Monthly Archives: Giugno 2017

F1 2017, quattro Ferrari storiche nel gioco


Il gioco ufficiale della FIA FORMULA ONE WORLD CHAMPIONSHIP prodotto da Codemasters, F1 2017, oltre al parco auto 2017 e tante altre novità, icluderà alcune vetture iconiche del passato, tra cui 4 Ferrari: La 412 T2 del 1995,la F2002 del 2002, la F2004 del 2004 e la F2007 del 2007.
Il gioco inoltre disporrà di una nuova modalità carriera molto più profonda che in passato, un comparto multuplayer rivisto e una nuova modalità campionato.
Il gioco sarà sugli scaffali il 25 Agosto 2017 e sarà disponibile per le piattaforme PlayStation®4, Xbox One e PC (su Steam). Ecco il trailer rilasciato da Codemasters.

Ma vediamo insieme le vetture Ferrari speciali:

La Ferrari 412 T2 del 1995  era quella guidata da Jean Alesi e Gerhard Berger durante la stagione 1995. È il modello con cui Alesi vinse il Canadian Grand Prix, nonché l’ultima auto di F1 a montare un motore V12.

La Ferrari F2002 del 2002 è stata guidata da Michael Schumacher e Rubens Barrichello: con  14 vittorie su 17, la F2002 è stata una delle auto di maggior successo nella storia della Formula 1.

La Ferrari F2004 del 2004 ha continuato ad onorare la serie di successi del team a partire dal 1999. Michael Schumacher e Rubens Barrichello vinsero per la sesta volta il Campionato  Costruttori; Schumacher anche il suo quinto campionato. È forse una delle auto più dominanti nella storia dello sport, con 15 vittorie su 8 gare, 12 pole position e molti record sul giro veloce, rimasti imbattuti, tra l’altro, fino alla nuova stagione 2017.

La Ferrari F2007 del 2017 è quella che ha portato Kimi Räikkönen alla vittoria del titolo per la prima volta in squadra con Felipe Massa, l’auto  ha vinto 9 gare su 17 nella stagione 2007.

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Jaguar XF Sportbrake, station wagon all’inglese: ma non dovevamo vederci più?

Jaguar XF Sportbrake codaJaguar XF Sportbrake coda

Jaguar XF Sportbrake cruscottoJaguar XF Sportbrake cruscotto

Jaguar XF Sportbrake frontaleJaguar XF Sportbrake frontale

Jaguar XF Sportbrake interniJaguar XF Sportbrake interni

Jaguar XF Sportbrake portabiciJaguar XF Sportbrake portabici

Jaguar XF Sportbrake portellone apertoJaguar XF Sportbrake portellone aperto

Jaguar XF Sportbrake profiloJaguar XF Sportbrake profilo

Jaguar XF Sportbrake sedili anterioriJaguar XF Sportbrake sedili anteriori

Jaguar XF Sportbrake sedili posterioriJaguar XF Sportbrake sedili posteriori

Jaguar XF Sportbrake tre quarti posterioreJaguar XF Sportbrake tre quarti posteriore

Jaguar XF Sportbrake vista dall'altoJaguar XF Sportbrake vista dall'alto

Jaguar XF SportbrakeJaguar XF Sportbrake

 

Lo scorso anno la Jaguar aveva detto basta alle station wagon. Oggi ha cambiato idea e ha presentato la nuova XF Sportbrake.

La variante familiare della seconda generazione dell’ammiraglia britannica – disponibile a trazione posteriore o integrale – rappresenta per la Casa inglese il ritorno alle station dopo tre anni di assenza e avrà il difficile compito di rubare clienti ai mostri sacri tedeschi della categoria: Mercedes classe E S.W., Audi A6 Avant e BMW serie 5 Touring.

Jaguar XF SportbrakeJaguar XF Sportbrake

Jaguar XF Sportbrake: gli esterni

La nuova Jaguar XF Sportbrake è lunga 4,96 metri (un centimetro più della berlina) e si distingue dalla variante a quattro porte per una zona posteriore molto più personale che richiama quella della SUV F-Pace.

Jaguar XF Sportbrake sedili posterioriJaguar XF Sportbrake sedili posteriori

Jaguar XF Sportbrake: gli interni

L’abitacolo della Jaguar XF Sportbrake è illuminato da un ampio tetto in vetro panoramico di 1,6 m2, offre più spazio alla testa del passeggeri posteriori ed è accessibile anche attraverso il braccialetto Activity Key (che elimina la necessità di portarsi dietro la chiave tradizionale durante lo svolgimento di attività sportive).

