Monthly Archives: Maggio 2018
WRC 2018 – Rally Portogallo: trionfo per Neuville e la Hyundai i20 Coupé
Credits: epa06751072 Thierry Neuville of Belgium drives his Hyundai i20 WRC during day 3 of Rally Portugal 2018, Matosinhos, Portugal, 19 May 2018. EPA/Nikos Mitsouras
Thierry Neuville si è aggiudicato il Rally del Portogallo: un successo che ha permesso al pilota belga (al volante della Hyundai i20 Coupé) di portarsi al comando del Mondiale WRC 2018.
La corsa lusitana – caratterizzata da ritiri eccellenti (due su tutti: quello di Ott Tänak con la Toyota Yaris nella PS2 e quello di Sébastien Ogier in PS5) – ha visto due Ford Fiesta sul podio (evento che si è verificato per la prima volta quest’anno): quella del britannico Elfyn Evans (2°) e quella del giovane finlandese Teemu Suninen (3° e al primo piazzamento in “top 3” in carriera).
WRC 2018 – Rally Portogallo: le pagelle
Thierry Neuville (Hyundai)
Bottino pieno per Thierry Neuville al Rally del Portogallo: vittoria (strameritata) e primato nel WRC 2018. Per il driver belga si è trattato del secondo trionfo stagionale ma soprattutto del terzo podio consecutivo: ha trovato la continuità, quella che finora gli era sempre mancata…
Dani Sordo (Hyundai)
Dani Sordo ha chiuso in quinta posizione il Rally del Portogallo ma senza l’errata scelta di gomme che gli ha fatto perdere tempo prezioso nella PS5 e senza i dieci secondi di penalità per aver tagliato una chicane sarebbe sicuramente salito sul podio. Ora il pilota spagnolo è quarto assoluto in campionato – merito della striscia di quattro piazzamenti consecutivi in “top 5” – e ha tutte le carte in regola per puntare al ruolo di seconda guida Hyundai.
Teemu Suninen (Ford)
Teemu Suninen non ha conquistato solo il primo podio in carriera: questo giovane pilota finlandese (classe 1994) è riuscito a piazzarsi in “top 3” guidando in modo aggressivo e senza commettere errori.
Elfyn Evans (Ford)
Elfyn Evans (2°) ha terminato il Rally del Portogallo davanti al compagno Suninen ma è stato molto più attento sugli sterrati lusitani. Ha conquistato il primo podio stagionale solo nella sesta prova del WRC 2018: dall’uomo scelto dalla Ford come seconda guida ci aspettavamo molto di più.
Hyundai i20 Coupé
La Hyundai i20 Coupé si è confermata l’auto migliore del WRC 2018: primo posto di Neuville e quinta piazza per Sordo. La Casa coreana è sempre in testa al Mondiale Costruttori ma la Ford ha ridotto (leggermente) il distacco.
WRC 2018 – La classifica del Rally del Portogallo
1 Thierry Neuville (Hyundai) 3:49:46.6
2 Elfyn Evans (Ford) + 40.0
3 Teemu Suninen (Ford) + 47.3
4 Esapekka Lappi (Toyota) + 54.7
5 Dani Sordo (Hyundai) + 1:00.9
Le classifiche del WRC 2018 dopo il Rally del Portogallo
Classifica Mondiale Piloti
1 Thierry Neuville (Hyundai) 119 punti
2 Sébastien Ogier (Ford) 100 punti
3 Ott Tänak (Toyota) 72 punti
4 Dani Sordo (Hyundai) 58 punti
5 Esapekka Lappi (Toyota) 57 punti
Classifica Mondiale Costruttori
1 Hyundai 175 punti
2 M-Sport Ford 162 punti
3 Toyota 140 punti
4 Citroën 111 punti
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MotoGP 2018, Valentino Rossi: “Contento per il podio, ma il nostro massimo potenziale è questo”
È un Valentino Rossi contento a metà quello che si presenta ai microfoni di Sky al termine del quinto appuntamento della MotoGP 2018 a Le Mans. “Sono contento perché questa vittoria arriva in un momento delicato dal punto di vista tecnico. Magari questo podio potrebbe essere un ulteriore stimolo per la Yamaha, impegnata a fornirci nuove soluzioni (attese a metà stagione, ndr). Lavoriamo tanto nel weekend, anche questa volta a partire da venerdì abbiamo provato tante soluzioni, cambiamo tanto per capire come muoverci e come trovare anche quel 10% in più, visto che ora la nostra situazione non è idilliaca”.
