Monthly Archives: Maggio 2014
Milano AutoClassica 2014, le storiche protagoniste a Rho
Milano AutoClassica 2014 – in programma a FieraMilano Rho da venerdì 25 aprile a domenica 27 aprile – è un evento da non perdere per gli appassionati di auto d’epoca. La rassegna lombarda destinata alle vetture storiche – giunta alla terza edizione – ha tutte le carte in regola per ripetere il successo degli anni passati.Tanti gli appuntamenti interessanti: tra i più rilevanti segnaliamo i festeggiamenti per il centenario Maserati (con la presentazione del libro “Maserati un secolo di storia – Il libro ufficiale” di Gianni Cancellieri, Luca Dal Monte, Cesare De Agostini e Lorenzo Ramaciotti) e per i 60 anni della Mercedes 300 SL.A Milano AutoClassica 2014 non mancherà inoltre un omaggio alle youngtimer con una sezione dedicata alle regine degli anni Ottanta. Grande attenzione sarà anche dedicata al mondo delle corse: nel circuito esterno sarà possibile ammirare diversi modelli – soprattutto Alfa Romeo – tutt’altro che statici e si potrà assistere alla presentazione del volume “Sotto il segno dei rally – Storie di piloti italiani 1960-1979” di Beppe Donazzan.Di seguito troverete tutte le informazioni sulla manifestazione e, di seguito, il programma (con gli orari) delle conferenze e delle attività in pista. Per maggiori informazioni potete consultare il sito ufficiale: www.milanoautoclassica.com.Milano Autoclassica 2014: la guida completa
Orari: dalle 09:30 alle 19:00
Biglietto intero: 15 euro
Biglietto speciale valido per due persone: 25 euroI ragazzi fino a 12 anni entrano gratisIl programma delle conferenzeVenerdì 25 aprile 201416:00-17:30 Premiazioni Scuderia del PortelloSabato 26 aprile 2014
11:00-12:00 Presentazione libro “Maserati un secolo di storia – Il libro ufficiale”
14:30-16:00 W113, i segreti della Pagoda16:30 Quarant’anni di Alfetta GTDomenica 27 aprile 2014
11:00-12:30 Presentazione libro “Sotto il segno dei rally”14:30-16:00 W113, i segreti della PagodaIl programma delle gare in circuitoVenerdì 25 aprile 2014
09:00-10:00 Prove libere
10:00-11:30 Scuderia del Portello Master Show
11:30-12:30 Bergamo Historic Show vetture formula
12:30-14:30 Prove libere
14:30-16:00 Scuderia del Portello Master Show
16:00-17:00 Bergamo Historic Show vetture formula17:00-19:00 Prove libereSabato 26 e domenica 27 aprile 2014
09:00-10:00 Prove libere
10:00-11:30 Scuderia del Portello Master Show
11:30-12:30 Bergamo Historic Show vetture formula
12:30-14:00 Scuderia del Portello Master Show
14:00-16:00 Prove libere
16:00-17:00 Bergamo Historic Show vetture formula17:00-19:00 Prove libere
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Kia Carnival, la storia della grande monovolume coreana
La Kia Carnival è, da oltre quindici anni, una delle grandi monovolume più interessanti in commercio. La MPV coreana offre tanto spazio a prezzi ragionevoli e ora, con la terza generazione mostrata al Salone di New York 2014, può vantare anche uno stile seducente.L’ultima evoluzione del modello più spazioso presente nella gamma della Casa asiatica – disponibile a sette e a otto posti – ha un design più squadrato rispetto a prima e un frontale “cattivo” che punta a conquistare le giovani famiglie. Il passo più lungo di 4 centimetri permette di avere un abitacolo più ampio mentre il telaio è stato completamente rivisto per migliorare il comfort.Le versioni in commercio sul mercato nordamericano della terza generazione della Kia Carnival monteranno un motore 3.3 V6 ad iniezione diretta di benzina da 276 CV: ancora ignoti i propulsori che arriveranno nelle nostre concessionarie. Scopriamo insieme la storia delle antenate di questo modello.Kia Carnival prima generazione (1998)La prima generazione della Kia Carnival nasce nel 1998 per contrastare le grandi MPV statunitensi e giapponesi. Il design ricorda quello della terza serie della Chrysler Voyager mentre sotto il cofano sono presenti due motori: un 2.5 a benzina da 165 CV e un 2.9 turbodiesel Tdi da 126 CV.In occasione del profondo restyling del 2001 – che coinvolge la mascherina, la plancia, i sedili e le sospensioni (rese più morbide) – la gamma propulsori, composta da un 2.5 V6 da 150 CV e da un 2.9 sovralimentato a gasolio da 145 CV, viene rivista. Nel 2004 debutta un lifting più leggero (banda cromata sulla calandra) mentre nel 2006 sparisce dal listino l’unità a ciclo Otto.Kia Carnival seconda generazione (2006)Con la seconda generazione del 2006 la Kia Carnival va controtendenza: in un mercato in cui tutte le grandi monovolume si allungano lei si accorcia di 8 centimetri. Il design è gradevole e razionale mentre il pianale – derivato da quello dell’ammiraglia Magentis – garantisce un comportamento stradale più rassicurante.La gamma motori al lancio comprende un 2.7 V6 da 189 CV e un 2.9 CRDi 185 CV e rimane invariata fino al 2010, anno in cui la MPV coreana abbandona i listini italiani a causa degli scarsi risultati di vendita.
