Category Archives: Formula 1
Noleggio auto a lungo termine, cosa bisogna sapere
Il noleggio auto a lungo termine è una speciale formula contrattuale con cui un soggetto affitta un’auto per un periodo di tempo (solitamente dai 2 ai 4 anni) e per una percorrenza chilometrica prefissata. Ovviamente sussiste l’obbligo di pagamento di una rata mensile, con un importo variabile in base a differenti fattori: modello, Casa produttrice, chilometraggio concordato in sede di contratto.
Si tratta di una formula nata per i professionisti con partita IVA e per le aziende, che possono dedurre i costi per l’Irpef e la detrazione IVA. Nel corso degli anni le Case auto e le società di noleggio però hanno esteso la possibilità di usufruire di questo contratto anche ai privati, il noleggio a lungo termine può essere infatti un’alternativa all’acquisto ottimale anche per chi non può godere di particolari agevolazioni fiscali.
Noleggio auto a lungo termine: come funziona?
Si sottoscrive il contratto includendo differenti servizi nella rata mensile, come l’assistenza stradale, la manutenzione ordinaria e straordinaria, la possibilità di avere l’auto sostitutiva in caso di guasto. Si concordano i km percorribili e la durata del contratto, e infine si può portare a casa la vettura. Allo scadere del contratto, il contraente riconsegna la macchina alla società di noleggio, non vi è alcuna possibilità di riscatto.
Noleggio auto a lungo termine: quali i costi?
Nel canone mensile non rientra solo l’utilizzo dell’auto, ma anche le varie spese come assicurazione, cambio gomme, bollo, assistenza stradale, manutenzione. Non si riesce a dare una risposta fissa a chi chiede il costo del noleggio auto a lungo termine, la rata mensile infatti dipende da troppi fattori differenti. Solo consultando i siti di noleggio auto a lungo termine ci si può fare un’idea dei prezzi, chiedendo dei preventivi gratuiti online.
I vantaggi del noleggio
Ci sono differenti vantaggi legati al noleggio auto a lungo termine, vediamoli insieme:
- semplificazione della vita quotidiana, per chi non si ricorda delle scadenze dell’assicurazione o del bollo;
- soluzione per il privato che vuole avere i costi di gestione del veicolo ben chiari già dal momento della sottoscrizione del contratto (escluso il carburante);
- considerando il numero di chilometri che si percorrono, se si tratta di più di 15.000 km in un anno, allora il noleggio auto a lungo termine è conveniente, visto che alla scadenza del contratto si può restituire l’auto;
- se solitamente si mantiene un’auto nuova per un periodo di tempo importante, allora il noleggio auto a lungo termine non è la soluzione giusta. Se si preferisce invece cambiare macchina spesso, è la soluzione ideale;
- è conveniente inoltre per i possessori di partita IVA, che godono delle detrazioni fiscali. La deducibilità comprende spese di noleggio e accessorie come (manutenzione ordinaria e straordinaria, assicurazione…);
- detrazione IVA al 100% senza soglie di spesa massima.
Noleggio a lungo termine sulle vetture usate
Nella formula contrattuale del noleggio a lungo termine non rientrano solo le auto nuove, ma anche l’usato. Aumentano sempre più negli ultimi tempi le società che propongono soluzioni di noleggio a lungo termine di veicoli usati. Chiaramente, per rientrare nei circuiti di noleggio, le auto usate devono rispettare determinati requisiti tra cui la manutenzione in regola, l’assenza di danni e un chilometraggio minimo. Solitamente scegliendo di prendere una macchina usata a noleggio invece di una nuova, si può risparmiare circa il 20% sulla rata mensile.
L’articolo Noleggio auto a lungo termine, cosa bisogna sapere proviene da Icon Wheels.
Patente D: cosa si può guidare
La patente D permette di guidare autoveicoli per trasporto persone con più di otto posti oltre al conducente.
Attenzione, però: per guidare autobus e scuolabus bisogna necessariamente conseguire la CQC persone.
Per entrare in possesso della patente D bisogna avere almeno 24 anni e possedere già la patente B: l’età scende a 21 anni se si consegue la CQC persone o se si intende prendere la patente D1.
Patente D: i veicoli ammessi
La patente D consente di guidare tutti gli autoveicoli destinati al trasporto di più di 8 persone oltre al conducente e trainanti un rimorchio di massa massima autorizzata non superiore a 750 kg.
Patente D1: i veicoli ammessi
La patente D1 consente di guidare tutti gli autoveicoli destinati al trasporto di più di 8 persone oltre al conducente e aventi lunghezza non superiore a 8 metri e trainanti un rimorchio di massa massima autorizzata non superiore a 750 kg.
Patente DE: i veicoli ammessi
La patente DE consente di guidare autosnodati e altri complessi adibiti al trasporto di persone, composti da un autobus con più di 16 + 1 posti a sedere, aventi lunghezza di oltre 8 metri con rimorchio di massa massima di oltre 750 kg.
Patente D1E: i veicoli ammessi
La patente D1E consente di guidare autosnodati e altri complessi adibiti al trasporto di persone, composti da un autobus fino a 16 + 1 posti a sedere, aventi lunghezza fino a 8 metri con un rimorchio di massa massima di oltre 750 kg.
L’articolo Patente D: cosa si può guidare proviene da Icon Wheels.
Rottamazione auto, i nuovi Bonus 2020
I nuovi ecoincentivi per auto e moto in Italia sono previsti dalla Legge di conversione del Decreto Rilancio 2020 e partiranno dal primo agosto. Al momento però possiamo già dire cosa sta per accadere: innanzitutto vengono potenziati i bonus per le auto elettriche e ibride, che possono raggiungere 10.000 euro di importo massimo, in caso di rottamazione di un vecchio veicolo inquinante. Vedremo inoltre nuovi incentivi anche per chi comprerà un modello Euro 6 e per l’acquisto di moto sono previsti 4.000 euro con rottamazione.
