Monthly Archives: Febbraio 2014

F14 T: scelto il nome della Ferrari F1 per il 2014

F14 T: sarà questo il nome della monoposto Ferrari che parteciperà al Mondiale F1 2014. Oltre un milione di tifosi del Cavallino (1.123.641 per la precisione) ha votato on-line assegnando a questa sigla – che strizza l’occhio alla Fiat – il 32,9% delle preferenze.Subito dietro in classifica troviamo F166 Turbo (31,2%) e F14 Scuderia (18,8%) mentre le sigle meno amate dai fan della Rossa sono state F14 Maranello (12,3%) e F616.F come Formula 1 e Ferrari, 14 come 2014 e T come Turbo (la più grande novità della prossima stagione): ecco spiegato il nome di battesimo della monoposto emiliana che sarà guidata da Fernando Alonso e Kimi Räikkönen.La vettura sarà presentata ufficialmente domani – sabato 25 gennaio 2014 alle 14:30 – via Internet ma siamo sicuri che il modello mostrato avrà ben poco in comune con quello che inizierà a gareggiare il prossimo 16 marzo a Melbourne. Tutte le scuderie in gara stanno infatti facendo di tutto per nascondere più informazioni possibili agli avversari.

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Mondiale F1 2014 – I numeri dei piloti (e i motivi della scelta)

A partire dal Mondiale F1 2014 i piloti avranno i numeri fissi come in MotoGP: saranno quindi più riconoscibili (grazie anche ad un maggiore spazio che verrà destinato alle cifre sulle carrozzerie delle monoposto) e potranno gestire con più facilità rispetto agli anni precedenti (quando il numero dipendeva dalla posizione in classifica della scuderia) il merchandising a loro dedicato.Di seguito troverete i numeri scelti da tutti i driver in gara nel Circus e i motivi della loro decisione. È successo che più corridori abbiano optato per la stessa cifra: in quel caso il diritto di prelazione è andato al pilota posizionato meglio in classifica nel 2013.I numeri dei piloti del Mondiale F1 20141 – Sebastian Vettel (Germania) (Red Bull)Sebastian Vettel avrà il numero 1 in quanto ha conquistato il Mondiale 2013. Nelle stagioni nelle quali non sarà campione iridato in carica correrà con il numero 5: lo aveva già nel 2010, anno del suo primo titolo.3 – Daniel Ricciardo (Australia) (Red Bull)Daniel Ricciardo ha scelto questo numero per due motivi: era quello adottato dal suo primo kart e inoltre apparteneva al suo idolo d’infanzia, il pilota di NASCAR Dale Earnhardt.4 – Max Chilton (Regno Unito) (Marussia)La scelta di Max Chilton riguarda esclusivamente il marketing: con questo numero il pilota britannico potrà infatti vendere il merchandising a lui legato con la sigla M4X.6 – Nico Rosberg (Germania) (Mercedes)Il padre di Nico Rosberg – Keke – diventò campione del mondo nel 1982 con questo numero.7 – Kimi Räikkönen (Finlandia) (Ferrari)Kimi Räikkönen aveva questo numero lo scorso anno e ha dichiarato di non avere motivi per cambiarlo.8 – Romain Grosjean (Francia) (Lotus)La moglie di Romain Grosjean è nata l’8 dicembre e la loro relazione è iniziata nel 2008.9 – Marcus Ericsson (Svezia) (Caterham)Marcus Ericsson non ha comunicato i motivi della sua scelta. Va detto che nel 2009 il driver svedese è diventato campione giapponese di F3.10 – Kamui Kobayashi (Giappone) (Caterham)Kamui Kobayashi avrebbe voluto il 4 – prenotato da Chilton – e quindi ha optato per il numero con cui ha debuttato in F1 nel Mondiale 2009 con la Toyota.11 – Sergio Pérez (Messico) (Force India)Sergio Pérez è sempre stato legato a questo numero per molteplici ragioni. Questa cifra si trova anche nel suo indirizzo e-mail privato.13 – Pastor Maldonado (Venezuela) (Lotus)Questo numero è considerato sfortunato in molti Paesi del mondo ma non nella nazione di Pastor Maldonado. Il driver sudamericano aveva chiesto inizialmente il 3 (preso da Ricciardo).14 – Fernando Alonso (Spagna) (Ferrari)Questo numero è stato quello con cui Fernando Alonso ha debuttato nel mondo del motorsport.17 – Jules Bianchi (Francia) (Marussia)Jules Bianchi puntava al 7 (preso da Räikkönen), al 27 (prenotato da Hülkenberg) e al 77 (nelle mani di Bottas). Questo numero è in pratica un ripiego per il pilota transalpino.19 – Felipe Massa (Brasile) (Williams)Felipe Massa usava questo numero quando correva con i kart da ragazzino.20 – Kevin Magnussen (Danimarca) (McLaren)Con questo numero Kevin Magnussen ha conquistato il campionato Formula Renault 3.5 nel 2013.21 – Esteban Gutiérrez (Messico) (Sauber)Si tratta del numero fortunato di Esteban Gutiérrez.22 – Jenson Button (Regno Unito) (McLaren)Jenson Button divenne campione del mondo F1 nel 2009 con questo numero.25 – Jean-Éric Vergne (Francia) (Toro Rosso)Jean-Éric Vergne è nato il 25 aprile.26 – Daniil Kyvat (Russia) (Toro Rosso)Daniil Kyvat è nato il 26 aprile.27 – Nico Hülkenberg (Germania) (Force India)Nico Hülkenberg non ha spiegato le ragioni della scelta di questo numero mitico per i tifosi della Ferrari. Resta il fatto che il driver tedesco era uno dei candidati principali a rimpiazzare Massa sulla Rossa.44 – Lewis Hamilton (Regno Unito) (Mercedes)Lewis Hamilton divenne campione britannico di kart con questo numero.77 – Valtteri Bottas (Finlandia) (Williams)La scelta di Valtteri Bottas è dettata da ragioni di marketing. Con questo numero il pilota finlandese potrà infatti vendere il merchandising a lui legato con la sigla BO77AS.99 – Adrian Sutil (Germania) (Sauber)Non sembra esserci nessuna ragione particolare nella scelta di Adrian Sutil.