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McLaren F1 (1993): la regina del XX secolo
La McLaren F1 – entrata in commercio nel 1993 – è senza ombra di dubbio l’auto migliore mai costruita nel XX secolo. La supercar britannica è un concentrato di tecnologia ricco di soluzioni innovative: pur non essendo stata specificatamente progettata per le corse ha dominato in pista e nella guida di tutti i giorni offre prestazioni brutali e un comfort incredibile.Oltre ad essere una delle vetture più innovative degli anni Novanta è anche una delle più desiderate: gli esemplari a disposizione sono pochi (106, di cui 72 destinati ad un uso stradale) e chi ce l’ha se la tiene – giustamente – ben stretta.McLaren F1 (1993): le caratteristiche principaliLa McLaren F1 viene presentata ufficialmente il 28 maggio 1992 allo Sporting Club di Monte Carlo e debutta sul mercato alla fine del 1993. Progettata da un certo Gordon Murray (le monoposto del Circus Brabham e Williams da lui realizzate conquistarono 13 Mondiali – 8 Piloti e 5 Costruttori – tra gli anni Ottanta e Novanta), è la prima auto di serie al mondo con scocca in fibra di carbonio.Il design seducente – finalizzato alla massima resa aerodinamica – non accusa il peso degli anni. Le soluzioni più curiose si trovano però nell’abitacolo: ottimamente rifinito, presenta tre sedili con quello centrale destinato al guidatore. Un’idea adottata per ottimizzare la distribuzione dei pesi e per incrementare la praticità. Ben tre i vani destinati ai bagagli: uno, abbastanza ampio, anteriore e due – più piccolini – laterali ricavati nella zona davanti alle ruote posteriori.La gamma della McLaren F1 viene impreziosita da altre due versioni destinate all’uso quotidiano. La LM del 1995 (5 esemplari: tre nelle mani del Sultano del Brunei, uno dello stilista Ralph Lauren e uno in possesso della Casa britannica) si distingue per la vernice arancione, per lo spoiler più ampio e per il motore più potente e nasce per celebrare la vittoria alla 24 Ore di Le Mans dello stesso anno ottenuta con il francese Yannick Dalmas, il finlandese JJ Lehto e il giapponese Masanori Sekiya. L’ancora più rara GT, prodotta in soli tre esemplari per ottenere l’omologazione nella classe GT1, presenta modifiche aerodinamiche che rendono la vettura più agile nelle curve.La tecnicaIl motore della McLaren F1 del 1993 è un 6.1 V12 aspirato di origine BMW abbinato ad un cambio manuale a sei marce in grado di generare una potenza di 627 CV, che sale a 680 per le versioni LM.Nel 1998 un esemplare oppportunamente modificato conquista il record (ancora oggi imbattuto) di automobile aspirata più veloce di sempre: 386 km/h senza limitatore.Le quotazioniNon fidatevi delle quotazioni della McLaren F1 del 1993 che recitano 200.000 euro. Questa vettura è introvabile e ricercatissima e nelle aste è impossibile portarsela a casa con meno di 4 milioni di euro.La sportiva inglese è già un’icona dell’automobilismo mondiale e nei prossimi anni è destinata a superare la Ferrari 250 GTO nella classifica delle vetture d’epoca più costose in circolazione.
