Category Archives: Auto Classiche
Auto ibride plug-in, in cosa consiste questa tecnologia
Ormai, si tratta di una locuzione entrata a far parte, o quasi, del nostro vocabolario quotidiano. Al crescere dell’offerta commerciale, infatti, è diventato sempre più “normale” parlare di auto ibride, anche tra amici. Non tutti, però, sanno cosa significa auto ibride plug-in e quali siano le differenze tra questa tecnologia e le altre tipologie di auto ibride oggi in circolazione. Si tratta di dettagli tecnici apparentemente poco significativi e che, invece, incidono in maniera decisiva sull’autonomia elettrica del veicolo, sui consumi e sulle emissioni del veicolo.
Cosa sono le auto ibride plug-in
Per molti, le auto ibride plug in rappresentano il futuro a breve e medio termine del mondo automobilistico. Una sorta di passaggio intermedio nel processo di transizione elettrica, necessario sino a quando i veicoli a trazione completamente elettrica non avranno un’autonomia paragonabile a quella delle auto a motore termico (e, su questo fronte, ci siamo quasi) e tempi di ricarica di qualche minuto al massimo. Insomma, fino a quando le auto full electric non somiglieranno sempre più a quelle a benzina.
Le auto ibride plug-in, come accennato, sono un anello di congiunzione tra i due mondi, quello elettrico e quello a motore endotermico. Chiamati anche PHEV (acronimo di Plug-in Hybrid Electric Vehicle), questi veicoli sono dotati sia di motore termico (e relativo serbatoio capiente decine di litri) sia di un piccolo motore elettrico in grado di far muovere l’automobile per decine e decine di chilometri (solitamente tra i 50 e i 70 chilometri, ma alcuni modelli raggiungono anche i 100 chilometri).
In questo modo sarà possibile, ad esempio, muoversi in città a emissioni 0 e con consumi di benzina azzerati. Se, invece, si programma un viaggio a lunga percorrenza, si potrà fare affidamento sull’autonomia garantita dal serbatoio del carburante (benzina o diesel). I consumi medi, comunque, saranno sempre piuttosto limitati: diversi modelli riescono a percorrere 100 chilometri consumando meno di 3 litri ogni 100 chilometri.
Differenze tra ibride plug-in e full hybrid
La differenza tra le ibride plug-in e altri sistemi di alimentazione ibrida – come le full hybrid – sta nella possibilità di poter ricaricare la batteria dei PHEV. Come dice anche il nome, le plug-in possono essere collegate a una presa dell’elettricità, così da ricaricare la batteria mentre siamo fermi in una stazione di sosta o addirittura a casa, collegandola a una wall box o a una normale presa della corrente. Ovviamente, il sistema di batterie che alimenta l’auto si ricaricherà anche mentre siamo in marcia, recuperando l’energia che altrimenti andrebbe dispersa in frenata.
Differente, invece, il caso delle full hybrid. Le batterie, solitamente più piccole, possono essere ricaricate solo mentre il veicolo è in movimento, recuperando l’energia della frenata oppure utilizzando in parte l’energia prodotta dal motore termico. Questo vuol dire che anche l’autonomia sarà inferiore rispetto alle plug-in e non raggiungono le stesse velocità di punta. Insomma, una versione “ridotta” sia nelle prestazioni sia nella distanza che è possibile percorrere con la sola alimentazione elettrica.
Auto hybrid plug-in, a chi convengono?
Complice una tecnologia in continua evoluzione, i prezzi delle auto ad alimentazione ibrida continuano a diminuire e, nonostante siano ancora più alti rispetto a quelli delle auto a motore termico, diventano così sempre più convenienti. Date le loro caratteristiche, però, le auto ibride plug-in sembrano essere cucite su misura per chi utilizza l’auto quotidianamente per andare a lavoro.
Nel traffico cittadino, infatti, le ibride “a spina” rendono al meglio, consentendo di muoversi tra semafori e ingorghi senza consumare carburante o, comunque, con un consumo quasi completamente azzerato. Un vantaggio per il portafogli, ma anche per l’ambiente: le emissioni, ovviamente, saranno commisurate ai consumi e quindi pari a 0 (o quasi)
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F1 2020 – Bottas imperatore d’Austria con la Mercedes
Valtteri Bottas e la Mercedes hanno iniziato alla grande il Mondiale F1 2020 con una vittoria nel GP d’Austria a Spielberg.
Una gara emozionante (tre safety-car) e ricca di sorprese: Charles Leclerc – nonostante una Ferrari lontana dalla forma ottimale (Sebastian Vettel si è dovuto accontentare del decimo posto) – ha terminato la corsa in seconda posizione mentre Lando Norris (3°) ha ottenuto con la McLaren il primo podio in carriera nel Circus approfittando della penalità di 5 secondi rimediata da Lewis Hamilton, passato da secondo a quarto per aver provocato il ritiro di Alexander Albon nel finale.
Mondiale F1 2020 – GP Austria: le pagelle
Valtteri Bottas (Mercedes)
Pole position, vittoria e – ovviamente – primo posto momentaneo nel Mondiale F1 2020: Valtteri Bottas ha dominato il GP d’Austria lasciando le briciole agli avversari.
