Monthly Archives: Dicembre 2015
Lamborghini Huracan N-Largo by Novitec Torado
La sezione Torado del tuner tedesco Novitec, quella specializzata nel trattamento delle supercar di Sant’Agata Bolognese, ha presentato uno speciale klit carrozzeria per la “baby Lambo”, la Huracán, che ne allarga l’aspetto.12 cm più largaGrazie al Kit in questione la Lamborghini Huracán guadagna ben 12 cm in larghezza rispetto al modello di serie. Con questo aumento di dimensioni aumenta anche la capacità dei passaruota, il che ha permesso a Novitec di montare degli esclusivi cerchi in lega da 21 pollici al posteriore (con pneumatici Pirelli P Zero 325/25 ZR) e da 20 pollici all’anteriore (con pneumatici Pirelli P Zero 245/30 ZR).Upgrade da 860 CVOltre all’aspetto estetico, anche la meccanica della Lamborghini Huracán subisce importanti modifiche. Grazie alle modifiche al sistema di sovralimentazione e ad un nuovo sistema di scarico, il V10 da 5,2 litri aumenta la sua potenza fino a ben 860 CV con la coppia massima che sale a 960 Nm.Per migliorare la dinamica, infine, Novitec ha introdotto molle sportive che ribassano l’assetto della Huracán di 35 mm. La Lamborghini Huracan N-Largo by Novitec Torado verrà prodotta in soli 25 esemplari.
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Vinci una 500 con myFiat
È partito ieri, fino al 29 febbraio 2016, “Vinci una 500 con myFiat”, il nuovo concorso riservato a clienti Fiat, organizzato in collaborazione tra Fiat e Mopar.Tra i vari premi in palio per il contest, che saranno estratti il 31 marzo prossimo, c’è anche la Nuova Fiat 500 equipaggiata con un allestimento speciale ricco di accessori Mopar e con pacchetto di manutenzione “Mopar® Vehicle Protection” (che prevede un piano a copertura dei costi di manutenzione programmata per 5 anni o 75.000 km.).Le iscrizioni sono riservate ai clienti di una vettura Fiat, con immatricolazione fino a 10 anni prima, che si registrano su myFiat.In palio una Fiat 500 Lounge 1.2 da 65 CV personalizzata MoparAl fortunato vincitore del primo premio andrà una Fiat 500 1.2 da 69 CV caratterizzata da una livrea Bianco Gelato e in allestimento Lounge, resa ancora più esclusiva dall’adozione di numerosi accessori originali Mopar tra cui il kit cromato (calotte degli specchietti, modanatura sul cofano e portatarga) e kit cerchi in lega da 16” (bicolore, nero e grigio opaco, e completi di pneumatici e coprimozzi).Inoltre, il design esterno è reso ancora più prezioso dallo spoiler posteriore, dalle fasce paracolpi con logo “500” di colore nero e sticker laterali neri. Completano il look i particolari tappi-valvole degli pneumatici con logo “Fiat” e, all’interno, la pedaliera sportiva in alluminio, I sovratappeti in moquette nera, il batticalcagno in acciaio e il set di due cover Chevron per le chiavi della vettura.
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Knight Rider Heores: il ritorno di Supercar?
Questo video potrebbe essere l’anticipo di “Knight Rider Heores”. Di che si tratta? Ancora nessuno lo sa con certezza, le informazioni ufficiali scarseggiano, ma tutto sembrerebbe puntare su un ritorno, televisivo o cinematografico, di Supercar.Ciò che risulta chiaro ed evidente è che sia David Hasselhoff che KITT (Knight Industries Two Thousand) in veste totalmente originale, parteciperanno al progetto, come nella famosa serie degli Anni ’80!In questo misterioso trailer apparso sulla rete (www.knightriderheroes.com) l’attore americano, nei panni di un Michael Knight un po’ invecchiato e la sua misteriosa auto parlante riappaiono dal passato perfettamente conservati e promettendo qualcosa di nuovo… Di cosa si tratterà?
