Monthly Archives: Febbraio 2018
Red Bull RB14: l’arma di Ricciardo e Verstappen per il Mondiale F1 2018
Credits: Daniel Ricciardo’s (#3) Aston Martin Red Bull Racing TAG-Heuer RB14 seen during the 2018 studio shoot. // David Clerihew/Red Bull Content Pool // AP-1UVT14W411W11 // Usage for editorial use only // Please go to www.redbullcontentpool.com for further information. //
Credits: Max Verstappen’s (#33) Aston Martin Red Bull Racing TAG-Heuer RB14 seen during the 2018 studio shoot. // David Clerihew/Red Bull Content Pool // AP-1UVT16JE91W11 // Usage for editorial use only // Please go to www.redbullcontentpool.com for further information. //
Si chiama RB14 la monoposto Red Bull che correrà nel Mondiale F1 2018: dotata di motori TAG Heuer (dei Renault rimarchiati), sarà guidata dall’australiano Daniel Ricciardo e dall’olandese Max Verstappen.
Daniel Ricciardo – nato l’1 luglio 1989 a Perth (Australia) – corre in F1 dal 2011 e può vantare nel proprio palmarès due terzi posti nel Mondiale (2014 e 2016), 5 vittorie, 1 pole position, 9 giri veloci e 27 podi.
Max Verstappen – nato il 30 settembre 1997 ad Hasselt (Belgio) – corre in F1 dal 2015: in carriera ha conquistato il 5° posto nel Mondiale 2015, 3 vittorie, 2 giri veloci e 11 podi.
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Force India VJM11, le foto della F1 per il 2018
La Force India – la quarta scuderia più forte del Mondiale F1 – ha svelato oggi la VJM11. La monoposto indiana affronterà la stagione 2018 con gli stessi piloti dello scorso anno: il messicano Sergio Pérez e il francese Esteban Ocon.
Sergio Pérez – nato il 26 gennaio 1990 a Guadalajara (Messico) – ha debuttato in F1 nel 2011 e ha ottenuto come migliori risultati nel Mondiale due settimi posti nel 2016 e nel 2017. Senza dimenticare i 4 giri veloci e i 7 podi.
Esteban Ocon – nato il 17 settembre 1996 a Évreux (Francia) – ha esordito in F1 nel 2016 e ha terminato il Mondiale 2017 in ottava posizione.
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Land Rover Explorer: lo smartphone off-road
Land Rover presenta al Mobile World Congress di Barcellona il nuovo smarpthone Explore per l’avventura e l’outdoor, ispirato alla Discovery.
Sviluppato insieme a Bullitt Group, vanta una durata di ben due giorni con una sola ricarica – con schermo costantemente acceso e navigazione GPS attiva sul display HD da 5″ – grazie alla batteria da 4000 mAh. E con l’Adventure Pack può raddoppiare la durata e incrementa anche l’affidabilità del segnale GPS. È inoltre testato per una caduta da 1,8 metri, con protezione dello schermo di fabbrica, ed è in grado di resistere all’acqua – anche salata -, a temperature estreme, umidità, shock termici e vibrazioni. La schermata iniziale di questo Android presenta un riquadro personalizzabile per attività outdoor che dà accesso immediato alle previsioni del tempo e ai dati dei sensori del dispositivo. Lo schermo full HD è leggibile sotto il sole ed è utilizzabile con guanti o dita bagnate. È inoltre compatibile con tutte le app in-car di Land Rover
Joe Sinclair, Director of Branded Goods and Licensing, Jaguar Land Rover ha doichiarato:
“E’ lo smartphone che tutti vorremmo – una perfetta combinazione di design e funzionalità che esprime il DNA Land Rover e consente di vivere all’aperto più a lungo con la sicurezza di potersi spingere sempre oltre.”
Il Land Rover Explore viene lanciato con l’Adventure Pack, e GPS installato al prezzo di 649 Euro. Sarà disponibile per ordinazione dal 26 aprile 2018 sul sito Land Rover Expore.