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F1 2014 – Il nome della nuova Ferrari? Lo scelgono i tifosi

F14 T, F14 Maranello, F14 Scuderia, F166 Turbo e F616: uno di questi cinque sarà il nome della nuova monoposto Ferrari che sarà presentata il prossimo 25 gennaio e che prenderà parte al Mondiale F1 2014. Chi lo sceglierà? Voi tifosi. Basta partecipare al sondaggio presente sul sito ufficiale.Il nome che avrà ottenuto più preferenze verrà reso noto il prossimo 24 gennaio alle 12:00 mentre il giorno successivo – alle 14:30 – saranno svelate le prime immagini della vettura. La futura monoposto da corsa del Cavallino – che avrà il compito di riportare in Emilia un titolo iridato che manca ormai dal lontano 2008 – monterà un motore 1.6 V6 sovralimentato, caratterizzato dalla sigla 059/3.Attraverso Twitter i tifosi potranno inoltre inviare domande ai due piloti – lo spagnolo Fernando Alonso (attraverso l’hashtag #askAlo) e il finlandese Kimi Räikkönen (#askKimi) – e a Stefano Domenicali (#askStefano), Team Principal della Scuderia di Maranello. A quelle più interessanti e stimolanti risponderanno i protagonisti in un video che sarà pubblicato durante la presentazione della vettura.

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Caterham F1: la tigre (sdentata) della Malesia

