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Nuova Audi A3 Sportback: le foto e i dati
La nuova Audi A3 Sportback arriverà in Italia nel secondo trimestre 2020. Di seguito troverete le foto e i dati della quarta generazione della compatta tedesca, sviluppata sullo stesso pianale delle Seat Leon e Ateca e della Volkswagen Golf e disponibile, come sempre, a trazione anteriore o integrale.
Nuova Audi A3 Sportback: le dimensioni
La nuova Audi A3 Sportback è lunga 4,34 metri, larga 1,82 metri (3 cm più di prima), alta 1,43 metri e con un passo – invariato – di 2,64 metri. La seduta del conducente lievemente ribassata ha consentito, tra le altre cose, di ricavare più spazio nella zona della testa mentre il bagagliaio (380 litri che diventano 1.200 quando si abbattono i sedili posteriori) offre un piano di carico regolabile su diversi livelli di altezza e prevede come optional il portellone a comando elettrico.
Nuova Audi A3 Sportback: i motori
La gamma motori al lancio della quarta generazione dell’Audi A3 Sportback sarà inizialmente composta da tre unità sovralimentate: un 1.5 TFSI a benzina da 150 CV e due 2.0 diesel TDI da 116 e 150 CV.
Più avanti arriveranno un 1.0 tre cilindri TFSI benzina da 110 CV, un 1.5 TFSI MHEV mild hybrid 48V benzina e altre varianti ibride plug-in (ossia ricaricabili attraverso una presa di corrente) e a metano.
Audi A3 Sportback: l’assetto
La nuova Audi A3 Sportback offre due diverse tipologie di retrotreno: assale posteriore a ruote interconnesse per i modelli “standard” e multilink con molle e ammortizzatori non coassiali per tutte le versioni con almeno 150 CV di potenza.
Gli amanti del piacere di guida possono inoltre attingere al ricco listino degli optional con gli ammortizzatori adattivi a controllo elettronico (che portano a un ribassamento dell’assetto di 1 cm) o con l’assetto sportivo – di serie per il pack S line – con una taratura più rigida di molle e ammortizzatori e una riduzione dell’altezza da terra di 1,5 cm.
Audi A3 Sportback: design sportivo
L’Audi A3 è sempre stata molto apprezzata per il suo stile elegante e “pulito”: la quarta serie della compatta dei quattro anelli offre invece un design sportivo caratterizzato da fiancate completamente svasate dall’andamento concavo e da montanti posteriori molto inclinati che enfatizzano la dinamicità.
La linea di spalla collega i gruppi ottici anteriori e posteriori seguendo uno sviluppo cuneiforme mentre la sezione laterale inferiore della carrozzeria si raccorda alla parte superiore dei passaruiota posteriori. Nel frontale spicca la voluminosa calandra single frame esagonale con griglia a nido d’ape abbinata ad ampie prese d’aria squadrate, dietro svettano invece i fari privi di sbalzi, l’estrattore e le uscite trapezoidali degli scarichi. I cerchi in lega hanno dimensioni da 16” a 19” con pneumatici fino a 235/35.
Nuova Audi A3 Sportback: gli interni
L’abitacolo della nuova Audi A3 Sportback – contraddistinto da un look dark per plancia e consolle – presenta inedite maniglie apriporta e il selettore del cambio automatico (shift-by-wire) completamente ridisegnato. Le linee orizzontali sottolineano l’ampiezza della plancia e le bocchette d’aerazione proseguono la palpebra della strumentazione.
A bordo c’è tanta digitalizzazione: comandi touch (tra cui quello della regolazione del volume, sensibile ai movimenti circolari delle dita), cruscotto digitale da 10,25” (optional l’Audi virtual cockpit plus da 12,3” e l’head-up display) e piattaforma di infotainment MIB3.