Scheda Tecnica
Batteria da 4000 mAh più batteria aggiuntiva
Sistema Android Nougat con previsto upgrading ad Oreo
4GB RAM e 64GB ROM, espandibile via microSD
Chip Deca-core 2.6GHz 64 bit MTK Helio X27 con dual SIM
Fotocamera posteriore 16 MPX, fotocamera anteriore 8 MPX, zoom digitale 4x
Display luminoso da 5″, Gorilla Glass 5 della Corning, protetto, ottimizzato per impiego outdoor
LTE Cat 6
Land Rover Discovery 2017: il fuoristrada diventa salotto
La quinta generazione del “modello di mezzo” del marchio inglese si rinnova totalmente, e diventa ancora più versatile. Senza deludere i fan del marchio…
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Cupra Ateca
La Ateca sportiva, da 300 CV, è la fortunata tra le Seat a debuttare per prima con il nuovo marchio indipendente Cupra. Grazie al 2.0 TSI che monta sotto al cofano, unito alla trazione integrale permanente 4Drive e al cambio Dsg a 7 rapporti, è in grado di scattare da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi e di raggiungere i 245 km/h di velocità massima. Dopo la Ateca i prossimi modelli spagnoli che saranno vitaminizzati dal nuovo marchio Cupra saranno la Ibiza e la Arona.
Cupra: con la Ateca arriva il nuovo marchio di SEAT
Piccola rivoluzione spagnola: Cupra diventa un marchio a sé stante, puntando su escluvità e grandi prestazioni di alto livello
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Hyundai i30 Wagon 1.6 CRDi 136 CV DCT, la prova della station wagon compatta coreana
pagella |
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Città
6
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Fuori città
7
/10
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Autostrada
7
/10
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Vita a bordo
8
/10
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Prezzo e costi
8
/10
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Sicurezza
9
/10
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La Hyundai i30 Wagon 1.6 CRDi DCT è una station wagon compatta adatta a chi in un’auto cerca concretezza e qualità. Il motore è però più elastico che grintoso.
La Hyundai i30 Wagon – arrivata alla terza generazione – raccoglie l’eredità di quella che qualche anno fa era una delle migliori station wagon compatte in circolazione. Oggi la concorrenza si è fatta più agguerrita ma la familiare coreana resta una proposta interessante e riuscita.
Nella nostra prova su strada abbiamo avuto modo di guidare la versione più costosa della wagon asiatica: la 1.6 CRDi 136 CV Style con il cambio automatico DCT a doppia frizione. Scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.
Città
La città non è l’ambiente preferito dalla Hyundai i30 Wagon protagonista della nostra prova su strada: nei parcheggi si può fare affidamento sui sensori anteriori e posteriori e sulla retrocamera di serie ma l’unica protezione per la carrozzeria (che mette al riparo da eventuali “toccatine”) si trova nella parte bassa del paraurti posteriore.
Dotata di sospensioni efficaci sulle buche, ospita sotto il cofano un motore 1.6 turbodiesel CRDi da 136 CV: un propulsore povero di coppia (300 Nm) ma con un’erogazione eccellente ai bassi regimi.
Fuori città
La Hyundai i30 Wagon non è certo la station wagon compatta più divertente da guidare ma è una delle più godibili: oltre alla già citata erogazione corposa offerta dal motore sotto i 2.000 giri segnaliamo la rapidità del cambio automatico DCT a doppia frizione a sette rapporti.
Le prestazioni sono in linea con la concorrenza – 198 km/h di velocità massima e 10,9 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari – e lo sterzo ha un’impostazione più turistica che sportiva (giusto così, stiamo comunque parlando di un’auto destinata ai padri di famiglia).
