seconda posizione il campionato Formula 3000 dietro al brasiliano Christian Fittipaldi e davanti al nostro Emanuele Naspetti, testa una Footwork di F1 e viene chiamato dalla Jordan per disputare gli ultimi tre GP del Mondiale (senza ottenere risultati di rilievo e risultando più lento del compagno Andrea de Cesaris).

L’anno seguente lavora come tester per la Benetton e sostituisce Fittipaldi (fermo per una vertebra incrinata) per tre Gran Premi alla Minardi, anche in questo caso senza brillare. Due mancate qualificazioni, un ritiro e risultati peggiori di quelli ottenuti dal coéquipier Gianni Morbidelli.

Gli anni in Lotus

Alex Zanardi passa alla Lotus nel 1993: più lento del compagno britannico Johnny Herbert, porta a casa il primo e unico punto in carriera nel Circus grazie a un sesto posto in Brasile ma finisce la stagione in anticipo dopo un bruttissimo incidente in Belgio.

L’anno successivo lavora per la scuderia britannica come tester ma ritrova un sedile ufficiale quando rimpiazza il portoghese Pedro Lamy (che si frattura entrambe le gambe durante una sessione di prove). Un Mondiale deludente per il driver emiliano, più lento di Herbert (ma più rapido del francese Éric Bernard, subentrato negli ultimi GP) e del finlandese Mika Salo.

Trovare l’America

Nel 1995 Alex Zanardi – ritrovatosi fuori dal Circus – partecipa a qualche gara GT con la Lotus Esprit e lavora come istruttore di guida sicura nella scuola di Siegfried Stohr.

La svolta professionale arriva l’anno seguente con il trasferimento negli USA per correre nel campionato CART al volante di una Reynard motorizzata Honda del team Chip Ganassi. Una stagione memorabile: terzo posto assoluto con tre vittorie (Portland, Mid-Ohio e Laguna Seca) e premio di miglior debuttante.

Doppio titolo

Nel biennio 1997/1998 Alex Zanardi domina il campionato CART portando a casa due titoli consecutivi: il primo con cinque successi (Long Beach, Cleveland, Michigan, Mid-Ohio e Road America) e il secondo con ben sette trionfi (Long Beach, Madison, Detroit, Portland, Cleveland, Toronto e Surfers Paradise).

Il ritorno in F1

Zanardi torna in F1 nel 1999 con la Williams ma l’avventura si rivela disastrosa: zero punti conquistati contro i 35 del compagno tedesco Ralf Schumacher e un settimo posto a Monza come miglior piazzamento.

Nel 2000 Alex Zanardi viene scaricato dalla scuderia britannica e si prende un anno sabbatico.

La seconda avventura negli USA

Il ritorno di Zanardi nel campionato CART nel 2001 – con il team Mo Nunn Racing – è deludente: non riesce mai a salire sul podio e ottiene come miglior risultato un quarto posto a Toronto.

Lausitzring – 15 settembre 2001

La vita di Alex Zanardi viene stravolta il 15 settembre 2001 sul circuito tedesco del Lausitzring. A pochi giri dal termine della corsa il pilota italiano si ferma ai box per l’ultima sosta mentre si trova in testa ma nella fase di rientro in pista perde il controllo della vettura a bassa velocità su un tratto sporco.

La sua Reynard viene centrata in pieno lateralmente dal canadese Alex Tagliani a una velocità di 320 km/h: nell’impatto Zanardi perde entrambe le gambe (quella sinistra al di sopra del ginocchio, quella destra sotto).

Alex Zanardi non sembra inizialmente rendersi conto di quanto avvenuto: prima di perdere i sensi cerca infatti di aprire la visiera del casco e di slacciarsi le cinture.

Il driver di Castel Maggiore viene portato all’ospedale di Berlino in condizioni gravissime e dopo essere stato in coma farmacologico per tre giorni viene operato per rimuovere il ginocchio destro. Il 31 ottobre 2001 – dopo un mese e mezzo di ricovero e 14 interventi chiurgici – viene dimesso.

Le corse dopo l’incidente

Alex Zanardi continua a correre in auto anche con le protesi: nel 2003 torna al Lausitzring e prima della gara ufficiale CART percorre 13 giri del tracciato (quelli che gli mancavano per finire la corsa due anni prima). Nell’ultimo giro realizza il miglior tempo, che gli avrebbe garantito il quinto posto sulla griglia di partenza nelle qualifiche.