Il bagagliaio ha una capienza di 565 litri (come l’Audi A6 Avant), che diventano 1.700 (come la BMW serie 5 Touring) quando si abbattono i sedili posteriori.

Jaguar XF Sportbrake portellone apertoJaguar XF Sportbrake portellone aperto

Jaguar XF Sportbrake: i motori

La gamma motori – tutti sovralimentati – della Jaguar XF Sportbrake per l’Italia prevede un solo propulsore a benzina (2.0 da 250 CV) e quattro diesel (2.0 da 163, 179 e 240 CV e un 3.0 V6 da 300 CV).

La capacità di traino dell’elegante station wagon britannica è di 2.000 kg (1.900 per la variante a benzina).

L’evoluzione della Jaguar XF

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Aston Martin Vantage AMR: il lato racing della supercar britannica

Aston Martin Vantage AMR battitaccoAston Martin Vantage AMR battitacco

Aston Martin Vantage AMR cerchi in legaAston Martin Vantage AMR cerchi in lega

Aston Martin Vantage AMR consolle centraleAston Martin Vantage AMR consolle centrale

Aston Martin Vantage AMR frontaleAston Martin Vantage AMR frontale

Aston Martin Vantage AMR logo Aston MartinAston Martin Vantage AMR logo Aston Martin

Aston Martin Vantage AMR profiloAston Martin Vantage AMR profilo

Aston Martin Vantage AMR sedileAston Martin Vantage AMR sedile

Aston Martin Vantage AMR set valigieAston Martin Vantage AMR set valigie

Aston Martin Vantage AMR telecameraAston Martin Vantage AMR telecamera

Aston Martin Vantage AMR tre quarti posterioreAston Martin Vantage AMR tre quarti posteriore

Aston Martin Vantage AMR vista dall'altoAston Martin Vantage AMR vista dall'alto

Aston Martin Vantage AMRAston Martin Vantage AMR

 

L’Aston Martin Vantage AMR è il primo modello della Casa britannica marchiato Aston Martin Racing ad entrare in produzione. Questa versione speciale della supercar britannica – 300 esemplari: 100 V12 e 200 V8 – sarà presentata ufficialmente alla 24 Ore di Le Mans 2017 (in programma il 17 e il 18 giugno) mentre per le prime consegne bisognerà attendere l’autunno.

Aston Martin Vantage AMR tre quarti posterioreAston Martin Vantage AMR tre quarti posteriore

Aston Martin Vantage AMR: V8 uguale a prima, V12 più potente

L’Aston Martin Vantage AMR – disponibile nelle varianti Coupé e Roadster – è offerta come sempre con due motori: il 4.7 V8 ha ancora 436 CV mentre la potenza del 5.9 V12 è salita da 572 a ben 604 CV.

Aston Martin Vantage AMR set valigieAston Martin Vantage AMR set valigie

Aston Martin Vantage AMR: gli esterni

Sono quattro le tinte disponibili per l’Aston Martin Vantage AMR: Bianco Stratus con grafiche arancioni, Nero Ultramarine con grafiche blu, Blu Zaffre con grafiche rosse e Argento Scintilla con grafiche grigie. Il pacchetto estetico Halo Pack prevede una tinta Verde Sterling con grafiche lime e come optional gratuito è possibile verniciare con i colori della Union Jack il logo Aston Martin.

Aston Martin Vantage AMR sedileAston Martin Vantage AMR sedile

Aston Martin Vantage AMR: gli interni

Nell’abitacolo dell’Aston Martin Vantage AMR troviamo sedili in pelle/Alcantara (solo pelle per la Roadster). Optional i sedili in fibra di carbonio.

Aston Martin Vantage AMR logo Aston MartinAston Martin Vantage AMR logo Aston Martin

Aston Martin Vantage AMR: le personalizzazioni

Il listino degli optional dell’Aston Martin Vantage AMR comprende altri accessori interessanti come il pacchetto aerodinamico AMR Aero Kit realizzato in collaborazione con Aston Martin Racing e ricco di componenti in fibra di carbonio, i cerchi AMR Vantage che ricordano nel design quelli della concept Vantage AMR Pro vista a Ginevra 2017 e lo scarico in titanio che consente di risparmiare 14 kg rispetto all’impianto standard montato dalla V12.