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Delta S4, la Lancia "perdente"
La Lancia Delta S4 è una delle auto da rally più rivoluzionarie di sempre, un vero mostro destinato alle corse che solo i piloti più talentuosi sono riusciti a domare. La Gruppo B torinese non ha vinto il Mondiale ma è entrata comunque nel mito, popolando i sogni di chi è stato ragazzo negli anni ’80. Scopriamo insieme la sua storia.Lancia Delta S4: la storiaLa Delta S4 (S come sovralimentata, 4 come le ruote motrici) è la prima Lancia dotata di trazione integrale. Il sistema, più evoluto di quello della rivale Audi quattro, prevede due differenziali autobloccanti meccanici e una ripartizione della coppia 30:70.Nonostante il nome, ha ben poco in comune con la compatta torinese: lunga quattro metri e pesante 970 kg, è costruita su un leggero (meno di 100 kg) telaio a traliccio composto da una gabbia di tubi d’acciaio al cromo-molibdeno che consente un’eccellente accessibilità agli organi meccanici. Ci vogliono dieci minuti per sostituire il cambio, 12 per i differenziali e meno di mezz’ora per il cambio.Motore da urloL’elemento più interessante della Lancia Delta S4 è però il motore (longitudinale montato in posizione posteriore centrale): un 1.8 a quattro cilindri da 480 CV con doppia sovralimentazione. Il compressore volumetrico, gestito dall’albero motore, garantisce una buona spinta ai bassi regimi e compensa il ritardo del turbo (azionato dai gas di scarico), che interviene dopo.La vettura debutta ufficialmente in una gara valida per il Mondiale in occasione del RAC 1985 (ultima prova della stagione) e sorprende subito il mondo portando a casa una doppietta in salsa finlandese con Henri Toivonen e Markku Alén.La stagione 1986Nel 1986 la Lancia Delta S4 affronta la sua unica stagione “ufficiale” completa. Nella prima corsa dell’anno – il Rally di Monte Carlo – Toivonen sale nuovamente sul gradino più alto del podio ma i numerosi problemi di affidabilità impediscono alla compatta torinese di vincere il Mondiale.La svolta negativa arriva il 2 maggio al Tour de Corse: la vettura guidata da Toivonen (navigato dallo statunitense, di origini italiane, Sergio Cresto) esce di strada durante la PS18 e va a schiantarsi contro alcuni alberi. Entrambi perdono la vita, la Lancia ritira le vetture dalla corsa e la FISA (quella che allora era la Federazione Internazionale dell’Automobile) decide di abolire le pericolose Gruppo B dal 1987.Nella seconda metà della stagione arrivano altri tre successi per la Lancia Delta S4: Miki Biasion in Argentina e Alén a Sanremo (gara annullata, con quei punti il driver scandinavo sarebbe diventato campione iridato) e all’Olympus.La vettura piemontese ha modo di mostrare maggiormente le sue doti velocistiche in campo europeo, permettendo a Fabrizio Tabaton di aggiudicarsi il titolo continentale.
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Officina Mille Miglia: le storiche sostengono l’auto del futuro
Dalle auto d’epoca arriva un aiuto per le auto del futuro: il concorso Officina Mille Miglia, promosso dalla società che gestisce la mitica corsa bresciana, premierà il migliore progetto imprenditoriale rivolto al settore delle quattro ruote.Questa iniziativa – rivoltra ai giovani di tutto il mondo (con un’età compresa tra i 18 e i 35 anni) – si articolerà in due fasi: nella prima bisognerà inviare – entro il 30 giugno – il progetto tecnico (tramite raccomandata A/R) all’indirizzo 1000 Miglia S.r.l., Via Enzo Ferrari 4/6, 25134 Brescia. Il plico sigillato dovrà contenere la documentazione cartacea e quella digitale (in formato PDF e salvata su CD-ROM).Nella seconda fase del concorso Officina Mille Miglia (la cui abbreviazione – OMM – ricorda la OM Superba, vincitrice nel 1927 della prima edizione della gara lombarda) i cinque finalisti – selezionati da una giuria composta da professori universitari, da esperti provenienti dal mondo industriale e da manager della società Mille Miglia – dovranno inviare il Business Plan (dal 23 settembre alle 12:00 del 20 ottobre).Il progetto vincente riceverà 50.000 euro: una somma che consentirà di sostenere la creazione dell’impresa (con sede in Italia) e la relativa fase di start-up. La nuova società sarà inoltre valorizzata da iniziative promozionali legate al brand Mille Miglia. Il secondo classificato avrà invece l’opportunità di effettuare uno stage presso un’azienda sostenitrice di OMM.Per maggiori informazioni sul concorso Officina Mille Miglia consigliamo di consultare il sito ufficiale: www.officinamillemiglia.com.