Nello stesso anno viene nominato cavaliere e affronta le ultime due gare del campionato europeo turismo con una BMW 320i conquistando un settimo posto.

Nel 2004 vedono la luce i kart Zanardi prodotti da CRG che si aggiudicheranno quattro titoli iridati negli anni ‘10 mentre l’anno seguente si concentra sul turismo: campione italiano, terzo nella coppa europea e vittoria in gara 2 in Germania nel mondiale WTCC.

Cinema e maratone

Alex Zanardi vince un’altra gara nel WTCC nel 2006 in Turchia e a fine stagione ha modo di provare una BMW Sauber di F1. Nello stesso anno si cimenta come doppiatore nel film d’animazione “Cars”, ruolo ripreso nel 2011 per “Cars 2” e nel 2017 per “Cars 3”.

Il 2007 è l’anno in cui Zanardi inizia a prendere confidenza con le handbike ma il richiamo delle corse in auto è ancora forte: nel 2008 vince in Repubblica Ceca nel WTCC e l’anno seguente – all’ultima stagione nel Mondiale turismo – sale nuovamente sul gradino più alto del podio a Brno. Risale sempre al 2009 il primo successo importante nel paraciclismo: la maratona di Venezia.

La TV

Nel 2010 Alex Zanardi vince la maratona di Roma ed esordisce come conduttore TV nel programma “E se domani” di Rai 3. L’anno seguente l’atleta di Castel Maggiore conquista la maratona di New York.

Sfide olimpiche

Zanardi conduce nel 2012 il programma TV “Sfide” su Rai 3 (ruolo ricoperto fino al 2016) e nello stesso anno si aggiudica ben tre medaglie ai Giochi Paralimpici di Londra: due d’oro (corsa in linea e cronometro) e un argento nella staffetta a squadre.

Riconoscimenti e motorsport

Alex Zanardi viene nominato commendatore nel 2013 e nel 2014 Cavaliere di Gran Croce. Nello stesso anno si cimenta nuovamente nel motorsport affrontando la Blancpain Sprint Series al volante di una BMW Z4.

La seconda Olimpiade

Ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro 2016 Zanardi ottiene altre tre medaglie: due ori (cronometro e staffetta mista) e un argento nella gara in linea. Il pilota emiliano non trascura però i motori e si aggiudica anche una corsa nel campionato italiano GT con una BMW M6.

Canzoni e record

Nel 2018 Alex Zanardi corre a Misano nel campionato turismo tedesco DTM con una BMW M4, ottiene il record del mondo nell’Ironman e ha l’onore di vedersi dedicata una canzone – “Ti insegnerò a volare” – da Roberto Vecchioni e Francesco Guccini.

L’anno successivo si cimenta anche nelle gare endurance e prende parte alla 24 Ore di Daytona con una BMW M8 insieme allo statunitense John Edwards, all’australiano Chaz Mostert e al finlandese Jesse Krohn. Non contento, partecipa anche al DTM/Super GT con la BMW M4 e a una corsa nel campionato italiano GT alla guida di una BMW M6.

L’incidente con la handbike

Il 19 giugno 2020 nei pressi di Pienza, in provincia di Siena, Alex Zanardi perde il controllo della sua handbike, invade la corsia opposta e si scontra contro un camion. Attualmente il campione di Castel Maggiore è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Siena.

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Perdita olio, quali possono essere le cause e come risolvere

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Uno dei primi segnali che può farti insospettire e credere che l’auto abbiamo un problema, è il ritrovamento di chiazze d’olio sul pavimento del garage, potrebbe infatti esserci una perdita. Prima di arrivare a qualsiasi conclusione affrettata però considera che le cause della perdita di olio motore possono essere differenti, bisogna capire quali sono e come andare a porvi rimedio.

Perdita olio motore, le principali cause

I motivi per cui l’auto potrebbe perdere l’olio motore sono i seguenti:

  • tappo di scarico della coppa dell’olio svitato, allentato o usurato;
  • filtro installato in maniera scorretta oppure usurato;
  • tappo dell’olio stesso mancante, rotto o allentato.