Nuovi incentivi auto 2020
I bonus auto previsti a partire dal 1° agosto 2020 aumentano l’importo dello sconto rispetto a quelli già in vigore oggi e saranno attivi fino 31 dicembre 2020. Da cosa dipende la misura del bonus? Dall’eventuale rottamazione di un vecchio mezzo inquinante e dalle emissioni del veicolo nuovo. Il bonus cambia anche in base al concessionario che decide di applicare l’ulteriore sconto di 2.000 euro sull’acquisto.
Nel dettaglio, per le auto con emissioni da 0 a 20 g/km e prezzo massimo di 50.000 euro il contributo è di 2.000 euro con rottamazione oppure 1.000 senza. Si somma allo sconto di 2.000 euro (o 1.000 euro) applicato dal concessionario e al precedente bonus di 6.000 euro con rottamazione o 4.000 senza. In tutto si possono risparmiare fino a 10.000 euro con rottamazione, 6.000 euro senza.
Per le auto con emissioni di CO2 da 21 a 60 g/km e prezzo massimo di 50.000 euro il contributo statale è lo stesso, e anche quello del concessionario. Si somma ai 2.500 o 1500 euro precedente previsti (con o senza rottamazione). Lo sconto totale quindi è di 6.500 euro con rottamazione, 3.500 euro senza rottamazione.
Per le auto Euro 6, con emissioni da 61 a 110 g/km e costo massimo di 40.000 euro il contributo statale è di di 1500 euro con rottamazione e 750 euro senza rottamazione, più 2.000 o 1.00 dal concessionario. Questa categoria non prevedeva alcun incentivo prima, quindi si risparmiano 3.500 euro con rottamazione e 1750 euro senza.
Il provvedimento in approvazione è volto a incentivare la demolizione di auto con almeno dieci anni e quindi promuove lo svecchiamento del parco auto italiano. Bisogna chiaramente attendere i decreti attuativi.
Bonus auto 2020, sconto fiscale sull’usato
Chi rottama un veicolo usato da Euro 0 a Euro 3 tra il primo luglio 2020 e il 31 dicembre 2020, acquistando un nuovo mezzo omologato fino a Euro 6 o con emissioni di CO2 inferiori o uguali a 60 g/km, paga il 60% degli oneri fiscali sul trasferimento di proprietà.
Esiste anche un altro incentivo in caso di rottamazione di un secondo veicolo (categoria M1) intestato da almeno 12 mesi allo stesso soggetto intestatario del nuovo veicolo o ad uno dei familiari conviventi: parliamo di 750 euro, da sommare ai 1.500 euro già attribuiti al primo veicolo oppure utilizzabili anche come credito di imposta entro tre annualità per l’acquisto di monopattini elettrici, biciclette o e-bike, abbonamenti al trasporto pubblico, servizi di mobilità elettrica.
Bonus moto 2020
Anche gli incentivi per quanto riguarda l’acquisto di moto o scooter vengono potenziati; chi immatricola in Italia una moto elettrica o ibrida di categoria L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e e L7e e rottama un vecchio veicolo, allora può ottenere un contributo del 40% sul prezzo di acquisto, che può arrivare all’importo massimo di 4.000 euro.
Si deve però rottamare un veicolo Euro 0, 1, 2 o 3, oppure oggetto di ritargatura obbligatoria e si deve essere proprietari o intestatari da almeno 12 mesi (lo stesso intestatario o un familiare convivente).
L’articolo Rottamazione auto, i nuovi Bonus 2020 proviene da Icon Wheels.
Gomme moto, quando vanno sostituite
Gli pneumatici sono fra gli alleati più importanti dei motociclisti: le gomme rappresentano l’unico punto di contatto fra la moto e la strada. Per questo, diventa fondamentale saper riconoscere quando arriva il momento di dover cambiare pneumatici per non mettere a repentaglio la sicurezza alla guida.
Ogni motociclista che si rispetti deve tenere a mente delle semplici regole che aiutano a sapere, per tempo, quando è arrivata l’ora di dover passare dal gommista di fiducia per una sostituzione delle gomme.
Come controllare il consumo
La regola principale per avere sempre sotto controllo lo stato delle proprie gomme è quella di controllare il consumo del battistrada. Una regola che, seppur abbastanza ovvia, non viene quasi mai rispettata. In Italia il limite legale del consumo del battistrada è di 1 mm per le moto e per gli scooter e scende a 0,5 mm per i ciclomotori. Seguendo il buon senso, dunque, sarebbe bene cambiare le gomme prima del raggiungimento di questo limite.
Come riconoscere lo stato di consumo degli pneumatici? Basta basarsi sugli indicatori di usura rintracciabili tra le scanalature delle gomme: questi indicano con molta chiarezza quando è stato raggiunto il limite di consumo.
Verificare l’invecchiamento delle gomme della moto
Il tempo passa per tutti, anche per gli pneumatici e per i materiali di cui sono composti, che perdono elasticità peggiorando visibilmente le prestazioni. Bisogna dedicare sempre il giusto tempo per verificare lo stato delle proprie gomme: analizzarle con attenzione al fine di individuare eventuali deformazioni o screpolature, magari sui fianchi o sul battistrada.
I segni di usura sulle gomme solo il primo campanello di allarme che avverte quando si sta avvicinando il momento di cambiare pneumatici. Sono diversi i fattori che possono influire sulla durata di una gomma: si va dalle condizioni climatiche all’utilizzo, passando per lo stato di manutenzione.