Autostrada
In autostrada la Hyundai i30 Wagon se la cava discretamente: morbida sugli avvallamenti e ben piantata a terra nei cambi di direzione alle alte velocità, è penalizzata esclusivamente da qualche rumore di troppo proveniente dal motore (nulla di preoccupante, sia chiaro).
Buoni i consumi. La Casa coreana dichiara un’autonomia di 1.163 km anche se in realtà è impossibile percorrere più di 1.000 chilometri con un pieno di gasolio.
Vita a bordo
Un abitacolo spazioso il giusto e un bagagliaio ampio (ma non da record, 602 litri che diventano 1.650 quando si abbattono i sedili posteriori): la Hyundai i30 Wagon protagonista della nostra prova su strada non ha nulla da invidiare alle rivali alla voce “versatilità”.
Superiore alla concorrenza, invece, la qualità percepita: nonostante qualche plastica rigida di troppo gli assemblaggi sono curatissimi. Una sensazione di robustezza e di sostanza più che di apparenza.
Prezzo e costi
La Hyundai i30 Wagon 1.6 CRDI DCT Style oggetto della nostra prova su strada ha un prezzo in linea con quello delle rivali – 30.000 euro – unito ad una buona dotazione di serie: bocchette d’aerazione posteriori, caricatore wireless per smartphone, cerchi in lega da 17”, climatizzatore automatico bizona, cruise control, fari a LED, fendinebbia, navigatore con 7 anni di abbonamento ai servizi Live, radio Android Auto Apple CarPlay AUX Bluetooth USB, sedili anteriori regolabili in altezza, sensore pioggia, sensori di parcheggio anteriori e posteriori con retrocamera e vetri posteriori oscurati.
Eccellente la garanzia di cinque anni a chilometraggio illimitato e interessanti i consumi. Il brand asiatico dichiara 23,3 km/l ma anche adottando uno stile di guida tranquillo non si può arrivare a quota 20. L’ottima erogazione ai bassi regimi permette inoltre di avere una spinta adeguata senza premere troppo a fondo sul pedale dell’acceleratore: una caratteristica che consente di risparmiare carburante nel traffico urbano.
Sicurezza
La dotazione di sicurezza della Hyundai i30 Wagon 1.6 CRDi DCT – auto capace di conquistare cinque stelle nei crash test Euro NCAP – è completa: airbag frontali, laterali e a tendina, assistenza anti-collisione frontale con riconoscimento veicoli, controlli di stabilità e trazione, mantenimento della corsia, monitoraggio pressione pneumatici, oscuramento fari abbaglianti e rilevamento stanchezza conducente. Altri sistemi presenti sulla vettura da noi testata – come ad esempio il monitoraggio angolo cieco, gli airbag per le ginocchia del guidatore e il cruise control adattivo – sono invece optional.
Caratterizzata da un comportamento stradale rassicurante e coinvolgente al tempo stesso e da freni adeguati, offre una discreta visibilità in tutte le direzioni.
Tecnica |
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Motore | turbodiesel, 4 cilindri |
Cilindrata | 1.582 cc |
Potenza max/giri | 100 kW (136 CV) a 4.000 giri |
Coppia max/giri | 300 Nm a 1.750 giri |
Omologazione | Euro 6 |
Cambio | automatico a doppia frizione a 7 rapporti |
Capacità |
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Bagagliaio | 602/1.650 litri |
Serbatoio | 50 litri |
Prestazioni e consumi |
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Velocità max | 198 km/h |
Acc. 0-100 km/h | 10,9 s |
Consumo urb./extra/medio | 21,3/24,4/23,3 km/l |
Autonomia | 1.163 km |
Emissioni CO2 | 112 g/km |
Costi d’utilizzo |
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Prezzo | 30.000 euro |
Bollo | 258,00 euro |
30.000 euro |
Cerchi in lega da 17″ | di serie |
Fari a LED | di serie |
Fari adattivi | di serie |
Fendinebbia | di serie |
Interni in pelle | 1.400 euro |
Navigatore satellitare | di serie |
Radio Android Auto Apple CarPlay AUX Bluetooth USB | di serie |
Sensore pioggia | di serie |
Sensori di parcheggio ant. e post. | di serie |
Vernice metallizzata Fiery Red | di serie |
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Porsche svela le prime foto della nuova 911
La Porsche 911 2019 si fa vedere per la prima volta in forma ufficiale. La Casa di Stuttgart ha diffuso le prime fotografie ufficiali della prossima generazione della mitica coupé. Nonostante la livrea opportunamente camuffata, la nuova Porsche 911 fa sapere al mondo che si manterrà fedele, almeno in quanto in quanto a design, alla sua immagine e alla sua identità.