Il nostro massimo potenziale è questo
“Il nostro massimo potenziale è questo. Perché oggi la moto andava benissimo, ho azzeccato le gomme e il setting. Insomma, di più di così non si poteva fare”, sottolinea Valentino Rossi anche con un pizzico di rammarico manifestando sostanzialmente la consapevolezza che finché non cambia qualcosa la Yamaha non sarà pronta a vincere. Poi su Zarco: “È in uno stato di forma straordinario, dopo Marquez è quello che sta meglio in questo momento secondo me. Aspetto tutti i tifosi al Mugello. Per il Mugello prima del test ero abbastanza ottimista, ora sono pessimista perché nei test abbiamo fatto abbastanza piangere. Però venite ci sono”, chiude scherzando Valentino Rossi.
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MotoGP 2018, a Le Mans trionfa Marquez su Petrucci e Rossi. Dovi cade
Finisce con Marquez davanti a tutti e due italiani sul podio il GP di Le Mans della MotoGP 2018. Sono rispettivamente Danilo Petrucci e Valentino Rossi a completare il terzetto vincente della quinta tappa della stagione, che sente però la mancanza di un gran protagonista come Andrea Dovizioso (fresco di rinnovo), scivolato rovinosamente nei primi giri dopo aver sorpassato il suo compagno di squadra Jorge Lorenzo.
Proprio il majorchino, come spesso ci ha fatto vedere, ha dominato per tutta la prima parte della gara. Poi il suo ritmo è cambiato ed è scivolato via via sempre più dietro, chiudendo al sesto posto, dietro a Pedrosa. È dunque pesantissima la vittoria di Marquez (terza vittoria consecutiva) in chiave mondiale, soprattutto in relazione alla lotta con Dovizioso (che di fatto nelle ultime due gare ha perso dal diretto rivale 50 punti).
Si rivede, invece, la Yamaha con Valentino Rossi che ha fatto la differenza (Vinales non è riuscito a fare meglio del settimo posto e Zarco è finito nella ghiaia nella prima parte di gara). Importantissimo, infine, il secondo posto di Petrucci, che con questo risultato potrebbe influenzare ancor di più le scelte di Ducati in chiave futura. Peccato anche per la caduta di Iannone, che avrebbe potuto fare una bella gara.
MotoGP 2018, Le Mans: i risultati
1 93 M. MARQUEZ 41:49.773
2 9 D. PETRUCCI +2.310
3 46 V. ROSSI +5.350
4 43 J. MILLER +6.314
5 26 D. PEDROSA +7.419
6 99 J. LORENZO +10.355
7 25 M. VIÑALES +23.758
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MINI Challenge: la tappa del Paul Ricard vissuta da dentro l’abitacolo
Gli uomini amano le donne, ma amano ancora di più le macchine da corsa, recita un vecchio detto.
Non mi è chiaro come l’odore di benzina, i decibel emessi dallo scarico di un’auto e i brandelli di gomma che saltano via dalle ruote possano avere tutto questo fascino. Ma ce l’hanno. Per ora, però, di tutto questo non c’è traccia. È un giovedì pomeriggio, quasi ora di pranzo; sto guidando una comoda MINI JCW Clubman (la versione più arrabbiata della giardinetta inglese) da circa quattro ore, in compagnia di Chiara, responsabile della comunicazione di MINI Italia, e di Stefano, giornalista, amante della velocità, e soprattutto amico. Dove stiamo andando però, di odore di benzina e di freni ce ne sarà in abbondanza: circuito Paul Ricard, Le Castellet, una struttura incredibile situata nel Sud della Francia. E qui che si terrà la seconda tappa del campionato MINI Challenge 2018, uno dei monomarca più divertenti e combattuti del panorama motoristico italiano.