Tenere d’occhio i danni agli pneumatici
Alla guida di una moto possono essere diversi gli inconvenienti in grado di danneggiare gli pneumatici: urtare contro un marciapiede o anche prendere una buca a forte velocità. Anche il contatto diretto con olio, carburante o liquidi e grassi corrosivi mettono a repentaglio lo stato degli pneumatici.
In alcune situazioni una gomma danneggiata può essere riparata, mentre nella maggior parte dei casi deve essere cambiata. In caso di tagli, profonde screpolature o perforazioni, bisogna recarsi dal proprio gommista di fiducia per procedere con una sostituzione.
Controllare regolarmente la pressione
Quella di controllare almeno una volta al mese la pressione delle gomme può sembrare una regola banale, ma vale sempre la pena ricordarla. Solo un controllo costante permette di conoscere lo stato di salute dei propri pneumatici. Così facendo, sarà più semplice accorgersi di un consumo irregolare, dovuto a una pressione scorretta, agli ammortizzatori oppure a problemi di trasmissione.
Da non sottovalutare anche l’equilibratura: perdere anche solo uno dei piccoli pesi fissati sul cerchio della moto può compromettere tanto se non tutto. Per questo, almeno una volta l’anno, è bene far controllare l’equilibratura delle ruote.
Gomme moto forate, come comportarsi
Le forature sono il più grande incubo di ogni amante delle due ruote. Nel malaugurato caso di una foratura, ai motociclisti non restano troppe alternative: bisogna recarsi dal proprio gommista di fiducia e sperare di non essere stati troppo sfortunati.
Solamente un professionista potrà dire con esattezza se la gomma forata può essere riparata oppure no. Per fortuna le forature sono episodi che si verificano poco frequentemente. Nonostante ciò, sono diversi i fattori che possono causarle: le gomme sono più esposte alle forature se sono gonfiate al di sotto o al di sopra della pressione prescritta, o se sono consumate più del dovuto. La regola, dunque, è sempre la stessa: bisogna controllare costantemente lo stato di salute degli pneumatici. Solo avendo bene in mente in che situazione versano le gomme si possono evitare spiacevoli inconvenienti alla guida.
L’articolo Gomme moto, quando vanno sostituite proviene da Icon Wheels.
La sostenibilità è alla base della ripresa, secondo Volvo Italia
Un’idea innovativa, in linea con il tema di cui si va a parlare. Martedì 14 luglio alla BAM, lo spazio verde chiamato Biblioteca degli alberi, alle spalle di piazza Gae Aulenti a Milano, un piccolo palco, quattro sedie, cuscini a terra per chi voleva seguire e via al dibattito su che cosa è davvero la sostenibilità oggi. Hanno detto la loro Michele Crisci, ad di Volvo Italia, Kelly Russell Catella, Chairman Sustainability Committee di COIMA e Direttore Generale della Fondazione Riccardo Catella, Francesca Colombo, Direttore generale culturale di BAM, moderati da Fabio Orecchini, direttore del Care, Centre of automative research and evolution dell’Università La Sapienza di Roma.
Due i concetti forti: il primo è che la sostenibilità non è soltanto un valore morale rinforzato dal terremoto del Covid, ma “una conditio sine qua non in funzione della ripresa delle attività e della costruzione di un business duraturo a lungo termine. Ovvero ricorso a tecnologie d’avanguardia, a materiali il cui utilizzo non comporti l’impoverimento del pianeta e a soluzioni innovative nel rapporto fra cliente e prodotto” , come ha detto Crisci. Che ha alle spalle Volvo, azienda svedese, una delle Case automobilistiche più impegnate nella sicurezza e nel rispetto dell’ambiente, con un forte sviluppo dell’auto elettrica e autonoma.
E poi perché si è capito che la sostenibilità, come ha ribadito Fabio Orecchini, “è un mezzo per creare nuovo sviluppo, benessere e crescita socio-economica nel rispetto dell’ambiente. La sostenibilità non consuma risorse, ma le usa e riusa”.
Il secondo concetto forte, espresso da Kelly Russel Catella, è che anche le persone devono far propria l’idea di sostenibilità, a cominciare dagli atteggiamenti di tutti i giorni: eliminare la plastica, usare i cestini per far la spesa, non sprecare l’acqua, lavare i vestiti quando sono davvero sporchi per ridurre i detersivi. Chiudendo con un invito: va bene bici e monopattini elettrici, ripensiamo la mobilità, ma ricordiamoci che abbiamo anche i piedi per camminare.
L’articolo La sostenibilità è alla base della ripresa, secondo Volvo Italia proviene da Icon Wheels.
Sensori pioggia e luce in auto, come funzionano
Oggi nella dotazione standard delle auto troviamo sempre più spesso i sensori luce e pioggia, nuovi dispositivi che aumentano il livello di sicurezza e di comfort a bordo della propria vettura. È fondamentale sapere come funzionano e non confondere quindi eventuali situazioni di guasto con normalissime logiche di utilizzo.
L’evoluzione del sensore pioggia in auto
Innanzitutto si tratta di uno dei sistemi di assistenza alla guida introdotto a metà degli anni Novanta, da allora diventato sempre più una delle migliori componenti sulle vetture. Inizialmente il sistema azionava automaticamente solo l’impianto dei tergicristalli in caso di pioggia, poi si è aggiunta anche la funzione di attivazione automatica dei fari, associata alla crepuscolare, che ha quindi permesso la nascita del sensore luci-pioggia integrato.