Passione Aston Martin

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BMW serie 6 GT: foto e info dell’erede della serie 5 Gran Turismo

BMW serie 6 GT altoparlantiBMW serie 6 GT altoparlanti

BMW serie 6 GT bagagliaioBMW serie 6 GT bagagliaio

BMW serie 6 GT cambioBMW serie 6 GT cambio

BMW serie 6 GT codaBMW serie 6 GT coda

BMW serie 6 GT frontaleBMW serie 6 GT frontale

BMW serie 6 GT interniBMW serie 6 GT interni

BMW serie 6 GT portelloneBMW serie 6 GT portellone

BMW serie 6 GT profiloBMW serie 6 GT profilo

BMW serie 6 GT sedili posterioriBMW serie 6 GT sedili posteriori

BMW serie 6 GT tre quarti posterioreBMW serie 6 GT tre quarti posteriore

BMW serie 6 GT vista dall'altoBMW serie 6 GT vista dall'alto

BMW serie 6 GTBMW serie 6 GT

 

BMW ha svelato oggi le foto della nuova serie 6 GT: l’erede della serie 5 Gran Turismo sarà presentata ufficialmente a settembre in occasione del Salone di Francoforte 2017 e debutterà nelle concessionarie a novembre.

Disponibile – come sempre – a trazione posteriore o integrale,  è più leggera in media di circa 150 kg rispetto all’antenata: oltre alle porte e al cofano motore ora anche il portellone dell’ammiraglia bavarese a cinque porte è realizzato in alluminio.

BMW serie 6 GT tre quarti posterioreBMW serie 6 GT tre quarti posteriore

BMW serie 6 GT: il design e gli esterni

La BMW serie 6 GT è più lunga di 9 cm rispetto alla serie 5 Gran Turismo (da 5 a 5,09 metri) e nonostante l’altezza ridotta di 2 cm lo spazio per la testa dei passeggeri posteriori è aumentato. L’ammiraglia bavarese ha un design più slanciato e filante di quello dell’antenata, presenta un cofano anteriore più lungo ed è anche più curata per quanto riguarda l’aerodinamica (Cx da 0,29 a 0,25).

BMW serie 6 GT sedili posterioriBMW serie 6 GT sedili posteriori

BMW serie 6 GT: gli interni

La BMW serie 6 GT offre – come la serie 5 Gran Turismo – un abitacolo spaziosissimo (il passo di 3,07 metri è rimasto invariato) e un bagagliaio ancora più grande: 610 litri (invece di 500) che diventano 1.800 (100 in più di prima) quando si abbattono i sedili posteriori. Il bordo di carico – abbassato di oltre 5 cm – si trova ora allo stesso livello del piano del baule.

BMW serie 6 GT portelloneBMW serie 6 GT portellone

BMW serie 6 GT: i motori

La gamma motori della BMW serie 6 GT comprenderà al lancio tre unità sovralimentate: due a benzina (2.0 da 258 CV e 3.0 a sei cilindri da 340 CV) e un 3.0 diesel a sei cilindri da 265 CV.

BMW serie 6 GT interniBMW serie 6 GT interni

BMW serie 6 GT: la tecnologia

La BMW serie 6 GT arriverà sul mercato con una dotazione tecnologica più completa rispetto a quella dell’antenata serie 5 Gran Turismo: tra le “chicche” segnaliamo la nuova generazione dell’Head-up Display con una superficie di proiezione ingrandita del 70%, il parcheggio telecomandato con la BMW Display Key e lo schermo ad alta definizione da 10,25 pollici touchscreen.

Passione BMW

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Moskvitch 2136 e 2137 (1976): dalla Russia con terrore

Moskvitch 2137Moskvitch 2137

Le Moskvitch 2136 e 2137 sono due station wagon compatte sovietiche nate nel 1976 identiche nello stile e con due motori diversi sotto il cofano.

Oggi, nonostante siano introvabili in Italia, queste familiari russe hanno quotazioni molto basse (inferiori a 1.000 euro). Il motivo? La scarsa qualità costruttiva delle vetture d’oltrecortina.

Moskvitch 2136 e 2137 (1976): le caratteristiche principali

La Moskvitch 2137 – variante station wagon della 2140 – vede la luce nel 1976 e si distingue dalla 2136 svelata l’anno seguente (versione familiare della 2138) per il motore più potente e per le finiture più curate (plancia con un design più moderno e sedili con appoggiatesta).

Lunghe 4,21 metri, hanno uno stile piuttosto antiquato (come dimostrano le pinne posteriori passate di moda una quindicina d’anni prima) e non sono il massimo dell’affidabilità.

