Monthly Archives: Gennaio 2017
Diselgate, l’EPA pronta ad accusare FCA. Marchionne: “Non siamo come VW”
Lo scandalo Diselgate che ha visto coinvolto il Gruppo Volkswagen potrebbe colpire anche FCA.Le ultime notizie che arrivano dagli Stati Uniti raccontano di EPA – Environmental Protection Agency – pronta ad accusare Fiat Chrysler Automobiles di aver utilizzato un software fraudolento capace di falsare le emissioni di oltre 100.000 veicoli tra SUV e pick-up. Possibile sanzione di 4,63 miliardi di dollariSecondo le indiscrezioni circolate, FCA potrebbe a questo punto andare incontro a sanzioni fino a 4,63 miliardi di dollari. E intanto i titoli del Gruppo hanno immediatamente fatto registrare un crollo vertiginoso, con tanto di sospensione per eccesso di ribasso, sia a Milano che a Wall Street. La replica di FCALa divisione US di FCA ha affermato: “Siamo dispiaciuti che l’EPA abbia deciso di emettere un avviso di violazione relativamente alle tecnologie di controllo delle emissioni impiegate sui motori 3 litri diesel sui veicoli light duty 2014-2016. FCA US intende lavorare con la nuova amministrazione per esporre il proprio caso e risolvere la vicenda in modo leale ed equo e per assicurare all’EPA e ai clienti di FCA US che i veicoli con motorizzazione diesel della società sono in regola con tutti i requisiti richiesti”. Le parole di MarchionneDal canto suo Sergio Marchionne ha replicato, secondo quanto riporta autonews, “Non siamo come VW. Dialoghiamo con l’EPA da più di un anno. Nessuno di quelli che lavorano per noi sarebbe così stupido da manomettere i test”.
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Lamborghini Aventador by Mcchip-dkr
L’ultimo progetto del preparatore McChip-dkr, noto per i suoi upgrade elettronici e con sede a Mechernich (Germania), è dedicato alla top di gamma di Sant’Agata Bolognese, la Lamborghini Aventador. Come se non bastassero i 750 CV e i 690 Nm di coppia erogati, di serie, dal 12 cilindri a V con 6,5 litri di cilindrata, il tuner teutonico ha deciso di mettere mano all’elettronica della supercar italiana. Istallato il nuovo software McChip-Dkr 2 ed eseguita qualche piccola modifica meccanica, la Aventador guadagna così un surplus di potenza di 42 CV extra e 41 Nm di coppia, raggiungendo quota 792 CV e 731 Nm di coppia. Uno scherzetto da 11.990 euro che i proprietari della Lamborghini Aventador dovranno pagare per migliorare le prestazioni della loro super sportiva.
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Bentley pronta a ibridizzare tutta la gamma
Bentley Motors ha in programma una semi-elettrificazione per tutta la gamma. Lo ha detto Wolfgang Duerheimer in occasione dell’Automotive News World Congress di Detroit dove ha specificato che non si tratterà di convertire la sua flotta in elettriche ma di passare all’ibrido.Perché se per molti la doppia alimentazione (benzina/elettrico) è un ponte di transizione verso il traguardo ‘zero emissioni’, per Bentley rappresenta invece la soluzione ideale che mette insieme i vantaggi dei due sistemi di propulsione.”PHEV a volte è indicata come una tecnologia di transizione che uscirà dal nostro modo abbastanza presto”, ha detto Duerheimer, “dal mio punto di vista, invece, la tecnologia ibrida plug-in offre il meglio dei due mondi.” E poi ha anche aggiunto “Per coprire lunghe distanze e per farlo da una città all’altra – e percorrere lunghe distanze negli Stati Uniti – credo che il motore a combustione ci seguirà per molto tempo”.Altro discorso, invece, per l’uso urbano dove il funzionamento in modalità EV risolverebbe molti problemi agli automobilisti, tra cui i divieti sempre più estesi per le auto più inquinanti.Di fatto la Casa inglese ha annunciato che già nel 2018 la Bentayga, prima SUV del marchio, verrà