Inizialmente il sensore veniva installato alla base dello specchietto retrovisore, oggi invece viene inserito nella parte interna del parabrezza, al di fuori del campo visivo. Chiaramente, per funzionare, è in grado di captare la pioggia all’interno dell’area del sensore e quindi controlla l’elettronica di comando del tergicristallo. Oltre a comandarne l’accensione, ne regola l’intensità. Il sensore pioggia funziona grazie a misurazioni optoelettroniche.
Come è in grado di leggere la pioggia il sensore dell’auto?
Il sensore pioggia è formato da differenti diodi luminosi, da un fotodiodo e da un prisma. Un raggio di luce generato dai diodi, durante il funzionamento del sistema, attraversa il prisma fino a raggiungere il parabrezza. Lo stesso viene riflesso diverse volte dalla superficie esterna del vetro e rimbalza sul fotodiodo. Cosa succede quindi se sul parabrezza è presente dell’acqua? In questo caso le gocce catturano una parte di radiazione luminosa e la rifrangono verso l’esterno. La quantità di radiazione più bassa che torna al diodo viene interpretata con un’intensità di pioggia tanto maggiore quanto minore è l’irradiamento.
Come funziona il sensore luce in auto?
Il sensore della luce è molto simile, anche se con una logica di funzionamento differente. Innanzitutto è in grado di attivare l’accensione automatica dei fari, captando la luce ambientale attorno all’auto. Grazie all’algoritmo messo a punto, il sistema riesce a distinguere la luce diurna, notturna e crepuscolare, e in automatico accende o spegne i fari anabbaglianti.
Sensori luci e pioggia in auto, le funzioni più evolute del sistema
La sicurezza di guida e l’assistenza al conducente aumentano anche grazie a nuovi sistemi evoluti associati ai due sensori di cui abbiamo appena parlato. Un esempio è la funzione che disabilita il sensore pioggia nei momenti in cui il parabrezza è ghiacciato. In effetti il ghiaccio e la pioggia non sono differenti per i fotodiodi che li captano e quindi la funzionalità automatica dei tergicristalli viene disattivata nel caso in cui la temperatura sia molto bassa, per evitare di danneggiarli.
Ulteriore evoluzione del sensore crepuscolare invece è quella associata al climatizzatore dell’auto. il sistema cattura l’irraggiamento del sole e così regola in automatico la temperatura dell’abitacolo. Anche la regolazione automatica dell’head up display è legata alla luce che arriva al sensore, maggiore è la sua quantità più alto è il contrasto dello schermo, che si regola in automatico, per leggere meglio le informazioni. Oltretutto il sistema, oggi molto evoluto, è in grado di applicare dei filtri che evitano una lettura distorta a causa della condensa o di eventuali graffi sul parabrezza. Probabilmente presto vedremo i sensori a luce infrarossa, la prossima evoluzione del sistema.
L’articolo Sensori pioggia e luce in auto, come funzionano proviene da Icon Wheels.
Climatizzatore auto, gli accorgimenti per un utilizzo ottimale
Molti credono che sia sufficiente ruotare la manopola della temperatura, poi quella della potenza e premere il pulsante per attivare il compressore. Eppure, usare il climatizzatore auto non è affatto così semplice: tanto d’estate quanto d’inverno è necessario seguire dei semplici accorgimenti che aiuteranno a migliorare il comfort all’interno dell’abitacolo e, cosa da non sottovalutare, ottimizzare i maggiori consumi di carburante derivanti dal suo utilizzo.
Si tratta, come detto, di regole e suggerimenti molto semplici, ma che garantiranno un utilizzo ottimale dell’aria condizionata quando si viaggia con la propria automobile.
Non azionare subito il climatizzatore auto
Chi non ha mai avuto la tentazione, specialmente nelle calde giornate estive, di azionare l’aria condizionata del proprio veicolo non appena vi sale? Si crede, in questo modo, di riuscire ad abbassare la temperatura dell’abitacolo nel minor tempo possibile, e migliorare così il comfort di guida. Niente di più sbagliato: non solo non si riuscirà nel proprio intento (abbassare velocemente la temperatura), ma si rischia di stressare inutilmente il compressore dell’aria condizionata e altre componenti meccaniche del veicolo.
In casi come questi, invece, è consigliabile mettersi in marcia con i finestrini abbassati per qualche minuto. Questo aiuterà a espellere l’aria bollente presente all’interno dell’abitacolo e “normalizzare” la situazione. Il climatizzatore andrà dunque attivato solamente dopo una manciata di minuti dall’accensione dell’auto, così da evitare inutili sprechi di carburante.
Direzionare i flussi in maniera corretta
Altrettanto importante è direzionare i flussi delle bocchette d’aria in maniera corretta. L’istinto suggerirebbe di indirizzarli verso il corpo o, addirittura, verso la testa, così da ottenere un sollievo immediato. Niente di più errato: così facendo, infatti, si rischia di subire un contraccolpo fisico non indifferente: a causa del flusso d’aria “glaciale”, infatti, si possono rischiare cefalee, colpi di tosse e addirittura raffreddori.
Per ottenere i migliori risultati, ed evitare di ritrovarsi malati, il consiglio è direzionare le bocchette verso l’alto, così da favorire una circolazione dell’aria che sia quanto più possibile naturale. Come è noto, infatti, l’aria fredda tende a scendere verso il basso, mentre l’aria calda fa il percorso inverso. Si attiva così una circolazione “forzata” all’interno dell’abitacolo che permetterà di abbassare la temperatura all’interno in maniera uniforme e quanto più possibile naturale.