Nuova Audi A3 Sportback: connettività in primo piano
L’Audi A3 Sportback monta di serie la radio digitale DAB+ e il listino degli optional comprende la radio online e la hybrid radio (che commuta automaticamente tra FM, DAB e streaming per offrire la migliore ricezione possibile). La connettività è garantita da Audi Connect, Car-to-X e Amazon Alexa.
Audi A3 Sportback: gli ADAS
Le versioni più costose della nuova Audi A3 Sportback montano un radar a medio raggio per il monitoraggio di quanto accade dinanzi all’auto e due radar posteriori, a cui si aggiungono una telecamera frontale, quattro telecamere perimetrali e dodici sensori a ultrasuoni.
La dotazione di sicurezza della “segmento C” di Ingolstadt comprende, tra le altre cose, l’Audi pre sense front (che previene gli impatti con altri veicoli, pedoni e ciclisti), l’assistente agli ostacoli, l’assistenza al mantenimento di corsia (a partire da 65 km/h) e il collision avoid assist (che assiste il pilota mediante una frenata mirata applicando al tempo stesso una ridotta coppia sterzante).
Tra gli optional troviamo invece l’assistenza al cambio di corsia, l’avviso di uscita, l’assistente al traffico trasversale posteriore, l’assistente al parcheggio, il sistema di ausilio al parcheggio plus e l’adaptive cruise assist. Quest’ultimo è una specie di cruise control adattivo che mantiene la vettura all’interno della corsia fino a 210 km/h e – in abbinamento al predictive efficiency assistant – frena e accelera la vettura anche senza un’auto antistante in caso di segnalazioni provenienti dal sistema Car-to-X, dal navigatore e dai segnali stradali.
Audi A3 Sportback edition one
L’esclusivo pacchetto edition one offerto al lancio sulla nuova Audi A3 Sportback è contraddistinto da elementi esterni in grigio opaco basati sulla versione business advanced e da interni che prendono spunto dal pack S line. Qualche esempio? Nuovi sedili sportivi con appoggiatesta integrati e logo S lungo gli schienali, volante traforato con logo S, inserti in alluminio, cielo dell’abitacolo nero, pedaliera in acciaio inox, proiettori a LED Audi Matrix bruniti e cerchi in lega da 18” grigio titanio.
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Mercedes-Benz Classe E 2020: svelato il restyling
Tra le novità che in queste ore le Case automobilistiche stanno svelando in streaming online, dopo la cancellazione all’ultimo momento del Salone di Ginevra 2020, Mercedes ha alzato i veli sulla nuova Classe E.
Dal punto di vista estetico la Mercedes Classe E 2020 presenta importanti novità, tra cui i paraurti ridisegnati e i fari che seguono le orme stilistiche dei modelli di ultima generazione della gamma tedesca. Inoltre la griglia frontale sfoggia molti più elementi cromati.
La nuova Mercedes Classe E 2020 sarà proposta ancora una volta con la carrozzeria berlina, in formato station wagon (Estate) e nella versione All Terrain che sfoggia nuove protezioni in stile off-road. Inoltre saranno disponibili tre nuovi colori per la carrozzeria e cerchi dal nuovo design.
Ci sono novità anche per gli interni della Mercedes Classe E 2020 che dentro monta un nuovo volante più minimalista e i due schermi da 10,25 pollici del sistema di infotainment MBUX con intelligenza artificiale.
La Mercedes-Benz Classe E 2020 potrà contare su ben sette motorizzazioni ibride plug-in tra la berlina e la Estate. Tra queste spicca soprattutto il nuovo powertrain micro-ibrido a 48 volt con 268 CV più i 20 CV del sistema elettrico.
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Ami, la risposta Citroën alla Renault Twizy
La Citroën Ami è la risposta del Double Chevron alla Renault Twizy: una microcar elettrica a due posti guidabile a partire dai 14 anni con la patente AM (il patentino, per intenderci), un quadriciclo leggero a emissioni zero ricaricabile in tre ore con una semplice presa 220 V in grado di raggiungere una velocità massima di 45 km/h.