Tempi duri per la Caterham: la squadra malese è stata infatti la peggiore del Mondiale F1 2013 e, come se non bastasse, è l’unica a non aver ancora comunicato il nome dei piloti che prenderanno parte alla prossima stagione. Scopriamo insieme la breve storia nel Circus del team asiatico.Caterham: la storia in F1L’idea di utilizzare il marchio britannico Caterham – attivo nella produzione di auto di serie dal 1973 – in F1 arriva dall’imprenditore malese Tony Fernandes, che dopo aver acquistato la società nel 2011 decide di utilizzarne il nome per ribattezzare le monoposto Lotus (team da lui gestito nel 2010 e nel 2011).La stagione 2012Come prima guida viene confermato il finlandese Heikki Kovalainen, affancato dal russo Vitaly Petrov. Il motore è sempre Renault. La prima stagione si rivela abbastanza convincente: la 10° piazza nel Mondiale Costruttori (ottenuta grazie all’11° posto di Petrov in Brasile) permette alla scuderia di ottenere l’ultimo posto disponibile per accedere al montepremi.La stagione 2013La stagione 2013 della Caterham in F1 non si rivela altrettanto fortunata: il team chiude all’ultimo posto dietro alla Marussia e i due piloti ingaggiati si limitano ad ottenere tre 14° posti. Il francese Charles Pic in due occasioni (Malesia e Corea) e il debuttante olandese Giedo van der Garde in una (Ungheria).Il futuroNonostante manchino poco più di due mesi all’inizio della stagione 2014 si sa ancora poco sul team malese. L’unica cosa certa è che anche per quest’anno la monoposto asiatica utilizzerà propulsori Renault.

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Incidente Michael Schumacher: la verità secondo la Procura di Albertville

In occasione dell’incidente sugli sci avvenuto a Méribel (Francia) il 29 dicembre 2013 Michael Schumacher non andava forte ma il fuoripista era ben segnalato. Questo emerge dalla conferenza stampa della Procura di Albertville che ha avuto modo di visionare il filmato proveniente dalla telecamera posizionata sul casco del sette volte Campione del Mondo di F1.Velocità non eccessivaSecondo gli inquirenti Schumy è caduto mentre curvava in un tratto fuoripista (segnalato con dei paletti) ad una velocità non eccessiva. Gli sci presi a noleggio erano nuovi e non dovrebbero essere la causa dell’incidente.Nessun soccorsoNel video (due minuti di durata) non si vede Michael Schumacher soccorrere qualcuno, come inizialmente ipotizzato. La telecamera del Kaiser è entrata in possesso della Procura francese solo dopo gli sci e il casco in quanto era stata conservata dalla famiglia del campione tedesco.Indagine ancora in corsoL’indagine sulle cause dell’incidente sulla neve di Schumy è ancora in corso: il procuratore di Albertville – Albert Quincy – ha già sentito coloro che si trovavano sul posto e ha effettuato numerosi sopralluoghi sulle piste ma sta ancora raccogliendo gli elementi utili per l’inchiesta. Insomma, è ancora presto per stabilire le eventuali responsabilità.Come sta Schumacher?Michael Schumacher si trova ancora in coma artificiale presso l’ospedale di Grenoble. Non è più in pericolo di vita ma secondo i medici del nosocomio fracese è ancora in uno stato critico.

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Michael Schumacher in coma: dita incrociate per l’ex campione di Formula 1

Il casco, purtroppo, non è bastato.Michael Schumacher è in coma: lo affermerebbe in un comunicato l’ospedale di Grenoble, in Francia, dove il campione di Formula 1 è ricoverato dopo esservi stato trasportato in elicottero a seguito dell’incidente che lo ha visto coinvolto questa mattina.Condizioni aggravateLe condizioni di Schumacher si sarebbero aggravate a seguito del trasferimento all’ospedale di Grenoble, dove sarebbe arrivato già in coma.L’equipe dell’ospedale avrebbe proceduto immediatamente a sottoporre Michael a una operazione d’urgenza per affrontare il "grave trauma cranico" di cui soffriva l’ex pilota della scuderia Ferrari. A dare la notizia per primi il quotidiano sportivo francese L’Equipe, che ha sottolineato anche l’arrivo d’urgenza del chirurgo parigino Gérard Saillant, che aveva già operato Schumacher a seguito dell’incidente di Silverstone nel 1999.L’incidenteMichael Schumacher era stato coinvolto in una caduta durante una sessione di sci fuoripista con il figlio quattordicenne. Il campione di Formula 1 ha sbattuto la testa contro una roccia.L’impatto – come riportato dall’Ente Turismo di Meribel, località francese sede dell’incidente – era avvenuto alle 11.07, e i primi soccorsi sono arrivati tempestivamente alle 11.15.In un primo momento, le condizioni di Schumacher sembravano essere meno gravi di quanto rivelatesi in seguito: ai soccorsi si era presentato sotto shock, ma cosciente.Poi, durante il trasporto, la situazione si sarebbe aggravata.Ora non ci resta che aspettare e sperare che il sette volte campione del mondo di Formula 1, che il prossimo 3 gennaio compirà 45 anni, superi la crisi. 