Stop al ricircolo
Un altro “punto dolente” riguarda l’utilizzo della funzione ricircolo dell’aria. Si crede, infatti, che attivandola si riuscirà ad abbassare più velocemente la temperatura interna dell’abitacolo, ottenendo così un comfort immediato. Un beneficio, però, che dura pochi minuti e che può portare con sé molti altri problemi. Ad esempio, nel giro di qualche minuto l’aria diventerà viziata e insalubre e, in caso si soffra di allergie, potrebbe causare anche qualche problema di respirazione.
Il consiglio, dunque, è di utilizzare il ricircolo solamente per qualche minuto, non appena si sarà attivato il climatizzatore dell’auto. Poi si potrà disattivare e lasciare che il compressore dell’auto “peschi” anche aria dall’esterno.
Manutenzione ordinaria e straordinaria
Infine, è di fondamentale importanza effettuare una regolare manutenzione dell’impianto di climatizzazione, così da evitare che i filtri si intasino e ci siano dei problemi di funzionamento generali. Ogni anno (oppure ogni 20 mila chilometri) sarà necessario cambiare il filtro antipolline ed evitare, così, che si accumulino detriti e impurità alla “fonte”. Questo permetterà di eliminare più facilmente pollini e altre particelle presenti nell’aria, migliorando la qualità di quella che circola all’interno dell’abitacolo.
Inoltre, nel caso si noti qualche che il climatizzatore “perda qualche colpo”, sarà necessario provvedere alla ricarica del fluido refrigerante. Un’operazione veloce e tutto sommato economica, che permetterà però di avere un sistema di climatizzazione sempre perfettamente funzionante.
L’articolo Climatizzatore auto, gli accorgimenti per un utilizzo ottimale proviene da Icon Wheels.
MotoGP 2020 – I dieci piloti da seguire nel Motomondiale
La MotoGP 2020 non vedrà grosse novità per quanto riguarda i piloti di vertice: tutti i “big” sono infatti rimasti con gli stessi team dello scorso anno.
Di seguito troverete brevi biografie (complete di palmarès e moto) dei dieci piloti da seguire nella MotoGP 2020, quelli che a nostro avviso hanno le maggiori possibilità di aggiudicarsi il Motomondiale.
MotoGP 2020 – I 10 piloti da seguire nel Motomondiale
Cal Crutchlow (Regno Unito) (Honda)
Nato il 29 ottobre 1985 a Coventry (Regno Unito)
MOTO: Honda
TEAM: LCR Honda Castrol
DEBUTTO IN MOTOGP: 2011
GARE IN MOTOGP: 157
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 3 (Yamaha, Ducati, Honda)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 5° (2013)
VITTORIE IN MOTOGP: 3
PODI IN MOTOGP: 19
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione britannico Supersport (2006), campione del mondo Supersport (2009)
Andrea Dovizioso (Italia) (Ducati)
Nato il 23 marzo 1986 a Forlimpopoli (Italia)
MOTO: Ducati
TEAM: Mission Winnow Ducati Team
DEBUTTO IN MOTOGP: 2008
GARE IN MOTOGP: 215
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 3 (Honda, Yamaha, Ducati)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 2° (2017-2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 14
PODI IN MOTOGP: 60
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione europeo 125 (2001), campione del mondo 125 (2004)
Marc Márquez (Spagna) (Honda)
Nato il 17 febbraio 1993 a Cervera (Spagna)
MOTO: Honda
TEAM: Repsol Honda Team
DEBUTTO IN MOTOGP: 2013
GARE IN MOTOGP: 127
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 1 (Honda)
MONDIALI MOTOGP VINTI: 6 (2013, 2014, 2016-2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 56
PODI IN MOTOGP: 95
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione del mondo 125 (2010), campione del mondo Moto2 (2012)
Jack Miller (Australia) (Ducati)
Nato il 18 gennaio 1995 a Townsville (Australia)
MOTO: Ducati
TEAM: Pramac Racing
DEBUTTO IN MOTOGP: 2015
GARE IN MOTOGP: 85
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 2 (Honda, Ducati)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 8° (2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 1
PODI IN MOTOGP: 6
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione tedesco 125 (2011)
Franco Morbidelli (Italia) (Yamaha)
Nato il 4 dicembre 1994 a Roma (Italia)
MOTO: Yamaha
TEAM: Petronas Yamaha SRT
DEBUTTO IN MOTOGP: 2018
GARE IN MOTOGP: 35
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 2 (Honda, Yamaha)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 10° (2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 0
PODI IN MOTOGP: 0
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione europeo Superstock 600 (2013), campione del mondo Moto2 (2017)
Danilo Petrucci (Italia) (Ducati)
Nato il 24 ottobre 1990 a Terni (Italia)
MOTO: Ducati
TEAM: Mission Winnow Ducati Team
DEBUTTO IN MOTOGP: 2012
GARE IN MOTOGP: 137
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 4 (Ioda, Ioda-Suter, ART, Ducati)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 6° (2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 1
PODI IN MOTOGP: 9
Fabio Quartararo (Francia) (Yamaha)
Nato il 20 aprile 1999 a Nizza (Francia)
MOTO: Yamaha
TEAM: Petronas Yamaha SRT
DEBUTTO IN MOTOGP: 2019
GARE IN MOTOGP: 19
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 1 (Yamaha)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 5° (2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 0
PODI IN MOTOGP: 7
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: 2 campionati spagnoli Moto3 (2013, 2014)
Álex Rins (Spagna) (Suzuki)
Nato l’8 dicembre 1995 a Barcellona (Spagna)
MOTO: Suzuki
TEAM: Team Suzuki Ecstar
DEBUTTO IN MOTOGP: 2017
GARE IN MOTOGP: 50
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 1 (Suzuki)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 4° (2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 2
PODI IN MOTOGP: 8
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione spagnolo 125 (2011)
Valentino Rossi (Italia) (Yamaha)
Nato il 16 febbraio 1979 a Urbino (Italia)
MOTO: Yamaha
TEAM: Monster Energy Yamaha MotoGP
DEBUTTO IN MOTOGP/500: 2000
GARE IN MOTOGP/500: 342
MOTO GUIDATE IN MOTOGP/500: 3 (Honda, Yamaha, Ducati)
MONDIALI MOTOGP/500 VINTI: 7 (2001-2005, 2008, 2009)
VITTORIE IN MOTOGP/500: 89
PODI IN MOTOGP/500: 198
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione italiano 125 (1995), campione del mondo 125 (1997), campione del mondo 250 (1999), 8 Ore di Suzuka (2001)
Maverick Viñales (Spagna) (Yamaha)
Nato il 12 gennaio 1995 a Figueres (Spagna)
MOTO: Yamaha
TEAM: Monster Energy Yamaha MotoGP
DEBUTTO IN MOTOGP: 2015
GARE IN MOTOGP: 91
MOTO GUIDATE IN MOTOGP: 2 (Suzuki, Yamaha)
MIGLIOR PIAZZAMENTO IN MOTOGP: 3° (2017, 2019)
VITTORIE IN MOTOGP: 7
PODI IN MOTOGP: 23
PALMARÈS EXTRA MOTOGP: campione spagnolo 125 (2010), campione europeo 125 (2010), campione del mondo Moto3 (2013)
L’articolo MotoGP 2020 – I dieci piloti da seguire nel Motomondiale proviene da Icon Wheels.