Ma la parte migliore è che non stiamo andando lì per guardare, ma per gareggiare. Ad spettarmi c’è una MINI JCW Challenge PRO dalla livrea argentata, tutta mia per l’intero weekend di gara. Avevo già corso l’anno passato con MINI, ad Imola, ma si trattava della vettura LITE, meno potente e più facile da guidare. Questa volta è tutt’altra storia, anche perché il livello degli avversari è davvero alto: Torelli, Sandrucci, Rangoni, Calcagni, tutti campioni di svariati campionati che quest’anno si ritrovano a darsi sportellate sulle le piccole inglesi. Sono molto emozionato.
IL PAUL RICARD
Dopo oltre sei ore di viaggio arriviamo al circuito, dove mi aspetta la prova del sedile e delle cinture. Non ero mai stato al Paul Ricard: sembra più un resort cinque stelle che un circuito. Palme, kartodromi, edifici con ristoranti e sale giochi, spazi enormi. È così lucido e ben tenuto da far sembrare Imola un parchetto comunale. C’è un leggero venticello ad aspettarci, alle sei di sera – non per niente il lunghissimo rettilineo si chiama “Mistral”. Io e Stefano (che correrà con la vettura LITE decidiamo di fare due passi lungo la pista, che è lunga ben 5,8 km; più di Monza, per capirci. È davvero un tracciato unico: una striscia di asfalto perfetto, nuovissimo, circondata da strisce blu parallele, rosse nelle sezioni più esterne. Ogni colore offre un grip diverso: il blu aiuta a rallentare l’auto in caso di uscita (come scoprirò più tardi), il rosso ancora di più, ma fortunatamente non l’ho provato sulla mia pelle.
Dopo 40 minuti abbiamo percorso poco meno di metà pista, forse è il caso di andare a cena. Lo proveremo con le ruote, si fa prima.
LA MINI JCW CHALLENGE PRO
L’abitacolo della MINI è intimo ed essenziale: come ogni auto da corsa è priva di distrazioni, ci sono solo roll bar, volante, estintore e contagiri digitale. Il sedile a guscio con le cinture a quattro punti, anche nella regolazione più bassa, offre una posizione di guida piuttosto naturale. Rispetto alla versione LITE, qui c’è un cambio sequenziale Bacci a 6 rapporti che si aziona tramite una splendida asta metallica. Il funzionamento è semplice: acceleratore a fondo e si tira indietro per salire di marcia, frizione, spinta in avanti e (possibile) doppietta per scalare. Non ci sono controlli elettronici di alcun tipo, fatta eccezione per l’ABS. L’impianto frenante infatti è quello di serie, con le dovute pastiglie da corsa e i tubi in treccia.
Le gomme sono slick Michelin, ma sulla PRO la gommatura anteriore è più generosa rispetto alla LITE, per far fronte alla maggiore potenza di fuoco. I CV sono 265 anziché 231, mentre l’auto pesa 10 kg in meno. Tutto questo, in un circuito come il Paul Ricard, vale 5 secondi. Un abisso.
SI BALLA
È ora delle prove libere e di accendere i motori e gli animi.
Con le gomme fredde sembra di guidare un carrello della spesa. Il posteriore scivola da tutte le parti, e lo fa anche in modo poco gentile. Ma quando entrano in temperatura, è facile instaurare un rapporto di fiducia con la MINI. Questo a patto che amiate i posteriori ballerini. Il telaio e le sospensioni della PRO sono le stesse della LITE, ma l’auto è totalmente diversa da guidare. Le ruote posteriori sono molto aperte di campanatura e convergenza, questo significa che in frenata il posteriore balla la samba, sempre e comunque, costringendovi a controsterzare costantemente. Ma lo fa in modo talmente naturale che non vi fa mai paura, bisogna solo abituarcisi. È come un cane agitato che non ha mai morso nessuno. Si muove così tanto, dietro, che addirittura in rettilineo bisogna correggere l’auto, perché dritta non ci vuole andare. Sembra follia, ma tutto questo ha un senso e uno scopo. L’anteriore, con 265 CV da mettere a terra, ha sempre un bel lavoro da fare, ma con un posteriore “sganciato” è libero di mettere giù la potenza con facilità senza soffrire di sottosterzo. In questo modo, quando tirate davvero, avete la garanzia totale che le ruote anteriori saranno lì dove volete voi, e dovrete concentrarvi solo su quello che fanno le ruote dietro. Ha senso, no?