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Schumacher: storia di un campione

270 partenze, 91 vittorie, 154 podii, 68 pole, 1441 punti, 76 giri più veloci e dulcis in fundo, 7 campionati del mondo. La carriera in F1 di Michael Schumacher è impressionante.Tedesco, è nato a Hürth-Hermülheim nel 1969, nasce in una famiglia al limite della povertà, ma cruciale è il padre, meccanico bravissimo e molto inventivo.Il primo mezzo su cui il piccolo Michael, ha tre anni, si cimenta è un go-kart originalmente a pedali su cui il papà Rolf monta un motore a due tempi di un motorino. Il bimbetto lo guida nel parco vicino a casa ma è rumorosissimo e il guardiano lo manda via; si trasferisce allora sulla strada, ha contrattempi vari (si infila in un lampione etc) ed è malvisto dai vicini che amano il loro ordine e il loro silenzio per cui il padre decide di portarlo al club di kart e a cinque anni Michael ne diventa l’iscritto più giovane. Recuperando pezzi tra i rottami, compresi gli pneumatici (e leggenda vuole che verso questi ultimi abbia sempre una reverenza quasi mistica, riuscendo a conservarli come pochi) Rolf gli costruisce un nuovo kart con motore 100cc e a 6 anni Michael diventa campione del club battendo tutti i suoi rivali dotati di mezzi nuovissimi e super aggiornati.Per fare il passo successivo, Schumacher ha bisogno di quasi mille marchi per un nuovo motore, soldi che il padre riesce a recuperare nella forma dei primi sponsor – un rivenditore di tappeti maniaco di kart (lo stesso che nel 1997 vede sfrecciare un piccolo di nome Sebastian Vettel e capisce che ha talento) e il proprietario di un garage.Michael continua a correre e a vincere, va (malino) a scuola e a 17 anni la lascia e inizia a fare pratica in una concessionaria Volkswagen e BMW; nel caso non riesca a diventare un pilota vuole essere un meccanico.Cruciale in quegli anni l’arrivo di Jurgen Dilk, magnate delle slot machine, che diventa il suo primo sponsor da adulto e lo porta ai vertici della scena tedesca e europea dei kart (che Schumacher lascia nel 1987, a 18 anni, campione tedesco ed europeo) e poi alla Formula Ford e Formula Konig.Nel 1998 Schumacher è proposto a Willy Weber, che gestiva la WTS, una scuderia di Formula 3. E il resto è storia come si dice: inizia una delle più proficue e brillanti collaborazioni nella storia della F1.Weber riesce a fargli avere un pacchetto competitivo di motore e chassis e Schumacher inizia a correre in F3, tra i suoi rivali Karl Wendlinger e Heinz-Harald Frentzen (a cui porta via la fidanzata, che qualche anno dopo diventa sua moglie) e nel 1990 vince il campionato tedesco.Nel 1991 l’arrivo carambolesco in F1. All’alba del Gp di Belgio Bertrand Gachot, il secondo pilota della Jordan, è arrestato a Londra per aver assalito un taxista, Weber vede l’opportunità della storia ma non noto in F1 decide di prendere come consulente Julian Jakobi, che aveva gestito Senna e Prost alla IMG. Jakobi sente Eddie Jordan che gli chiede 70.000 dollari per correre e gli fa firmare quello che sembra una lettera di intenti vincolante per le prossime due stagioni. Weber conferma che Schumacher conosce Spa come le sue tasche (bugia) e che non ci saranno problemi ad affidargli la sua prima monoposto di F1. Il tedesco per familiarizzare con la pista, si dota di una bici pieghevole e la gira tutta pedalando. In gara la sua Jordan si rompe dopo pochi giri, ma la performance nelle qualifiche è stata sufficiente per mostrare di cosa è capace. Briatore gli offre la seconda guida alla Benetton al posto di Roberto Moreno ma si rifà alla lettera di cui abbiamo scritto prima, si mette in mezzo anche Moreno e si si arriva ad una situazione per cui il Tribunale di Milano vieta alla Benetton di far correre altri se non Moreno come seconda guida. Interviene Ecclestone, Briatore offre 500.000 dollari al brasiliano per andarsene, il driver accetta e passa alla Jordan (dove pagherà $65.000 dollari a gara per correre) e Schumacher si installa alla Benetton con un contratto di 4 anni e dove inizia la partnership con Ross Brawn. Arriva il 1993 e il suo valore sul mercato piloti aumenta esponenzialmente, lo cerca Ron Dennis per portarlo alla McLaren ma Schumacher non vuole lasciare la Benetton ma firma un nuovo contratto triennale alle condizioni offerte da Dennis.Nel 1994 vince il suo primo Mondiale, segue il secondo l’anno dopo e nel frattempo si fa avanti la Ferrari per cui il contratto con la Benetton si accorcia misteriosamente e nel 1996 Schumacher arriva a Maranello portato da un accordo da $22 milioni all’anno. Lo seguono poco dopo anche Brown e Rory Byrne e le condizioni sembrano poste per un rivolgimento delle fortune del Cavallino. Ci vorranno cinque anni e una squalifica (il secondo posto del 1997 è cancellato dagli albi) ma nel 2000 Schumacher riporta il Mondiale a Maranello e continuerà a farlo ogni anno fino al 2004, entrando negli albi come forse il più grande pilota della storia (alcuni dicono che la comparazione con Fangio non è possibile data la differenza di condizioni in cui correvano).