Auto sportive economiche: 10 proposte nuove a meno di 25.000 euro
Chi ha detto che le auto sportive costano tanto?
In questa guida all’acquisto troverete dieci proposte briose (almeno 200 km/h di velocità massima) ed economiche che si portano a casa con meno di 25.000 euro.
L’elenco delle dieci auto vivaci ed economiche più interessanti comprende soprattutto piccole e vetture provenienti da Italia e Francia, anche se non mancano proposte di altre nazioni appartenenti ad altri segmenti.
Abarth 595 – 20.900 euro
La Abarth 595 è la vettura più economica della Casa dello Scorpione ma anche la più scattante (“0-100” in 7,8 secondi) tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto. Il motore 1.4 turbo benzina T-Jet da 145 CV potrebbe essere più reattivo ai bassi regimi e consuma parecchia benzina (15,2 km/l dichiarati): colpa anche del cambio con sole cinque marce.
La variante “pepata” della Fiat 500 – realizzata sullo stesso pianale della 695 – è facilissima da parcheggiare grazie alle dimensioni esterne contenute (solo 3,66 metri di lunghezza) ma delude alla voce “praticità”: i passeggeri posteriori hanno pochi centimetri a disposizione delle spalle e delle gambe e il bagagliaio è minuscolo.
Citroën C4 Cactus PureTech 130 Shine Pack – 24.300 euro
La Citroën C4 Cactus PureTech 130 Shine Pack è una compatta francese sviluppata sullo stesso pianale della C3 Aircross.
Una vettura equilibrata in grado di unire comfort e divertimento spinta da un motore 1.2 tre cilindri turbo benzina PureTech da 131 CV.
Dacia Duster 1.3 TCe 150 CV 15th Anniversary – 19.400 euro
La Dacia Duster 1.3 TCe 150 CV 15th Anniversary è la variante a benzina più costosa della SUV compatta rumena, la proposta più accessibile tra quelle presenti in questa guida all’acquisto nonché una delle più riuscite.
La crossover esteuropea – penalizzata da finiture poco curate – si riscatta con la versatilità (tanto spazio per la testa e le gambe di chi si accomoda dietro) e con un motore 1.3 turbo benzina TCe molto potente che le consente di accelerare da 0 a 100 km/h in 10,4 secondi.
Fiat Tipo 1.6 Mjt 4p. Lounge – 22.300 euro
La Fiat Tipo 1.6 Mjt 4p. Lounge è la versione più costosa della compatta torinese con la coda. Una “segmento C” tanto ingombrante (oltre quattro metri e mezzo di lunghezza) quanto pratica (il bagagliaio è gigantesco) non particolarmente agile nelle curve.
Il motore 1.6 turbodiesel Mjt da 120 CV – “0-100” in 9,8 secondi – ha una cilindrata elevata che non aiuta a risparmiare sull’assicurazione RC Auto ma si accontenta di poco gasolio (23,8 km/l dichiarati), è ricco di coppia (320 Nm) e offre una spinta corposa ai bassi regimi.
Kia Ceed 1.4 T-GDi GT Line – 24.450 euro
La Kia Ceed 1.4 T-GDi GT Line è l’auto più costosa tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto e ha una dotazione di serie incompleta: accessori utili come il cruise control adattivo, i fari full LED, il monitoraggio angolo cieco, il riconoscimento segnali stradali e il sensore pioggia non sono disponibili neanche a pagamento.
La compatta coreana – spinta da un motore 1.4 turbo benzina T-GDi da 140 CV caratterizzato da una risposta debole ai bassi regimi – impiega 8,9 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h.
Mini Cooper – 23.050 euro
La Mini Cooper è una piccola sportiva britannica con un abitacolo un po’ angusto per la testa dei passeggeri posteriori più alti.
Grazie alla presenza sotto il cofano di un motore 1.5 turbo tre cilindri benzina da 136 CV la “segmento B” inglese impiega 8 secondi per scattare da 0 a 100 chilometri orari.
Opel Corsa 1.2 130 CV – 20.750 euro
La Opel Corsa 1.2 130 CV è la variante più grintosa della piccola tedesca.