Moskvitch 2136 e 2137 (1976): la tecnica

I motori montati dalle Moskvitch 2136 e 2137 (entrambe a trazione posteriore) sono poco potenti e molto assetati di benzina. La 2137 del 1976 – la più interessante dal punto di vista storico – monta un 1.5 da 75 CV mentre la 2136 del 1977 ospita sotto il cofano un più obsoleto 1.4 da 50 CV.

Moskvitch 2136 e 2137 (1976): le quotazioni

Le Moskvitch 2136 e 2137 sono introvabili in Italia (più semplice rintracciarle nell’Europa dell’Est) e hanno quotazioni molto basse (meno di 1.000 euro). Le due station wagon sovietiche possono risultare interessanti dal punto di vista storico solo per gli appassionati di auto provenienti dall’ex URSS.

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Nuova Volkswagen Polo 2017: i primi teaser

Volkswagen Polo 2017Volkswagen Polo 2017

Volkswagen Polo 2017Volkswagen Polo 2017

Volkswagen Polo 2017Volkswagen Polo 2017

 

Ormai è un po’ di tempo che la nuova Volkswagen Polo, uno dei modelli più popolari del marchio di Wolfsburg, si fa attendere. L’attuale versione è sul mercato da diversi anni (2014) e presto sarà svelata la nuova generazione. Il 16 luglio è la data fissata per l’unveiling. Intanto però dalla Germania Volkswagen scalda i motori divulgando le primissime immagini che mostrano il profilo posteriore, le portiere e parte delle ruote.

Look conservativo

A spiccare in queste prime immagini è soprattutto la pronunciata nervatura che percorre tutta la fiancata della nuova Polo attraversando le maniglie delle portiere e i gruppi ottici posteriori per continuare, poi, lungo la piccola parte visibile del portellone posteriore. Nella seconda immagine appare invece il faro anteriore in primo piano (con illuminazione a LED), la calandra attraversata da una linea cromata e altre nervature che danno carattere al cofano.

Niente di rivoluzionario, sia chiaro, la nuova Volkswagen Polo sembra che si rinnoverà in chiave conservatrice, in pieno stile VW.

Questa Volkswagen è immediatamente riconducibile alla Polo originale, ma è anche una generazione completamente nuova”, ha dichiarato Klaus Bischoff, responsabile del design della Casa tedesca.

Piattaforma MQB A0

Di fatto la Volkswagen Polo 2017 nascerà sulla nuova piattaforma MQB A0, la stessa della nuova Seat Ibiza. Con la piccola spagnola questo pianale inedito ha già dimostrato di essere più razionale, con dimensioni più grandi ma anche con una migliore ottimizzazione degli spazi interni (330 litri di bagagliaio per la Ibiza). E poi la nuova Polo arriverà con un bagaglio tecnologico e sistemi di assistenza alla guida che la renderanno un’auto più sicura e connessa.

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Hyundai i20 WRC: il Rally di Sardegna in prima persona (e da copilota)

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

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Le sto contando tutte. Prima, seconda, terza; limitatore. Dani Sordo butta dentro un’altra marcia: “sbam!”. La Hyundai i20 WRC scoppia, urla, si dimena, e intanto solleva nuvole di polvere e cammina forte verso la prima curva stretta. Cavolo se cammina. Quarta, quinta.

Sapete, quando guardate per vent’anni alla televisione le auto del WRC volare su tutti i terreni del mondo con una facilità sconcertante, potete farvi solo una vaga idea di come dov’essere metterci il sedere sopra. A seconda delle vostre esperienze con le quattro ruote, traumatiche o meno, l’idea può essere più o meno precisa. Ma quando finalmente arriva il giorno in cui riuscite a fare da passeggeri ad un pilota del Mondiale Rally che guida “a bomba” una WRC da 330 CV, in una prova di 6 km di sterrato; beh, allora appare tutto più chiaro.

…DUE SETTIMANE PRIMA

Sto ancora sorseggiando il mio triste caffè solubile quando ricevo una mail da Hyundai che mi cambierà la giornata. Nella mail c’è un invito per osservare da vicino la tappa del WRC in Sardegna durante il weekend di gara con il team Hyundai Motorsport, con tanto di “hot run” a fianco di Dani Sordo con la Hyundai i20 WRC 2015. Spruzzo il caffè dal naso; due settimane dopo atterro in Sardegna. Sono sempre stato un grande fan del Rally: trovo che sia lo sport motoristico più spettacolare, oltre che il più completo e il più eccitante. Vedere l’auto costantemente al limite che vola tra le curve dritta, di sbieco e in volo, è la cosa più bella che c’è. Per non parlare degli scenari: neve, terra, asfalto, luoghi esotici e dimenticati da Dio.