Perdita olio motore, cosa fare

La prima cosa da fare per capire da dove proviene la perdita è revisionare i componenti essenziali, quindi il tappo dell’olio, quello di scarico e il filtro. Una delle cause più comuni è infatti la rottura della guarnizione di uno di questi. Nel caso in cui invece il motivo della perdita sia da ricercare nel filtro, la causa potrebbe essere un allineamento sbagliato oppure l’usura. Se il problema invece è il tappo di scarico, controllate che sia infilato correttamente e ben chiuso.

Il colore dell’olio, da dove proviene la perdita

Se trovate a terra una chiazza di colore nero o molto scura, allora si tratta di olio già utilizzato e che quindi proviene dalla coppa dell’olio o dal filtro o ancora da un tappo mal posizionato, come abbiamo detto. Se invece l’olio che vedete è ancora chiaro, il problema è da ricercare in cambio, frizione, idroguida o freni. In quest’ultimo caso, troverete dell’unto già a livello delle pinze.

Perdita olio motore, quando potrebbe essere grave

Nei casi descritti sopra, i problemi sono facilmente risolvibili, se invece notate una chiazza scura di grandi dimensioni sul pavimento, allora la motivazione della perdita potrebbe essere più grave, collegata alla coppa, al filtro o alle valvole, ed è importante richiedere una soluzione immediata. Se il filtro dell’olio è intasato o posizionato male, può generare grandi perdite, non riuscendo chiaramente a svolgere la sua azione. Anche la coppa dell’olio potrebbe essere stata installata in modo non corretto.

Il classico fenomeno dell’auto che “mangia olio”

Con questa frase si indicano solitamente quelle vetture che non hanno mai abbastanza olio nel serbatoio, tanto da sembrare appunto che se lo mangino, visto l’eccessivo consumo. Di solito si tratta di macchine che emettono un fumo bianco-azzurro dallo scarico, che indica che i gas di scarico che fuoriescono contengono anche dell’olio bruciato. E che cosa succede? In questo caso si verifica il seguente fenomeno: le fasce raschiaolio che si trovano nei pistoni non riescono più a svolgere la loro funzione e di seguito il liquido lubrificante va a mescolarsi con i gas di scarico. L’olio penetra nella camera di combustione e poi fuoriesce insieme ai fumi, fino al tubo di scappamento. La problematica deve essere risolta.

In conclusione, possiamo dire che qualsiasi problema, a parte la regolazione dei tappi, che si può risolvere benissimo da soli, deve essere visto e risolto dal meccanico. Se hai delle perdite d’olio quindi affida la tua macchina ad un professionista esperto del settore, che possa capire immediatamente la causa della perdita e andare a risolverla con le competenze e gli strumenti giusti. Se la perdita d’olio è di grandi dimensioni e non vedi sulla di strano quando apri il cofano, allora contatta immediatamente un’officina qualificata.

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Jeep Renegade: la tecnologia sigla per sigla

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La Jeep Renegade è una delle SUV più amate dagli italiani: la piccola crossover statunitense è un’auto ricca di tecnologia ma non è semplice capire cosa significano tutte le sigle degli accessori presenti a bordo.

Di seguito troverete un glossario con il significato delle sigle degli accessori tecnologici della Sport Utility americana.

Jeep Renegade: la tecnologia sigla per sigla

Active Drive

Active Drive è il sistema di trazione integrale Jeep completamente automatico che consente un passaggio continuo da 2 a 4 ruote motrici a qualsiasi velocità.

Active Drive Low

Active Drive Low è il sistema di trazione integrale Jeep che offre un rapporto di riduzione massimo di 20:1. Rispetto all’Active Drive offre anche il sistema di controllo della velocità in discesa.

Black Line Pack

Il pacchetto Black Line Pack della Jeep Renegade comprende: badge nero lucido, finiture esterne nero lucide, finiture interne nero lucide e cerchio in lega da 18” nero lucido.

Blind spot detection with Rear Cross Path

Il conducente viene avvisato della presenza di un angolo cieco laterale o posteriore con segnali luminosi esterni o con un segnale acustico.

Cavo Mode 2

Il cavo Mode 2 offerto di serie sulle Jeep Renegade PHEV è un cavo di 6 metri con ICCB (in Cable Control Box). Ha un’uscita domestica di tipo schuko che permette di ricaricare il veicolo a casa.