Il motore 1.2 tre cilindri turbo benzina da 131 CV – abbinato a un eccellente cambio automatico (convertitore di coppia) a 8 rapporti – permette alla “segmento B” teutonica sviluppata sullo stesso pianale e dotata dello stesso propulsore e della stessa trasmissione della Peugeot 208 di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 8,7 secondi.
Renault Clio TCe 130 CV R.S. Line – 23.100 euro
La Renault Clio TCe 130 CV R.S. Line è, per il momento, la versione più pimpante della piccola francese.
La “segmento B” transalpina – spinta da un motore 1.3 turbo benzina Tce da 131 CV – impiega 9 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h.
Skoda Scala 1.0 TSI 115 CV Sport – 23.550 euro
La Skoda Scala è una compatta ceca costruita con cura.
Nonostante un motore piccolo (un 1.0 turbo tre cilindri benzina TSI che aiuta a risparmiare sull’assicurazione RC Auto) povero di cavalli – 116 – e di coppia (200 Nm) la “segmento C” esteuropea riesce a scattare da 0 a 100 km/h in meno di 10 secondi (9,8 per l’esattezza).
Suzuki Swift Sport – 23.850 euro
La Suzuki Swift Sport è una piccola sportiva mild hybrid benzina agile nelle curve e poco assetata di carburante. Senza dimenticare la ricca dotazione di serie che comprende – tra le altre cose – il cruise control adattivo, i fari full LED, il monitoraggio angolo cieco, il riconoscimento segnali stradali e il sensore pioggia.
Il motore 1.4 turbo mild hybrid benzina da 129 CV consente all’ecologica “segmento B” giapponese – una delle auto sportive economiche più interessanti in commercio – di accelerare da 0 a 100 km/h in 9,1 secondi.
L’articolo Auto sportive economiche: 10 proposte nuove a meno di 25.000 euro proviene da Icon Wheels.
Le mille vite di Alex Zanardi
Alex Zanardi ha vissuto mille vite diverse: è stato pilota, doppiatore, campione paralimpico e conduttore TV. Se esistesse una classifica dei personaggi più amati dagli italiani il campione di Castel Maggiore – protagonista di due gravissimi incidenti, uno in auto nel 2001 nel quale ha perso le gambe e uno con la handbike nel 2020 – sarebbe sicuramente sul podio.
Scopriamo insieme le mille vite di Alex Zanardi, in attesa di sapere quale sarà la sua prossima avventura quando uscirà dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Siena.
Alex Zanardi: la storia
Alessando Zanardi – più noto come Alex – nasce il 23 ottobre 1966 a Bologna e da bambino si trasferisce con la famiglia fuori città a Castel Maggiore. Nel 1980, un anno dopo aver perso la sorella maggiore in un incidente stradale, inizia a correre con i kart.
Il re dei kart
Dopo numerosi sacrifici economici da parte dei genitori Zanardi riesce a trovare degli sponsor per correre ad alti livelli: nel 1985 si laurea campione italiano 100 A (titolo bissato l’anno successivo) e nel 1987 conquista due campionati europei (Formula Super A e Formula K) e diventa vicecampione continentale 100 dietro a un certo Michael Schumacher.
Il passaggio alle monoposto
Alex Zanardi passa alle monoposto nel 1988 grazie al sostegno economico del padre di Max Papis senza brillare particolarmente nelle prime corse. Si riscatta nel 1990 in F3: trionfa in Coppa Europa (successo che gli garantisce la Superlicenza per correre in F1) e arriva secondo nel campionato italiano.
Il debutto in F1
Il 1991 è un anno ricco di avvenimenti per Alex: chiude in seconda posizione il campionato Formula 3000 dietro al brasiliano Christian Fittipaldi e davanti al nostro Emanuele Naspetti, testa una Footwork di F1 e viene chiamato dalla Jordan per disputare gli ultimi tre GP del Mondiale (senza ottenere risultati di rilievo e risultando più lento del compagno Andrea de Cesaris).
L’anno seguente lavora come tester per la Benetton e sostituisce Fittipaldi (fermo per una vertebra incrinata) per tre Gran Premi alla Minardi, anche in questo caso senza brillare. Due mancate qualificazioni, un ritiro e risultati peggiori di quelli ottenuti dal coéquipier Gianni Morbidelli.
Gli anni in Lotus
Alex Zanardi passa alla Lotus nel 1993: più lento del compagno britannico Johnny Herbert, porta a casa il primo e unico punto in carriera nel Circus grazie a un sesto posto in Brasile ma finisce la stagione in anticipo dopo un bruttissimo incidente in Belgio.
L’anno successivo lavora per la scuderia britannica come tester ma ritrova un sedile ufficiale quando rimpiazza il portoghese Pedro Lamy (che si frattura entrambe le gambe durante una sessione di prove). Un Mondiale deludente per il driver emiliano, più lento di Herbert (ma più rapido del francese Éric Bernard, subentrato negli ultimi GP) e del finlandese Mika Salo.
Trovare l’America
Nel 1995 Alex Zanardi – ritrovatosi fuori dal Circus – partecipa a qualche gara GT con la Lotus Esprit e lavora come istruttore di guida sicura nella scuola di Siegfried Stohr.
La svolta professionale arriva l’anno seguente con il trasferimento negli USA per correre nel campionato CART al volante di una Reynard motorizzata Honda del team Chip Ganassi. Una stagione memorabile: terzo posto assoluto con tre vittorie (Portland, Mid-Ohio e Laguna Seca) e premio di miglior debuttante.
Doppio titolo
Nel biennio 1997/1998 Alex Zanardi domina il campionato CART portando a casa due titoli consecutivi: il primo con cinque successi (Long Beach, Cleveland, Michigan, Mid-Ohio e Road America) e il secondo con ben sette trionfi (Long Beach, Madison, Detroit, Portland, Cleveland, Toronto e Surfers Paradise).