Di seguito troverete le foto, i dati e i prezzi della Citroën Ami, ordinabile tra qualche mese in Italia (prime consegne previste in Francia per giugno): tutto quello che c’è da sapere sulla “baby” a batteria che vuole rivoluzionare la mobilità urbana, un mezzo rivolto soprattutto a chi affronta spesso tragitti frequenti su brevi distanze.
Citroën Ami: le dimensioni
La Citroën Ami è lunga 2,41 metri, larga 1,39 metri (retrovisori esclusi) e alta 1,52 metri. La microcar elettrica francese pesa meno di 500 kg (485 chilogrammi, per la precisione) e può vantare un diametro di sterzata di soli 7 metri.
Citroën Ami: design simmetrico
Il design simmetrico della Citroën Ami punta a ridurre i costi di produzione e a offrire un prezzo di listino contenuto: le due portiere sono identiche e hanno un’apertura differenziata (controvento per il guidatore, “normale” per il passeggero) e anche i paraurti anteriori e posteriori e la parte inferiore della scocca si ripetono.
Tra le altre soluzioni di stile apportate dai designer del Double Chevron segnaliamo le ampie superfici vetrate, il tetto panoramico di serie e i finestrini basculanti laterali che si aprono manualmente verso l’alto come sulla mitica 2CV.
Citroën Ami: gli interni
L’abitacolo della Citroën Ami è – a differenza di quello della rivale Renault Twizy – chiuso e riscaldato. Senza contare che a bordo della microcar del Double Chevron i due sedili sono affiancati – in posizione sfalsata – e non uno dietro l’altro.
Il sedile del guidatore è scorrevole su guide mentre quello del passeggero (fisso) presenta una nicchia che consente di riporre un bagaglio delle dimensioni da “cabina” e un altro vano nella parte posteriore. Molto interessante, infine, l’alloggiamento per lo smartphone posizionato a destra del volante.
Citroën Ami: batteria, autonomia e ricarica
La batteria agli ioni di litio da 5,5 kWh della Citroën Ami pesa poco più di 60 kg, è situata sotto il pianale e si ricarica facilmente in tre ore con una presa elettrica standard da 220 V tramite un cavo posizionato nella portiera lato passeggero. L’autonomia? Fino a 70 km.
Citroën Ami: il prezzo
I prezzi per l’Italia della Citroën Ami non sono ancora stati comunicati ufficialmente mentre in Francia si parte da 6.000 euro. La Casa transalpina offre inoltre la possibilità di completare tutte le fasi di acquisto con una procedura 100% online e con la consegna della vettura a domicilio.
Tra le altre formule disponibili per chi intende guidare il quadriciclo elettrico francese segnaliamo il noleggio a lunga durata (per il mercato francese è previsto un anticipo di 2.644 euro, un bonus ecologico di 900 euro e un canone di 19,99 euro al mese che non comprende l’assicurazione) o il car sharing: in primavera a Parigi entreranno in servizio i primi esemplari contrassegnati dal logo “Free2Move”.
Citroën Ami: gli optional
La Citroën Ami offrirà tante possibilità di personalizzazione estetica e avrà una lunga lista di optional. Qualche esempio? La rete centrale di separazione, la rete di contenimento da fissare sulla portiera, il vano portaoggetti sulla parte superiore della plancia, l’appendiborsa, il supporto per smartphone e la connect-box DAT@MI connessa all’applicazione my Citroën per ritrovare sul cellulare tutte le informazioni relative alla vettura.