Quello che più mi piace della MINI JCW Challenge PRO (ha un nome lungo, lo so) è il cambio sequenziale Bacci a leva. È davvero mascolino e serve tanta forza per azionarlo, ma vi gratifica con una stupenda sensazione meccanica e un sonoro “clank”. Meraviglioso. Il motore invece è ricco di coppia ma rimane un po’ senza fiato agli alti regimi. Rispetto alla versione LITE la potenza è spalmata meglio su tutto l’arco dei giri, ma il più delle volte conviene sfruttare l’abbondanza a bassi regimi e usare una marcia più alta.
LIBERE E QUALIFICHE
Venerdì: prove libere uno e due volano via, e sono molto fiducioso. Settimo tempo a un secondo di distanza dal primo, ma sto usando ancora la gomma usata, quella nuova la teniamo per la qualifica. Mettere a segno un buon giro al Paul Ricard non è semplice: la pista è lunga e tecnica, così, se commetti un errore, devi aspettare quasi due minuti e mezzo per fare un altro tentativo di giro, e il tempo è poco. Arriva il momento delle qualifiche e di mettere la gomma nuova: il piano è quello di fare tre giri lanciati, rientrare, mettere altre due gomme nuove davanti (che userò in gara due) e tentare altri tre giri lanciati. Dico tre perché al quarto la gomma nuova ha già perso quei millimetri “buoni” di battistrada utili a staccare un buon tempo. Do tutto me stesso e mi piazzo ottavo su 21 piloti, a 5 decimi dalla pole. Siamo 8 piloti in 5 decimi di secondo, in una pista da 2,25 minuti. Incredibile.
Il livello di questo campionato è davvero alto e tempi così vicini, in gara, si traducono in sportellate violente.
Incrocio le dita.
CHALLENGE
Adoro il momento prima della gara. Oldo e Alessandro – i ragazzi della Promodrive che curano l’auto di MINI Italia – mi fanno compagnia mentre soffro il caldo dentro l’abitacolo, nell’attesa di accendere il motore. Quando mi lasciano solo in griglia comincio a concentrarmi, ed è un momento in cui mi sento molto solo, ma è anche un momento bello. È un momento in cui si pensa solo a guidare, isolati da distrazioni e da altri pensieri. E guidare è la cosa che più mi piace fare.
Si fa la partenza lanciata, nel MINI Challenge. Significa che si viaggia “a coppie” in seconda marcia e quando il semaforo diventa verde bisogna dare istantaneamente gas, e a riflessi sto messo davvero male. Mi ritrovo decimo alla prima curva, e nemmeno me ne accorgo. Quanto è frustrante.
Fortunatamente il passo gara c’è, e costruisco una buona rimonta, ma rimango bloccato da una lotta con la MINI grigia di Gentili. Al Paul Ricard c’è tanto spazio, ma sorpassare non è così semplice, così mi ritrovo appaiato all’auto di Gentili (all’esterno) al curvone di Signes, che si affronta in sesta a circa 200 km/h. Non mollo il gas, così mi ritrovo a staccare con le ruote posteriori sul cordolo esterno, che è davvero una brutta cosa. L’auto mi si intraversa a 170 km/h, più tardi scoprirò dalla telemetria che ho fatto un “fondosterzo” a 104 km/h. Non potete immaginare il mio orgoglio. Alla fine ho la meglio, ma sono stati giri davvero difficili e divertentissimi. A quasi mezz’ora dal via chiudo sesto. È stata la gara più divertente della mia vita, di gran lunga. Il sabato si conclude con qualche birra, festeggiando al MINI Village e mangiando (io meno del solito).
GARA 2
Domenica mattina piove forte, fortissimo, tanto che decidono di sospendere le gare della giornata. Peccato, adoro la pioggia, anche quando guido. Dovrei partire terzo, per via dell’ordine di partenza invertito dei primi 8 piazzamenti di gara uno, quindi la possibilità di fare una buona gara libero dalla bagarre è alta, se mi decido a partire bene…
Quando le speranze di correre sono ormai quasi svanite, la pioggia cessa, e proprio mentre gustavo del salmone affumicato e della verdura in pastella (leggero, sempre e comunque) vengo subito spedito in macchina e allacciato a dovere.
Si corre!