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Dan Gurney: pilota e non solo
Dan Gurney non è stato un pilota come tutti gli altri: è stato il primo uomo al mondo a vincere in F1, con le Sport, in Formula Indy e nella NASCAR, ha conquistato una 24 Ore di Le Mans inaugurando la tradizione dello champagne sul podio, ha trionfato come proprietario di team ed è stato anche un inventore.Scopriamo insieme la storia del driver statunitense: non ha mai vinto un Mondiale con le monoposto ma era l’unico pilota ad essere temuto da Jim Clark (due volte iridato nel Circus). Senza dimenticare che a parità di vettura è stato capace di tenersi dietro due campioni del mondo.Dan Gurney: la storiaDan Gurney nasce il 13 aprile 1931 a Port Jefferson (USA). Figlio di un cantante lirico e nipote di un produttore di cuscinetti a sfera, si trasferisce dopo il diploma in California con la famiglia, si arruola nell’esercito e combatte nella Guerra di Corea.Le prime gareAppassionato di auto, inizia a correre il 23 ottobre 1955 con una Triumph TR2 a Torrey Pines chiudendo in 10° posizione. La prima vittoria arriva invece a Riverside il 22 settembre 1957 con una Chevrolet Corvette.Le brillanti prestazioni mostrate da Dan Gurney nelle corse statunitensi convincono Luigi Chinetti, importatore Ferrari negli USA, ad offrirgli un sedile per la 24 Ore di Le Mans 1958. L’avventura al volante della 250 TR del driver “yankee” termina dopo sette ore a causa di un incidente del compagno di team – il connazionale Bruce Kessler – ma la quinta posizione assoluta guadagnata prima del cambio pilota gli permette di farsi conoscere nell’ambiente.La prima vittoria importante e la F1La prima vittoria importante per Gurney arriva alla 12 Ore di Sebring 1959 con una Ferrari 250 TR59 guidata insieme ai connazionali Chuck Daigh e Phil Hill e al belga Olivier Gendebien.Il debutto in F1 per Dan Gurney, sempre con la Ferrari, risale al 5 luglio 1959 al GP di Francia (ritiro per un problema al radiatore). Nel corso della stagione sale sul podio nel secondo GP disputato (2° in Germania) e arriva terzo in Portogallo risultando più lento del collega britannico Tony Brooks e di Hill, giocandosela alla pari con Gendebien e facendo meglio dell’inglese Cliff Allison.Nel 1960 – anno in cui con le Sport conquista la 1.000 km del Nürburgring insieme al britannico Stirling Moss al volante di una Maserati Tipo 61 – passa alla BRM: riesce a tagliare una sola volta il traguardo (10° in Gran Bretagna) e offre prestazioni meno convincenti dei compagni di scuderia (l’inglese Graham Hill e lo svedese Joakim Bonnier).L’era PorscheDan Gurney si trasferisce alla Porsche nel 1961: surclassa i due coéquipier (Bonnier e il tedesco Hans Herrmann) e conquista tre secondi posti (Francia, Italia e USA). L’anno seguente – impreziosito dal trionfo alla 3 Ore di Daytona con una Lotus 19 e dal debutto nella categoria NASCAR – fa ancora meglio: ancora più rapido di Bonnier, ottiene la prima vittoria in F1 in Francia.L’era Brabham e IndianapolisNel 1963, dopo aver debuttato l’anno precedente alla 500 Miglia di Indianapolis al volante di un’agile monoposto Thompson dotata di un motore posteriore, convince la Lotus a partecipare alla celebre corsa statunitense con una vettura dotata della stessa configurazione tecnica. Colin Chapman ottiene il secondo posto con Clark (che avrebbe dovuto vincere, considerando la bandiera nera ricevuta in gara dal vincitore Parnelli Jones) mentre Dan si piazza in settima posizione.Nello stesso anno Dan Gurney vince la 500 km di Bridgehampton tra le GT con una Shelby Cobra mentre in F1 corre con la Brabham: se la cava meglio del compagno australiano (nonché fondatore del team) Jack Brabham e sale sul podio in tre occasioni (due secondi posti in Olanda e Sudafrica).Il 1964 è l’anno in cui Gurney conquista due GP (Francia e Messico) surclassando il coéquipier Jack ma la sua stagione migliore in F1, a nostro avviso, è quella del 1965: un’annata che coincide con l’assenza di vittorie ma con tanti piazzamenti (due secondi posti negli USA e in Messico e tre terzi posti) che gli permettono di terminare il Mondiale in quarta posizione risultando più rapido di Brabham, del neozelandese Denny Hulme e – nel GP d’Italia – del nostro Giancarlo Baghetti.Mettersi in proprioDan Gurney fonda nel 1965 il team All American Racers e nel 1966 debutta in F1 con una monoposto da lui costruita: la Eagle. Nella prima stagione ottiene come migliori piazzamenti due quinti posti in Francia e in Messico ma si riscatta l’anno seguente con il trionfo in Belgio e con il terzo posto in Canada.Le MansSempre nel 1967 arriva la vittoria alla 24 Ore di Le Mans con la Ford GT40 (provvista di una “bolla” sul tetto per ospitare Dan, alto oltre 1,90 metri) insieme al connazionale A. J. Foyt. Durante i festeggiamenti sul podio Gurney inizia a scuotere la bottiglia di champagne innaffiando tutti i presenti e inaugurando quella che diventerà una tradizione nel motorsport.Il casco