proposta con un powertrain ibrido plug-in. La seguirà, poi, la Continental GT (che alla faccia dei consumi e delle emissioni a Detroit si è presentata nella versione più potente di sempre, la Supersports da 710 CV) che verrà equipaggiata con un V6. Niente paura, però, ha precisato Duerheimer, grazie al motore elettrico in appoggio avrà le stesse prestazioni di un V8, con consumi ed emissioni ridotti, s’intende.E l’esperimento che il marchio di Crewe ha provato con proprio con la Bentayga Diesel? Visti i tempi duri che corrono per i motori a gasolio, chissà… (Fonte: Automotive News)
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Hyundai i10 2017: in promozione lancio da 8.950 euro
La piccola city car di Casa Hyundai entra nel 2017 con una versione rinnovata. Il restyling della i10 arriva negli showroom italiani Hyundai con nuove funzioni di sicurezza attiva, sistemi di connettività più avanzati e piccoli ritocchi estetici, tra cui l’inedita Cascading grille anteriore.Viene proposta con quattro diversi allestimenti, Classic, Comfort, Login e Style e tre motorizzazioni, il 1.0 e il 1.2 a benzina o, in alternativa, la soluzione bi-fuel con GPL 1.0.L’offerta speciale di lancio della Hyundai i10 2017 prevede una promozione in caso di rottamazione, con prezzi a partire da 8.950 euro per la versione Classic 1.0 MPI con climatizzatore.Per la i10 Login 1.0 MPI, che rimarrà probabilmente la best seller della gamma ad un prezzo di 9.950 euro, ci sono di serie, oltre al climatizzatore, la radio, il bluetooth, i comandi al volante e il cruise control, abbinati a fendinebbia e alle luci diurne a LED. Il porte aperte per vedere e provare la nuova Hyundai i10 nelle concessionarie italiane è fissato per questo week end, il 14 e 15 gennaio.Per l’occasione Andrea Crespi, Managing Director di Hyundai Company Italy Ha detto: “Quella di Hyundai i10 è una formula vincente che intendiamo riproporre per confermarne il successo sul mercato nazionale. Grazie ad un design rinnovato, un valido equipaggiamento di serie abbinato a praticità e comfort a bordo, abbiamo conquistato il gradimento di circa 40.000 clienti negli ultimi 3 anni, diventando import leader nel canale privati. Nel 2016 abbiamo raggiunto una quota superiore al 4% nel segmento A, uno dei più competitivi in assoluto, consegnando oltre 13mila esemplari alla clientela. Nel 2017, grazie ad un azzeccato restyling la Hyundai i10 riparte verso nuovi traguardi di tecnologia e sicurezza: in pratica, “Spazio alle emozioni” come sottolineato dalla campagna pubblicitaria di lancio”.
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Auto economiche: 10 proposte nuove e sotto i 15.000 euro
Basta dare un’occhiata al listino per trovare tante auto economiche adatte a chi cerca un mezzo nuovo ma non vuole spendere cifre esagerate.In questa guida all’acquisto troverete dieci proposte interessanti che costano meno di 15.000 euro.L’elenco delle dieci auto economiche più interessanti che costano meno di 15.000 euro è composto da citycar e piccole e da vetture provenienti dalla Germania, anche se non mancano proposte di altre nazioni. Di seguito troverete una breve descrizione e i prezzi di questi veicoli.Fiat Panda 0.9 TwinAir Lounge 14.650 euroLa Fiat Panda 0.9 TwinAir Lounge è, a nostro avviso, una delle proposte più interessanti tra quelle che si acquistano con meno di 15.000 euro.Il motore ha solo due cilindri ed è un po’ rumorosetto (per fortuna l’abitacolo ben insonorizzato e la taratura soffice degli ammortizzatori garantiscono un buon comfort nei lunghi viaggi) ma ha una cilindrata contenuta che consente di risparmiare sull’assicurazione RC Auto.La Fiat Panda 0.9 TwinAir Lounge è l’unica proposta turbo presente nella nostra guida all’acquisto: la sovralimentazione