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Sauber: la Svizzera in F1

La Sauber è una scuderia di F1 relativamente giovane (vent’anni di attività, oltretutto con quialche interruzione). Eppure il team svizzero è riuscito a prendersi parecchie soddisfazioni nel Circus, pur non ottenendo mai vittorie e pole position. Scopriamo insieme la storia della squadra elvetica, costantemente tra le migliori otto del Mondiale.Sauber: la storia in F1Il debutto della Sauber (team già noto per aver gestito le Mercedes nel Mondiale Prototipi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta) risale al 1993: fin da subito i due piloti titolari – l’austriaco Karl Wendlinger (quarto in Italia) e il finlandese JJ Lehto (quarto a San Marino) – se la cavano bene. L’anno seguente la squadra elvetica continua a sfiorare il podio: Wendlinger quarto a San Marino e il tedesco Heinz-Harald Frentzen quarto in Francia.I primi podiIl primo podio per la scuderia svizzera arriva nel 1995 in Italia grazie al terzo posto di Frentzen. Questo risultato viene eguagliato dal britannico Johnny Herbert a Monte Carlo nel 1996 e in Ungheria nel 1997 e dal francese Jean Alesi nel 1998.Il periodo buioA cavallo tra il secondo e il terzo millennio la Sauber vive un momento negativo contraddistinto dall’assenza di risultati rilevanti: nel 1999 i piloti del team elvetico devono accontentarsi di cinque sesti posti (tre del brasiliano Pedro Diniz in Canada, Gran Bretagna e Austria e due di Alesi a San Marino e in Giappone) mentre nel 2000 tocca al finlandese Mika Salo prendersi sulle spalle la squadra con due quinti posti (Monte Carlo e Germania).Momenti di gloriaIl 2001 è ancora oggi il migliore anno della squadra svizzera: il merito va soprattutto al tedesco Nick Heidfeld e al suo terzo posto in Brasile. Il pilota teutonico convince anche la stagione seguente portando a casa un quarto posto in Spagna ma nel 2003 tocca a Frentzen ottenere l’unico podio stagionale (3° negli USA).Addio temporaneoTra il 2004 e il 2005 la Sauber non brilla particolarmente: nel 2004 i migliori piazzamenti sono i due quarti posti ottenuti dal nostro Giancarlo Fisichella (in Canada) e dal brasiliano Felipe Massa in Belgio mentre nel 2005 il driver sudamericano ottiene un’altra quarta piazza in Canada e il canadese Jacques Villeneuve sfiora il podio a San Marino.Il team è in crisi e il fondatore Peter Sauber si ritrova costretto a cederlo alla BMW.Ritorno alle corseNel 2010 la Sauber viene riacquistata da Peter ma è solo nel 2011 che torna ufficialmente a correre con il suo nome originale. Il piazzamento stagionale più importante è il quinto posto del giapponese Kamui Kobayashi a Monte Carlo.L’anno successivo il team elvetico torna sul podio dopo un’assenza di ben nove anni: le monoposto svizzere chiudono per quattro volte nelle prime tre posizioni e il messicano Sergio Pérez termina addirittura secondo in ben due occasioni (Malesia e Italia).Nel 2013 è il tedesco Nico Hülkenberg a mostrare le cose migliori al volante di una Sauber (quarto in Corea del Sud) mentre per il prossimo anno sono stati ingaggiati il teutonico Adrian Sutil e il russo Sergey Sirotkin.