Il pilota finlandese ha monopolizzato il primo Gran Premio dopo il coronavirus grazie a un weekend di gara gestito in modo maturo e, considerando quanto ama il Red Bull Ring, ha tutte le carte in regola per fare bene anche domenica prossima nel GP di Stiria.
Lewis Hamilton (Mercedes)
Nonostante diversi errori – essersi fatto soffiare la pole dal compagno Bottas, venire penalizzato di tre posizioni in griglia per non aver rispettato la bandiera gialla durante le qualifiche e ricevere una penalità in gara di cinque secondi per aver rovinato la corsa di Albon – Lewis Hamilton è comunque riuscito a portare a casa un quarto posto.
Il pilota britannico avrebbe secondo noi meritato un piazzamento in “top 3”: il contatto con il driver thailandese della Red Bull è, a nostro avviso, molto simile ad altre “scaramucce” avvenute in passato e mai sanzionate.
Lando Norris (McLaren)
Lando Norris ha meritato il podio: non solo per aver tirato come un matto nel finale per soffiare il terzo posto a Hamilton (mossa che gli ha oltretutto consentito di conquistare un punto bonus grazie al giro veloce) ma anche per il sorpasso pazzesco ai danni di Sergio Pérez.
Il giovane talento della McLaren ha portato a casa il primo piazzamento in “top 3” in carriera ed è andato a punti per la quarta gara consecutiva: estro e maturità.
Charles Leclerc (Ferrari)
Un secondo posto molto fortunato per Charles Leclerc: il pilota monegasco – autore di un ottimo sorpasso su Norris – ha approfittato degli errori altrui anche se va detto che i risultati conquistati in questo modo non sono meno dignitosi di altri.
In una gara dura con una monoposto poco performante in rettilineo sono comunque arrivati 18 punti utilissimi per il Mondiale F1 2020 e il secondo podio consecutivo dopo la terza piazza rimediata a fine 2019 ad Abu Dhabi.
Mercedes
Anche nel 2020 la Mercedes ha la monoposto più veloce del Mondiale F1 ma va detto che Hamilton ha sofferto più del previsto contro Albon.
Una doppietta sfumata per la scuderia tedesca, solo a causa di una penalità non del tutto meritata.
Mondiale F1 2020 – I risultati del GP d’Austria
Prove libere 1
1 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:04.816
2 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:05.172
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:05.418
4 Carlos Sainz Jr. (McLaren) 1:05.431
5 Sergio Pérez (Racing Point) 1:05.512
Prove libere 2
1 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:04.304
2 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:04.501
3 Sergio Pérez (Racing Point) 1:04.945
4 Sebastian Vettel (Ferrari) 1:04.961
5 Daniel Ricciardo (Renault) 1:04.972
Prove libere 3
1 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:04.130
2 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:04.277
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:04.413
4 Sergio Pérez (Racing Point) 1:04.605
5 Charles Leclerc (Ferrari) 1:04.703
Qualifiche
1 Valtteri Bottas (Mercedes) 1:02.939
2 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:02.951
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:03.477
4 Lando Norris (McLaren) 1:03.626
4 Alexander Albon (Red Bull) 1:03.868
Le classifiche
La classifica del GP d’Austria 2020
Valtteri Bottas (Mercedes) | 1h30:55.739 |
Charles Leclerc (Ferrari) | + 2,7 s |
Lando Norris (McLaren) | + 5,5 s |
Lewis Hamilton (Mercedes) | + 5,7 s |
Carlos Sainz Jr. (McLaren) | + 8,9 s |
Classifica Mondiale Piloti
Valtteri Bottas (Mercedes) | 25 punti |
Charles Leclerc (Ferrari) | 18 punti |
Lando Norris (McLaren) | 16 punti |
Lewis Hamilton (Mercedes) | 12 punti |
Carlos Sainz Jr. (McLaren) | 10 punti |
Classifica Mondiale Costruttori
Mercedes | 37 punti |
McLaren-Renault | 26 punti |
Ferrari | 19 punti |
Racing Point-BWT Mercedes | 8 punti |
AlphaTauri-Honda | 6 punti |
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Auto d’epoca, quali sono le perizie per attestarne il valore
Tanti sono i collezionisti di auto d’epoca e auto storiche in Italia, queste vetture sono dei veri e propri gioielli unici, di grande valore, più o meno particolari e rari. Le auto storiche e di interesse collezionistico non rientrano nella stessa categoria delle auto d’epoca, non tutti conoscono questa importante distinzione. Per la Legge però queste due tipologie di vetture sono differenti e per questo non devono essere confuse. Infatti l’articolo 60 del Codice della Strada definisce quali sono i criteri per poter identificare le auto d’epoca e le auto storiche.