consente di avere tanti cavalli (85) e un mare di coppia (145 Nm), un’eccellente erogazione ai bassi regimi e prestazioni molto interessanti (12,1 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h).Ford Fiesta 1.2 3p. Black & White Edition 14.350 euroLa Ford Fiesta 1.2 3p. Black & White Edition è una piccola convincente caratterizzata da un look ancora oggi gradevole. A breve arriverà la nuova versione: approfittate dei forti sconti sul modello attuale.Piacevole da guidare ed economica da gestire, non convince alla voce “infotainment”: il display è piccolo, così come i pulsanti sulla consolle centrale.Hyundai i10 1.0 Style A/T 14.400 euroLa Hyundai i10 1.0 Style A/T è l’unica auto presente nella nostra guida all’acquisto dotata di cambio automatico.Poco scattante (“0-100” in 16,8 secondi) e un po’ rumorosetta quando si sale di giri, si riscatta con una dotazione di serie ricchissima. Qualche esempio? Alzacristalli elettrici posteriori, autoradio CD Mp3 USB Bluetooth, cerchi in lega, climatizzatore automatico, fendinebbia e sensori di parcheggio posteriori.Lancia Ypsilon 1.2 Gold 14.650 euroLa Lancia Ypsilon 1.2 Gold è una piccola chic molto amata dal pubblico femminile ma non bisogna prendere sottogamba i pessimi risultati (due stelle) ottenuti nei crash test Euro NCAP.Agile nel traffico e piacevole da guidare anche sui percorsi extraurbani, monta un motore silenzioso e robusto (ma non molto vivace).Opel Karl 1.0 GPL Innovation 14.900 euroLa Opel Karl 1.0 GPL Innovation, variante “gassata” della citycar teutonica, è la vettura più cara tra quelle analizzate nella nostra guida all’acquisto.Omologata cinque posti (ma con un divano posteriore poco accogliente), ospita sotto il cofano un propulsore privo di verve ai bassi regimi.Peugeot 208 PureTech GPL 3p. Access 14.550 euroLa Peugeot 208 PureTech GPL 3p. Access – versione a gas della piccola francese – è una “segmento B” versatile contraddistinta da un abitacolo accogliente.Il peso elevato penalizza l’agilità nel misto stretto e i consumi dichiarati non sono eccezionali: 15,6 chilometri con un metro cubo di GPL.Renault Clio 1.2 Zen 14.850 euroIl punto di forza della Renault Clio 1.2 Zen? Indubbiamente la praticità. L’auto straniera più amata dagli italiani offre tanto spazio per le gambe di chi si accomoda dietro e può vantare un bagagliaio particolarmente capiente.Per essere una piccola è piuttosto ingombrante (4,06 metri di lunghezza sono complicati da gestire nei parcheggi) ma è davvero difficile trovare in commercio una “segmento B” con un design più sexy.Smart fortwo 70 Urban 14.370 euroLa Smart fortwo 70 Urban è la regina della città: è lunga solo 2,70 metri e consuma pochissimo (20,4 km/l dichiarati nel ciclo urbano).L’abitacolo può accogliere solo due persone ma c’è tanto spazio per la testa degli occupanti più alti, il bagagliaio non è molto sfruttabile e il motore è povero di coppia. Non fatevi ingannare dalla trazione posteriore: alla guida non è divertente.Toyota Aygo 1.0 5p. x-wave 14.400 euroLa Toyota Aygo 1.0 5p. x-wave è una delle citycar più divertenti in commercio (pesa pochissimo ed è molto agile nelle curve) e oltretutto regala consumi incredibilmente bassi: 24,4 km/l.Poco adatta alle gite fuori porta per via di un bagagliaio minuscolo, ha un design aggressivo (a nostro avviso più convincente di quello delle gemelle Citroën C1 e Peugeot 108).Volkswagen Polo 1.0 5p. Trendline 13.500 euroLa Volkswagen Polo 1.0 5p. Trendline è l’auto più economica tra quelle analizzate nella nostra guida all’acquisto ma anche quella con la dotazione di serie più povera: i cerchi in lega e i fendinebbia sono optional.Il motore ha pochi cavalli (60) ma è abbastanza reattivo ai bassi regimi. Ottime le finiture, così come il comfort nei lunghi viaggi.