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Marussia: tanta voglia di crescere in F1

La Marussia è una scuderia di F1 decisamente ambiziosa: dopo aver deluso al debutto nel Circus nel 2012 si è migliorata quest’anno pur avendo smesso di sviluppare la vettura dopo il GP di Spagna e pare, oltretutto, che sia uno dei team che ha lavorato di più sulla monoposto del 2014. Scopriamo insieme la storia dei due anni trascorsi nella massima serie automobilistica del team russo.Marussia: la storia in F1La Marussia – Casa automobilistica russa specializzata nella produzione di supercar fondata nel 2007 – entra nel mondo della F1 nel 2010 quando acquista una quota azionaria del team britannico Virgin. Il debutto ufficiale come costruttore risale invece al 2012, anno in cui il brand moscovita entra in possesso della maggioranza della scuderia inglese.La stagione 2012Per la stagione 2012 – quella di debutto nel Circus – vengono ingaggiati come piloti il tedesco Timo Glock e il francese Charles Pic e vengono utilizzati motori Cosworth. L’annata si rivela deludente: la monoposto non riesce a partecipare ai test invernali per via della bocciatura rimediata nei crash-test e il miglior piazzamento stagionale (il 12° posto di Glock a Singapore) permette al team russo di terminare al penultimo posto nel Mondiale Costruttori, davanti solo alla HRT.La stagione 2013La situazione della Marussia migliora nel 2013 nonostante l’arrivo di due piloti debuttanti: il francese Jules Bianchi e il britannico Max Chilton. Merito dell’introduzione del KERS e del 13° posto conquistato dal driver transalpino in Malesia, un risultato che consente alla scuderia moscovita di chiudere al 10° posto assoluto davanti alla Caterham.Il futuroIl futuro del team russo sembra roseo: dal 2014 arriveranno infatti i motori Ferrari.

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Williams, la nobile decaduta della F1