La differenza tre le auto storiche e le auto d’epoca
Le auto di interesse storico e collezionistico sono definite tali e, per rientrare all’interno di questa classificazione, devono avere un’età maggiore di 20 anni. Non vengono radiate dal PRA, possono circolare liberamente su strada in qualsiasi occasione, l’unica cosa fondamentale è che siano in possesso di tutti i requisiti previsti dalla Legge. Quindi indispensabili sono l’iscrizione ad un registro storico, come Italiano FIAT, ASI, Italiano Alfa Romeo, Storico Lancia, Storico FMI, e devono inoltre possedere il CRS, Certificato di Rilevanza Storico collezionistica.
Veniamo ora alle auto d’epoca, che vengono invece cancellate dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico) per essere esposte e conservate all’interno di particolari locali o musei. Fondamentale è la salvaguardia delle caratteristiche tecniche originarie della Casa produttrice. Una vettura quindi, per essere identificata come auto d’epoca, non deve essere modificata. Altra cosa importante da sapere è che questa tipologia di auto non ha il permesso di circolare sempre liberamente su strada, ma solo in occasione di raduni organizzati o manifestazioni. Le auto d’epoca devono essere iscritte in un elenco specifico presso il Centro Storico del Dipartimento per i Trasporti Terrestri.
La perizia conservativa per un’auto d’epoca: il valore
Per determinare il valore corretto di un mezzo d’epoca, è necessario sottoporlo ad una perizia conservativa, in modo da poterlo assicurare e vendere al valore di mercato esatto. La compagnia assicurativa decide infatti il valore di un mezzo, ma nel caso in cui il proprietario non lo ritenga consono e corretto, basta presentare la perizia al momento della stipula del contratto. In questo modo l’agenzia è obbligata ad assicurare il veicolo per il valore che è stato indicato nel documento ufficiale.
Tutti i possessori di auto d’epoca che ritengono importante essere tutelati e garantiti in caso di vendita del proprio veicolo, di furto o di sinistro, possono richiedere questo servizio. I vari elementi presenti all’interno della perizia concorrono a determinarne il valore, in questo modo non si ha un valore standard per modello di auto, ma assolutamente personalizzato per ogni singola macchina.
Le varie automobili d’epoca infatti hanno ognuna la propria storia e il proprio vissuto, e anche questo ne determina il valore, che è quindi bene che sia personalizzato e non unico per tutte. Al termine del restauro di una vettura di questo tipo è sempre consigliato quindi fare una perizia, allegando tutto il materiale; ogni due anni si consiglia un aggiornamento del documento, in modo che il valore dell’auto sia sempre quello esatto e adeguato.
Il valore della perizia è maggiore per tutti quei mezzi che sono stati conservati, perché significa che hanno subito solo l’evoluzione del tempo. Un’auto d’epoca perde o acquisisce valore a seconda delle condizioni della carrozzeria e della meccanica e della fedeltà del restauro eventualmente eseguito rispetto al modello originale. Per questo è importantissima la perizia, ovvero un’indagine del vero valore di mercato, eseguita da un esperto che abbia i requisiti tecnico-giuridici per accertare e certificare, lo stato dell’auto.
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Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio MY2020: gli ADAS Bosch
La novità più importante introdotta sull’Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio in occasione del Model Year 2020 riguarda senza dubbio la dotazione di ADAS (sistemi di assistenza alla guida) più ricca.
Di seguito troverete una guida completa a tutti gli ADAS Bosch presenti a bordo dell’Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio MY2020: tante funzioni rese possibili attraverso l’azione combinata di un radar frontale a medio raggio che fornisce informazioni sull’ambiente circostante entro una distanza di 160 metri, di una telecamera frontale e del servosterzo elettrico.
Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio MY2020: gli ADAS Bosch
Active blind spot assist
L’Active blind spot assist, oltre a rilevare e segnalare al guidatore i veicoli in avvicinamento negli angoli ciechi del veicolo, corregge e mantiene in carreggiata la vettura – attraverso il servosterzo elettrico – nel caso di cambio di corsia intenzionale con indicatore di svolta attivato.
Active cruise control
Il cruise control adattivo regola la velocità dell’auto in base alle vetture che la precedono mantenendo la distanza di sicurezza necessaria. Il sistema rallenta autonomamente la vettura fino all’arresto completo e si riattiva – in caso di ripartenza del veicolo davanti – autonomamente entro 2 secondi oppure previa autorizzazione del guidatore azionando il pulsante di set speed o premendo l’acceleratore.
Autonomous emergency brake
Il sistema di assistenza alla frenata interviene se il guidatore si distrae in presenza di una situazione di rischio di tamponamento inviando segnali acustici e visivi e dando un breve ma evidente scatto del freno che dà al guidatore il tempo di reagire. In caso di frenata insufficiente, il dispositivo fornisce la pressione mancante sul freno mentre in caso di mancata reazione da parte del guidatore e collisione inevitabile entra in funzione la frenata di emergenza.
Highway assist
L’highway assist svolge una funzione simile a quella del traffic jam assist ma in autostrada fino a una velocità massima di 145 km/h.
Intelligent speed control
Quando viene attivato l’intelligent speed control la vettura riduce o aumenta automaticamente la velocità di marcia in base al limite di velocità rilevato dal traffic sign recognition.