Evoluzione più che rivoluzione
La vera evoluzione della nuova Porsche 911 dovrebbe infatti avvenire all’interno, con l’abitacolo dominato da diversi display digitali, come sulla nuova Panamera. Fuori le novità non saranno così rivoluzionarie con lievi modifiche che riguarderanno il nuovo design per i fari posteriori con una striscia a LED che percorrerà tutta la coda, come sulla Mission E. Anche i paraurti saranno rinnovati e verrà introdotto un nuovo sistema di scarico.
Sensazione di guida unica
La nuova Porsche 911 2019 “che non è solo un’auto sportiva”, come ci tengono a precisare a Stuttgart, adotterà le ultime tecnologie in tema di sicurezza e, annunciano, “offrirà una sensazione di guida che nessun’altra auto al mondo è in grado di dare”, con un feeling di freni, sterzo e acceleratore “perfetto”.
E stando a quanto dichiarato da August Achleitner, una versione elettrica della 911 potrebbe essere un”opzione in qualche momento”.
Porsche 911 GT3 RS 2018
Da Stuttgart arrivano le prime immagini e informazioni sulla nuova aspirata più potente della gamma 911. Debutterà al Salone di Ginevra
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Polestar: il marchio indipendente debutta a Ginevra
Polestar, il nuovo brand di vetture elettriche ad alte prestazioni di casa Volvo, farà il suo debutto europeo – dopo l’anteprima mondiale a Shanghai ad ottobre scorso – il prossimo mese di marzo al Salone dell’Auto di Ginevra (8-18 marzo).
L’onore di entrare nella storia come prima vettura del brand svedese è riservato alla Polestar 1, la GT Ibrida ad elevate prestazioni da 600 CV, con 1000 Nm di coppia e un’autonomia in modalità EV di 150 km.
Thomas Ingenlath, Chief Executive Officer di Polestar, ha dichiarato:
“Non vediamo l’ora di mostrare il nostro brand e la nostra prima auto al Salone dell’Auto di Ginevra e di vedere le reazioni del pubblico. Il nostro stand al Salone di Ginevra sarà una potente incarnazione di ciò che il nostro marchio rappresenta: design senza compromessi, puro e progressista.”
La metà dei componenti della Polestar 1 derivano direttamente dall’architettura SPA, mentre l’altra metà è stata creata da zero, in sinergia tra Volvo e Polestar. Ad alimentare la parte elettrica del powertrain (due motori sull’asse posteriore) ci pensa un pacchetto di batterie non ben specificato da Volvo, in grado comunque di garantirle fino a 150 km di autonomia in modalità elettrica al 100%. Il che la rende l’ibrida con la maggiore autonomia a zero emissioni al mondo.
La produzione della Polestar 1 inizierà a metà del 2019 in Cina, presso lo stabilimento di Chengdu.