La Williams non ha neanche 40 anni di vita e non conquista un Mondiale da oltre tre lustri. Nonostante questo la scuderia britannica è, dopo la Ferrari, la più vincente della F1: merito dei nove titoli Costruttori e dei sette campionati Piloti conquistati nell’arco di soli due decenni. Scopriamo insieme la storia di questa squadra, una nobile decaduta in attesa di giorni migliori.Williams: la storiaLa storia della Williams in F1 inizia alla fine degli anni Sessanta quando Frank Williams, già proprietario di un team impegnato nelle categorie minori, decide di cimentarsi nella massima serie senza tuttavia impegnarsi direttamente come costruttore. Nel 1969 acquista una Brabham, nel 1970 gestisce monoposto De Tomaso mentre nella stagione 1971 si occupa delle March.Il 1972 è l’anno in cui arriva lo sponsor Politoys (che mette addirittura il suo nome su una vettura in gara nel GP di Gran Bretagna) mentre nel 1973 e nel 1974 le sue monoposto si chiamano Iso-Marlboro, come i due sostenitori finanziari principali.Il debutto come costruttore e il primo podioLa Williams debutta ufficialmente come costruttore in F1 nel 1975 con il francese Jacques Laffite (che conquista addirittura un secondo posto in Germania) e il nostro Arturo Merzario. L’anno seguente, nonostante l’acquisto del team da parte del miliardario canadese Walter Wolf, non arriva neanche un punto e il migliore risultato è il 7° posto del belga Jacky Ickx.L’addio e il ritornoFrank abbandona la scuderia da lui fondata e nel 1977 crea un altro team, dedicato esclusivamente alla gestione di monoposto March. Il ritorno nel Circus come costruttore a tutti gli effetti risale al 1978 con una vettura disegnata da Patrick Head, munifici sponsor provenienti dall’Arabia Saudita e un pilota – l’australiano Alan Jones – che porta a casa un secondo posto negli USA.La prima vittoriaLa stagione 1979 porta i primi successi alla Williams: grazie ad una monoposto ad “effetto suolo” ispirata alla Lotus iridata dell’anno prima arriva il secondo posto nel Mondiale Costruttori. Lo svizzero Clay Regazzoni ottiene la prima vittoria nella storia del team in Gran Bretagna mentre Jones sale per ben quattro volte sul gradino più alto del podio (Germania, Austria, Olanda e Canada).I primi MondialiIl primo Mondiale risale al 1980: Jones diventa iridato tra i pIloti con cinque vittorie (Argentina, Francia, Gran Bretagna, Canada e USA) e il titolo Costruttori è merito anche del successo dell’argentino Carlos Reutemann a Monte Carlo. L’anno seguente arriva un altro titolo Marche con quattro successi: due di Jones (USA Ovest e Las Vegas) e due di Reutemann (Brasile e Belgio).Nel 1982 è la volta del secondo Mondiale Piloti: lo ottiene il finlandese Keke Rosberg, a cui basta una sola vittoria (nel GP di Svizzera, disputato sul tracciato francese di Digione) per prevalere sui rivali.Il passaggio da Ford a HondaLa Williams riesce a vincere un GP nel 1983 (Rosberg a Monte Carlo) e nello stesso anno abbandona i motori aspirati Ford per passare ai propulsori turbo Honda. Grazie a questa unità arrivano alcuni successi (Rosberg a Dallas 1984 e in Australia 1985 e il britannico Nigel Mansell in Europa e in Sudafrica nel 1985) ma zero titoli.Il dramma e i successiIl 1986 è uno degli anni più significativi nella storia del team britannico: a marzo il patron Frank resta paralizzato in un incidente stradale a Nizza e si ritrova costretto su una sedia a rotelle. Nonostante la sua assenza temporanea dalle gare la sua scuderia riesce comunque a portare a casa il Mondiale Costruttori: merito di Mansell (cinque successi in Belgio, Canada, Francia, Gran Bretagna e Portogallo) e del brasiliano Nelson Piquet (quattro vittorie in Brasile, Germania, Ungheria e Italia).Quest’ultimo ottiene nel 1987 il titolo Piloti dopo essere salito per tre volte sul gradino più alto del podio (Germania, Ungheria e Italia). Il coéquipier Mansell vince in ben sei occasioni (San Marino, Francia, Gran Bretagna, Austria, Spagna e Messico) ma è meno continuo: i suoi risultati consentono alla Williams di ottenere il titolo riservato ai Costruttori.L’addio di Honda e l’arrivo di RenaultNel 1988 il team inglese si ritrova senza motori Honda e affronta un periodo di crisi che si protrarrà per tutta la fine degli anni ’80 e per l’inizio del decennio successivo. Con una monoposto dotata di propulsori Judd Mansell porta a casa solo due secondi posti (Gran Bretagna e Spagna).La situazione per la Williams migliora dall’anno successivo con i motori Renault: il belga Thierry Boutsen sale sul gradino più alto del podio per tre volte in due anni (Canada e Australia 1989 e Ungheria 1990) come il nostro Riccardo Patrese (San Marino 1990, Messico e Portogallo 1991). Il 1991 è anche l’anno del ritorno di Nigel