integraleAlla 500 Miglia di Indianapolis del 1968 Dan Gurney (2° al traguardo) è il primo pilota della storia ad indossare un casco integrale: l’elmetto Star della Bell debutta in F1 sempre con il pilota statunitense in Germania. L’ultima stagione del driver “yankee” al volante della Eagle è intervallata da un GP d’Olanda disputato con la Brabham e si conclude nelle ultime tre gare dell’anno con la McLaren (con cui arriva quarto negli USA).Gli ultimi anni da pilotaNel 1969 – anno del matrimonio di Dan con Evi Butz, ragazza tedesca impiegata nell’ufficio stampa Porsche – arriva un altro secondo posto a Indianapolis. L’anno seguente conclude la sua avventura nel Circus con tre GP corsi con la McLaren (sesto nel GP di Francia e prestazioni peggiori di Hulme) e ottiene le ultime vittorie in Can-Am a Mosport e a St. Jovite. Dopo questi trionfi il ritiro.Dopo le corseDan Gurney continua a far parlare di sé anche fuori dall’abitacolo. Nel 1971 inventa il Gurney Flap – un’appendice mobile (già brevettata nel 1931, a dire il vero) che incrementa moltissimo la deportanza usata anche sugli elicotteri – mentre quattro anni più tardi riesce finalmente a vincere la 500 Miglia di Indianapolis come proprietario del team All American Racers grazie al trionfo di Bobby Unser con la Eagle.Nel 1979 contribuisce a creare il campionato CART (diventato Champ Car nel 2004 e terminato nel 2008) e negli anni ’90 grazie alla Eagle motorizzata Toyota porta a casa con il suo team la 12 Ore di Sebring del 1992 (con l’argentino Juan Manuel Fangio II e il britannico Andy Wallace) e la 24 Ore di Daytona del 1993 con un trio statunitense composto da Mark Dismore, P.J. Jones e Rocky Moran.L’ultima creazione di Dan Gurney è la moto Alligator del 2002: una due ruote dallo stile originale che unisce i vantaggi delle custom a quelli delle sportive.
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Star Wars in F1
Il grande giorno è arrivato: oggi – 16 dicembre 2015 – esce nei cinema Star Wars: Il risveglio della forza. Per celebrare l’uscita del settimo capitolo di una delle saghe cinematografiche più famose di tutti i tempi abbiamo deciso di tornare indietro di dieci anni, quando il lancio di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith nel 2005 coinvolse direttamente il mondo della F1 e più precisamente la Red Bull. Scopriamo insieme la storia di quei giorni.Star Wars e la F1: la storia della Red Bull al GP di Monte Carlo 2005Lucasfilm e 20th Century Fox presentano ufficialmente Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith domenica 15 maggio 2005 al Festival di Cannes e decidono di sfruttare il GP di Monte Carlo di F1, in programma il weekend successivo a pochi chilometri di distanza, per promuovere il film.Come? Contattando una giovane e ambiziosa scuderia austriaca, la Red Bull (alla prima stagione nel Circus), e sponsorizzandola per una sola gara attraverso una livrea ispirata alla saga di fantascienza più nota di sempre.Giovedi 19 maggio 2005L’atmosfera al GP di Monte Carlo 2005 – sesta tappa del Mondiale F1 – non è delle più allegre: il principe Ranieri III è scomparso da un mese e per questo motivo la famiglia Grimaldi non si presenta alla corsa. A regalare un tocco di allegria in pista ci pensa la Red Bull, che porta ai box il creatore di Star Wars George Lucas, meccanici vestiti da Stormtrooper e due figuranti: uno vestito da Darth Fener, l’altro da Chewbecca.Il weekend di gara – che non vede al via le BAR, squalificate dopo essere state trovate con un serbatoio nascosto dopo il GP di San Marino – inizia bene per la Red Bull RB1: la prima monoposto realizzata dal team austriaco, dotata di un affidabile motore V10 Cosworth, ottiene il terzo miglior tempo nelle prove libere 1 (con il collaudatore austriaco Christian Klien) e nelle prove libere 2 (con il britannico David Coulthard).Sabato 21 maggio 2005La Red Bull griffata Star Wars inizia il sabato con un incidente: Coulthard, dopo essere stato tamponato da Jacques Villeneuve (Sauber), colpisce a sua volta Ralf Schumacher (Toyota).La situazione migliora nelle qualifiche del GP di Monte Carlo 2005: il driver scozzese conquista il 7° miglior tempo mentre il suo compagno di squadra – il nostro Vitantonio Liuzzi – deve accontentarsi del 12° tempo.In serata al Grimaldi Forum del Principato di Monaco si tiene un party esclusivo organizzato da Lucasfilm e 20th Century Fox preceduto dalla proiezione di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith.Domenica 22 maggio 2005La livrea di Star Wars non porta fortuna alle Red Bull durante il GP di Monte Carlo 2005: al 24° giro Coulthard è costretto al ritiro dopo essere stato tamponato da Michael Schumacher mentre alla 59° tornata Liuzzi fora in seguito al contatto con un guard rail.Dopo cinque gare consecutive a punti la Red Bull chiude per la prima volta a quota zero: la corsa viene vinta da Kimi Räikkönen su McLaren mentre si segnala il primo podio in carriera di un certo Mark Webber su Williams.