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Audi: nuovi motori e allestimenti per A4, Q7 e TT
In Casa Audi le prime novità del 2017 arriveranno per la best seller della famiglia, la A4, l’ammiraglia delle Suv, la Q7, e la coupé sportiva TT.Due nuove proposte meccaniche per la A4La berlina, anche nella sua versione familiare A4 Avant, amplia la gamma meccanica con l’arrivo di due nuovi propulsori: il 2.0 TDI quattro da 150 CV (4,2l/100 km e 109g di CO2 per km) che da ora rappresenta la nuova motorizzazione entry level con trazione integrale quattro, e il 2.0 TFSI quattro da 252 CV. Entrambe vengono offerte in abbinamento al cambio manuale a 6 rapporti. Il sistema a trazione integrale con tecnologia ultra adotta inoltre il sistema di gestione predittiva che, ogni 10 millisecondi, analizza i dati sulla dinamica di marcia, le condizioni stradali e il comportamento di guida facendo intervenire la trazione integrale solo quando necessario e riducendo cos’, di conseguenza i consumi.Audi Q7 Sport plusLa SUV grande dei quattro anelli (che presto sarà affiancata dalla variante sportiva Q8), aumenta le possibilità di personalizzazione introducendo in gamma una nuova variante Sport plus che riunisce l’equipaggiamento Business con optional sportivi che strizzano l’occhio alla gamma S Line. Sotto il profilo della sicurezza aggiunge il sistema di ausilio al parcheggio plus con telecamera per retromarcia posteriore, l’Audi Phone Box, l’Audi virtual cockpit, il climatizzatore automatico comfort a 4 zone e il rivestimento in Alcantara con logo S line ai sedili anteriori. L’Audi Q7 Sport Plus è disponibile con le motorizzazioni 3.0 TDI da 218 CV e 3.0 TDI 272 CV.Audi TT 2.0 TDI quattro S tronic da 184 CVE infine arrivano novità anche per la coupé sportiva Audi TT disponibile a partire da ora anche con la motorizzazione Diesel 2.0 TDI da 184 CV abbinata alla trazione integrale quattro e alla trasmissione automatica a doppia frizione S tronic a 6 rapporti. Con questa nuova combinazione sia la TT Coupé che la TT Roadster offrono prestazioni sportive. Con una coppia di 380 Nm, la Coupé accelera da 0 a 100 km/h in 6,7 secondi e raggiunge una velocità massima di 234 km/h, mentre la Roadster accelera da 0 a 100 km/h in 7 secondi e raggiunge una velocità massima di 230 km/h con consumi nel ciclo combinato NEDC rispettivamente di 5,2 litri e 5,4 litri ogni 100 chilometri. Per i clienti più esigenti, poi, la Audi TT è disponibile anche nella versione S line plus, caratterizzata, tra gli altri elementi, dai proiettori a LED, pacchetto S line exterior, cerchi da 19 pollici con logo RS, inserti in lacca lucida nera e pacchetto luci interne a LED.