Lane departure warning
Il lane departure warning rileva, tramite la telecamera frontale, le linee di demarcazione della corsia poste davanti al veicolo e ne monitora la posizione costantemente avvertendo il guidatore con un segnale visivo, acustico o aptico (vibrazione del volante) in caso di fuoriuscita non intenzionale dalla carreggiata. Il sistema non interviene quando vengono attivati gli indicatori di direzione.
Lane keeping assist
Il lane keeping assist, sempre attraverso la telecamera Bosch, rileva le linee di corsia e mantiene il veicolo all’interno delle linee di percorrenza agendo attivamente sul servosterzo elettrico.
Traffic jam assist
Il traffic jam assist è una funzione di guida parzialmente autonoma (livello SAE 2) che agisce sul controllo longitudinale e laterale della vettura – intervenendo anche direttamente sullo sterzo – rendendo possibile, con l’integrazione dell’active cruise control e del lane centering, una guida parzialmente autonoma in rettilineo e in curva.
Il sistema – sempre attivabile dal guidatore se il veicolo viaggia a una velocità inferiore a 60 km/h e se sono presenti e rilevate le linee di corsia – analizza la velocità e la traiettoria dei veicoli circostanti e le compara con quelle della propria vettura. Grazie a questa funzione l’auto segue automaticamente il veicolo che la precede accelerando, frenando e sterzando all’interno della corsia. Il guidatore resta responsabile del veicolo e deve supervisionare continuamente il sistema riprendendo il controllo se necessario.
Traffic sign recognition
Il traffic sign recognition rileva e classifica i segnali stradali attraverso la telecamera Bosch.
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Tagliando auto: cos’è, a che serve e quali controlli comprende
Il tagliando auto è un esempio delle cose assolutamente da fare per una buona manutenzione della propria vettura, che non bisognerebbe mai dimenticarsi. Vediamo quindi in cosa consiste, quali controlli vengono effettuati e ogni quanto deve essere fatto.
Che cos’è il tagliando auto?
Il tagliando è un check-up periodico non obbligatorio per Legge come la revisione, abbiamo già visto le differenze, ma che viene consigliato e che serve per verificare lo stato delle parti della vettura soggette a usura. Fare il tagliando significa sottoporre la macchina ad un controllo effettuato da un professionista a cadenza regolare, serve per viaggiare sicuri e tenere l’auto in perfetta forma, allungandole la vita.
Tagliando auto: ogni quanto deve essere fatto?
Oggi, rispetto al passato, le tempistiche del tagliando sono molto più libere e non è più indispensabile farlo presso un’officina autorizzata dalla Casa costruttrice dell’auto ma si può andare da qualsiasi meccanico, rispettando gli intervalli di manutenzione programmata che vengono consigliati dal costruttore stesso. La validità della garanzia auto nuova si conserva comunque.
Grazie al Decreto Monti ogni automobilista può oggi fare più preventivi diversi e scegliere quello più conveniente, anziché dover accettare per forza quelli della Casa Madre. Il tagliando deve essere fatto anche quando termina la garanzia, perché è un controllo periodico che serve comunque a prevenire guasti e anomalie, che potrebbero sfociare in costi di manutenzione anche molto elevati.
Non esiste una regola generale sul periodo di tempo o numero di chilometri valido, dipende tanto anche dal modello di vettura e dall’anno di produzione, oltre che da quanto si usa l’auto. Solitamente sarebbe bene farlo almeno una volta all’anno, spesso l’automobilista medio lo fa prima di partire per le vacanze.
Possiamo dividere le auto si dividono in tre grandi gruppi:
- quelle che devono fare il tagliando ogni 15.000 o 20.000 km o ogni 1 o 2 anni;
- quelle che devono fare il cambio d’olio ogni 15.000 km e il tagliando completo ogni 30.000;
- quelle coi tagliandi “Longlife”, che devono essere fatti a intervalli tra 30.000 e 50.000 km.
Tagliando auto: quali controlli vengono effettuati?
Durante il tagliando, il meccanico autorizzato effettua questi controlli:
- cambio dell’olio: il più importante. Le vetture moderne hanno dei sensori che indicano lo stato dell’olio e ci avvisano quando è il momento di sostituirlo, altrimenti andrebbe fatto ogni 30.000 km circa o una volta all’anno;
- filtri dell’olio e dell’aria, il primo viene sostituito quando si fa il cambio completo dell’olio, il secondo può essere cambiato nella stessa occasione o anche prima;
- cinghia di trasmissione, il controllo deve essere fatto ogni 5/6 anni oppure ogni 100.000 km. Si tratta di una verifica importante, la cinghia infatti è sottoposta a una continua tensione e si usura anche per via degli sbalzi di temperatura. È molto meglio sostituire una cinghia usurata (costa pochi euro) che riparare eventuali danni che è in grado di fare nel motore in caso di rottura;
- pastiglie freno e dischi, il meccanico ne controlla il consumo, le pastiglie in particolare sono alla base dell’attrito che permette la frenata;
- vengono controllati poi le candele, la batteria, il climatizzatore, la pressione degli pneumatici e il loro stato di usura, il radiatore, il livello del lavavetri, luci interne ed esterne, livelli dei fluidi dell’auto.