Hyundai WRC Sardegna 13Hyundai WRC Sardegna 13

Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

GABRIELE TARQUINI E LA i30 TCR

Arrivo ad Alghero sabato mattina dove, insieme ai miei colleghi, vengo trasportato direttamente a pranzo dove mi trovo di fronte Gabriele Tarquini, uno dei miei idoli d’infanzia. E pensare che usavo la sua auto nei videogiochi. Tra salumi, gnocchetti e porceddu (il meglio della cucina leggera estiva), chiacchieriamo di auto, di gare, e della nuova Hyundai i30 TCR, l’auto che sta sviluppando  – insieme a al Customer Racing department manager Andrea Adamo – per correre l’anno prossimo nel TCR Series, un campionato (in pista) combattutissimo e sempre più interessante per le Case automobilistiche. Ci conferma che l’auto è “nata bene” e che sono al 70% dello sviluppo; dato che seguo anche quel campionato, devo ammettere che non vedo l’ora di vederlo in azione. Mi spiega anche che non c’è troppa differenza ormai tra una TCR e una WTCC, sia come prestazioni, sia come sensazioni di guida, e visto che le TCR costano un terzo, si spiega il successo di questa serie.

E RALLY SIA

Mi trovo a metà della prova speciale 13, una specie radura che assomiglia una pista di autocross, un “circuito nel circuito”, visto che fa parte di una tappa da 15 km. C’è gente ovunque, la maggior parte sardi, ma anche moltissimi stranieri. Tutti attrezzati con bandiere, cartelloni, Ichnusa più o meno ghiacciate e panini con salsiccia. Ci sono circa 2/3 paninari ad ogni prova, e questo è fantastico. Nulla di più lontano dal circus elitario della F1, questo è senza dubbio lo sport del popolo.

Sono cresciuto sulle strade del rally, ne ho visti a decine, ma veder passare la Hyundai di Dani Sordo sullo sterrato seguito da una nuvola galattica di polvere rossiccia mi fa rizzare i peli sulle braccia. È incredibile come suonano queste auto. Le nuove WRC sono così rabbiose e maleducate da far sembrare quelle dell’anno scorso delle semplici auto stradali con degli adesivi.

Ci saranno 31 gradi e sono in jeans e maglietta, ma non importa: mangio tantissima polvere, bevo una buona quantità di birra e mi godo la danza delle WRC sulla terra. Tuttavia, per il team Hyundai non è un weekend fortunatissimo: Hayden Paddon, leader del rally fino alla tappa 12, passa davanti a noi con una ruota storta e in fiamme, Thierry Neuville accusa problemi ai freni (fa davvero davvero caldo) e Dani Sordo è un po’ indietro in classifica. Ma quello della Sardegna è un rally difficile e crea problemi un po’ a tutti i team.

Hyundai WRC Sardegna 11Hyundai WRC Sardegna 11

CENA AL PARCO A CHIUSO

Vi risparmio la piscina e gli spritz pomeridiani, ma non la cena. Ci dirigiamo all’hospitality Hyundai, in riva la mare, dove arrivano le auto dei piloti mezze rotte: tocca ai meccanici lavorare. Sono incredibili, sembrano delle formiche sincronizzate: smontano un cambio, due ammortizzatori e ti rifanno l’assetto nel tempo che io impiego a mangiare un piatto di pecorino con le fave.
Neuville è in coda con me per il buffet, gli chiedo una foto ma con un gesto di mano (cortese, niente dito medio) mi fa capire che in questo momento non ne ha molta voglia.
L’ambiente è davvero fantastico: sono in mezzo ai meccanici, ai piloti, alle macchine, ai tecnici; mi sento immerso fino al midollo.

PODIO TIME

L’indomani attraversiamo cardi, ortiche e la steppa sarda per osservare la penultima tappa da vicino, dopodiché ci spostiamo ad Alghero per la premiazione. Il sole mi schiaffeggia, ma il podio sulla riva è strepitoso. Musica poco sobria, una folla di appassionati e le auto che sfilano una dopo l’altra, con champagne che vola a fiumi. Per la cronaca: il Rally di Sardegna l’ha vinto il giovanissimo Tanak sulla Fiesta M-Sport, seguito da Latvala su Toyota e Neuville sulla Hyundai i20. Mi commuovo quando vedo queste cose. Non immagino esattamente la felicità di vincere un rally di 310 km (solo di prove cronometrate), ma provo un’enorme empatia, oltre ad un’invidia immensa.