Cavo Mode 3

Il cavo Mode 3 offerto su alcune Jeep Renegade PHEV ha una potenza di ricarica di 7,4 kW e permette di ricaricare la vettura in qualsiasi stazione pubblica in un’ora e 40 minuti.

Easy Wallbox

La Easy Wallbox è una soluzione di ricarica “Plug&Play” esclusiva di FCA. Ha una potenza di ricarica di 2,3 kW che può essere aumentata a 7,4 kW e ricaricata in modalità 3 grazie all’intervento di un elettricista. Inoltre può regolare autonomamente la sua potenza di carica, compatibilmente con quella disponibile in casa.

ESC

Il sistema ESC (Electronic Stability Control) – noto anche come ESP – non è altro che il controllo di stabilità.

Forward Collision Warning Mitigation

Il Forward Collision Warning Mitigation è un sistema anticollisione che avverte e/o assiste il guidatore se ci si sta avvicinando troppo rapidamente a un altro veicolo o a un ostacolo.

Forward Collision Warning Plus

Il Forward Collision Warning Plus è un sistema di frenata assistita.

Function Pack I

Il pacchetto Function Pack I della Jeep Renegade comprende: specchietti retrovisori ripiegabili elettricamente con funzione sbrinamento, Keyless Go, storage sotto il sedile passeggero, Reversible/Waterproof Cargo Storage, controllo remoto dei finestrini tramite chiave e chiusura specchietti retrovisori automatica.

Function Pack II

Il pacchetto Function Pack II della Jeep Renegade comprende: specchietti retrovisori ripiegabili elettricamente con funzione sbrinamento, Keyless Go, sedile posteriore frazionabile 40/20/40, Reversible/Waterproof Cargo Storage, controllo remoto dei finestrini tramite chiave e chiusura specchietti retrovisori automatica.

Function Pack II Trailhawk PHEV

Il pacchetto Function Pack II Trailhawk PHEV comprende: specchietti retrovisori ripiegabili elettricamente con funzione sbrinamento, Keyless Go, sedile posteriore frazionabile 40/20/40, controllo remoto dei finestrini tramite chiave e chiusura specchietti retrovisori automatica.

Hill descent control

L’Hill descent control è il sistema di controllo della velocità in discesa.

Hill Start Assist

L’Hill Start Assist è un sistema di ausilio alla partenza in salita.

Intelligent speed assist

L’Intelligent speed assist adatta la velocità dell’auto al valore proposto dal Traffic sign recognition.

Keyless Go

Grazie a Keyless Go basta tenere il portachiavi in tasca o nel portafogli per aprire la Jeep Renegade tirando la maniglia della portiera anteriore o aprendo il portellone posteriore. Per avviare la vettura è invece sufficiente premere il pulsante Start/Stop tenendo premuto il freno.

Lane departure warning

Il Lane departure warning è un sistema che avvisa in caso di uscita involontaria dalla corsia.

Led Pack

Il pacchetto Led Pack della Jeep Renegade comprende: High beam LED, Low beam LED, DRL LED, fendinebbia LED e luci posteriori LED.

Multijet II

La sigla Multijet II identifica tutti i motori diesel della Jeep Renegade.

Park Assist

Il Park Assist è un sistema di assistenza al parcheggio parallelo e perpendicolare. Una volta individuato uno spazio atto al parcheggio, il dispositivo guida il conducente con istruzioni audio che compaiono anche sulla plancia e controlla il volante mentre il guidatore comanda la posizione del cambio, il freno e l’acceleratore.

Parking Pack

Il pacchetto Parking Pack della Jeep Renegade comprende: Blind Spot Detection with Rear Cross Path, telecamera posteriore e Park Assist parallelo e perpendicolare (entrata/uscita).

PHEV

La sigla PHEV (acronimo di Plug-in Hybrid Electric Vehicle) indica le versioni ibride plug-in della Jeep Renegade.

TFT

TFT (Thin Film Transistor) è una tecnologia applicata ai display LCD: i cristalli liquidi non vengono polarizzati tramite scariche dall’esterno del pannello ma attraverso transistor che operano direttamente sul punto necessario.

TPMS

Il TPMS è il sistema di monitoraggio pressione pneumatici.

Traffic sign recognition

Il sistema Traffic sign recognition della Jeep Renegade rileva e classifica i segnali stradali.