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Walter Chrysler, dalle ferrovie alle auto
Walter Chrysler, fondatore della Casa automobilistica statunitense ora nelle mani della Fiat, è stato un “self made man”, un uomo che si è fatto da solo. Partito dal nulla, ha costruito un impero: scopriamo insieme la sua storia.Walter Chrysler: la biografiaWalter Chrysler nasce il 2 aprile 1875 a Wamego (USA). Figlio di un macchinista ferroviario canadese emigrato negli Stati Uniti, decide di seguire le orme del padre e di trasformare la propria passione per la meccanica in un lavoro.Specializzato nei motori a vapore, fa rapidamente carriera grazie alle sue qualità e a poco più di trent’anni di età diventa responsabile dello stabilimento di Pittsburgh della ALCO (American Locomotive Company), una delle più importanti aziende mondiali specializzate nella produzione di treni.Il passaggio alle autoWalter Chrysler, da tempo appassionato di automobili, ha la possibilità di lavorare nel settore delle quattro ruote nel 1911: entra in Buick dopo un incontro con l’allora presidente del marchio “yankee” Charles W. Nash e diventa direttore della fabbrica di Flint. Le sue politiche di riduzione dei costi di produzione consentono alla General Motors di guadagnare parecchie migliaia di dollari e lo fanno diventare, nel 1916, responsabile del brand.Mettersi in proprioNel 1919, in seguito a numerosi contrasti con il proprietario (nonché fondatore) della GM William C. Durant, Walter si dimette da presidente della Buick e viene chiamato da un consorzio di banche per risanare la Willys. Dopo aver tentato (senza successo) di acquistare questo marchio, decide di crearsene uno in casa: nel 1924 nasce la Chrysler Six.La Chrysler Corporation viene fondata da Walter Chrysler un anno dopo il lancio della prima vettura: poco dopo questa società assorbe un’altra Casa acquistata dal tycoon “yankee”, la Maxwell.Azienda in espansioneIl 1928 è un anno importante per il gruppo Chrysler: Walter acquista il marchio Dodge e crea dal nulla altri due marchi destinati a segnare l’automobilismo a stelle e strisce, la Plymouth e la DeSoto.Nello stesso periodo Walter Chrysler finanzia la costruzione di uno dei grattacieli più belli di New York – il Chrysler Building – che viene completato due anni più tardi.Gli ultimi anniWalter abbandona il mondo degli affari nel 1936 e due anni più tardi è vittima di un infarto in seguito al decesso dell’amata moglie Della. Il fondatore della più giovane azienda automobilistica tra le “Big Three” statunitensi (le altre sono Ford e GM) muore per un’emorragia cerebrale il 18 agosto 1940 a Kings Point (USA).