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Porsche Cayenne GTS: foto, dati, prezzi e rivali
La nuova Porsche Cayenne GTS è già ordinabile: la variante rivolta a chi cerca il piacere di guida della terza generazione della grande SUV tedesca a trazione integrale (realizzata sullo stesso pianale della Volkswagen Touareg) è tornata a ospitare sotto il cofano un motore V8 dopo una breve parentesi a sei cilindri tra il 2015 e il 2018.
Di seguito troverete le foto, i dati, i prezzi e le rivali della Porsche Cayenne GTS e della Porsche Cayenne Coupé GTS.
Le foto della Porsche Cayenne GTS
Le foto della Porsche Cayenne Coupé GTS
Porsche Cayenne GTS: il motore
Il motore della Porsche Cayenne GTS e della Porsche Cayenne Coupé GTS è lo stesso 4.0 V8 biturbo benzina da 460 CV e 620 Nm di coppia già visto sotto il cofano della Panamera GTS.
Un propulsore che permette alla grande SUV sportiva di Zuffenhausen di raggiungere una velocità massima di 270 km/h e di accelerare da 0 a 100 km/h in 4,8 secondi (4,5 con il pacchetto Sport Chrono).
Porsche Cayenne GTS: piacere di guida
Assetto ribassato di 2 cm e PTV Plus (Porsche Torque Vectoring Plus) di serie: sono queste le caratteristiche principali dell’ultima evoluzione della Porsche Cayenne GTS.
Chi desidera un comportamento stradale ancora più incisivo può attingere al ricco listino degli optional. Qualche esempio? Le sospensioni pneumatiche adattive con un PASM impostato in modo più sportivo (2.190 euro), i freni PSCB (Porsche Surface Coated Brake, 3.050 euro) con superficie in carburo di tungsteno e i freni carboceramici PCCB (Porsche Ceramic Composite Brake, 9.162 euro).
Porsche Cayenne GTS: cosa cambia nel design
La GTS si distingue dalle altre Porsche Cayenne per il pacchetto Sport Design di serie con frontale pronunciato, minigonne laterali e spoiler aerodinamico sul tetto (non previsto per la Coupé).
Senza dimenticare le pinze freno di colore rosso, i cerchi in lega da 21” RS Spyder Design di colore nero satinato-lucido e l’impianto di scarico sportivo nero con impostazione specifica.
Porsche Cayenne GTS: gli interni
Nell’abitacolo della terza generazione della Porsche Cayenne GTS troviamo i sedili sportivi GTS elettrici a 8 vie con scritta GTS sui poggiatesta, gli interni in pelle, il pacchetto in Alcantara, il pacchetto interni in alluminio spazzolato in colore nero e i listelli sottoporta in alluminio spazzolato di colore nero con la scritta Cayenne GTS.
Porsche Cayenne Coupé GTS: il pacchetto Sport
Il pacchetto Sport in struttura leggera riservato ai clienti della Porsche Cayenne Coupé GTS costa 8.564 euro e riduce il peso totale della vettura di una ventina di chilogrammi:
- tetto profilato in carbonio
- cerchi da 22” GT Design in platino (satinato-lucido)
- impianto di scarico sportivo con terminali centrali
- griglie di aspirazione dell’aria in nero opaco
- airblade in nero opaco
- interno nero in pelle con fascia centrale dei sedili in tessuto con il classico motivo a quadri
- rivestimento del cielo in Alcantara
- Volante sportivo multifunzione riscaldato con corona in Alcantara
- Pacchetto interno in carbonio
- Diffusore in carbonio
Porsche Cayenne GTS: il prezzo e le rivali
Porsche Cayenne GTS 117.833 euro
Maserati Levante S Granlusso 107.700 euro
Mercedes G 500 119.590 euro
Porsche Cayenne Coupé GTS 122.347 euro
Porsche Cayenne Coupé GTS: il prezzo e le rivali
Porsche Cayenne Coupé GTS 122.347 euro
Mercedes G 500 Sport 123.457 euro
Porsche Cayenne GTS 117.833 euro
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Skoda Octavia Scout: il ritorno della wagon SUV
La Skoda Octavia Scout è tornata. La variante della quarta generazione della station wagon ceca (realizzata sullo stesso pianale della Seat Leon) che strizza l’occhio al mondo delle SUV porta in dote alcune novità tecniche importanti: scopriamole insieme.
Il debutto della trazione anteriore
Per la prima volta nella storia la Skoda Octavia Scout è disponibile anche a trazione anteriore e non più solo a trazione integrale.
Un nuovo motore
La gamma motori della nuova Skoda Octavia Scout è composta da sei unità sovralimentate: il propulsore più potente – un nuovo 2.0 TDI da 200 CV – è lo stesso che verrà adottato a breve dalla Volkswagen Golf GTD.
- un 1.5 turbo benzina TSI da 150 CV
- un 2.0 turbo benzina TSI da 190 CV
- un 1.5 turbo mild hybrid benzina e-TEC da 150 CV
- un 2.0 turbodiesel TDI da 115 CV
- un 2.0 turbodiesel TDI da 150 CV
- un 2.0 turbodiesel TDI da 200 CV
Off-road nel look (e non solo)
La Skoda Octavia Scout si distingue dalle varianti “normali” della familiare ceca per l’altezza da terra maggiorata di 1,5 cm, per le protezioni sottoscocca e per il look off-road.