Uconnect

Uconnect è il sistema multimediale Jeep.

Visibility Pack

Il pacchetto Visibility Pack della Jeep Renegade comprende: specchietto interno elettrocromico, automatic headlight activation (dusk/dawn), sensore pioggia e automatic high-beam headlamps.

Winter Pack

Il pacchetto Winter Pack della Jeep Renegade comprende: sedili anteriori riscaldabili, volante riscaldabile, parabrezza con funzione antigelo e tappetini All-Weather.

Winter Pack Trailhawk

Il Winter Pack Trailhawk della Jeep Renegade comprende: sedili anteriori riscaldabili, volante riscaldabile e parabrezza con funzione antigelo.

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Promozioni auto luglio 2020: le occasioni del mese

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Le promozioni auto a luglio 2020 – complice la crisi delle immatricolazioni – sono particolarmente succose.

Gli sconti più interessanti del mese riguardano soprattutto vetture tedesche e modelli appartenenti ai segmenti delle piccole e delle SUV piccole e medie, anche se non mancano proposte di altre nazioni e di altre categorie. Scopriamole insieme.

Promozioni auto luglio 2020: le occasioni del mese

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Audi A4 Avant

L’Audi A4 Avant 35 TDI Business Advanced costa ufficialmente 47.800 euro ma grazie alle promozioni di luglio 2020 della Casa tedesca sono sufficienti 41.138,66 euro per acquistarla. L’offerta – che comprende anche l’estensione di garanzia per 1 anno/60.000 km e il rimborso delle prime tre rate (se pagate integralmente e con puntualità) è valida solo su vetture in pronta consegna ed esclusivamente se si aderisce al finanziamento Audi Financial Services (TAN 3,19%, TAEG 3,91%): anticipo di 12.658,82 euro, 35 rate da 299 euro e una maxirata finale da 20.684,97 euro.

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Citroën C3

Da 13.900 a 9.950 euro: è questo lo sconto previsto dalle promozioni Citroën di luglio 2020 sulla C3 pre-restyling “base” (la PureTech 83 Live).

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Fiat Panda

La Fiat Panda è in offerta a luglio 2020: 2.400 euro di sconto che consentono di comprare la versione “base” 1.2 Pop con 9.550 euro invece di 11.950 euro. Una cifra che può scendere a 8.050 euro se si aderisce al finanziamento Contributo Prezzo MiniRata (TAN fisso 6,85% salvo arrotondamento rata, TAEG 9,67%): anticipo zero, prima rata a 180 giorni, 19 rate mensili da 89,83 euro e 72 rate mensili da 142,19 euro.

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Jeep Cherokee

10.000 euro (da 45.500 a 35.500 euro): è questo lo sconto previsto dalle promozioni Jeep a luglio 2020 sulla Cherokee “base” (la Longitude a trazione anteriore).

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Lancia Ypsilon

A luglio 2020 la Lancia Ypsilon più accessibile in commercio – la Hybrid Silver – costa 12.050 euro anziché 14.450. La cifra può scendere ulteriormente (10.550 euro) se si aderisce al finanziamento Be-Hybrid Contributo Prezzo MiniRata (TAN fisso 6,85% salvo arrotondamento rata, TAEG 9,06%): anticipo zero, 19 rate mensili da 114,83 euro e 72 rate mensili da 182,35 euro.

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Lexus NX

Da 52.000 a 44.000 euro: 8.000 euro di sconto previsti dalle promozioni Lexus di luglio 2020 sulla NX “entry level” (la Premium). L’offerta, da prenotare online, è valida su vetture in stock in caso di permuta o rottamazione e può essere abbinata a un finanziamento (TAN fisso 2,99%, TAEG 3,67%): anticipo di 18.500 euro, prima rata a 180 giorni, 42 rate da 266 euro e una maxirata finale da 19.800 euro.

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Mahindra KUV100

I 2.000 euro di sconto garantiti dalle promozioni Mahindra di luglio 2020 permettono di acquistare il modello più economico della Casa indiana – la KUV100 K6+ – con 9.990 euro anziché 11.990. Un’offerta rivolta esclusivamente a chi aderisce al finanziamento Formula Vantaggi Mahindra (TAN fisso 6,45%, TAEG 8,72%): anticipo di 949 euro, prima rata a 180 giorni e 72 rate mensili da 172,80 euro.