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Il lato oscuro di Louis Renault
Louis Renault ha fondato la Casa automobilistica che ancora oggi porta il suo nome. L’imprenditore francese è stato molto legato alla sua azienda e pur di conservarla ha accettato compromessi – come la collaborazione con i nazisti – che altri uomini d’affari dell’epoca hanno rifiutato. Scopriamo insieme la sua storia.Louis Renault: la biografiaLouis Renault nasce il 12 febbraio 1877 a Parigi (Francia). Ultimo di cinque figli di un agiato commerciante di tessuti, si appassiona da bambino al mondo della meccanica ed è attratto in particolare dai treni.Dopo aver abbandonato la scuola nell’adolescenza per concentrarsi sulle invenzioni, viene assunto dal padre nell’azienda di famiglia come manutentore di macchinari per la produzione di bottoni ma dopo poco tempo lascia la società per lavorare come apprendista da Léon Serpollet, specializzato nella costruzione di veicoli alimentati da un motore a vapore.La prima automobileLouis Renault realizza la sua prima automobile nel 1898: la Voiturette, questo il nome del veicolo, non è altro che un triciclo De Dion-Bouton modificato in modo da accogliere una quarta ruota, un cambio con retromarcia e una trasmissione a cardano.La vettura ottiene un successo incredibile e questo porta, l’anno seguente, alla fondazione della Renault da parte di Louis e dei suoi fratelli maggiori Marcel e Fernand.Motori fatti in casaAll’inizio del XX secolo Louis Renault decide di realizzare anche motori (prima montava propulsori De Dion-Bouton). La sua azienda continua a crescere ma non mancano i problemi: nel 1903 durante una corsa perde la vita il fratello Marcel e nel 1904 – per concentrarsi esclusivamente sulla Renault – vende l’azienda tessile di famiglia.La solitudineNel 1909, in seguito alla morte del fratello Fernand, si ritrova da solo a gestire la società. L’anno seguente si reca negli USA per studiare il metodo produttivo di Henry Ford ma non riesce a concepire, a differenza di altri costruttori dell’epoca, l’idea di un’automobile per tutti. Per Louis i veicoli a quattro ruote devono rimanere oggetti elitari.La Prima Guerra MondialeDurante la Prima Guerra Mondiale Louis Renault – contrario al conflitto – si ritrova costretto dal governo francese a realizzare ambulanze, armi e carri armati. Per quanto riguarda quest’ultima categoria di mezzi è impossibile non citare l’innovativo FT-17, il primo veicolo corazzato dotato di torretta girevole di 360°.Il primo dopoguerraGli anni Venti per Louis sono caratterizzati da due buone notizie – la nascita dell’unico figlio Jean-Louis nel 1920 e la costruzione dello stabilimento sull’Île Seguin – ma anche da numerosi problemi in azienda dovuti alla scelta – tutt’altro che meritocratica – di “piazzare” parenti ai vertici dell’azienda unita al continuo rifiuto di produrre vetture senza preoccuparsi della riduzione dei costi.Gli anni Trenta e QuarantaNonostante i gravi problemi di salute Louis Renault continua a dedicarsi anima e corpo alla sua società e stringe legami un po’ troppo stretti con i regimi fascisti e nazisti. In occasione dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale Louis parte per gli USA con l’obiettivo di trovare soluzioni per velocizzare la produzione di mezzi da destinare all’esercito francese ma al suo ritorno scopre che la sua fabbrica è stata presidiata da truppe della Wehrmacht.Dopo una trattativa con i tedeschi per riprendersi l’azienda, ottiene di poter gestire la produzione e fornisce veicoli all’esercito nazista.Il secondo dopoguerraIn seguito alla liberazione della Francia Louis Renault viene arrestato il 23 settembre 1944 con l’accusa di collaborazionismo. Durante il periodo di carcerazione, trascorso in condizioni di salute precarie, subisce violenze. La sua morte avviene a Parigi il 24 ottobre 1944.
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Vincenzo Lancia, creatore di un mito
L’automobilismo italiano deve molto a Vincenzo Lancia: senza il fondatore della Casa che ancora oggi porta il suo nome molte cose, nel mondo delle quattro ruote del Bel Paese, sarebbero diverse. Forse peggiori. Scopriamo insieme la storia di quest’uomo, amante della vita e dei motori.Vincenzo Lancia: la biografiaVincenzo Lancia nasce il 24 agosto 1881 a Fobello (Vercelli). Ultimo di quattro figli di una famiglia facoltosa attiva nel settore dei cibi in scatola, inizia fin da giovane ad appassionarsi al mondo delle automobili.I primi lavoriAlla fine del XIX secolo trova lavoro come ragioniere e meccanico presso Giovanni Battista Ceirano: dopo che l’officina dell’imprenditore cuneese viene acquisita dalla Fiat Vincenzo trova un posto come collaudatore – a soli 18 anni – per la neonata Casa torinese.Da collaudatore a pilotaLe doti di guida di Vincenzo Lancia emergono immediatamente: nel 1902 – con la vittoria alla Sassi-Superga – porta alla Fiat il primo successo in gara ma col passare del tempo si rivela un guidatore tanto veloce quanto soggetto ad errori.La fondazione della LanciaNel 1906, a soli 25 anni, Vincenzo fonda – insieme all’amico Claudio Fogolin – la Lancia. La prima vettura costruita da questo marchio – la Alfa del 1907 – mostra già numerose innovazioni tecniche come l’assale anteriore realizzato in acciaio scatolato per risparmiare peso.Gli anni Venti e TrentaNel periodo a cavallo tra le due guerre le vetture realizzate da Vincenzo Lancia seducono i clienti facoltosi, attratti dall’elevata tecnologia presente a bordo. I due esempi più noti sono la Lambda del 1922 (la prima di sempre dotata di scocca portante) e la Aprilia del 1937, una delle auto più aerodinamiche di quel periodo. Vincenzo muore il 15 febbraio 1937 a Torino, pochi giorni prima del lancio di quest’ultimo veicolo.