Polestar 1: il debutto con una coupé da 600 CV
Il nuovo marchio indipendente di Volvo svela la 2+2 ibrida sportiva che arriverà nel 2019
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Superbike 2018, doppietta di Melandri a Phillip Island
Ha trionfato anche in gara 2 a Phillip Island Marco Melandri, confermando quanto di buono aveva già mostrato nella giornata di ieri. Il pilota ravennate, nella seconda tornata del primo round del mondiale Superbike 2018, ha preceduto sul traguardo Jonathan Rea di appena 21 millesimi vincendo la volata al termine di una gara ricca di emozioni e colpi di scena. Fores ha chiuso il podio chiudendo terzo davanti a Tom Sykes. È invece caduto a metà gara Chaz Davies, abbandonando definitivamente la gara.
“È stata una gara pazza. Il cambio gomme ha reso impossibile fare una strategia, perché tanti piloti erano in grado di essere veloci per dieci giri. In molti si sono gettati nella mischia, facendo anche manovre azzardate. Noi abbiamo cercato di preservare comunque le gomme al rientro, ma negli ultimi cinque giri abbiamo trovato il nostro ritmo. Sul finale, era difficile passare Rea in frenata quindi ho deciso di preparare la volata in uscita dalla 12, una curva nella quale eravamo particolarmente veloci, ed il piano ha funzionato. Sono felicissimo e non vedo l’ora di correre a Buriram”, ha detto Melandri.
Superbike 2018, Phillip Island: i risultati di Gara 2
1 Melandri
2 Rea 0.021
3 Fores 0.304
4 Sykes 1.488
5 Lowes 2.474
6 Camier 2.745
7 van der Mark 3.098
8 Baz 14.361
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Volkswagen Polo TGI: metano brioso
Comfort
La Volkswagen Polo a metano può vantare sospensioni morbide e uno dei motori a tre cilindri più silenziosi in commercio. |
Costi
Il prezzo della versione Comfortline da noi testata è alto (18.500 euro). Con meno di 4 euro di metano si possono percorrere 100 km. |
Piacere di guida
Il motore 1.0 TGI (montato anche dalla “cugina” Seat Ibiza) porta un po’ di brio in un segmento fino a pochi mesi fa monopolizzato da proposte tutt’altro che vivaci. |
Ambiente
La Volkswagen Polo a metano emette 87 g/km di CO2. |
La Volkswagen Polo TGI a metano – come la cugina Seat Ibiza TGI realizzata sullo stesso pianale e dotata dello stesso motore – ha portato una ventata di brio all’asfittico segmento delle piccole alimentate a gas naturale: una categoria che fino a pochi mesi fa vedeva soltanto modelli tutt’altro che vivaci.
La piccola di Wolfsburg “gassata” non si rivolge solo a chi vuole risparmiare dal benzinaio (con poco più di 4 euro si possono percorrere 100 km) ma anche a chi vuole una vettura gradevole da guidare e sfruttabile in ogni condizione. Nel nostro primo contatto abbiamo avuto modo di testare la “segmento B” tedesca a metano nell’allestimento Comfortline: scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.
Cosa cambia con il metano
La Volkswagen Polo a metano monta un motore 1.0 turbo benzina/metano TGI da 90 CV – il propulsore più pimpante tra quelli disponibili per chi vuole una piccola a gas naturale – che permette alla “segmento B” teutonica di raggiungere una velocità massima di 183 km/h e di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 11,9 secondi. Valori di tutto rispetto per la categoria.
Non è possibile scegliere – come su tutte le vetture “gassate” del Gruppo Volkswagen – se viaggiare a metano o a benzina: finché c’è gas nel serbatoio (11,5 kg) si va con quello e solo quando finisce interviene il carburante tradizionale.
Le bombole tolgono un po’ di spazio al bagagliaio (251 litri – anziché 351 – che diventano 1.025, invece di 1.125, quando si abbattono i sedili posteriori) ma il vano resta comunque ampio.
Come si guida
La Volkswagen Polo 1.0 TGI a metano è una piccola che se la cava egregiamente in autostrada e nelle gite fuoriporta: merito di sospensioni dalla taratura soft che garantiscono un buon comfort nei lunghi viaggi e di uno dei motori a tre cilindri più silenziosi in circolazione.