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Pedaggio autostradale, tutte le modalità di pagamento
In Italia, su quasi tutte le tratte autostradali che attraversano il Paese da nord a sud, è obbligatorio pagare il pedaggio alle società concessionarie, che si occupano della realizzazione e della manutenzione delle strade. Si tratta di un corrispettivo dovuto per il transito degli autoveicoli, si paga praticamente un servizio, visto che a fronte di questa somma di denaro versata da ogni automobilista, la società che gestisce l’autostrada deve garantire agli utilizzatori un buono stato dell’infrastruttura, la sicurezza e l’ottima percorribilità.
La maggior parte delle autostrade in Italia, come ben sappiamo, è dotata di caselli in entrata e in uscita di ogni tratta. In genere all’uscita, e quindi alla fine del proprio percorso, si paga il pedaggio; capita anche di dover pagare in anticipo, all’ingresso in autostrada, ma è più raro. Vediamo quali sono le modalità previste per il pagamento del pedaggio autostradale in Italia e cosa succede a chi invece non paga.
Pedaggio autostradale, pagamento in contanti o con bancomat
Il primo metodo di pagamento della tratta autostradale percorsa è con contanti, c’è una corsia riservata a questo metodo, contrassegnata dal cartello a fondo bianco, dove sono raffigurati dei soldi e il simbolo di una mano. Questo indica che alla cassa del casello ci sarà un operatore pronto a incassare l’importo dovuto. Ci sono anche le corsie per il pagamento self service, dove si paga alla cassa automatica, senza bisogno del personale al casello, e si può versare l’importo del pedaggio sia con contanti che con il bancomat. Anche queste corsie sono identificate con un cartello a fondo bianco, ma oltre al simbolo dei contanti ci sono anche delle carte di colore blu, che stanno a indicare che è consentito pagare anche con bancomat, carta di credito e Viacard, carta erogata da Autostrade per l’Italia.
Chi paga alla cassa automatizzata deve inserire il biglietto di ingresso in autostrada e attendere di vedere impresso sul display l’importo dovuto. Dopodiché può usare il bancomat, se abilitato, anche con la modalità Fastpay, che non obbliga ad inserire il PIN e soprattutto che permette il versamento dell’importo senza commissioni.
Pedaggio autostradale, come funziona il Telepass
Il più moderno e evoluto sistema di pagamento dell’autostrada è il Telepass, un dispositivo che viene installato all’interno dell’auto e che permette il pagamento automatico del pedaggio al solo passaggio dal casello. Le corsie dedicate a questa tipologia di versamento sono identificate con un cartello di colore giallo, indicano l’unica possibilità di pagamento con modalità elettronica, per cui non è necessario fermarsi in coda.
Cosa fare in caso di mancato pagamento del pedaggio autostradale
A volte capita, soprattutto a chi si serve del Telepass, di uscire dall’autostrada senza pagare il pedaggio a causa di un malfunzionamento dell’apparecchio. Raramente invece può succedere che il sistema di pagamento self service dia problemi all’utente, che non riesce a versare la somma dovuta. Se per uno o l’altro motivo non si riesce a pagare il pedaggio, allora viene emesso uno scontrino che indica il mancato versamento della somma dovuta. Si tratta di un rapporto di mancato pagamento, su cui vengono segnalati i dati utili del veicolo, quindi la classe e la targa, e i dati di transito dell’auto, nel dettaglio data, ora, casello di uscita e, se possibile, casello di entrata. Ovviamente alla fine appare l’importo dovuto.
Entro 15 giorni dal mancato pagamento ci si può mettere in regola senza pagare penali, basta:
- recarsi in un Punto Blu, oppure
- pagare in un punto Sisal, con una maggiorazione di 2 euro, oppure
- fare un bonifico ad Autostrade per l’Italia S.p.A. o
- in uno dei caselli autostradali gestiti da un operatore, o ancora
- online, con la carta di credito abilitata.
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Volkswagen svela le Golf sportive: GTI, GTD e GTE
Alla vigilia del Salone di Ginevra 2020, che aprirà i battenti la prossima settimana (dal 3 al 15 marzo, Volkswagen ha svelato le tre versioni sportive dell’ottavagenerazione Golf. La GGTI a benzina, la GTD a gasolio e la GTE ibrida plug-in.