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Alfa Romeo, la storia del Biscione in F1
L’Alfa Romeo è un pezzo di storia della F1: la Casa del Biscione ha disputato nove stagioni nel Circus conquistando oltretutto i primi due Mondiali di sempre. Scopriamo insieme l’evoluzione del marchio lombardo nella classe regina del motorsport.Alfa Romeo in F1: 1950L’Alfa Romeo si presenta al via del primo Mondiale F1 della storia, quello del 1950, da favorita dopo i numerosi successi ottenuti nel secondo dopoguerra nella categoria Grand Prix. La vettura scelta per correre – la 158 (nata ufficialmente nel lontano 1938) – monta un eccezionale motore 1.5 sovralimentato a otto cilindri in linea.Nel primo GP di sempre – quello di Gran Bretagna (disputato il 13 maggio a Silverstone) – si assiste ad un dominio del Biscione: le quattro monoposto schierate – guidate dall’argentino Juan Manuel Fangio, dal britannico Reg Parnell e dai nostri Luigi Fagioli e Giuseppe Farina – monopolizzano i primi quattro posti della griglia e il podio vede tre piloti del marchio lombardo: Farina (autore della pole), Fagioli e Parnell.A Monte Carlo Fangio, favorito per il titolo iridato ma fermato in Inghilterra per un perdita d’olio, si riscatta con una vittoria condita da una pole mentre in Svizzera, dopo essere di nuovo partito davanti a tutti, deve ritirarsi nuovamente per un problema al motore e lascia la vittoria a Farina e la seconda piazza a Fagioli.Il duello in casa Alfa Romeo nel Mondiale F1 tra Farina e Fangio prosegue in Belgio con il successo dell’argentino e il secondo posto di Fagioli. Il pilota sudamericano conquista la vetta del campionato vincendo in Francia (con Fagioli ancora secondo) e sfruttando il ritiro per noie meccaniche di Farina.Il titolo Piloti viene deciso nell’ultima gara in Italia: a Monza Fangio ottiene la pole ma si deve ritirare per un problema al cambio e cede la vittoria della corsa (con Fagioli terzo) e del campionato a Farina.F1 1950 – La classifica del Mondiale Piloti
1 GIUSEPPE FARINA (ALFA ROMEO) 30 PUNTI
2 Juan Manuel Fangio (Alfa Romeo) 27 punti
3 Luigi Fagioli (Alfa Romeo) 24 punti
4 Louis Rosier (Talbot Lago) 13 punti
5 Alberto Ascari (Ferrari) 11 punti11 Reg Parnell (Alfa Romeo) 4 puntiAlfa Romeo in F1: 1951L’Alfa Romeo schiera per il Mondiale F1 1951 la 159, un’evoluzione della 158 più potente e con sospensioni posteriori riviste. Fangio, deluso dal titolo perso l’anno prima all’ultima gara, fa subito capire di voler recitare un ruolo da protagonista dominando in Svizzera (pole position e vittoria) lasciando a Farina la terza posizione.Il pilota torinese si riscatta in Belgio salendo sul gradino più alto del podio (Fangio in pole ma 9°) mentre in Francia è Fagioli a trionfare in coppia con il driver sudamericano autore della pole (all’epoca era permesso cambiare guidatore durante un GP: i punti conquistati venivano divisi equamente).Il GP di Gran Bretagna del 1951 è la prima gara europea nella storia della F1 che non viene vinta dall’Alfa Romeo: Fangio, tuttavia, riprende il comando del Mondiale grazie al secondo posto unito al ritiro di Farina. Anche in Germania il pilota argentino deve accontentarsi della seconda piazza ma ha come nuovo rivale Alberto Ascari, al volante di una Ferrari sempre più in forma.In Italia le cose si complicano: l’unico pilota del Biscione a salire sul podio è Felice Bonetto (3°) mentre Fangio (in pole ma frenato da un guasto al motore) è sempre in testa ma con pochi punti di vantaggio su Ascari.Anche il Mondiale F1 1951 si decide all’ultima gara in Spagna: Ascari conquista la pole ma la sua Ferrari consuma troppo gli pneumatici. Fangio ne approfitta per conquistare GP (corredato dal 3° posto di Farina) e titolo iridato.F1 1951 – La classifica del Mondiale Piloti