Ma la mia avventura non finisce qua, l’indomani mi aspetta un giro da copilota.


SONO IL COPILOTA DI DANI SORDO

Come un’oasi nel deserto, lo stand Hyundai Motorsport con la i20 WRC 2015 compare ai miei occhi in mezzo al nulla lunedì mattina. In effetti, le colline sarde sono secche, aride e silenziose come un vero deserto. Dani Sordo è tranquillo, rilassato, ed è pronto a scarrozzarci per 6 km di strada chiusa (un pezzo di prova speciale) per puro diletto, suo e nostro.
Non sono mai salito su una WRC e credo che un “giretto” sullo sterrato sia il battesimo più bello che si possa chiedere. Mi intuto, mi casco e mi calo nella i20. Sono molto agitato quando salgo su un’auto da corsa, ma questa volta sono tranquillo, perché non sono io a guidare. Non sono io ad avere la responsabilità, sono solo uno spettatore che si prepara e godersi l’esperienza. Naturalmente Dani non deve cercare il decimo, quindi sarò un giro “in sicurezza”, ma gli chiedo di spingere. Risposta? “Ok, if you want”.

Prima, seconda, terza: la i20 WRC scoppia, urla, si dimena, e intanto solleva nuvole di polvere e cammina forte verso la prima curva stretta. Cavolo se cammina. Quarta, quinta.

Arriva la prima curva: a me pare molto stretta, ma Dani è ancora sul gas, tanto che mi viene il dubbio di averla vista soltanto io. Forse Dani si è sbagliato, invece no. Ma la Hyundai frena, frena come se fosse su asfalto. In questo istante realizzo quello che queste WRC sono in grado di fare e mi sento subito più tranquillo: posso godermi il giro.
Il motore ronza nel mio interfono mentre Dani vola sue giù per la collina, con l’auto che salta a destra e a sinistra come un gatto, mangiandosi buchi e sassi grossi come montagne con una facilità inquietante. La cosa più incredibile è che la scocca rimane ferma, precisa, coesa, mentre sono le sospensioni a muoversi sotto di noi. Dove un’auto normale si spaccherebbe in mille pezzi alla metà della velocità, la i20 WRC fluttua esattamente come il maledetto tappeto volante di Aladin. Osservo Dani, come lavora coi piedi, con lo sterzo; cerco di godermi ogni istante di questa corsa. Stiamo viaggiando di traverso in quarta con la ruota posteriore destra mezza fuori e quella anteriore sinistra che pela la siepe, ma c’è ancora margine.

Il bello è che è chiaro che non c’è nulla di folle in quello che fa, nulla di spericolato: solo tanta, tanta consapevolezza.

Accidenti come guidano i rallysti. Finisce tutto troppo presto, avrei voluto fare una cinquantina di km, ma non importa. È un’esperienza che conserverò nel cuore, con tanto di video-ricordo. Ora posso tornare a mangiare il porcetto contento.

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Apple: con iOS 11 niente più iPhone al volante

A mali estremi, estremi rimedi. Le distrazioni sono esattamente uno dei maggiori problemi al volante di un’auto e una delle cause più abituali di incidenti stradali. E il mondo è sempre più connesso, con gli smartphone al primo posto nella lista delle distrazioni. Così Apple corre ai ripari e con il nuovo sistema operativo per dispositivi mobile iOS 11 bloccherà automaticamente l’iPhone mentre si è alla guida. Come?Nello specifico si tratta di un’estensione della modalità “Non disturbare” già presente sulle vecchie versioni di iOS che si chiamerà “Non disturbare mentre guida” e che continuerà a bloccare le chiamate, i messaggi di testo e le notifiche, trasformando in pratica l’iPhone in uno schermo nero mentre siamo alla guida.Ma la vera novità di questa funzione di sicurezza sarà il fatto che riconoscerà da sola quando stiamo guidando in modo da intervenire bloccando il sistema e inserendo una risposta automatica alle chiamate in entrata.Apple ha spiegato che il sistema “non disturbare mentre guida” utilizzerà diverse tecniche per capire quando siamo al volante analizzando le reti wi-fi che ci circondano, la nostra posizione, i nostri movimenti secondo il sistema GPS o l’inequivocabile fatto di essere connessi al bluetooth dell’auto.Salvo restando che rimarrà sempre possibile sbloccare manualmente questa funzione, anche se si sta guidando.
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Rolls-Royce, la storia della Casa britannica