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Jeep Cherokee

10.000 euro (da 45.500 a 35.500 euro): è questo lo sconto previsto dalle promozioni Jeep a luglio 2020 sulla Cherokee “base” (la Longitude a trazione anteriore).

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Renault Captur

Le promozioni Renault di luglio 2020 permettono di acquistare la Captur “base” (la TCe 100 CV Life) con 15.750 euro anziché 17.900. L’offerta – valida in caso di ritiro di un veicolo usato con data di immatricolazione a partire dal 01/01/2011 e di proprietà del cliente da almeno sei mesi – si attiva esclusivamente se si aderisce a un finanziamento (TAN fisso 5,25%, TAEG 6,23%) che prevede un anticipo di 2.650 euro e una maxirata finale di 6.821 euro. Per quanto riguarda le rate aderendo alla promozione Renault Restart (non valida in caso di: diritto di recesso esercitato nei 14 giorni dall’erogazione del finanziamento, rimborso anticipato durante la vita del contratto o risoluzione contrattuale/decadenza del beneficio del termine per inadempimento) il TAEG scende a 4,31%: quattro rate iniziali e due finali da 1 euro l’una e 54 rate da 198,92 euro.

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Volkswagen T-Roc

La Volkswagen T-Roc meno cara in commercio – la 1.0 TSI – costa ufficialmente 24.600 euro ma grazie alle promozioni di luglio 2020 sono sufficienti 22.130 euro per acquistarla. Un’offerta abbinabile a un finanziamento (TAN fisso 5,99%, TAEG 7,21%): anticipo di 4.400 euro, 35 rate mensili da 199 euro e una maxirata finale da 13.616,59 euro. Ma non è tutto: la Casa di Wolfsburg rimborsa le prime tre rate (a patto che siano state pagate integralmente e con puntualità).

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Camillo Castiglioni: un uomo per tutte le stagioni

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La vita di Camillo Castiglioni è un capitolo dimenticato della storia del Novecento. Questo finanziere triestino oggi è noto nel mondo dell’auto per essere stato – per breve tempo – proprietario della BMW ma pochi conoscono tutti i dettagli di uno degli uomini più ricchi e potenti della prima metà del XX secolo.

Scopriamo insieme la storia di Claudio Castiglioni: un uomo che ha attraversato due guerre mondiali facendo affari con gli Asburgo, con Mussolini, con gli americani e con Tito.

Camillo Castiglioni: la biografia

Camillo Castiglioni nasce il 22 ottobre 1879 a Trieste, all’epoca situata nell’Impero austro-ungarico. Figlio di Vittorio Castiglioni (vicerabbino capo della città giuliana e dal 1903 rabbino capo di Roma), decide di non seguire le orme paterne preferendo concentrarsi sulla finanza. Prima lavora come agente di cambio e dopo un breve periodo a Costantinopoli si trasferisce nel 1901 a Vienna.

Protagonista della finanza

All’inizio del XX secolo Castiglioni è già uno dei finanzieri più ricchi e influenti dell’Impero grazie a una fitta rete di contatti (anche con la corte asburgica) e a investimenti riusciti. Nel 1907 viene nominato direttore della Austro-American Rubber, società specializzata nella produzione di gomme per biciclette e automobili, tubi per gas e acqua, zoccoli per cavalli e tessuti per mongolfiere.

Camillo Castiglioni, appassionato di aviazione, fonda l’azienda Mlg e acquista nel 1909 la licenza dei dirigibili semirigidi Lebaudy (da cui deriverà il mezzo militare Lebaudy Autrichien del 1910). Nello stesso anno entra in possesso della maggioranza delle azioni della Austro-Daimler, azienda che ha come direttore tecnico un certo Ferdinand Porsche.

Castiglioni e Porsche volano su Vienna con un dirigibile – l’M.I. – progettato dall’ingegnere austro-tedesco e Camillo diventa ancora più ricco e potente grazie all’ingresso nel consiglio commerciale dell’Imperial regia corona e alle forniture militari agli Asburgo.