1 JUAN MANUEL FANGIO (ALFA ROMEO) 31 PUNTI
2 Alberto Ascari (Ferrari) 25 punti
3 José Froilán González (Talbot Lago/Ferrari) 24 punti
4 Giuseppe Farina (Alfa Romeo) 19 punti
5 Luigi Villoresi (Ferrari) 15 punti
8 Felice Bonetto (Alfa Romeo) 7 punti
11 Luigi Fagioli (Alfa Romeo) 4 punti
12 Consalvo Sanesi (Alfa Romeo) 3 punti17 Toulo de Graffenried (Alfa Romeo) 2 puntiIl ritiro e il ritornoAl termine del Mondiale F1 1951 l’Alfa Romeo decide di ritirarsi dal Circus per via dei crescenti costi e della maggiore competitività della Ferrari. Negli anni ’60 e ’70 alcune monoposto montano motori del Biscione ma per vedere la Casa lombarda tornare come costruttrice bisogna attendere il 1979.Alfa Romeo in F1: 1979L’Alfa Romeo che si presenta al via del Mondiale F1 1979 è molto diversa dal Biscione dominatore delle prime due stagioni del Circus. Il team – gestito da Autodelta – schiera la monoposto 177, dotata di un motore 3.0 boxer 12 cilindri aspirato, e la affida inizialmente solo al nostro Bruno Giacomelli.Bisogna attendere il sesto GP della stagione, in Belgio, per vedere scendere finalmente in pista la vettura: a Zolder Giacomelli parte 14° ma si ritira per un incidente. Dopo aver saltato Monte Carlo la Casa lombarda torna in pista in Francia e Bruno taglia per la prima volta il traguardo terminando la corsa in 17° posizione.L’Alfa Romeo si ripresenta nel Mondiale F1 1979 solo nelle ultime tre gare stagionali con la più evoluta 179 ma ottiene come miglior risultato un 12° posto in Italia con la “vecchia” 177 grazie a Vittorio Brambilla.F1 1979 – La classifica del Mondiale Piloti
1 JODY SCHECKTER (FERRARI) 51 PUNTI
2 Gilles Villeneuve (Ferrari) 47 punti
3 Alan Jones (Williams) 40 punti
4 Jacques Laffite (Ligier) 36 punti5 Clay Regazzoni (Williams) 29 puntiF1 1979 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 FERRARI 113 PUNTI
2 Williams-Ford Cosworth 75 punti
3 Ligier-Ford Cosworth 61 punti
4 Lotus-Ford Cosworth 39 punti5 Tyrrell-Ford Cosworth 28 puntiAlfa Romeo in F1: 1980Dopo un 1979 di “prova” l’Alfa Romeo affronta tutto il Mondiale F1 1980 con la 179 sperimentata l’anno prima sponsorizzata da Marlboro. L’anno inizia bene in Argentina grazie al quinto posto di Giacomelli che regala al Biscione i primi punti Costruttori della sua storia.Il resto della stagione non è particolarmente entusiasmante: tanti ritiri e un altro quinto posto di Giacomelli (autore, oltretutto, di una pole a sorpresa nell’ultima gara dell’anno negli USA Est) in Germania. L’1 agosto sul circuito di Hockenheim perde la vita il pilota francese Patrick Depailler mentre sta effettuando dei test privati con il Biscione in vista del GP tedesco.F1 1980 – La classifica del Mondiale Piloti
1 ALAN JONES (WILLIAMS) 67 PUNTI
2 Nelson Piquet (Brabham) 54 punti
3 Carlos Reutemann (Williams) 42 punti
4 Jacques Laffite (Ligier) 34 punti
5 Didier Pironi (Ligier) 32 punti18 Bruno Giacomelli (Alfa Romeo) 4 puntiF1 1980 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 WILLIAMS-FORD COSWORTH 120 PUNTI
2 Ligier-Ford Cosworth 66 punti
3 Brabham-Ford Cosworth 55 punti
4 Renault 38 punti