La partenza è dietro la safety car – per via della pioggia -, e questa volta ho dei riflessi decenti. Non buoni, ma decenti. Ne ho davanti due, e presto mi trovo in bagarre per la seconda posizione. L’assetto da bagnato stravolge letteralmente l’auto, che ora è ancorata al posteriore e soffre di un sottosterzo marcato. Ma meglio così, infonde sicuramente più fiducia. Non è la prima volta che corro sotto la pioggia, ma rimango comunque colpito da quanto tengano le gomme rain. È come andare sull’asfalto asciutto, o, almeno, si ha la stessa sensazione.
Riesco a passare la MINI verde fluo di Menapace, ma il primo (Zarpellon) ha guadagnato terreno e sta andando davvero veloce. Provo a raggiungerlo per un paio di giri ma presto realizzo che devo prendermi dei rischi troppo grossi per colmare il divario, e dietro ho un velocissimo Gabriele Torelli (un piede pesantissimo) che mi insegue. Mi sembrano i 5 giri più lunghi della mia vita, ma alla fine taglio il traguardo secondo, e quasi scoppio in lacrime per la felicità. Scendo, abbraccio tutti, mi godo il podio, la pioggia, le bollicine. È una sensazione fantastica. Il Paul Ricard è davvero un circuito bellissimo, e la MINI JCW Challenge PRO è una delle macchine da corsa più divertenti che abbia mai provato.
Il campionato quest’anno vanta piloti di altissimo livello, tutti molto agguerriti e pronti a sportellarsi fino all’ultimo giro. Offre tanta visibilità (diretta sulla pagina Facebook MINI Italia, sul sito mini.it e in differita su Motortrend TV), ed è anche il campionato ideale per i piloti che vogliono farsi le ossa. Forse mi iscrivo.
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TV: KIA arriva su Nove con il Metodo Stinger
Una trasmissione televisiva con protagonista la KIA Stinger? No, non è proprio così.
Ma la Stinger in TV ci arriva davvero, accompagnando – a partire dal nome – le tre puntate di “Wishlist, il metodo Stinger” che saranno in onda su Nove a partire da lunedì 20 maggio.
Tre episodi che coinvolgeranno tre coppie di VIP in una serie di prove pensate per “rigenerarsi, ritrovarsi e migliorarsi“, come dicono in KIA.
Si tratta di una premessa per vedere Ale&Franz, Sergio Muniz e Elettra Lamborghini (che noi di Panoramauto seguivamo da prima che diventasse una TV celebrity) fare Cose Molto Pazze come buttarsi da un aereo col paracadute, fare aviazione acrobatica o mettersi di fianco a un pilota – alla guida della Stinger, ovviamente – che guida a tutta velocità.
Un divertissement, insomma, per accompagnare il lunedì notte – la trasmissione inizia alle 23 e dura mezz’ora – con leggerezza e qualche sorriso.
Kia Stinger: la GT coreana che sfida le tedesche
Debutta al Salone di Detroit con la trazione posteriore e un V6 da 365 CV
In termine tecnico-marketing, questo tipo di iniziative si chiama “branded content”: un contenuto sponsorizzato in cui un marchio o un prodotto diventa sponsor (anche economico) di una storia, di un progetto, di un racconto.
Come dice Giuseppe Mazzara, Marketing e PR Director di KIA Italia, “avevamo bisogno di raccontare a 360 gradi cosa Stinger significhi, allontanandoci dagli schemi tradizionali”. Usando, quindi, strumenti e linguaggi lontani dalla classica informazione automotive.
Il risultato? Lo vedremo in TV. La Stinger, invece, continueremo a vederla nelle strade.
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MotoGP 2018, Le Mans gli orari diretta TV di Sky e Tv8
Il quarto appuntamento della MotoGP 2018 è già entrato nel vivo con le prime prove libere del venerdì sul circuito di Le Mans. Un venerdì che tra l’altro ha avuto come protagonista assoluto Andrea Dovizioso: il pilota di Forlì ha chiuso davanti a tutti nelle libere e ha anche annunciato ufficialmente di aver rinnovato il suo contratto con Ducati fino al 2020. Chissà che riuscirà anche in gara a tenere a bada un Marquez molto in forma, le due Yamaha che sembrano più competitive su questo circuito e un Lorenzo che avrà a che fare con due gare che decideranno il suo futuro… Come di consueto la quinta tappa della MotoGP 2018 sarà trasmessa in diretta tv su Sky Sport MotoGP e in differita su TV8. Di seguito gli orari TV per seguire l’evento.