Fuori troviamo paraurti specifici con protezioni in colore alluminio, archi passaruota e minigonne in plastica grezza, cerchi in lega da 18” (optional da 19”) e la tinta argento usata per il diffusore posteriore, i mancorrenti al tetto e i gusci degli specchietti retrovisori. Dentro spiccano invece gli inserti alla base della plancia, i rivestimenti dei sedili in tessuto traspirante ThermoFlux, la pedaliera in metallo e le impunture marroni per volante, bracciolo centrale e plancia.
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Auto elettrica o ibrida? Differenze e quale conviene
Viviamo in un’epoca in cui le auto elettriche e ibride hanno sempre più successo sul mercato, purtroppo ancora spesso hanno prezzi non accessibili a tutti, ma sono la giusta soluzione per risparmiare in termini di denaro e inquinare meno l’aria che respiriamo. Ma è meglio scegliere un’auto elettrica o ibrida? Dipende da molti fattori, ad esempio da quanto usiamo la macchina, che investimento siamo disposti a fare, dove abitiamo. Si tratta di due tipologie di tecnologie a basso impatto ambientale e ecosostenibili, ma la loro utilità dipende dal tipo di esigenze che ha il guidatore.
Sappiamo in ogni caso che entrambe le motorizzazioni sono un’ottima scelta, visto che sono destinate a durare più di tutte e soprattutto hanno un occhio di riguardo per l’ambiente e l’aria che respiriamo, oltre che per il portafogli. Vediamo però quali aspetti valutare prima di comprare un’auto elettrica o ibrida e come fare la scelta in base ai vantaggi di una e dell’altra tipologia.
Vantaggi e svantaggi delle auto ibride
Scegliere un’auto ibrida è sicuramente una decisione più moderata, infatti prevede un motore termico tradizionale accoppiato ad un’unità elettrica. Partiamo dal prezzo, quello delle ibride è più alto rispetto a quello delle auto a benzina, ma scende con gli incentivi statali ed è più conveniente rispetto a quello delle auto elettriche. Per quanto riguarda invece la manutenzione, gli interventi sull’unità elettrica possono alzare il costo dei tagliandi, a livello di inquinamento ovviamente è minore rispetto alle auto esclusivamente a motore termico. Un altro vantaggio è che le auto ibride possono circolare liberamente durante i blocchi del traffico, i loro consumi sono ridotti, perché il motore elettrico mitiga il consumo del carburante. Una pecca è che se la rete dei distributori di benzina è praticamente diffusa ovunque, quella dell’energia elettrica in Italia invece lo è molto meno.
Vantaggi e svantaggi delle auto elettriche
L’auto elettrica è una soluzione più netta ed esclusiva, infatti si muove solo grazie all’energia elettrica accumulata nella batteria e senza alcun altro carburante. Il motore è silenzioso e a zero emissioni. Il prezzo è sicuramente il più alto del settore auto, anche se comunque ci sono gli Ecobonus e gli sgravi fiscali. Per quanto riguarda la manutenzione, il motore elettrico ha meno componenti di quello termico ma la tecnologia è più innovativa, quindi gli interventi sono più costosi. L’auto elettrica non inquina per niente (non devono essere considerate però la produzione di energia elettrica da fonti esauribili come il carbone, la fabbricazione delle batterie con il litio e il cobalto e il loro smaltimento). Le vetture a zero emissioni possono circolare ovunque anche durante i blocchi del traffico.
Auto ibrida o elettrica, quale scegliere?
L’auto ibrida è più conveniente, la via di mezzo tra quelle completamente elettriche e quelle a benzina o diesel. Nelle ibride leggere il motore elettrico è in grado di recuperare energia durante le decelerazioni e frenate e dà una spinta in più al motore termico nei momenti in cui è necessario, in questo modo permette un notevole risparmio di carburante, oltre che una diminuzione delle emissioni inquinanti.
Ci sono anche quelle che chiamiamo plug-in hybrid, in grado addirittura di circolare soltanto in modalità 100% elettrica, ottima soluzione per l’utilizzo urbano. Le auto elettriche in alcune parti d’Italia sono ancora molto rare, sia per il prezzo elevato, che per una rete di ricarica poco estesa sul territorio, troppo limitata.
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Chi è Ralf Brandstätter, il nuovo CEO Volkswagen
Ralf Brandstätter sarà dal prossimo 1 luglio 2020 il nuovo amministratore delegato Volkswagen. L’ingegnere tedesco – attualmente COO (Chief Operating Officer) del marchio teutonico – prenderà il posto di Herbert Diess, il quale resterà leader dell’intero gruppo di Wolfsburg.
Brandstätter avrà il compito di portare avanti lo sviluppo di Volkswagen, un brand che punta a vendere almeno 1,5 milioni di auto elettriche entro il 2025.