5 Lotus-Ford Cosworth 14 punti11 Alfa Romeo 4 puntiAlfa Romeo in F1: 1981Per il Mondiale F1 1981 l’Alfa Romeo schiera una 179 evoluta – la 179C – e arruola un campione del mondo: lo statunitense Mario Andretti. “Piedone” esordisce con un interessante 4° posto negli USA Ovest (piazzamento replicato da Giacomelli in Canada) e porta a casa un podio nell’ultima gara stagionale a Las Vegas (3°). Nelle ultime gare dell’anno debutta la 179D, più bassa rispetto alla C.F1 1981 – La classifica del Mondiale Piloti
1 NELSON PIQUET (BRABHAM) 50 PUNTI
2 Carlos Reutemann (Williams) 49 punti
3 Alan Jones (Williams) 46 punti
4 Jacques Laffite (Ligier) 44 punti
5 Alain Prost (Renault) 43 punti
15 Bruno Giacomelli (Alfa Romeo) 7 punti16 Mario Andretti (Alfa Romeo) 3 puntiF1 1981 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 WILLIAMS-FORD COSWORTH 95 PUNTI
2 Brabham-Ford Cosworth 61 punti
3 Renault 54 punti
4 Ligier-Matra 44 punti
5 Ferrari 34 punti9 Alfa Romeo 10 puntiAlfa Romeo in F1: 1982Nel Mondiale F1 1982 l’Alfa Romeo si ritrova senza Andretti, rimpiazzato dal nostro Andrea de Cesaris. Dopo aver corso il primo GP della stagione, in Sudafrica, con la 179D la Casa del Biscione schiera la 182, dotata di un propulsore 3.0 V12.Un’annata contraddistinta da tanti ritiri, da numerosi incidenti e da alcuni exploit di de Cesaris – in pole negli USA Ovest, terzo a Monte Carlo e sesto in Canada – e di Giacomelli, quinto in Germania.F1 1982 – La classifica del Mondiale Piloti
1 KEKE ROSBERG (WILLIAMS) 44 PUNTI
2 Didier Pironi (Ferrari) 39 punti
3 John Watson (McLaren) 39 punti
4 Alain Prost (Renault) 34 punti
5 Niki Lauda (McLaren) 30 punti
17 Andrea de Cesaris (Alfa Romeo) 5 punti22 Bruno Giacomelli (Alfa Romeo) 2 puntiF1 1982 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 FERRARI 74 PUNTI
2 McLaren-Ford Cosworth 69 punti
3 Renault 62 punti
4 Williams-Ford Cosworth 58 punti
5 Lotus-Ford Cosworth 30 punti10 Alfa Romeo 7 puntiAlfa Romeo in F1: 1983Nel 1983 l’Alfa Romeo vive il suo miglior Mondiale F1 tra i Costruttori: il 6° posto in campionato arriva grazie ad una monoposto molto valida – la 183T (in pratica una 182 con un nuovo motore 1.5 turbo V8) – progettata dal francese Gérard Ducarouge e alla nuova gestione sportiva del team Euroracing.Una vettura che brilla soprattutto nella seconda metà della stagione e che permette ad Andrea de Cesaris di portare a casa due secondi posti (Germania e Sudafrica), un quarto posto (Europa) e il giro veloce (l’ultimo nella storia del Biscione) in Belgio e alla new-entry Mauro Baldi di ottenere una quinta piazza in Olanda e un 6° posto a Monte Carlo.F1 1983 – La classifica del Mondiale Piloti
1 NELSON PIQUET (BRABHAM) 59 PUNTI
2 Alain Prost (Renault) 57 punti
3 René Arnoux (Ferrari) 49 punti
4 Patrick Tambay (Ferrari) 40 punti
5 Keke Rosberg (Williams) 27 punti
8 Andrea de Cesaris (Alfa Romeo) 15 punti16 Mauro Baldi (Alfa Romeo) 3 puntiF1 1983 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 Ferrari 89 punti
2 Renault 79 punti
3 Brabham-BMW 72 punti
4 Williams-Ford Cosworth 36 punti
5 McLaren-Ford Cosworth 34 punti6 Alfa Romeo 18 puntiAlfa Romeo in F1: 1984Nuovo sponsor (Benetton), nuova monoposto (184T, peggiore dell’antenata e troppo assetata di carburante) e nuovi piloti: il nostro Riccardo Patrese e lo statunitense Eddie Cheever. È con queste premesse che l’Alfa Romeo si prepara ad affrontare il Mondiale F1 1984.Una stagione che vede pochi risultati rilevanti del Biscione: Cheever quarto nella gara inaugurale in Brasile e Patrese a punti in tre occasioni (3° in Italia, 4° in Sudafrica e 6° in Europa).F1 1984 – La classifica del Mondiale Piloti