Il ritorno in F1
Zanardi torna in F1 nel 1999 con la Williams ma l’avventura si rivela disastrosa: zero punti conquistati contro i 35 del compagno tedesco Ralf Schumacher e un settimo posto a Monza come miglior piazzamento.
Nel 2000 Alex Zanardi viene scaricato dalla scuderia britannica e si prende un anno sabbatico.
La seconda avventura negli USA
Il ritorno di Zanardi nel campionato CART nel 2001 – con il team Mo Nunn Racing – è deludente: non riesce mai a salire sul podio e ottiene come miglior risultato un quarto posto a Toronto.
Lausitzring – 15 settembre 2001
La vita di Alex Zanardi viene stravolta il 15 settembre 2001 sul circuito tedesco del Lausitzring. A pochi giri dal termine della corsa il pilota italiano si ferma ai box per l’ultima sosta mentre si trova in testa ma nella fase di rientro in pista perde il controllo della vettura a bassa velocità su un tratto sporco.
La sua Reynard viene centrata in pieno lateralmente dal canadese Alex Tagliani a una velocità di 320 km/h: nell’impatto Zanardi perde entrambe le gambe (quella sinistra al di sopra del ginocchio, quella destra sotto).
Alex Zanardi non sembra inizialmente rendersi conto di quanto avvenuto: prima di perdere i sensi cerca infatti di aprire la visiera del casco e di slacciarsi le cinture.
Il driver di Castel Maggiore viene portato all’ospedale di Berlino in condizioni gravissime e dopo essere stato in coma farmacologico per tre giorni viene operato per rimuovere il ginocchio destro. Il 31 ottobre 2001 – dopo un mese e mezzo di ricovero e 14 interventi chiurgici – viene dimesso.
Le corse dopo l’incidente
Alex Zanardi continua a correre in auto anche con le protesi: nel 2003 torna al Lausitzring e prima della gara ufficiale CART percorre 13 giri del tracciato (quelli che gli mancavano per finire la corsa due anni prima). Nell’ultimo giro realizza il miglior tempo, che gli avrebbe garantito il quinto posto sulla griglia di partenza nelle qualifiche.
Nello stesso anno viene nominato cavaliere e affronta le ultime due gare del campionato europeo turismo con una BMW 320i conquistando un settimo posto.
Nel 2004 vedono la luce i kart Zanardi prodotti da CRG che si aggiudicheranno quattro titoli iridati negli anni ‘10 mentre l’anno seguente si concentra sul turismo: campione italiano, terzo nella coppa europea e vittoria in gara 2 in Germania nel mondiale WTCC.
Cinema e maratone
Alex Zanardi vince un’altra gara nel WTCC nel 2006 in Turchia e a fine stagione ha modo di provare una BMW Sauber di F1. Nello stesso anno si cimenta come doppiatore nel film d’animazione “Cars”, ruolo ripreso nel 2011 per “Cars 2” e nel 2017 per “Cars 3”.
Il 2007 è l’anno in cui Zanardi inizia a prendere confidenza con le handbike ma il richiamo delle corse in auto è ancora forte: nel 2008 vince in Repubblica Ceca nel WTCC e l’anno seguente – all’ultima stagione nel Mondiale turismo – sale nuovamente sul gradino più alto del podio a Brno. Risale sempre al 2009 il primo successo importante nel paraciclismo: la maratona di Venezia.
La TV
Nel 2010 Alex Zanardi vince la maratona di Roma ed esordisce come conduttore TV nel programma “E se domani” di Rai 3. L’anno seguente l’atleta di Castel Maggiore conquista la maratona di New York.
Sfide olimpiche
Zanardi conduce nel 2012 il programma TV “Sfide” su Rai 3 (ruolo ricoperto fino al 2016) e nello stesso anno si aggiudica ben tre medaglie ai Giochi Paralimpici di Londra: due d’oro (corsa in linea e cronometro) e un argento nella staffetta a squadre.
Riconoscimenti e motorsport
Alex Zanardi viene nominato commendatore nel 2013 e nel 2014 Cavaliere di Gran Croce. Nello stesso anno si cimenta nuovamente nel motorsport affrontando la Blancpain Sprint Series al volante di una BMW Z4.
La seconda Olimpiade
Ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro 2016 Zanardi ottiene altre tre medaglie: due ori (cronometro e staffetta mista) e un argento nella gara in linea. Il pilota emiliano non trascura però i motori e si aggiudica anche una corsa nel campionato italiano GT con una BMW M6.
Canzoni e record
Nel 2018 Alex Zanardi corre a Misano nel campionato turismo tedesco DTM con una BMW M4, ottiene il record del mondo nell’Ironman e ha l’onore di vedersi dedicata una canzone – “Ti insegnerò a volare” – da Roberto Vecchioni e Francesco Guccini.
L’anno successivo si cimenta anche nelle gare endurance e prende parte alla 24 Ore di Daytona con una BMW M8 insieme allo statunitense John Edwards, all’australiano Chaz Mostert e al finlandese Jesse Krohn. Non contento, partecipa anche al DTM/Super GT con la BMW M4 e a una corsa nel campionato italiano GT alla guida di una BMW M6.
L’incidente con la handbike
Il 19 giugno 2020 nei pressi di Pienza, in provincia di Siena, Alex Zanardi perde il controllo della sua handbike, invade la corsia opposta e si scontra contro un camion. Attualmente il campione di Castel Maggiore è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Siena.
L’articolo Le mille vite di Alex Zanardi proviene da Icon Wheels.