Chi è Ralf Brandstätter
Ralf Brandstätter – nato l’8 settembre 1968 a Braunschweig (Germania Ovest) – è entrato nel Gruppo Volkswagen a 25 anni nell’area acquisti dopo aver completato l’apprendistato come meccanico presso la fabbrica Vw della sua città natale e aver conseguito la laurea in ingegneria industriale.
Nel 1998 – dopo una parentesi come assistente presso la segreteria generale del colosso di Wolfsburg – è passato a occuparsi dell’approvvigionamento dei metalli per telai e motori e cinque anni dopo è stato nominato Project manager per i nuovi progetti di veicoli.
Trasferitosi in Spagna nel 2005 per ricoprire il ruolo di responsabile degli acquisti Seat, è diventato tre anni dopo membro del comitato esecutivo del marchio iberico sempre in ambito acquisti. Nel 2010 l’ingegnere di Braunschweig è stato nominato responsabile Procurement Exterieur del Gruppo Volkswagen e due anni più tardi è salito di grado diventando responsabile acquisti nuovi prodotti.
Ralf Brandstätter è diventato nell’ottobre 2015 rappresentante generale del Gruppo Volkswagen e solo due mesi dopo è entrato a far parte del consiglio di amministrazione Volkswagen con responsabilità per gli acquisti. Dall’1 agosto 2018 è COO (Chief Operating Officer) del brand.
Il mondo Volkswagen
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Tesla Model X Long Range: l’auto ufficiale di SpaceX
Appeal | La Tesla Model X è perfetta per chi ama farsi notare: colpa delle vistosissime porte posteriori con apertura ad ali di falco. |
Contenuti tecnologici | Due motori elettrici, una batteria gigantesca che garantisce un’eccellente autonomia e – al centro della plancia – un immenso touchscreen da 17” che consente di fare qualsiasi cosa. Scambieremmo però molto volentieri alcuni gadget scherzosi e futili (come il generatore di scorregge) con la possibilità, al momento non prevista, di usare Android Auto e Apple CarPlay. |
Piacere di guida | “0-100” in 4,6 secondi e un comportamento stradale davvero coinvolgente: niente male per una SUV lunga più di cinque metri. |
Stile | Non è la Tesla esteticamente più riuscita ma la particolare apertura delle portiere posteriori regala un tocco di fascino. |
La Tesla Model X Long Range non è solo la versione “base” di una delle auto più appariscenti in commercio ma anche la vettura ufficiale di SpaceX e della missione Crew Dragon Demo-2 (il primo volo spaziale della storia con astronauti da parte di una compagnia privata).
La ridondante grande SUV elettrica a trazione integrale creata dalla Casa californiana fondata da Elon Musk è caratterizzata da vistose portiere posteriori con apertura ad ali di falco: due elementi che mettono purtroppo in secondo piano i numerosi contenuti tecnici e tecnologici dell’ecologica crossover statunitense.
Nella nostra prova su strada abbiamo testato la variante con più autonomia (507 km dichiarati nel ciclo WLTP) della Sport Utility americana a emissioni zero: scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.
Tesla Model X: la tecnica
La Tesla Model X è spinta da due motori elettrici a magneti permanenti sincroni (uno che gestisce le ruote anteriori, l’altro quelle posteriori) che permettono una resa in efficienza maggiore del 10% rispetto ai precedenti propulsori asincroni.
La batteria da 100 kWh garantisce un’autonomia dichiarata di 507 km nel ciclo WLTP (nella realtà con uno stile di guida normale si percorrono senza problemi oltre 400 chilometri, un risultato eccellente) e può essere ricaricata a casa – attraverso una presa di corrente o una wallbox – o fuori con soluzioni più rapide. Il metodo più veloce è indubbiamente il Supercharger (purtroppo non più gratuito per i clienti delle Tesla Model S e Model X: ora la tariffa è di 0,30 euro per kWh): 1.870 stazioni in tutto il mondo con 16.585 paline che permettono di guadagnare 179 km in 15 minuti.
La Tesla Model X è aggiornata per i Supercharger V2 e può assorbire fino a 150 kW durante la fase di ricarica. La grande SUV statunitense è inoltre dotata della modalità “On-Route Battery Warmup”: la batteria inizia ad andare in temperatura prima di arrivare al Supercharger in modo che una volta raggiunta la stazione di ricarica sia già pronta per essere efficiente dal primo istante di collegamento rendendo ancora più rapida l’operazione.
Tesla Model X: cara e poco personalizzabile
La Tesla Model X è una vettura piuttosto costosa (89.990 euro), soprattutto se si considera che il Supercharger non è più gratis. La garanzia è di 4 anni o 80.000 km e di 8 anni o 240.000 km su batteria e unità motore.