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Dalla Juvaquatre alla Fluence: storia delle compatte Renault sorelle della Mégane
La storia delle compatte Renault non si limita alla Mégane (la cui evoluzione è stata raccontata due anni fa). Dagli anni Trenta la Casa francese ha saputo conquistare i clienti europei con una serie di proposte interessanti. Nel listino attuale troviamo la Fluence Z.E. elettrica, presentata al Salone di Francoforte 2009: nel nostro Paese la variante con la coda della “segmento C” della Régie è disponibile esclusivamente con un motore ad emissioni zero da 95 CV. Scopriamo insieme le sue antenate.Renault Juvaquatre (1937)La Renault Juvaquatre, prima compatta moderna del marchio transalpino, viene presentata al Salone di Parigi del 1937. Disponibile inizialmente solo nella variante a due porte, viene affiancata in seguito da una versione furgonata, da una a quattro porte, da una coupé e da una station wagon.Il motore al lancio è un 1.0 quattro cilindri a benzina da 23 CV mentre la familiare adotta la stessa unità 750 della 4CV. Nel 1956 è invece la volta del propulsore 850 da 26 CV della Dauphine.Renault 4CV (1947)La 4CV del 1947 – svelata a Parigi nel 1946 – è una delle auto più rilevanti della storia Renault, la prima vettura francese ad essere venduta in oltre un milione di esemplari. Disponibile solo a quattro porte (quelle anteriori con apertura controvento), monta un motore (montato posteriormente) da 760 cc e 17 CV.Nel 1948 debuttano le versioni Décapotable (con tetto apribile in tela) e Commerciale (destinata al trasporto merci) e i vetri posteriori scorrevoli e nel 1950 – in concomitanza con l’arrivo del nuovo motore 750 da 18 CV – è la volta dei gruppi ottici posteriori più ampi.Renault Dauphine (1956)L’erede della 4CV, la Renault Dauphine (presentata al Salone di Ginevra del 1956), si differenzia dall’antenata per l’abitabilità migliorata e per il motore – 850 a quattro cilindri da 27 CV (36 per la versione sportiva Gordini, introdotta due anni più tardi) – più vivace.Poco affidabile e piena di problemi riguardanti la ruggine, conquista svariati successi sportivi tra cui il Rally di Monte Carlo del 1958 con Guy Monraisse. Nel 1961 viene svelata la versione lussuosa Ondine e l’anno successivo tocca all’allestimento 1093.Renault 8 (1962)La Renault 8 del 1962 rappresenta un grosso passo in avanti rispetto alla Dauphine: monta un pianale più evoluto impreziosito dalla presenza di ben quattro freni a disco e un motore (sempre posteriore, come la trazione) 1.0 da 44 CV con testata in alluminio.Comoda nei lunghi viaggi ma penalizzata da un bagagliaio anteriore non troppo capiente, ha una gamma che viene ampliata nel 1964 con l’arrivo della Major, dotata di un propulsore 1.1 da 50 CV. Nello stesso anno tocca alla “cattiva” Gordini da 90 CV (capace di vincere per tre volte consecutive, tra il 1964 e il 1966, il Tour de Corse), rimpiazzata nel 1967 da un 1.250 da ben 101 CV. Nel 1968 è la volta della S, con un 1.1 da 60 CV e simile nello stile alla Gordini.Renault 10 (1965)La Renault 10 non è altro che una versione ingrandita della 8, contraddistinta da finiture più curate, da un bagagliaio più ampio e da un motore – 1.1 da 50 CV – più brioso di quello montato dalla 8 “entry-level”. Il restyling del 1967 porta un frontale meno originale mentre la versione Major – introdotta due anni più tardi – ospita sotto il cofano lo stesso 1.3 da 52 CV della sorella maggiore 12.Renault 6 (1968)La 6, nel 1968, rivoluziona il segmento