MotoGP 2018, Le Mans: gli orari TV in diretta su Sky Sport MotoGP e in differita su TV8
Venerdì
08:55 FP1 Moto3
09:50 FP1 MotoGP
10:50 FP1 Moto2
13:05 FP2 Moto3
14:00 FP2 MotoGP
15:00 FP2 Moto2
Sabato
08:55 FP3 Moto3
09:50 FP3 MotoGP
10:50 FP3 Moto2
12:30 QP Moto3
13:30 FP4 MotoGP
14:05 QP MotoGP
15:00 QP Moto2
Domenica
08:40 WUP Moto3, Moto2 e MotoGP
11:00 Gara Moto3 (18.00 su TV8)
12:20 Gara Moto2 (19.20 su TV8)
14:00 Gara MotoGP (21.00 su TV8)
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Ufficiale: Dovizioso in Ducati fino al 2020
È ufficiale: Dovizioso è il pilota di punta Ducati e lo sarà fino al 2021, all’inizio del quale completerà l’ottava stagione in rosso diventando il ducatista più longevo di tutti i tempi. Nella sua avventura con la marca italiana il forlivese ha raccolto otto vittorie e dodici podi.
Nel 2017, il numero 4 ha lottato fino all’ultima gara con Marc Marquez (Repsol Honda) per il titolo iridato. In questo 2018 Dovizioso ha iniziato la annata con uno splendido successo a Losail e raccogliendo il massimo dalle prove non facili nella trasferta americana.
“Sono molto contento”
“Ci stavamo lavorando da un po’. Ora è arrivata la conferma. Sono contento. L’anno scorso abbiamo fatto una stagione strepitosa e vogliamo continuare. Abbiamo deciso di continuare il nostro matrimonio. E oggi siamo partiti con uno stato d’animo diverso, in modo rilassato e si è visto il risultato (Dovi ha chiuso davanti a tutti nelle FP2)”, ha dichiarato il pilota forlivese a SKY.
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Alfa Romeo P2: la prima auto campionessa del mondo
L’Alfa Romeo P2 merita un posto di rilievo nella storia del motorsport: stiamo infatti parlando della prima auto di sempre ad aver vinto un campionato del mondo (quello del 1925).
Scopriamo insieme la storia della sportiva lombarda, una vettura che ha dato al Biscione tante gioie (2 GP d’Italia, una Targa Florio, un Gran Premio di Francia e un GP del Belgio) e un grande dolore (la morte di Antonio Ascari) e che ha regalato alla Scuderia Ferrari la prima vittoria di sempre.
Alfa Romeo P2: la storia
L’Alfa Romeo P2 nasce nel 1924 per rimpiazzare la poco prestazionale P1. La prima vettura del Biscione realizzata da Vittorio Jano (nominato responsabile dell’ufficio progettazione della Casa lombarda dopo aver fatto vincere alla Fiat le prime due edizioni del GP di Monza – nel 1922 e nel 1923 – e il Gran Premio di Francia del 1922) è anche la prima Alfa di sempre dotata di un motore a 8 cilindri.
Sotto il cofano scalpita infatti un 2.0 a otto cilindri in linea sovralimentato (compressore Roots) in grado di generare una potenza di 140 CV.
1924
L’Alfa Romeo P2 inizia alla grande la propria carriera vincendo al debutto: merito di Antonio Ascari primo a Cremona il 9 giugno.
Il primo successo importante arriva il 3 agosto nel GP di Francia con Giuseppe Campari mentre il 19 ottobre le P2 – con la potenza aumentata a 145 CV – dominano il GP d’Italia con quattro vetture nelle prime quattro posizioni e con Ascari sul gradino più alto del podio.
1925
Nel 1925 l’Alfa Romeo partecipa alla prima edizione del campionato del mondo costruttori: la P2 – come tutte le Case europee – salta la prima tappa a Indianapolis ma il 28 giugno permette ad Ascari di trionfare a Spa nel GP del Belgio.