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Seat: 2016 anno record per Martorell
Il 2016 è stato i miglior anno per la casa spagnola Seat dal 2007, prima della crisi economica. Oltre al successo dei suoi prodotti di punta – Ibiza e Leon – l’arrivo della nuova Seat Ateca ha dato un notevole impulso alle vendite di Martorell.Solo nella seconda metà del 2016 le consegne sono aumentate di un +5,3%, chiudendo l’anno a quota 410.200 auto vendute in tutto il mondo. Nello specifico, il uovo SUV iberico appena arrivato sul mercato ha già risollevato le vendite del marchio di un 2,6% rispetto al 2015, segnando così uno dei migliori risultati di tutto i Gruppo Volkswagen (del quale, tra l’altro, Seat continua ad essere il brand con i volumi di vendita inferiori). Dal lancio della Seat Ateca in estate, ne sono già state vendute un totale 24.200 unità.Il 2017 è l’anno della Arona, e della nuova IbizaAnche la compatta Leon (da cui è derivata la Ateca) continua a fare bene con 165.000 unità vendute nel 2016, l’equivalente di un +3% rispetto al 2015. Per essere arrivata alla fine del suo ciclo di vita, anche la Seat Ibiza – che quest’anno farà il salto generazionale declinandosi anche in un’inedita versione B-SUV, la Arona – continua a difendersi nel competitivo segmento delle piccole con 152.000 auto vendute nel 2016 (-0,9%). Vicina al pensionamento anche la Alhambra, che potrebbe in futuro essere sostituita da una versione più grande, a sette posti, della Ateca.Germania, Spagna e UK i migliori mercati per MartorellGeograficamente parlando l’Europa occidentale continua ad essere la zona di riferimento per Seat con 319.000 unità vendute lo scorso anno (+2,2%). La Germania è il primo mercato SEAT con 90.000 unità vendute nel 2016 (+2,5%), poi c’è la Spagna con 77.000 unità, terzo il Regno Unito dove Seat è cresciuta dello 0,5% lo scorso anno con 47.400 auto consegnate. Seguono Francia e Italia, in crescita. La sorpresa per Seat è arrivata però da paesi pi lontani, come la Turchia, dove il marchio di Martorell è cresciuto del 41,7% (19.700 unità vendute), in Israele ha visto un incremento del 6,2% e in Europa orientale le vendite sono cresciute del 8,2% (con Polonia e Ungheria in testa alla classifica).
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Trump, il Messico e le case automobilistiche: cosa potrebbe cambiare
La scorsa settimana Ford annunciava la cancellazione di 1,6 miliardi di dollari di investimenti destinati ad una nuova fabbrica in Messico. A distanza di poche ore rimbalzava tra i media anche la difesa di General Motors a un altro duro attacco del Tycoon che aveva minacciato di infliggere dazi fino al 35% sulle auto prodotte nel paese confinante e poi rivendute in territorio a Stelle e Strisce. Poco importa se l’Ovale Blu, nel suo tentativo di pace di fronte allo scenario bellico messo in scena dal neo presidente Trump, abbia taciuto su altri 2,5 mln di dollari pronti per gli investimenti messicani.E poi c’è FCA che, ancor prima di esser presa di mira direttamente dall’ex imprenditore, si è affrettata ad informare dei suoi 940 milioni di Euro e 2.000 posti di lavoro già messi in conto per l’industria statunitense. Poco importa, anche in questo caso, che oltre il 95% della produzione messicana dei marchi del Gruppo sia comunque destinata proprio agli USA.Il fatto che lo stesso governo giapponese sia sceso in campo a difendere Toyota, anch’essa nel mirino dei tweet avvelenati di Mr. President, dimostra che la minaccia arrivata dalla Trump Tower di New York va presa sul serio ed è reale, tanto quanto l’imponente delocalizzazione industriale (non solo del settore automotive) in una regione economicamente conveniente come la lingua di terra che unisce le due Americhe. Tanto da diventare il quarto esportatore e il settimo fabbricante di auto al mondo.Ma non si tratta solo di nazionalismo e protezionismo, è anche una questione elettorale. Per la sua elezione Trump deve infatti essere riconoscente alla Rust Belt (cintura di ruggine), regione da cui sono arrivati migliaia di voti, in altre parole Detroit, la culla dell’industria automobilistica statunitense.E in tutto ciò non sono esclusi i marchi stranieri, molti dei quali producono in Messico e vendono negli USA. Il