1 NIKI LAUDA (MCLAREN) 72 PUNTI
2 Alain Prost (McLaren) 71,5 punti
3 Elio de Angelis (Lotus) 34 punti
4 Michele Alboreto (Ferrari) 30,5 punti
5 Nelson Piquet (Brabham) 29 punti
13 Riccardo Patrese (Alfa Romeo) 8 punti16 Eddie Cheever (Alfa Romeo) 3 puntiF1 1984 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 MCLAREN-TAG PORSCHE 143,5 PUNTI
2 Ferrari 57,5 punti
3 Lotus-Renault 47 punti
4 Brabham-BMW 38 punti
5 Renault 34 punti8 Alfa Romeo 11 puntiAlfa Romeo in F1: 1985Nel 1985 l’Alfa Romeo disputa il suo ultimo Mondiale F1: i piloti sono gli stessi del 1984 ma l’annata si rivela un disastro. Zero punti conquistati e solo tre noni posti ottenuti: due con Patrese (Gran Bretagna ed Europa) e uno con Cheever (USA).F1 1985 – La classifica del Mondiale Piloti
1 ALAIN PROST (MCLAREN) 73 PUNTI
2 Michele Alboreto (Ferrari) 53 punti
3 Keke Rosberg (Williams) 40 punti
4 Ayrton Senna (Lotus) 38 punti5 Elio de Angelis (Lotus) 33 puntiF1 1985 – La classifica del Mondiale Costruttori
1 MCLAREN-TAG PORSCHE 90 PUNTI
2 Ferrari 82 punti
3 Williams-Honda 71 punti
4 Lotus-Renault 71 punti5 Brabham-BMW 26 punti
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Mahindra CJ (1947): la Jeep indiana
La Mahindra CJ, variante indiana della Jeep CJ, è il modello più importante della Casa asiatica. È soprattutto grazie a questa 4×4 (non chiamatela SUV, potrebbe offendersi) prodotta con numerose modifiche dal 1947 al 2010 che l’azienda di Mumbai è cresciuta fino a diventare una multinazionale (possiede la Ssangyong e la maggioranza di Peugeot Motorcycles).Mahindra CJ (1947): le caratteristiche principaliLa CJ vede la luce insieme alla Mahindra nel 1947, anno in cui due fratelli indiani – J.C. (iniziali di Jagdish Chandra) e K.C. (Kailash Chandra) – importano dagli USA componenti della Jeep CJ per assemblarli in India con la formula CKD (Complete knock-down).Nel 1954 il governo indiano chiede ai due fratelli di incrementare il numero di pezzi “locali” e l’anno seguente inizia la produzione su licenza, nella fabbrica di Bhandup, di CJ più “asiatiche” e meno americane derivate dalla Jeep CJ-3B. La crisi petrolifera degli anni ’70 porta all’introduzione di motori diesel al posto delle più assetate unità a benzina.La Mahindra CJ – disponibile in due varianti (CJ 340 a quattro posti, lunga 3,39 metri, e CJ 540 a sei posti, lunga 3,79 metri) – è una fuoristrada inadatta all’asfalto (dove si rivela lenta ed estremamente rumorosa) ma perfetta in off-road grazie a sospensioni adatte a qualsiasi compito. Meno affidabile di una Jeep originale, ha un abitacolo molto spartano, freni poco potenti e uno sterzo durissimo.Mahindra CJ (1947): la tecnicaLa gamma motori della Mahindra CJ – dotata di trazione integrale (posteriore + anteriore inseribile) – è piuttosto varia ma nel periodo di gloria nel nostro Paese – a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 (tempi d’oro per le 4×4, molto di moda all’epoca) – è stata venduta con un 2.1 diesel di origine Peugeot.Un’unità non molto potente ma ricca di coppia ai bassi regimi (104 Nm) abbinata ad un cambio manuale a quattro marce.Mahindra CJ (1947): le quotazioniLa Mahindra CJ è una fuoristrada adatta esclusivamente ai percorsi più duri: le sue quotazioni sono basse (1.000 euro) ma in realtà è impossibile trovare esemplari ben tenuti a meno di 4.000 euro.Un prezzo a nostro avviso troppo alto per un mezzo che non è altro che una brutta copia – oltretutto meno affidabile – di una Jeep originale.