Caratterizzata da un comportamento stradale rassicurante e sincero e da un motore brioso (90 CV e 160 Nm di coppia), può percorrere in condizioni reali oltre 25 km con un kg di metano (a patto di usare il piede leggero). Con uno stile di guida normale, invece, si può guidare per 100 km spendendo meno di 4 euro di gas.
Costa tanto
La Volkswagen Polo 1.0 TGI Comfortline analizzata nel nostro primo contatto ha un prezzo piuttosto alto (18.500 euro), unito oltretutto ad una dotazione di serie senza infamia e senza lode: alzacristalli elettrici posteriori, cerchi in lega da 15”, climatizzatore manuale e retrovisori regolabili elettricamente.
Motore | turbo benzina/metano |
N. cilindri/cilindrata | 3/999 cc |
Potenza | 66 kW (90 CV) a 4.500 giri |
Coppia | 160 Nm a 1.800 giri |
Trazione | anteriore |
Velocità max | 183 km/h |
Acc. 0-100 km/h | 11,9 s |
Consumo urb./extra/medio | 24,4/38,5/32,3 km/kg metano (16,1/25,0/20,8 km/l benzina) |
Dimensioni | 4,05/1,75/1,46 metri |
Passo | 2,55 metri |
18.500 euro |
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Cupra: con la Ateca arriva il nuovo marchio di SEAT
Di base c’è molto da dire, e tanto da definire.
SEAT ha lanciato un nuovo marchio, trasformando il badge “” in un brand a sé stante: questa è la notizia, in breve. Troppo in breve, forse, perché la parte più importante è che SEAT è in un momento della sua vita in cui può permettersi di rischiare, e di farlo con coraggio. Partendo lancia in resta, senza lunghi giri di parole, senza esperimenti a lunga gittata e dichiarazioni a mezza bocca.
Cupra è un nuovo marchio. Punto. Tutti – Luca De Meo per primo – ne parlano in questi termini, lo sottolineano con fermezza e ci tengono che il messaggio sia chiaro.
Un nuovo logo – sicuramente aggressivo e d’impatto, scopriremo col tempo se piacerà anche al pubblico – e un target ben definito (giovane, indipendente attento allo status e al lifestyle ma soprattutto appassionato di auto) e obiettivi ambiziosi: raddoppiare le vendite di Cupra, conquistare nuovi segmenti e soprattutto attrarre un pubblico nuovo, che guarda con vaga diffidenza a SEAT ma è alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Un pubblico che non cerca una vettura di brand premium ma non vuole rinunciare alle prestazioni e al piacere di guida estremo.
Ambizione e coraggio. Appunto.
Cupra: il dna e i valori del marchio
Unicità, sofisticatezza e performance: sono queste le parole chiave che guideranno il percorso del brand Cupra.
Unicità perché – ci dicono quelli di Cupra – non esistono al momento modelli che condividono lo stesso segmento di mercato, lo stesso spirito di quanto il brand vuole offrire agli appassionati di auto. Come ha raccontato De Meo in conferenza stampa:
“L’intero progetto nasce come il sogno di un gruppo di persone che volevano conquistare un nuovo gruppo di clienti. C’è uno spazio fra il mass market e le vetture molto prestazionali che ancora pochi marchi hanno iniziato a presendere in considerazione”
Intendiamoci: le auto di Cupra saranno basati tutti su modelli corrispettivi del marchio Seat, ma saranno personalizzati nei motori, negli interni, nei contenuti tecnologici. Modelli gemelli, insomma, ma con specifiche personalità (basta guardare la Ateca, qui sotto). I due marchi si muoveranno in parallelo: in alcuni casi sarà Seat a partire per prima con un nuovo modello, in altri Cupra sarà l’alfiere.