Mansell, che vince cinque volte (Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna).Gli anni d’oroGli anni Novanta sono il periodo migliore per la scuderia britannica: nel 1992 Mansell diventa campione del Mondo con ben nove vittorie in un anno (Sudafrica, Messico, Brasile, Spagna, San Marino, Francia, Gran Bretagna, Germania e Portogallo) e con il supporto di Patrese (primo in Giappone) arriva anche il titolo Costruttori.La doppietta per la Williams si ripete nel 1993: il francese Alain Prost prevale tra i driver (sette successi: Sudafrica, San Marino, Spagna, Canada, Francia, Gran Bretagna e Germania) e anche i tre successi del britannico Damon Hill (Ungheria, Belgio e Italia) contribuiscono al campionato riservato alle Marche.La tragedia di Senna: the show must go onIl brasiliano Ayrton Senna viene ingaggiato da Frank per la stagione 1994 ma perde la vita sul circuito di Imola nella terza gara della stagione. La tragedia – dovuta ad un braccetto della sospensione penetrato nella visiera del casco del pilota sudamericano (il progettista della vettura, Patrick Head, viene riconosciuto colpevole nel 2007 ma il reato è prescritto) – non ferma la scia di vittorie del team. Nello stesso anno arriva il Mondiale Costruttori grazie ai sei successi di Hill (Spagna, Gran Bretagna, Belgio, Italia, Portogallo e Giappone) e alla vittoria di Mansell in Australia.Dopo tre anni di dominio assoluto la Williams termina la stagione 1995 senza titoli: a salvare la situazione ci pensano le quattro vittorie di Hill (Argentina, San Marino, Ungheria e Australia) e il successo del britannico David Coulthard in Portogallo.Gli ultimi MondialiLe stagioni 1996 e 1997 sono letteralmente dominate dalla scuderia “british”, che ottiene quattro titoli (due Piloti e due Costruttori). Il primo anno Hill diventa Campione del Mondo con otto vittorie (Australia, Brasile, Argentina, San Marino, Canada, Francia, Germania e Giappone) e nello stesso anno il canadese Jacques Villeneuve sale sul gradino più alto del podio in quattro occasioni (Europa, Gran Bretagna, Ungheria e Portogallo).Nel 1997 la situazione in Williams si inverte: Villeneuve iridato con sette successi (Brasile, Argentina, Spagna, Gran Bretagna, Ungheria, Austria e Lussemburgo) e il nuovo compagno – il tedesco Heinz-Harald Frentzen – che si accontenta di un successo a San Marino.L’addio di RenaultLa Williams si ritrova in crisi nel 1998 quando la Renault abbandona la F1 e inizia a fornire propulsori non sviluppati ribattezzati Mecachrome (il primo anno) e Supertec (il secondo). La monoposto inglese ottiene tre terzi posti (due con Villeneuve in Germania e in Ungheria e uno con Frentzen in Australia) nel 1998 e un secondo posto con il tedesco Ralf Schumacher in Italia nel 1999.L’era BMWGrazie ai motori BMW la squadra inglese si risolleva: nel 2000 Ralf Schumacher sale per tre volte (tutti terzi posti) sul podio (Australia, Belgio e Italia) mentre nel 2001 si torna a vincere. Ralf prevale a San Marino, in Canada e in Ungheria e il colombiano Juan Pablo Montoya domina in Italia.Altri successi arrivano negli anni successivi: nel 2002 tocca a Ralf Schumacher in Malesia e nel 2003 sono ben quattro i gradini più alti del podio conquistati dai piloti Williams (Montoya a Monte Carlo e in Germania e Ralf in Europa e in Francia).Il canto del cigno risale al 2004 quando Montoya vince in Brasile l’ultima gara della stagione.Il declinoIl declino della Williams inizia ufficialmente nel 2005, ultimo anno dei propulsori BMW, quando il tedesco Nick Heidfeld si deve accontentare di due secondi posti a Monte Carlo e in Europa. Con i motori Cosworth la situazione peggiora: i migliori risultati sono opera dell’australiano Mark Webber, due volte sesto in Bahrein e a San Marino.L’arrivo dei motori Toyota nel 2007 fa ben sperare ma gli unici exploit arrivano da due terzi posti: quello dell’austriaco Alexander Wurz in Canada e quello, l’anno successivo, del tedesco Nico Rosberg in Australia.Nel 2009 Rosberg si fa notare con due quarti posti in Germania e in Ungheria mentre nel 2010 e nel 2011 tocca al brasiliano Rubens Barrichello mostrare le cose migliori al volante di una Williams palesemente inferiore alla concorrenza portando a casa una quarta piazza in Europa e, l’anno seguente, due noni posti a Monte Carlo e in Canada.Il lampo Maldonado e il futuroLa stagione 2012 del team “british” è impreziosita dalla sorprendente vittoria del venezuelano Pastor Maldonado in Spagna ma si tratta di un fuoco di paglia come dimostrano i risultati deludenti del 2013 (miglior piazzamento l’ottavo posto del finlandese Valtteri Bottas). Il prossimo anno il driver sudamericano verrà rimpiazzato dal brasiliano Felipe Massa.

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