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Garage Italia Customs: altre 500 ispirate a Star Wars
L’atelier automobilistico di Lapo Elkann torna a far parlare di se a distanza di pochi giorni dalla presentazione a Los Angeles della piccola 500 ispirata alla saga di Star Wars.Ispirate a R2-D2 e BB-8Ora, Garage Italia Customs, approfittando della prima del settimo episodio di Guerre Stellari intitolato “Il Risveglio della Foza”, è di nuovo sotto i riflettori, questa volta con due nuovi modelli dedicati ai droni protagonisti del film, R2-D2 e BB-8, al fianco di una 500 stormtrooper tailor made, per la proiezione in Svizzera. Il Centro Stile di Garage Italia Customs, oltre a ricreare le livree ispirate ai due droni, ha voluto fortemente caratterizzare gli esterni delle vetture con un effetto“damage”, per riprodurre i segni del tempo e delle battaglie galattiche. Lo spettacolare risultato è stato ottenuto con un’innovativa tecnica di aerografia e una finitura finale opaca in rilievo 3D.La livrea della BB-8 continua anche sui vetri, pellicolati con speciali film “one-way”. La particolare struttura microforata delle pellicole stesse consente infatti di vedere attraverso la verniciatura come se non esistesse, con una visione al pari delle tradizionali pellicole oscuranti. La R2-D2 è invece caratterizzata da un film oscurante al 100% e dalla pellicolatura “one-way” del tetto panoramico.Interni in abbinamento con la livreaL’abitacolo delle due vetture riprende gli stessi elementi del design della 500e stormtrooper, quali i sedili rivestiti in pelle Foglizzo e Alcantara®, con abbinamenti cromatici legati alla livrea esterna: bianco, grigio e arancione per la BB-8 e bianco e blu per la R2-D2.Ritroviamo inoltre la stessa cura per i dettagli anche sui poggiatesta, con i loghi ricamati e sul volante, sempre in pelle Foglizzo e Alcantara® con cuciture a contrasto. La dashboard è stata completamente aerografata a mano con l’effetto “damage” della carrozzeria esterna, che riproduce l’usura delle corazze dei due droni. Sul lato passeggero è facilmente riconoscibile il logo di Star Wars: The Force Awakens.Sono invece in pelle Foglizzo il rivestimento del cruscotto e del cruscottino con cuciture a contrasto. Infine i designer del Centro Stile di Garage Italia Customs hanno scelto l’Alcantara® per rivestire completamente il cielo e ogni singolo dettaglio dell’abitacolo.
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Ford GT equipaggiata con il primo parabrezza in Gorilla Glass
La Ford GT sarà la prima auto al mondo ad essere dotata di parabrezza realizzato con la tecnologia ibrida Corning® Gorilla® Glass©, celebre nello scenario hi-tech perché utilizzata per realizzare gli schermi di smartphone e tablet. Lo ha annunciato il marchio statunitense. Ford GTIl materiale, del 30% più leggero rispetto al più comune vetro laminato, sarà utilizzato anche per la copertura posteriore del motore.Il Gorilla Glass è un materiale leggero e ad altissima resistenza che permetterà di alleggerire la supersportiva dell’Ovale Blu di oltre 5 chili rispetto a un cristallo tradizionale, migliorando prestazioni, consumi ed efficienza della frenata.Le proprietà di questo materiale lo rendono anche meno suscettibile di danneggiamento in caso di impatti con ghiaia, sassi e grandine.Gli ingegneri si sono rivolti a Corning, azienda leader sul mercato dell’elettronica di consumo che ha lanciato la prima versione del Gorilla Glass nel 2007.Dalla collaborazione è nato un progetto di ricerca per lo sviluppo di una versione specifica di questo vetro hi-tech, per l’utilizzo a bordo delle auto.Il progetto ha portato in soli 4 mesi allo sviluppo del parabrezza e del lunotto copri- motore della Ford GT, ma ha già rivelato enormi potenzialità per ulteriori applicazioni del nuovo cristallo ibrido. Il Gorilla Glass ibrido è spesso 3-4 mm ed è tra il 25 e il 50% più sottile rispetto a un cristallo tradizionale, spesso 4-6 mm, ma vanta una resistenza superiore grazie a un avanzato processo di manifattura che riduce le contaminazioni del materiale grezzo, prevede un trattamento speciale degli spigoli e si avvale di un apposito rinforzo chimico.I prototipi sono stati messi alla prova sia su strada che in laboratorio, e hanno superato test di impatto, di ribaltamento e di aerodinamica.
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Pininfarina: il 76% delle azioni a Mahindra
Con i suoi 85 anni di storia sulle spalle, Pininfarina si è guadagnata una prestigiosa reputazione a livello mondiale, grazie al suo ruolo fondamentale nella realizzazione del design di modelli per firme come Alfa Romeo, Fiat, Ferrari o Peugeot.Ebbene, in questi giorni si scrive un nuovo capitolo nella storia della casa di design italiana. Il Gruppo indiano Mahindra ha infatti acquistato il 76% di Pininfarina per 28 milioni di dollari.Anard Mahindra, Presidente del Gruppo, ha assicurato ce l’acquisizione dello studio di design italiano è un’operazione di somma importanza per il brand indiano, sia per il valore della sua ingegneria, sia per le sue capacità stilistiche. Le due divisioni responsabili dell’acquisto di Pininfarina sono infatti Tech Mahindra Limited e Mahindra & Mahindra.Nonostante, ora, la maggior parte delle azioni appartengano al costruttore asiatico, Pininfarina continuerà a lavorare come una Casa di design indipendente e manterrà al timone il direttore attuale, Paolo Pininfarina. A breve termine Mahindra proverà ad acquisire anche il 24% delle azioni restanti.
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