Sofisticatezza nella scelta materiali, nella realizzazione delle finiture, nell’attenzione al dettaglio. Un valore che si rifletterà anche nella scelta delle collaborazioni che porteranno il marchio nel mondo del lifestyle, con una serie di accessori che inseriranno Cupra nel contesto delle passioni maschili – l’abbigliamento, la tecnologia. Tutto realizzato secondo criteri di artigianalità e esclusività. Ma sofisticatezza anche nel modo in cui il marchio si presenterà ai clienti, con corner specifici all’interno delle concessionarie Seat (saranno 256 in Europa, per ora, pari al 20% del network di vendita Seat) e i Cupra Master, specialisti che seguiranno il cliente in tutto il percorso di uso dell’auto (vendita, personalizzazione, assistenza).
Performance, infine, perché da Cupra non ci si può aspettare di meno: gli attuali allestimenti Cupra sono pensati per una clientela molto attenta al piacere di guida, al sound, al feeling al volante; i futuri modelli Cupra spingeranno ancora di più il piede sull’acceleratore, da questo punto di vista, anche grazie all’accesso al ricchissimo portafoglio motori del Gruppo Volkswagen.
Cupra Ateca: 300CV e trazione integrale permanente
Potremmo definirlo un modello manifesto.
Sarà la Cupra Ateca la prima auto offerta dal nuovo marchio. Ed è una scelta di campo ben precisa, che si allontana dalle aspettative che il pubblico potrebbe avere verso un’iniziativa di questo tipo (immaginando una Cupra Ibiza o una Leon come primo modello, ad esempio).
“Un modello esclusivo per un segmento finora riservato soltanto ai marchi premium”, dicono in Cupra, e in un mondo di Porsche Cayenne e Audi RSQ5 non ce la sentiamo di dargli torto.
Un SUV prestazionale, potente, dallo spirito sportivo. Ma indirizzato (diciamo) al mass-market.
Sotto al cofano, la Cupra Ateca monterà un propulsore 2.0 TSI da 300Cv, proposto in abbinamento al cambio DSG a 7 rapporti e trazione integrale permanente 4Drive. Il tutto permetterà alla ateca di raggiungere una velocità massima di 245 Km/h e uno 0-100 in 5,4 secondi.
Motore |
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Tipologia | Benzina 2.0 TSI |
Potenza | 300CV (221Kw) |
Velocità massima | 245 Km/h |
Accelerazione 0-100 | 5,4 secondi |
Esternamente, la Cupra Ateca si distingue dalla sorella Seat per una serie di dettagli che rendono – se possibile – la Ateca ancora più maschile e aggressiva.
Il nuovo logo e la scritta CUPRA prendono il posto d’onore sia all’anteriore che al posteriore, sottolineando che Cupra come marchio darà al branding (la scritta “Cupra” e il logo compariranno anche all’attivazione della luce di benvenuto).
Per il resto è il nero lucido a farla da padrone, comparendo nella griglia a nido d’ape, nelle modanture laterali, negli specchietti esterni, nello spoiler del lunotto e non solo. Una scelta di stile che si accompagna al color rame scelto per il logo sia all’anteriore che al posteriore.
I quattro terminali di scarico e i cerchi in lega da 19” con pinze freno di colore nero completano il pacchetto, donando alla Cupra Ateca un bel mix di aggressività ed eleganza.
Cupra TCR: il motorsport in pole position
A sottolineare le velleità sportive e prestazionali del nuovo marchio spagnolo arriverà anche la Cupra TCR, vettura da competizione che gareggerà ufficialmente già nella stagione TCR 2018.
Nata dalla base della (apprezzatissima) Seat Leon, la Cupra TCR avrà una livrea tutta basata sul rame: date un’occhiata al rivestimento degli specchietti retrovisori o all’alettone posteriore nelle foto qui sopra.
La TCR di Cupra ci accompagnerà in una piccola rivoluzione, coerente con il nuovo assetto del brand spagnolo: addio Seat Motorsport, benvenuto Cupra Motorsport. Prepariamoci a una bella accelerata.
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