delle compatte Renault: dotata di trazione (e motore) anteriore e costruita sullo stesso pianale della sorella minore 4, offre un elevato livello di versatilità. Il propulsore è un 850 da 38 CV, che viene affiancato nel 1970 dal 1.1 della 8. Il restyling del 1974 porta un frontale più moderno.Renault 14 (1976)Pur essendo nata nel 1976 la Renault 14 sembra un’auto degli anni ’80: merito di un design moderno non molto capito all’epoca. Il motore al lancio è un 1.2 da 58 CV.Nel 1978 debutta la versione TS da 69 CV e nello stesso anno – in concomitanza con un restyling che porta qualche leggera modifica al frontale – arriva un 1.4 da 70 CV, affiancato nel 1982 da un’unità di pari cilindrata da 60 CV.Renault 9 (1981)Con la Renault 9 – compatta a tre volumi svelata al Salone di Francoforte del 1981 e nominata Auto dell’Anno nel 1982 – la Casa francese punta a conquistare il mondo con un modello venduto anche negli USA. Contraddistinta da un design poco originale ma anche da una buona abitabilità e da un bagagliaio ampio, è la prima auto nella storia della Régie a montare il motore in posizione trasversale.La gamma motori al lancio comprende tre unità a benzina: un 1.1 da 48 CV e un 1.4 da 60 e 72 CV. Poco dopo debutta un 1.6 diesel da 55 CV mentre nel 1984 è la volta di un 1.7 a benzina da 82 CV. Il restyling del 1985 porta un frontale rinnovato (con gruppi ottici sdoppiati), la versione Turbo (1.4 da 105 CV) e l’aumento di potenza – da 60 a 68 CV – del 1.4 aspirato “base”.La Renault 9 beneficia di un ulteriore lifting nel 1986 (macherina liscia, paraurti rivisti e plancia ridisegnata): il propulsore 1.2 da 55 CV rimpiazza il 1.1, il 1.7 passa da 82 a 90 CV e la potenza della Turbo sale fino a 115 CV.Renault 11 (1983)La versione con portellone della 9, disponibile a tre e a cinque porte, debutta due anni più tardi rispetto alla sorella con la coda e presenta già i gruppi ottici anteriori sdoppiati. Il design è più originale (nella zona posteriore spicca un ampio lunotto) e la plancia ha uno stile più moderno.I motori della Renault 11 al lancio sono gli stessi della 9: 1.1 da 48 CV e 1.4 da 60 e 72 CV mentre pochi mesi dopo il debutto arriva un 1.7 da 82 CV. Nel 1984 è la volta della 1.6 diesel da 55 CV e della Turbo (1.4 da 105 CV) e risale al 1985 il restyling (mascherina piatta e interni rivisti): motore 1.4 da 68 CV che rimpiazza le precedenti unità da 60 e 72 CV, 1.7 salito a 90 CV e 1.4 Turbo portato a 115 CV.Renault 19 (1988)L’ultima compatta realizzata dalla Régie prima del lancio della Mégane punta tutto sulla qualità e ci riesce talmente bene da risultare alla fine degli anni Ottanta la straniera più venduta in Germania. La gamma motori al lancio di questa vettura, disponibile inizialmente a tre e a cinque porte, comprende tre unità a benzina (1.2 da 55 CV, 1.4 da 80 CV e 1.7 da 90 CV) e un 1.9 diesel da 64 CV.Nel 1989 debutta la versione a tre volumi della Renault 19 – denominata Chamade – e nello stesso anno arriva il 1.7 catalizzato da 93 CV. La sportiva 16V – dotata di un 1.8 da 140 CV – risale al 1990 mentre nel 1991 tocca alla scoperta Cabriolet.Il restyling del 1992 porta un frontale più aggressivo, una coda impreziosita dai gruppi ottici collegati tra loro da un elemento in plastica e parecchie novità ai motori. Entra in listino un 1.9 turbodiesel da 90 CV, i 1.7 vengono rimpiazzati da un 1.8 da 93 e 110 CV e si registrano un paio di cali di potenza dovuti alla presenza della marmitta catalitica: il 1.2 da 60 a 58 CV e la 16V da 140 a 137 CV.