Rolls-Royce è senza ombra di dubbio la Casa automobilistica più esclusiva del mondo. Nonostante questo il marchio britannico ha vissuto molti momenti bui (crisi di vendite e persino un fallimento) ed è tornato a brillare solo nel XXI secolo dopo essere entrato a far parte del gruppo BMW. Scopriamo insieme la storia del raffinato brand inglese.Rolls-Royce: la storiaLa storia della Rolls-Royce inizia ufficialmente nel 1904 quando Henry Royce, costruttore artigianale di automobili, realizza tre esemplari di una vettura dotata di un motore 1.8 bicilindrico. Uno di questi viene acquistato dal concessionario Henry Edmunds il quale, affascinato dalle caratteristiche tecniche del modello, decide di mettere in contatto Royce con Charles Rolls, uno dei più importanti rivenditori d’auto del Regno Unito.I due entrano in società e pochi mesi più tardi presentano la loro prima vettura – la 10 hp (la bicilindrica di Rolls rimarchiata ed impreziosita con la calandra a forma di tempio greco, ancora oggi elemento distintivo delle Rolls-Royce) – al Salone di Parigi.Nasce la Rolls-Royce LimitedIl 15 marzo 1906 vede la luce la Rolls-Royce Limited, frutto dell’intesa perfetta tra Rolls e Royce. Il primo si occupa delle pubbliche relazioni e della gestione finanziaria dell’azienda mentre il secondo realizza auto tecnicamente impeccabili.La prima auto della Rolls-Royce Limited è la 40/50 h.p. del 1907: la vettura, meglio nota come Silver Ghost, è caratterizzata da un motore a sei cilindri in linea (7.0, 7.4 dal 1910) elastico, silenzioso e affidabile. All’inizio del XX secolo è ritenuta dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori la migliore auto del mondo.La morte di Rolls e la Spirit of EcstasyIl 12 luglio 1910 Charles Rolls, appassionato di aeronautica, diventa il primo britannico a perdere la vita in un incidente aereo e Royce si ritrova a dover gestire l’azienda da solo.L’anno seguente debutta sui radiatori delle Rolls-Royce la mitica statuetta Spirit of Ecstasy, ancora oggi presente su tutte le vetture della Casa inglese.La Prima Guerra Mondiale e gli anni ’20Durante la Prima Guerra Mondiale l’azienda britannica si concentra sulla produzione di motori aeronautici e torna ad occuparsi di automobili nel 1919.Nel 1922 viene lanciata la Twenty, una Rolls-Royce più “economica” della Silver Ghost, e tre anni più tardi la Silver Ghost viene rimpiazzata dalla Phantom I, nient’altro che un’evoluzione dell’antenata dotata di un nuovo motore (un 7.7 a sei cilindri a valvole in testa).La svolta arriva nel 1929 con la Phantom II: stesso motore della prima Phantom ma abbinato ad un telaio completamente nuovo.L’acquisto di Bentley e la morte di RoyceNel 1931 la Rolls-Royce acquista gli acerrimi rivali della Bentley (dal secondo dopoguerra fino agli inizi del XXI secolo i modelli realizzati dalle due Case saranno praticamente identici) e due anni più tardi – il 22 aprile – scompare Henry Royce. Nello stesso anno il logo RR passa da rosso a nero: non per lutto (come erroneamente ritenuto da molti) ma per avere semplicemente un colore più sobrio. Il 1933 è anche l’anno della nascita del motore aeronautico Merlin, che verrà utilizzato da molti aerei militari durante la Seconda Guerra Mondiale.Il secondo dopoguerraLa produzione di vetture – interrotta durante la Seconda Guerra Mondiale – riprende nel 1946 e viene trasferita nello stabilimento di Crewe. Il primo modello nuovo è la Silver Wraith mentre nel 1949 vede la luce la Silver Dawn, la prima Rolls di sempre venduta anche con la carrozzeria (che prima andava acquistata a parte) e non solo con il telaio.La crisi degli anni ’50 e la rivoluzione Silver ShadowGli anni ’50 vedono una Rolls-Royce in crisi a causa di modelli raffinati ma tecnicamente obsoleti. Per vedere il primo modello a scocca portante (tecnologia introdotta dalla Lancia Lambda nel 1923 e presente fin dall’inizio degli anni ’50 su quasi tutte le vetture in commercio) bisogna attendere addirittura il 1965 e la Silver Shadow, ammiraglia che diventerà tra le più amate del marchio “british”.Il fallimento e la nazionalizzazioneIl costo elevato dello sviluppo del motore aeronautico RB211 porta nel 1971 (anno in cui nasce l’affascinante cabriolet Corniche) la Rolls-Royce al fallimento.L’azienda viene salvata dal governo britannico e nazionalizzata: la sezione auto viene separata e nasce la Rolls-Royce Motors.Nel 1975 viene svelata la coupé Camargue (dal design poco apprezzato) e cinque anni più tardi la Rolls-Royce Motors viene acquistata dal colosso industriale Vickers.La crisi degli anni ’80 e ’90Gli anni ’80 e ’90 vedono una Rolls-Royce nuovamente in crisi di vendite a causa di modelli tecnologicamente poco avanzati (l’unica innovazione degna di nota è la statuetta retraibile lanciata sulla Silver Spirit del 1980).Da Volkswagen a BMWNel 1998 – anno in cui debutta la Silver Seraph (prima Rolls-Royce V12 – motore BMW 5.4 – dal 1939) – Vickers decide di vendere Rolls-Royce e Bentley.I due brand vanno a Volkswagen ma la Casa di Wolfsburg non ha diritto al nome Rolls-Royce e allo stemma RR, di proprietà della Rolls-Royce plc (la sezione dedicata ai motori aeronautici) e ceduti a BMW. Si arriva quindi ad un accordo: Volkswagen mantiene Bentley e ha il diritto di produrre e vendere Rolls-Royce fino al 2002 e dal 2003 il marchio britannico passa nelle mani di BMW (che già nel 1998 fonda la Rolls-Royce Motors). Nel 2000 nasce l’ultima Corniche – la V – che è anche l’ultima Rolls di sempre prodotta nello storico stabilimento di Crewe, oggi quartier generale Bentley.La Rolls-Royce oggiGrazie a BMW la Rolls-Royce torna a brillare: il primo modello realizzato sotto la gestione bavarese – la Phantom – segna l’inizio del nuovo corso ed è ancora oggi in commercio (anche se la produzione è terminata ufficialmente lo scorso anno).Nel 2007 è la volta della Drophead (variante cabriolet della Phantom) mentre l’anno seguente tocca alla Coupé.La “piccola” Ghost (che condivide alcuni elementi con la BMW serie 7) debutta nella gamma Rolls-Royce nel 2010 e viene affiancata tre anni più tardi dalla versione coupé Wraith.
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Cecomp: un nuovo stabilimento a Piobesi Torinese