Tutte sono caratterizzate da elementi estetici che le distinguono dalle altre Golf convenzionali. Prima di tutto spiccano le varie sigle GTI, GTD e GTE sui rispettivi modelli, tutti invece accomunati dalla doppia griglia frontale con i fari fendinebbia a X integrati nella parte inferiore. Il posteriore è dominato dal pronunciato spoiler sul tetto e i cerchi proposti variano in dimensioni da 17 a 19 pollici. La Golf GTE ha i terminali dis carico nascosti e la griglia frontale retroilluminata in blu, come altri dettagli della sua carrozzeria e degli interni.
Volkswagen Golf GTI
Il motore della Volkswagen Golf GTI è il benzina TSI da 2.0 litri e quattro cilindri che sviluppa una potenza massima di 245 CV e 370 Nm di coppia. Di serie questo propulsore è abbinato al cambio manuale a sei marce o, in optional, al collaudassimo DSG a doppia frizione e sette rapporti.
Volkswagen Golf GTD
La nuova Volkswagen Golf GTD è equipaggiata con il motore diesel 2.0 TDI da 200 CV di potenza e 400 Nm di coppia massima, abbinato esclusivamente al cambio sequenziale a doppia frizione DSG a sette rapporti e dotato di due catalizzatori SCR a doppia iniezione di AdBlue.
Volkswagen Golf GTE
Sotto il cofano della nuova Golf GTE trova posto il 1.4 TSI da 150 CV abbinato a un piccolo motore elettrico da 85 kW (116 CV), per una potenza complessiva di 245 CV e 400 Nm di coppia. La trasmissione è affidata al cambio automatico DSG a sei marce, con una nuova batteria agli ioni di litio da 13 kWh. Questa permette alla Volkswagen Golf GTE di percorrere fino a 60 km in modalità elettrica al 100%, con una velocità massima di 130 km/h.
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Revisione auto, cosa dice la normativa
Lo scorso anno è cambiata la normativa relativa alla revisione auto, è stato introdotto infatti un nuovo obbligo. Questo prevede che, dopo aver eseguito le solite verifiche alla macchina, da parte di meccanici ovviamente autorizzati, oltre ad applicare un’etichetta che riporta la dicitura ‘regolare’ sulla Carta di Circolazione, deve essere emesso un certificato di revisione. Si tratta di un documento in cui devono essere indicati i dati identificativi dell’auto e anche i vari risultati dei test effettuati per la revisione.
Un’informazione molto importante che deve essere scritta nero su bianco riguarda il chilometraggio: la novità mira a combattere il fenomeno della truffa del contachilometri. Purtroppo infatti molti utenti negli anni hanno cercato di vendere la propria auto usata ad un prezzo superiore rispetto al valore reale, camuffando il numero di km percorsi. Il certificato di revisione auto è quindi un nuovo documento ufficiale che ACI, Motorizzazione Civile e Centri di Revisione devono rilasciare ai proprietari delle vetture, una volta effettuati i test.
Revisione auto, ogni quanto è obbligatorio farla
In questo senso la normativa invece non è cambiata, visto che le scadenze per la revisione auto sono rimaste le stesse. In particolare, la prima revisione di un’auto deve essere eseguita dopo 4 anni dall’immatricolazione, dopodiché ogni due anni. Le scadenze vengono applicate a tutte le tipologie di auto, senza distinzioni, e agli autoveicoli indicati come mezzi per trasporto promiscuo, gli autocaravan e gli autoveicoli con massa inferiore a 3.500 kg per usi speciali o il trasporto di cose. Dal 2003 anche cicli e motocicli seguono queste tempistiche. La revisione per i veicoli con più di nove posti destinati al trasporto di persone deve essere invece effettuata ogni anno, come anche quella per taxi, veicoli per noleggio con autista e mezzi per usi speciali e trasporto di cose con massa superiore a 3.500 kg, autobus, autocaravan e rimorchi, autoambulanze e vetture atipiche.