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Fiat Punto, la storia della piccola torinese
La Fiat Punto, la piccola più venduta in Italia, è diventata maggiorenne. La nuova generazione è stata infatti presentata in occasione dei 18 anni di carriera e arriverà sul mercato nel 2012. Ha uno stile più riuscito della Evo e più legato alla Grande Punto e ha una gamma motori che comprende cinque unità a benzina (1.2 da 69 CV, 1.4 da 77, 105 e 135 CV e l’inedito 0.9 da 85 CV), un 1.4 da 77 CV a GPL e a metano e quattro turbodiesel Mjt (1.3 da 75, 85 e 95 CV e un 1.6 da 120 CV).La "segmento B" torinese ha attraversato quasi vent’anni di storia ottenendo numerosi successi di critica e pubblico: scopriamo insieme la sua evoluzione.Prima Generazione (1993)La sostituta della mitica Uno viene presentata al Salone di Francoforte del 1993 e diventa Auto dell’Anno nel 1995. Ha un design firmato Giugiaro e possiede contenuti tecnici di buon livello. Ha una gamma motori da 1,1 a 1,7 litri da 54 a 136 CV e tante versioni interessanti: la Sporting (prima con un 1.6 da 88 CV, poi con un 1.2 da 85 CV), la GT (1.4 turbo da 136 CV), la 6Speed con cambio a sei marce e la Selecta, con una trasmissione automatica CVT.Nel 1994 arriva la Cabriolet, realizzata da Bertone e dotata di una capote elettrica in tela, mentre nel 1997 è la volta di un leggero restyling (nuove tinte e interni più eleganti).Seconda generazione (1999)Viene presentata nel 1999, in occasione del centenario della Casa torinese: è la prima piccola a conquistare quattro stelle nei crash test Euro NCAP e la prima a montare un propulsore turbodiesel common rail. Sul cofano ha un inedito logo Fiat circolare blu mentre sotto accoglie motori da 1,2 a 1,9 litri.Seconda generazione: il restyling (2003)Nel 2003 la Punto si presenta con una nuovo frontale, caratterizzato dalla mascherina inedita e dai fendinebbia separati dai gruppi ottici anteriori. La gamma motori si arricchisce di due unità – un 1.4 a benzina da 95 CV e un 1.3 turbodiesel da 69 CV – e debuttano le versioni Natural Power a metano e il sistema Multijet per i propulsori a gasolio.Nonostante l’arrivo della Grande Punto nel 2005 rimane in commercio per altri cinque anni: nel 2007 cambia nome in Punto Classic e si presenta con una nuova mascherina argentata e il logo Fiat rosso, nel 2009 tocca alla versione a GPL.Grande Punto (2005)Una delle piccole più belle della storia (non a caso l’ha disegnata Giugiaro), la prima a superare i quattro metri di lunghezza: presentata al Salone di Francoforte del 2005 ha un frontale ispirato nientepopodimeno che alle Maserati e un pianale condiviso con la Opel Corsa.Motori da 1,2 a 1,9 litri da 65 CV a 180 CV, varianti a GPL e a metano e una sportivissima Abarth con un 1.4 da 155 CV e diversi kit di elaborazione che possono portare la potenza fino a 180 CV. È ancora oggi in listino, nonostante la presenza della Punto Evo.Punto Evo (2009)Anche lei, come la maggior parte delle sue antenate, viene presentata al Salone di Francoforte, quello del 2009. Si tratta di un profondo restyling, poco apprezzato, della Grande Punto: ha un frontale molto elaborato e gruppi ottici posteriori a LED.La gamma motori – che accoglie versioni a GPL e a metano – comprende unità da 1,2 a 1,6 litri da 65 a 165 CV. La più potente, la Abarth, viene mostrata al Salone di Ginevra del 2010.
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