Cecomp – azienda di La Loggia (TO) nata nel 1978 e specializzata nella costruzione di attrezzature prototipali e per bassa produzione, “racing” ad alto livello, stampaggio lamiera e fornitura progetti chiavi in mano – ha inaugurato oggi un nuovo stabilimento a Piobesi Torinese. Un atelier riservato alla lavorazione di componenti in alluminio: dal magazzino ai laser 2D e 3D, dalle presse alle fasi di controllo e qualità.Dal 2012 ad oggi Cecomp ha investito oltre 40 milioni di euro (di cui 12 solo nello stabilimento di Piobesi Torinese) e dal 2014 l’azienda è passata da 190 a 410 dipendenti. Ora la società piemontese lavora con Alpine e Aston Martin.Paolo Forneris, CEO di Cecomp, durante l’inaugurazione del nuovo stabilimento ha illustrato l’attuale situazione del gruppo industriale piemontese (che comprende Icona, Model Master, Seltap e Osai) mentre il direttore commerciale Gianluca Forneris ha presentato un libro di quasi 400 pagine dedicato al padre Giovanni, fondatore della società nel 1978.La Cecomp è nota soprattutto per aver allestito scocche per la F1 (la Osella del 1980), i rally (le Lancia Delta S4 e Integrale) e il turismo (Alfa Romeo 155 DTM) ma ha anche realizzato, ad esempio, i modelli di stile della prima Renault Espace e lo sviluppo della Lancia Fulvia Concept. Senza dimenticare i modelli di stile in gesso della Fiat Uno e della Maserati Biturbo e le componenti della Mercedes SLS.
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