pericolo, infatti, potrebbe arrivare dalla minacciata rinegoziazione del NAFTA, trattato del libero commercio che dal 1994 regola gli scambi tra Stati Uniti, Canada e Messico e che prevede che qualsiasi automobile fabbricata in uno stabilimento messicano e che sia assemblata con almeno il 65% di componenti provenienti dalla regione, non paghi nessun tipo di tassa speciale se venduta negli altri due paesi (USA e Canada).Se a ciò si aggiungono un risparmio nella produzione pari al 40% e una serie di trattati di libero commercio che il Messico ha con 50 paesi, tra cui anche l’Europa, si capisce bene l’invasione messicana da parte dell’industria automobilistica che negli ultimi dieci anni può contare ben 20 miliardi di dollari di investimenti. Dal 2009 al 2015 il Messico è passato a da 1,56 milioni di auto prodotte a 3,56 mln di unità. E l’80% di queste sono dirette all’estero, di cui la maggior parte vanno negli USA (il 77%).Nissan, Honda, Toyota, Chrysler, Fiat, General Motors e da più recente anche Mazda e Audi (che proprio in Messico, a Puebla, ha il secondo impianto industriale del Gruppo VW dopo quello di Wolfsburg), fanno parte della Trump’s list. Senza contare che anche Daimler e BMW hanno intenzione di aggiungersi alla festa a partire, rispettivamente, dal 2017 e dal 2019. E poi non bisogna dimenticare tutti i marchi fornitori che hanno seguito a ruota i grandi marchi automotive accompagnandoli in Messico.Insomma, le conseguenze di una rinegoziazione statunitense non dovrebbero essere poi così catastrofiche, perché l’aumento dei dazi e delle tariffe imposti dal governo americano dovrebbe essere spropositato per poter influire pesantemente su tali volumi di commercio, soprattutto a breve termine. D’altra parte, però, si potrebbero cancellare progetti importanti, come nel caso di Ford.
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Trump, il Messico e le case automobilistiche: cosa potrebbe cambiare per alcuni marchi
La scorsa settimana Ford annunciava la cancellazione di 1,6 miliardi di dollari di investimenti destinati ad una nuova fabbrica in Messico. A distanza di poche ore rimbalzava tra i media anche la difesa di General Motors a un altro duro attacco del Tycoon che aveva minacciato di infliggere dazi fino al 35% sulle auto prodotte nel paese confinante e poi rivendute in territorio a Stelle e Strisce. Poco importa se l’Ovale Blu, nel suo tentativo di pace di fronte allo scenario bellico messo in scena dal neo presidente Trump, abbia taciuto su altri 2,5 mln di dollari pronti per gli investimenti messicani.E poi c’è FCA che, ancor prima di esser presa di mira direttamente dall’ex imprenditore, si è affrettata ad informare dei suoi 940 milioni di Euro e 2.000 posti di lavoro già messi in conto per l’industria statunitense. Poco importa, anche in questo caso, che oltre il 95% della produzione messicana dei marchi del Gruppo sia comunque destinata proprio agli USA.Il fatto che lo stesso governo giapponese sia sceso in campo a difendere Toyota, anch’essa nel mirino dei tweet avvelenati di Mr. President, dimostra che la minaccia arrivata dalla Trump Tower di New York va presa sul serio ed è reale, tanto quanto l’imponente delocalizzazione industriale (non solo del settore automotive) in una regione economicamente conveniente come la lingua di terra che unisce le due Americhe. Tanto da diventare il quarto esportatore e il settimo fabbricante di auto al mondo.Ma non si tratta solo di nazionalismo e protezionismo, è anche una questione elettorale. Per la sua elezione Trump deve infatti essere riconoscente alla Rust Belt (cintura di ruggine), regione da cui sono arrivati migliaia di voti, in altre parole Detroit, la culla dell’industria automobilistica statunitense.E in tutto ciò non sono esclusi i marchi stranieri, molti dei quali producono in Messico e vendono negli USA. Il pericolo, infatti, potrebbe arrivare dalla minacciata rinegoziazione del NAFTA, trattato del libero commercio che dal 1994 regola gli scambi tra Stati Uniti, Canada e Messico e che prevede che qualsiasi automobile fabbricata in uno stabilimento messicano e che sia assemblata con almeno il 65% di componenti provenienti dalla regione, non paghi nessun tipo di tassa speciale se venduta negli