Revisione auto, quando bisogna farla per evitare le sanzioni
Il Ministero dei Trasporti stabilisce i tempi in cui effettuare la revisione dell’auto, per evitare multe e sanzioni pesanti da parte delle Forze dell’Ordine. Secondo la normativa è necessario prendere come riferimento di scadenza della revisione auto il mese in cui è stata effettuata la verifica precedente sul proprio veicolo. Quindi, una volta passati due anni esatti dagli ultimi test da parte del meccanico, è necessario rifare la revisione entro l’ultimo giorno dello stesso mese di riferimento.
Cosa succede per la mancata revisione auto? Le sanzioni previste
È chiaro quindi che la revisione auto, per la maggior parte dei veicoli, debba essere effettuata ogni due anni; per alcune categorie particolari addirittura annualmente. Qualsiasi automobilista che venga scoperto alla guida di una vettura non sottoposta a revisione rischia una sanzione amministrativa che va da 169 a 679 euro, che può anche raddoppiare nel caso in cui il mezzo non è stato revisionato nemmeno in passato. Le Forze dell’Ordine che scoprono il veicolo sprovvisto di revisione sono tenute ad annotare sul libretto che il veicolo non potrà circolare fino al momento in cui verrà eseguita la revisione della macchina da parte di un centro autorizzato.
Sarà permessa la circolazione dell’auto incriminata solamente nel giorno in cui dovrà essere condotta presso la Motorizzazione o il Centro specializzato per la revisione. Chi viene scoperto al volante di una vettura dichiarata ‘sospesa dalla circolazione’ riceverà una multa salatissima, questa volta la somma da pagare andrà da un minimo di 1.957 ad un massimo di 7.953 euro, oltre al fermo del mezzo di 90 giorni. Purtroppo spesso si verificano anche casi in cui l’automobilista dichiara il falso, dicendo di aver fatto la revisione, quando invece non è mai stato fatto il controllo dell’auto. La multa in questi casi varia da 419 a 1.682 euro, con il ritiro della carta di circolazione.
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MotoGP 2020, Valentino Rossi contento a metà in vista del motomondiale
È un Valentino Rossi ottimista a metà quello che conclude i test ufficiali in Qatar in vista della stagione 2020 della MotoGP, il cui inizio è in programma in Qatar tra pochissime settimane. “Oggi (l’ultimo giorno di test) siamo un po’ preoccupati, non per la posizione, sfortunatamente sono caduto con la seconda gomma e credo che posso migliorare il giro secco – ha detto il Dottore, come riporta MotoGP.com.
Lo sono di più per il ritmo. Abbiamo fatto alcuni long run però soffriamo con le gomme, una situazione molto simile all’anno scorso. Però adesso che il Test si è concluso, vedremo che cosa succederà durante il Gran Premio. In gara la situazione è sempre diversa, vedremo” sentenzia prima di parlare delle sensazioni avute con la sua M1.
“Mi sento bene con la moto. Sono abbastanza veloce, soprattutto nei primi cinque o sei giri il mio ritmo è buono. Sfortunatamente, non è abbastanza per cercare di vincere. In questi Test invernali Rins, Viñales e Quartararo sono stati molto veloci però oggi lo sono stati anche Franco Morbidelli e Marquez nella parte finale. Però non siamo molto lontani. Le sensazioni sono molto buone”, conclude il nove volte campione del mondo.
Il motomondiale, lo ricordiamo, prenderà il via il prossimo 8 marzo con la consueta gara in notturna a Losail, in Qatar, e si concluderà il 15 novembre con la gara di chiusura a Valencia, in Spagna.