Addio all’ebraismo

Camillo Castiglioni lascia l’ebraismo nel 1911 (anno della morte del padre Vittorio), si converte al cristianesimo evangelico e divorzia dalla moglie. L’anno successivo – da consulente della Anglo-Austrian Bank – negozia importanti prestiti internazionali e grazie alle conoscenze investe ingenti somme in Borsa prima dello scoppio della prima guerra balcanica.

La Prima Guerra Mondiale

Nel 1914 Castiglioni entra di prepotenza nell’industria aeronautica: fonda la Deutsche Aero-Gesellschaft e acquista la Hansa-Flugzeug-Werke fissando la sede della società a Lubawka (attualmente in Polonia al confine con la Repubblica Ceca, all’epoca appartenente all’Impero tedesco).

Camillo Castiglioni vorrebbe assumere come responsabile Ernst Heinkel – uno dei più grandi ingegneri di quel periodo – ma al rifiuto di quest’ultimo (che non vuole spostarsi da Brandeburgo sulla Havel, vicino a Berlino) acquista l’azienda per cui lavora (la Brandenburgische Flugzeugwerke), crea la Hansa-Brandenburg e sposta la sede proprio a Brandeburgo sulla Havel.

Durante la Prima Guerra Mondiale la Hansa-Brandenburg diventa il primo produttore tedesco di aeroplani: l’azienda apre numerose fabbriche e concede licenze a società austro-ungariche. Quando gli USA entrano nel conflitto Castiglioni capisce che gli Imperi Centrali stanno perdendo, vende l’azienda e trasferisce i propri averi in Svizzera.

La parentesi BMW

Le strade di Camillo Castiglioni e della BMW si incrociano nel 1918: l’azienda tedesca – fondata solo l’anno prima – si trasforma in una società per azioni e l’imprenditore triestino entra nel capitale per un terzo.

Nel 1919 Castiglioni subentra come unico proprietario della BMW ai soci sfiduciati: la Baviera entra a far parte della Repubblica di Weimar e per questa ragione la società di Monaco non può più costruire aerei (produzione vietata dal Trattato di Versailles). L’attività viene quindi riconvertita alla realizzazione di freni ferroviari per la Knorr-Bremse.

Gli anni ‘20

All’inizio degli anni ‘20 del XX secolo Camillo Castiglioni è uno degli uomini più ricchi e più potenti dell’Europa Centrale: ha scommesso sulla sconfitta dell’Impero austro-ungarico e ha vinto, è presidente della Depositenbank (la cui filiale triestina viene ceduta alla Comit) e acquista aziende in crisi che non sono riuscite a sopravvivere al conflitto. Il finanziere triestino gestisce inoltre le cartiere che riforniscono i giornali di Vienna e diventa lui stesso editore acquistando la Kronos.

Nel 1920 – anno nel quale Castiglioni vende la BMW alla Knorr-Bremse – Trieste passa all’Italia ed è proprio Camillo che aiuta il ministro degli esteri Carlo Sforza a sottoscrivere con il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni il Trattato di Rapallo che porta all’annessione di Gorizia, Trieste, Pola e Zara.

Il ritorno in BMW

L’impero economico di Camillo Castiglioni diventa sempre più esteso: tra il 1920 e il 1923 fonda insieme alla Banca Commerciale Italiana la Società Italiana di Credito, la Banca Ungaro-Italiana di Budapest e la Banca Commerciale Italiana e Rumena di Bucarest.

Proprietario di banche e grande azionista di tante società, acquisisce nel 1921 la maggioranza della fabbrica di aerei Bfw e l’anno seguente riacquista il marchio BMW, la fabbrica, i progetti e parte del personale tra cui l’amministratore Franz Josef Popp. Le due aziende vengono unificate diventando un’unica società impegnata inizialmente nei settori motociclistico e nautico.

La crisi e il teatro

Nel 1922 Camillo Castiglioni si avvicina agli ambienti fascisti ma l’anno seguente una speculazione fallita sul franco francese fa crollare il suo impero economico. Il finanziere triestino ipoteca palazzi, vende opere d’arte e partecipazioni aziendali per pagare i creditori e riesce lentamente a risollevarsi.

Nel 1924 Castiglioni viene nominato Cavaliere di Gran Croce e acquista il Theater in der Josefstadt (il più antico teatro di Vienna): lo ristruttura e ne affida la direzione al drammaturgo Max Reinhardt. Un sostegno economico al mondo dell’arte che prosegue con il rilancio del Festival di Salisburgo attraverso la ristrutturazione della sala concerti del Mozarteum e finanziamenti alla Fondazione Mozart.