altri due paesi (USA e Canada).Se a ciò si aggiungono un risparmio nella produzione pari al 40% e una serie di trattati di libero commercio che il Messico ha con 50 paesi, tra cui anche l’Europa, si capisce bene l’invasione messicana da parte dell’industria automobilistica che negli ultimi dieci anni può contare ben 20 miliardi di dollari di investimenti. Dal 2009 al 2015 il Messico è passato a da 1,56 milioni di auto prodotte a 3,56 mln di unità. E l’80% di queste sono dirette all’estero, di cui la maggior parte vanno negli USA (il 77%).Nissan, Honda, Toyota, Chrysler, Fiat, General Motors e da più recente anche Mazda e Audi (che proprio in Messico, a Puebla, ha il secondo impianto industriale del Gruppo VW dopo quello di Wolfsburg), fanno parte della Trump’s list. Senza contare che anche Daimler e BMW hanno intenzione di aggiungersi alla festa a partire, rispettivamente, dal 2017 e dal 2019. E poi non bisogna dimenticare tutti i marchi fornitori che hanno seguito a ruota i grandi marchi automotive accompagnandoli in Messico.Insomma, le conseguenze di una rinegoziazione statunitense non dovrebbero essere poi così catastrofiche, perché l’aumento dei dazi e delle tariffe imposti dal governo americano dovrebbe essere spropositato per poter influire pesantemente su tali volumi di commercio, soprattutto a breve termine. D’altra parte, però, si potrebbero cancellare progetti importanti, come nel caso di Ford.
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Toyota e Ford insieme per mettere fine all’uso dello smartphone durante la guida
L’uso dello smartphone durante la guida è una pratica purtroppo diffusissima. Non bastano leggi, sanzioni e campagne di sensibilizzazione per indurci a riporre il nostro smartphone in un cassettino e prenderlo solo quando si è arrivati a destinazione.Siamo ossessionati da lui e per questo diventiamo un pericolo per noi stessi e per chi ci sta attorno. A tal proposito, Ford Motor Company e Toyota Motor Company hanno costituito lo SmartDeviceLink Consortium: un’organizzazione no-profit per lo sviluppo e la gestione di una piattaforma software open source che si pone l’obiettivo di dare ai consumatori l’opportunità di accedere e controllare le applicazioni dei propri smartphone nei momenti trascorsi al volante.Mazda Motor Corporation, il Gruppo PSA, Fuji Heavy Industries Ltd. (FHI) e Suzuki Motor Corporation sono stati i primi costruttori d’automobili ad aderire al consorzio, mentre Elektrobit, Luxoft, e Xevo i primi fornitori a divenirne parte. Inoltre, Harman, Panasonic, Pioneer e QNX hanno firmato lettere di intenti per l’adesione. Comandi vocali e touchscreen dell’autoSmartDeviceLink fornirà ai consumatori un facile accesso alle applicazioni del proprio smartphone utilizzando, in modo integrato, i comandi vocali e il touchscreen dell’auto. Adottando una piattaforma open source sarà possibile per le case automobilistiche e i fornitori utilizzare uno standard uniforme di riferimento per l’integrazione delle app.Gli sviluppatori ne potranno trarre un notevole vantaggio perché potranno concentrarsi maggiormente sulla creazione di una migliore experience per i clienti, integrando una soluzione unica di connessione per l’utilizzo dell’applicazione da parte di tutti i costruttori d’automobili partecipanti.“Al centro della decisione di Ford di creare SmartDeviceLink vi è la scelta di incoraggiare il percorso dell’innovazione tecnologica, e questo consorzio rappresenta un importante passo verso questo obiettivo”, ha commentato Doug VanDagens, Global Director, Ford Connected Vehicle and Services, e membro del Consiglio del Consorzio. “I consumatori saranno posti al centro, beneficiando di ulteriori app innovative, nate da una maggiore collaborazione tra le aziende e dall’impegno degli sviluppatori”.Grazie a questo nuovo livello di integrazione, gli automobilisti potranno utilizzare le loro applicazioni preferite durante la guida in modo più semplice e comodo. Dal La tecnologia SmartDeviceLink si basa sul contributo di Ford reso attraverso il software AppLink™ per la comunità open source rilasciato nel 2013. Il Ford AppLink è attualmente disponibile su oltre 5 milioni di veicoli a livello globale.
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