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Coronavirus: Motodays 2020 rimandato ad Aprile
Visti gli ultimi sviluppi legati alla diffusione del Coronavirus che sta paralizzando l’Italia e non solo, Fiera Roma ha deciso di rimandare l’edizione 2020 del Motodays ad aprile, precisamente nel periodo che va dal 17 al 19 aprile. La scelta è stata presa dopo un attento confronto con gli operatori del settore e mira alla tutela della salute e dell’economia.
“Abbiamo ritenuto, nonostante il protocollo pubblico non prescrivesse il rinvio, che questa fosse la decisione più giusta da prendere, a tutela sia della salute dei nostri visitatori, espositori e lavoratori, sia degli interessi economici delle aziende coinvolte e di Fiera Roma stessa – spiega Pietro Piccinetti, Amministratore unico e Direttore generale di Fiera Roma. – In questo delicato frangente è fondamentale mantenere la calma, evitando di soffiare su facili allarmismi e di alimentare dannose isterie. È responsabile cercare soluzioni che salvaguardino il più possibile la salute pubblica, ma anche il diritto al lavoro di centinaia e centinaia di famiglie, che il contraccolpo economico legato alla situazione mette a repentaglio. Le nostre istituzioni – sottolinea Piccinetti – stanno affrontando il pericolo del virus con scrupolosità ammirevole, auspichiamo che altrettanto si faccia in Europa, con politiche comuni di controllo del contagio, attualmente non pervenute”.
Tutto lo staff di Roma Motodays ha lavorato per espletare al meglio il proprio compito e cercare di portare a termine lo svolgimento dell’evento nelle date prestabilite. Solo nelle ultime ore, preso atto della situazione a carattere nazionale si è optato per lo spostamento. La nuova data inserita nel calendario del polo fieristico garantisce al settore delle due ruote la massima visibilità nel momento più importante per il mercato e nel periodo durante il quale il pubblico può essere facilitato nell’acquisto dopo aver visionato e provato concretamente il prodotto.
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Gran successo per il BMW Motorrad International GS Trophy 2020 con i pneumatici Metzeler
Metzeler ancora una volta è stato fornitore unico di pneumatici per il BMW Motorrad International GS Trophy, la cui edizione 2020 si è conclusa lo scorso 16 febbraio a Queenstown in Nuova Zelanda. L’evento biennale organizzato dalla casa bavarese per far testare le doti fuoristradistiche delle proprie moto ai clienti più affezionati che hanno dimostrato ottime capacità di guida superando le selezioni previste, ha visto impegnati i partecipanti dal 9 al 16 febbraio lungo tutto il territorio della Nuova Zelanda.
Partita dal lago Okataina, situato nell’Isola del Nord, e dopo aver percorso oltre 2.650 estenuanti chilometri su un tracciato estremamente severo durante otto giorni di gara, la competizione si è infatti conclusa il 16 febbraio a Queenstown nell’Isola del Sud. Il pneumatico scelto per affrontare questa sfida è stato il Metzeler Karoo 3, un prodotto specifico per l’enduro on-off che garantisce a tutti quei motociclisti amanti dei viaggi, di medio e lungo raggio, un chilometraggio elevato, un ottimo grip in off road, una stabilità di prim’ordine e un’ottima maneggevolezza. Si è rivelato la scelta più indicata per superare le dure prove previste dal trofeo.
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Autovelox, quando e come contestare la multa
Prendere una multa è uno dei momenti peggiori per un automobilista, ma non rispettare le disposizioni del Codice della Strada ovviamente pone in essere questo rischio per chiunque si metta alla guida di un veicolo. Chiaramente la rabbia è tanta, ma è bene ragionare sul motivo della multa e anche sulla possibilità di contestarla. Vediamo come capire quando è possibile contestare una multa e i passaggi da seguire per farlo.