La dotazione di serie, buona ma poco personalizzabile, comprende:
- Due motori elettrici
- Trazione integrale
- Sospensioni pneumatiche adattive
- Portiere anteriori e posteriori ad apertura automatica
- Impianto audio premium
- Interni premium
- Vernice micalizzata
- Cerchi in lega da 20”
- Pilota automatico (consente alla vettura di sterzare, accelerare e frenare automaticamente in base alla presenza di altri veicoli e di pedoni nella corsia di marcia)
- Sedili anteriori e posteriori riscaldati
- Volante riscaldato
- Sbrinatore per tergicristallo
- Riscaldamento per ugelli
- Sistema di filtraggio aria HEPA che impedisce l’accesso nell’abitacolo a virus, batteri e cattivi odori
- Premium Connectivity per 1 anno (mappe satellitari con visualizzazione del traffico in tempo reale, contenuti multimediali e musica in streaming via Internet, aggiornamenti via Internet tramite cellulare più frequenti e browser Internet)
- Musica e contenuti multimediali tramite Bluetooth
- Fendinebbia a LED
- Parabrezza panoramico con protezione da raggi ultravioletti e infrarossi
- Specchietti retrovisori riscaldati, ripiegabili elettricamente e fotocromatici
- Ricarica del telefono wireless nella consolle centrale
A chi si rivolge
La Tesla Model X è rivolta a chi vuole un’auto elettrica spaziosa in grado di percorrere molta strada con un “pieno” di energia e a chi cerca una Model S più pratica e con una posizione di seduta più alta.
Alla guida: primo impatto
La Tesla Model X è innovativa fin dal momento in cui ci si accomoda a bordo: nessuna chiave da girare nel quadro e nessun pulsante da premere. La grande SUV elettrica californiana è già pronta a partire – basta spostare la leva del cambio (a destra del volante, come sulle Mercedes) in D – appena si sbloccano le portiere ed è sufficiente premere il pedale del freno per chiudere automaticamente quella del guidatore.
L’abitacolo è spaziosissimo e illuminato da un immenso parabrezza panoramico che ricorda – in grande – soluzioni adottate in passato da Opel Astra GTC e Citroën C3 e chi non si accontenta dei cinque posti di serie può optare per le soluzioni a sette posti (optional a 3.800 euro) o a sei posti (come sulla vettura protagonista della nostra prova su strada, 7.000 euro e sei raffinati, ma non molto versatili, sedili singoli). Accedere alla seconda e alla terza fila, però, può risultare molto complicato: le porte posteriori Falcon Wing con apertura ad ali di falco teoricamente possono aprirsi anche nei parcheggi stretti grazie ad appositi sensori che monitorano l’area ma in realtà funzionano bene solo in ambienti con il soffitto basso mentre in caso di ostacoli laterali come una vettura posteggiata di fianco tentennano. Il bagagliaio posteriore è molto ampio e il piccolo vano anteriore si difende bene grazie alla forma regolare.
Dopo pochi chilometri al volante della Tesla Model X Long Range si iniziano ad apprezzare le numerose doti dell’ecologica crossover EV a stelle e strisce: un comfort incredibile (merito dell’ovvia silenziosità dei motori, di un abitacolo insonorizzato in modo impeccabile e delle sospensioni pneumatiche adattive) unito a prestazioni paragonabili a quelle di una supercar (250 km/h di velocità massima e 4,6 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari).
Alla guida: valutazione finale
Dopo una lunga prova su strada della Tesla Model X Long Range sono emersi altri pregi inaspettati: primo su tutti, un comportamento stradale coinvolgente nel misto a dispetto delle dimensioni esterne ingombranti (5,03 metri di lunghezza) impreziosito da uno sterzo preciso e da un impianto frenante potente.
Le operazioni di ricarica con il Supercharger sono semplicissime – si apre lo sportello di ricarica sul lato sinistro dietro la portiera integrato nel faro posteriore, si infila il connettore e al termine lo si toglie – e abbiamo impiegato una ventina di minuti per portare la batteria dal 50% all’80%.
Cosa dice di te
Ami distinguerti e ami apparire, cerchi un mezzo moderno e credi non solo in un futuro a emissioni zero ma anche a un presente basato sulla mobilità “verde”. Hai bisogno di spazio ma anche di divertimento.
Scheda tecnica
Motore | elettrico |
Batteria | 100 kWh |
Autonomia | 507 km |
Trazione | integrale |
Peso | 2.533 kg |
Acc. 0-100 km/h | 4,6 secondi |
Velocità max | 250 km/h |
Garanzia | 4 anni/80.000 km |
Garanzia su batteria e unità motore | 8 anni/240.000 km |
Prezzo | 89.990 euro |
Le concorrenti
Audi e-tron 55 S line edition | Pesa più della Tesla Model X e ha un’autonomia inferiore (436 km). Non eccezionale il bagagliaio. |
Audi e-tron SPB 55 S line edition | La variante filante dell’Audi e-tron ha un design più sportivo (che toglie però centimetri alla testa dei passeggeri posteriori). La Model X, inoltre, è più vivace. |
Land Rover Range Rover Sport 2.0 PHEV SE | Meno ecologica della Tesla Model X in quanto ibrida plug-in benzina ma decisamente più adatta alla guida in off-road. |
Mercedes GLE 53 AMG | Ancora meno ecologica della Tesla Model X in quanto mild hybrid benzina: una grande SUV sportiva nel look e nel comportamento stradale. |
L’articolo Tesla Model X Long Range: l’auto ufficiale di SpaceX proviene da Icon Wheels.