Il mondo dell’automobile

Camillo Castiglioni riduce nel 1926 al 40% la propria quota nella BMW ma resta nel consiglio di amministrazione. La Casa bavarese si cimenta nel settore auto acquistando la Automobilwerk Eisenach produttrice della piccola Dixi.

La situazione economica, però, non è delle migliori: Castiglioni intesta la villa alla moglie per sottrarla ai creditori e l’anno seguente – per risollevarsi – va negli USA insieme a Popp e ottiene la licenza per la costruzione e la commercializzazione in tutta Europa (Regno Unito escluso) dei motori aeronautici Pratt & Whitney.

Addio alla BMW

Nel 1929 Camillo Castiglioni viene estromesso dalla BMW e l’azienda teutonica perde un contratto importante per una fornitura di propulsori aeronautici destinati all’Unione Sovietica restando in questo modo troppo dipendente dalle commesse interne.

Gli anni ‘30

Negli anni ‘30 Castiglioni inizia a interessarsi maggiormente all’Italia pur non essendo molto apprezzato nel nostro Paese per via delle origini ebraiche e – soprattutto – per aver prodotto durante il primo conflitto mondiale la quasi totalità degli aerei dei nemici austro-ungarici.

Nel 1935 si trasferisce a Milano dopo aver venduto la propria villa in Austria (che nel 1943 ospiterà la biblioteca di Adolf Hitler) ma tre anni più tardi la sua vita viene sconvolta dall’introduzione delle leggi razziali.

Le leggi razziali e la Seconda Guerra Mondiale

Nonostante la conversione al cristianesimo negli anni ‘10 Camillo Castiglioni è ufficialmente considerato ebreo dalle leggi razziali in quanto figlio di genitori ebrei. L’imprenditore triestino chiede ripetutamente aiuto a Mussolini fornendo prove della sua fedeltà al fascismo già dal 1922 e nel 1939 scrive un memoriale di difesa alla Direzione Generale Demografia e Razza del Ministero dell’Interno ottenendo però un parere negativo.

Nel 1941 Castiglioni si sposta quindi in Svizzera – dove può contare sul sostegno dell’amico fidato Attilio Tamaro (ministro dell’Italia in Svizzera e bisnonno della scrittrice Susanna) e crea una raffineria di petrolio e una fabbrica in grado di ricavare olio e combustibile dai fondi del caffè: un’iniziativa imprenditoriale che fa storcere il naso a troppe persone, in Italia e oltreconfine.

La situazione precipita nel giugno del 1943: Tamaro viene espulso dal Partito Nazionale Fascista per i legami con Castiglioni e Camillo, persona non più desiderata in Svizzera e impossibilitato a trasferirsi negli USA, si rifugia inizialmente in una clinica a Varese prima di nascondersi a San Marino vestito da frate dopo l’8 settembre. I sammarinesi gli salvano la vita, Castiglioni si sdebiterà anni dopo intervenendo per far avere alla Repubblica del Titano un indennizzo dal Regno Unito per il bombardamento del 1944.

Dopo la guerra

Nel 1946 Camillo Castiglioni torna in Italia e lavora come fiduciario per alcune banche statunitensi: cerca di rientrare in possesso dei suoi beni in Svizzera mentre deve rinunciare alle sue proprietà nell’Europa dell’Est confiscate e nazionalizzate dai nuovi regimi comunisti.

Alla fine degli anni ‘40 si impegna attivamente per il ritorno di Trieste all’Italia e costruisce un casinò a San Marino (durato poco tempo a causa delle pressioni del governo italiano).

La vittoria contro Tito e la morte

All’inizio degli anni ‘50 grazie all’intervento di Camillo Castiglioni la Jugoslavia riceve un prestito di 40 milioni di dollari dagli USA. Il finanziere triestino non riceve però l’intera commissione pattuita con Tito, fa causa al governo jugoslavo e la vince: la villa del Consolato di Jugoslavia e tre appartenenti a Roma sempre di proprietà dello Stato balcanico vengono pignorati.

Castiglioni scompare il 18 dicembre 1957 a Roma per un’infezione polmonare.

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