Contestare una multa, come e quando si può fare
Ricevere una multa significa pagare obbligatoriamente una sanzione pecuniaria e a volte anche delle sanzioni accessorie, come la decurtazione dei punti dalla patente, la sospensione o revoca della stessa. La multa deve essere pagata entro e non oltre 5 giorni dalla notifica, se si vuole beneficiare della riduzione del 30%, oppure entro 60 giorni. Per capire come fare ricorso bisogna leggere il verbale con attenzione per riuscire a rilevare eventuali vizi di forma, potrebbero esserci errori nella targa o nell’indicazione del modello del veicolo, in questo caso si può chiedere l’annullamento della multa. Se invece il verbale è illeggibile, redatto da un agente esterno rispetto al territorio di competenza o ancora è incompleto, allora è necessario fare ricorso presso il Giudice di Pace o il Prefetto, rispettando i limiti di tempo imposti dal Codice della Strada.
Multa con autovelox, come fare la contestazione
Una delle sanzioni più frequenti è quella che accerta di aver superato i limiti di velocità massimi consentiti in quel tratto di strada specifico, in cui viene appunto rilevata l’infrazione. L’autovelox è lo strumento che fotografa la targa delle auto che passano a velocità sostenuta, superando quella consentita, e che permette poi di inviare la multa direttamente al proprietario della vettura. Nel caso in cui si voglia contestare la multa con autovelox, è importante seguire questi passaggi. La prima differenza da fare è tra autovelox fisso e mobile, scoprendo quindi quale tipologia di sistema ha rilevato la velocità, nel momento in cui è stata scattata la foto.
Se il dispositivo era fisso, allora c’è da tenere presente che questa tipologia di autovelox può essere posizionato solo su alcune tipologie di strade e soprattutto deve sempre essere segnalato preventivamente. Per quanto riguarda invece gli strumenti mobili, deve esserci comunque una segnaletica che indica la presenza della pattuglia che rileva la velocità, posizionata a 80 metri su strade urbane e 150 metri su extraurbane secondarie o urbane ad alto scorrimento.
C’è anche un altro modo per riuscire a contestare una multa presa con autovelox per eccesso di velocità, sarebbe quello di leggere gli estremi di omologazione e di taratura periodica dell’apparecchiatura sul verbale. Purtroppo spesso accade che la Giurisprudenza non ritenga però valido quest’ultimo sistema di contestazione e quindi che il ricorso non venga accolto.
Come contestare una multa che è già stata pagata
Può capitare di vedersi recapitare una multa a casa che però è già stata pagata in passato, c’è solo un modo per dimostrarlo. Bisogna portare la copia della ricevuta del pagamento presso l’ente che ha erogato la nuova sanzione, proponendo istanza di annullamento.
Come contestare una multa al Prefetto o al Giudice di Pace
Se si contesta una multa al Prefetto, non bisogna pagare marche da bollo o contributi unificati e non c’è bisogno dell’assistenza di un avvocato. Viene solo inviato l’atto all’organo accertatore o al Prefetto, che procedono col controllo formale. È fondamentale rispettare il termine di 60 giorni dalla notifica della multa, entro il quale inviare il ricorso via PEC o raccomandata A/R. Entro 210 giorni dalla spedizione il Prefetto deve dare risposta, entro 180 giorni se è l’ente accertatore a ricevere il ricorso e a dover decidere. Se il Prefetto non si esprime allora vale il principio del silenzio assenso, quindi il ricorso è accolto.
Al Giudice di Pace deve essere presentato ricorso entro 30 giorni dalla notifica, personalmente presso la cancelleria degli uffici del Giudice di Pace o con l’assistenza di un avvocato. Si devono pagare le spese legali e anche la marca da bollo di 27 euro e il contributo unificato di 43 euro. Il Giudice di Pace può dichiarare inammissibile il ricorso, rigettarlo, convalidare la multa con ordinanza, o annullare in tutto o in parte la multa se accoglie l’opposizione del ricorrente.
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