Il 26 luglio Ascari perde la vita al volante della sportiva del Biscione durante il GP di Francia sul circuito di Montlhéry e il 6 settembre la Casa milanese si aggiudica il primo titolo iridato della storia dell’automobilismo grazie al successo di Gastone Brilli-Peri a Monza nel GP d’Italia.
Dopo questo successo il logo Alfa Romeo viene impreziosito da una corona d’alloro che rimarrà fino al 1972.
Cambio di regolamento
Il nuovo regolamento introdotto nel 1926 limita la cilindrata a 1,5 litri ed esclude quindi l’Alfa Romeo P2 dalle competizioni importanti.
A “mantenere in vita” la sportiva del Biscione ci pensa Giuseppe Campari: vince due edizioni consecutive della Coppa Acerbo nel 1927 e nel 1928 e successivamente vende la vettura ad Achille Varzi, il quale nel 1929 porta a casa quattro successi (Alessandria, Roma, Montenero e Monza), a cui si affiancano i trionfi di Brilli-Peri a Cremona e a Tunisi.
La rinascita del 1930
Nel 1930 l’Alfa Romeo riacquista tre esemplari di P2 (dei sei costruiti) e li elabora (potenza portata a 175 CV).
Gli ultimi successi importanti arrivano con Varzi (primo ad Alessandria e alla mitica Targa Florio) ma non va sottovalutato il trionfo di Tazio Nuvolari nella corsa in salita Trieste-Opicina, la prima vittoria di sempre per la Scuderia Ferrari.
L’Alfa Romeo P2 scende per l’ultima volta in pista il 28 settembre 1930 a Brno e conquista un terzo posto con Mario Umberto Borzacchini e Nuvolari.
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BMW iNEXT: il futuro della Casa bavarese
Il futuro di BMW si chiama iNext, lo ha annunciato oggi la Casa bavarese. Si tratta di un’auto autonoma, elettrica e connessa al 100%. Arriverà, secondo la Casa bavarese, nel 2021, sarà prodotta presso lo stabilimento di Dingolfing e sarà l’ammiraglia più tecnologica mai prodotta dal marchio tedesco.
Non sarà un modello dai grandi numeri, ma rappresenterà la punta di diamante, una sorta di porta bandiera, per il marchio BMW. Il prototipo dovrebbe debuttare entro al fine di quest’anno e, dal primo teaser rilasciato, traspaiono linee da crossover più che da berlina di lusso.
Harald Krüger, presidente del consiglio di amministrazione di BMW AG, ha dichiarato:
“Il progetto iNEXT è il nostro prototipo per il futuro. Porterà beneficio all’intera azienda e a tutti i nostri marchi. Per la prima volta, stiamo unendo tutte le tecnologie chiave per la mobilità futura in un unico veicolo. iNEXT è completamente elettrico, completamente connesso e offre anche una guida altamente automatizzata. Oggi abbiamo dato ai nostri azionisti un primo assaggio del design della BMW iNEXT. Più avanti, quest’anno, presenteremo la BMW iNEXT come Vision Vheicle. “
BMW iX3 Concept: svelata a Pechino
La prima SUV elettrica bavarese da 272 CV e 400 km di autonomia
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Nolan N60-5, il nuovo integrale entry-level
Il nuovo Nolan N60-5 è un casco integrale caratterizzato da un ottimo rapporto qualità/prezzo. È infatti il nuovo entry-level da strada per chi desidera un prodotto sicuro, dalla buona dotazione tecnica e capace di garantire un buon comfort. È caratterizzato da una calotta esterna in policarbonato e da interni completamente rimovibili e lavabili. Non manca il sistema EyeWear pensato per agevolare chi indossa gli occhiali alla guida, così come è presente la la visiera interna resistente all’appannamento Pinlock
Comodo e ventilato
L’esclusivo sistema di ventilazione superiore “AirBooster Technology” assicura una ottimale aerazione laddove la testa del pilota necessita maggiormente: l’aria viene, infatti, prelevata dalle prese d’aria frontali e condotta forzatamente, senza dispersioni, nelle zone più critiche, al fine di garantire il massimo comfort, per poi essere espulsa dall’estrattore posteriore. Il nuovo Nolan N60-5 viene proposto nelle taglie dalla XXS alla XXL, in diverse varianti colore, fra cui nuance femminili e svariate Repliche Piloti pensate per il pubblico più giovane, al prezzo di 144,99 euro.
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